Quando il giornalista economico e scrittore Paolo Barnard ha affermato che Deutsche Bank è esposta su derivati a rischio per 70.000 miliardi di euro, alcuni hanno espresso ironia e sarcasmo.
Riportiamo quanto scritto da Barnard nel suo blog:
La Grecia deve alla Germania 56 miliardi di euro, che sono 1/62esimo del PIL tedesco. E il ministro delle finanze tedesco Shaeuble fa un putiferio, come se perdere quegli spiccioli rovinasse la Germania. Però sta zitto muto bocca cucita sul fatto che la sola Deutsche Bank ha il culo esposto a scommesse sui Derivati per… per… SETTANTAMILA miliardi di euro. Basta che ne perda una frazione e la sberla che si beccano i tedeschi sarebbe 200 volte il debito Grecia-Germania. Mavalà!
In realtà stava semplicemente esponendo –come sempre – dei dati di fatto incontrovertibili.
Come afferma in maniera approfondita l’analista finanziario Michael Snyder in “There Are Indications That A Major Financial Event In Germany Could Be Imminent” nel compendio di libreidee.org:
«In Germania sta forse per accadere qualcosa che scuoterà il mondo intero?». Le avvisaglie dell’estrema fragilità tedesca, a livello politico, si sono appena manifestate con lo spietato trattamento riservato alla Grecia per volere dell’oligarchia finanziaria: attraverso maschere come quella di Wolfgang Schaeuble, ad Atene è stato inflitto il massimo rigore, dopo aver depistato l’opinione pubblica tedesca raccontando la fiaba dei greci “cicale”, da punire per il presunto “eccesso di debito”. Una versione lontana anni luce dalla verità: il “problema” greco ammonta a 30 miliardi di euro, cifra irrisoria per i bilanci Ue. Eppure, sulla condanna del popolo ellenico si è completamente appiattito il corpo sociale tedesco, rivelatosi insensibile alle inaudite sofferenze inferte a vecchi e bambini a causa dei sanguinosi tagli al welfare: salari, pensioni, sanità, protezioni sociali. Uno scandalo mondiale, denunciato anche in sede Onu: in Grecia non ci sono più cure né farmaci, i minori sono denutriti, ad Atene dilaga l’Hiv per mancanza di siringhe. E sono ricomparse malattie che si credevano archiviate dalla storia dell’Occidente. Eppure, la Merkel ha dovuto fronteggiare l’ala destra del Parlamento, che pretendeva per i greci una fine ancora peggiore.
Sottoposta alla pressione migratoria dei profughi alle frontiere e strattonata dagli Usa per le sanzioni alla Russia in seguito alla drammatica crisi in Ucraina, scatenata dall’intelligence statunitense con manovalanza locale neonazista, la Germania ora scricchiola. Si sveglierà bruscamente dal sogno della “locomotiva europea” tutta lavoro e rigore? «Secondo alcune informazioni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive Michael Snyder in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – sarebbe davvero imminente un grande evento finanziario che riguarda la Germania». In altre parole, «uno di quei momenti del tempo che presenta tutte le condizioni perché si ripeta un’altra Lehman Brothers». Certo, «la gran parte degli osservatori tende a considerare la Germania come quel baluardo che tiene economicamente insieme tutta l’Europa, ma la verità è che sotto la sua superficie fermentano grosse difficoltà». L’indice azionario tedesco Dax è crollato quasi del 20% dal massimo storico raggiunto lo scorso aprile, e sono numerosi i segni di agitazione all’interno della maggiore banca tedesca. E, proprio come la Lehman, Il crack della Lehmananche la Deutsche Bank fa parte di quelle banche “troppo grandi per fallire”, che non crollano mai da un giorno all’altro. «Ma la verità è che ci sono sempre dei segni premonitori».
Nei primi mesi del 2014, le azioni di Deutsche Bank sono state scambiate a più di 50 dollari. Da quel momento, scrive Snyder, il
valore è caduto di oltre il 40% e oggi si scambiano a meno di 29 dollari. Attenzione: «E’ ben nota la natura profondamente corrotta della cultura aziendale della Deutsche Bank, e negli ultimi anni la banca è stata estremamente imprudente». Prima del “crollo improvviso” di Lehman Brothers il 15 settembre 2008, sulla stampa c’erano state notizie di licenziamenti di massa nell’azienda: «Quando le grandi banche iniziano a trovarsi in guai seri, questo è quello che fanno: cominciano a sbarazzarsi del personale. Ecco perché sono così preoccupanti i massicci tagli di posti di lavoro che la Deutsche Bank ha appena annunciato». Nel mirino ci sono 23.000 dipendenti, cioè circa un quarto di tutto il personale, secondo il piano dell’amministratore delegato John Cryan. Inoltre, negli ultimi tre anni la banca ha dovuto sborsare qualcosa come 9 miliardi di dollari per contenziosi legali, ed è così diventata «una sorta di manifesto di cultura aziendale corrotta». […]
«Naturalmente – continua Snyder – i problemi legali sono solo la punta dell’iceberg di tutto quello che è successo alla Deutsche Bank nel corso degli ultimi due anni». Già nella primavera 2014, la banca è stata costretta ad incrementare di 1,5 miliardi il Tier (capitale azionario e riserve di bilancio). Perché? Un mese più tardi, maggio 2014, è continuata la corsa alla liquidità, con la banca che annunciava la vendita Anshu Jaindi 8 miliardi di euro di titoli con uno sconto del 30%. «E ancora una volta: perché? Questa mossa ha messo la pulce nell’orecchio ai mezzi di stampa finanziaria. L’immagine esteriore, calma, della Deutsche Bank non rispecchiava i suoi sforzi concitati nell’aumentare la sua liquidità. Dietro doveva esserci per forza qualcosa di marcio».
A marzo di quest’anno, la banca ha fallito gli stress-test della Bce, ricevendo «una severa intimazione a controllare la struttura del suo capitale». Ad aprile, Deutsche Bank ha confermato il suo accordo congiunto con Usa e Regno Unito sulla manipolazione del Libor, il tasso interbancario di riferimento per i mercati finanziari (tasso variabile, calcolato giornalmente, per cedere a prestito depositi in sterline, dollari, franchi svizzeri ed euro da parte delle principali banche operanti sul mercato interbancario londinese). Sul colosso tedesco incombe poi un enorme pagamento, oltre 2 miliardi di dollari, da versare al Dipartimento di Giustizia degli Usa, «comunque una bazzecola rispetto ai suoi guadagni illeciti». Negli ultimi mesi la situazione è precipitata: a maggio, il Cda ha conferito poteri speciali ad uno degli amministratori, Anshu Jain. Il 5 giugno, quando la Grecia non è riuscita a pagare il Fmi, le Jürgen Fitschenripercussioni sono arrivare anche alla Deutsche Bank. E il 6/7 giugno i due Ceo della banca tedesca hanno annunciato entrambi le loro dimissioni, appena un mese dopo dal conferimento dei nuovi poteri (Anshu Jain lascerà per primo, alla fine di giugno; Jürgen Fitschen nel maggio 2016).
Non è finita: il 9 giugno “Standard & Poor’s” ha ridotto il rating della Deutsche a BBB+, cioè «solo tre posizioni al di sopra del livello “spazzatura”», addirittura sotto il livello di rating che aveva Lehman Brothers poco prima del suo crollo. «Quello che ha reso le cose ancora peggiori è stato l’incauto comportamento della Deutsche Bank», scrive Snyder. «A un certo punto, si è potuta stimare un’esposizione in derivati da parte della Banca di ben 75 trilioni di dollari. Da tener presente che il Pil tedesco di un anno intero è di solo 4 trilioni di dollari. Così, quando alla fine anche la Deutsche Bank crollerà, né in Europa e né in qualsiasi altro luogo del mondo ci saranno abbastanza soldi per poter ripulire il pasticcio». Snyder le chiama “armi di distruzione finanziaria di massa”. «Se la Deutsche Bank dovesse fallire completamente, sarebbe un disastro finanziario peggiore di quello di Lehman Brothers: sarebbe come abbattere letteralmente l’intero sistema finanziario europeo e provocare a livello globale un panico finanziario mai visto prima d’ora». A quel punto, chiosa l’analista, «sarà meglio avere quel denaro con sé piuttosto che tenerlo in banca». Snyder teme che la calma apparente sia destinata a finire presto: «Credo che il resto del 2015 sarà estremamente caotico e accadranno cose piuttosto gravi, cose che nessuno avrebbe potuto oggi immaginare. Nei giorni che vengono, invito tutti a seguire attentamente sia la Germania che il Giappone. Stanno per accadere cose grosse, e milioni di increduli ne resteranno spiazzati».
In realtà già da mesi girano report sul possibile default di Deutsche Bank totalmente ignorati dalla stampa mainstream, come questo di finanza.economia-italia.com:
Un terremoto sta per sconvolgere i mercati finanziari mondiali: Deutsche Bank rischia il fallimento, un problema che potrebbe coinvolgere anche la Nostra economia.
Molti esperti di finanza che sostengono che la Deutsche Bank é a rischio fallimento, e una banca così importante che fallisce, potrebbe trascinare con sé anche altre banche, nonché l’economia della Germania e dell’intera Europa, le conseguenze si potrebbero addirittura ripercuotere nell’economia di molti paesi del mondo.
Ma vediamo insieme cosa sta accadendo a Deutsche Bank:
La Deutsche Bank a rischio default
La Deutsche Bank é uno dei gruppi bancari mondiali più grandi del mondo ed una delle lobby finanziarie più potenti del pianeta, ecco i dati di Deutsche Bank del 2014:Ricavi per 31.95 miliardi di € (2014)
Risultato operativo 3.116 miliardi di € (2014)
Utile 1.691 miliardi di € (2014)
Attività Totali 1.709 miliardi di euro (2014)
Patrimonio netto 68, 4 miliardi di € (2014)
Numero di dipendenti 98.138 (2014)Come ci dicono i numeri questa è una delle banche più importanti del mondo, fondata nel 1870, é importantissima anche in Italia, infatti il Nostro paese é la seconda nazione dove questo colosso finanziario fa affari, dopo, naturalmente la Germania.
Bocciata agli stress test di marzo 2015:
Deutsche Bank è stata bocciata agli stress test solo 3 mesi fa, e già questo é un punto negartivo per le politiche di investimento della grande banca teutonica.
Declassata da Standard & Poor’s
Deutsche Bank é stata declassata a BBB+ da S&P solo pochi giorni fa.
Indagini per frode fiscale:
In questa situazione già nera di suo, si aggiunge il fatto che la procura di Francoforte già da tempo sta indagando i conti del colosso finanziario tedesco. Come una qualsiasi Banca italiana, anche i dirigenti tedeschi hanno pensato bene di frodare il fisco. In Germania però, nessuno sembra essere disposto a ‘chiudere un occhio’ e in questi giorni ci sono state delle perquisizioni alla sede centrale di Francoforte.
Multa per manipolazione Libor:
Deutsche Bank ha già avuto 2 multe per manipolazione Libor di ben 2,5 miliardi di euro, sia da parte degli inglesi, sia da parte degli americani.
Esposizione debitoria per 300 milioni di euro:
Storicamente Deutsche Bank era famosa per morigeratezza ed investimenti più che sicuri, ma negli ultimi anni evidentemente le cose sono cambiate, visto che secondo fonti della Reuters, ci sarebbero esposizioni per 300 milioni di euro e decine di milioni di euro di spese legali ancora da evadere.
Cosa succederà agli azionisti, correntisti e risparmiatori che hanno affidato il loro soldi a Deutsche Bank?
Domanda da un milione di dollari o meglio: da diverse miliardi di euro, perchè la situazione é in evoluzione e potrebbe succedere di tutto. In caso di crack bancario, sarebbe una tragedia a livello europeo, in confronto l’uscita della Grecia dall’euro, sarebbe come aver perso il portafogli con qualche spicciolo. Molti già parlano di possibile secondo caso bancarotta Lehman Brothers, cioé l’innesco della bomba finanziaria che portò al crollo dei mercati e alla crisi economica del 2008-2009.
Anche il paludato Il Sole 24 ore doveva ammettere poco tempo fa su Deutsche Bank,
Senz’altro una redditività in forte contrazione negli ultimi anni. Dal picco degli utili netti di oltre 4 miliardi nel 2011 (secondo i dati di Capital Iq), si è scesi a un paio di centinaia di milioni l’anno dopo per poi risalire a 665 milioni nel 2012 e a 1,66 miliardi a fine del 2014. In progressione certo, ma con una contrazione di quasi il 60% della profittabilità. Non sono stati i ricavi a flettere, anzi hanno veleggiato in tutti gli ultimi anni sopra i 30 miliardi. Il colpo basso arriva dai pesantissimi oneri dei contenziosi legali in cui la banca è incappata come le cronache hanno più volte raccontato. L’insieme dei risarcimenti dal 2011 spesati a bilancio ammonta a 7,8 miliardi con il picco del 2013 che ha visto sborsare ben 3 miliardi, oltre la metà del valore degli utili operativi. E così la profittabilità è andata declinando portando la banca tedesca a registrare un Roe (rendimento sul patrimonio) poco sotto il 3%, valori non certo da rutilante banca d’affari, dato che a quei livelli la remunerazione del capitale è inadeguata rispetto a investimenti alternativi. In secondo luogo a comprimere la profittabilità ha anche contribuito l’immissione di capitale resasi necessaria in questi anni per una banca che aveva patrimonio troppo scarso rispetto al poderoso attivo di bilancio. Un attivo che è anche dimagrito scendendo da 2mila miliardi a 1.700 miliardi, ma che vede tuttora a presidio un patrimonio sì rimpolpato ma che vale 68 miliardi con una leva finanziaria ancora assai tirata al 4%. Per una banca che ha rischio di credito su soli 400 milioni su un bilancio di 1.700 miliardi e che fa del trading finanziario la sua fonte di guadagni (e perdite) il tema del capitale continua a essere centrale. E così la Borsa è stata finora lontana dalla regina delle banche tedesche. E non sarà un caso ma l’altro ieri S&P ha portato il rating a BBB+. [che è appena tre punti al di sopra della spazzatura, ndr]
Se Deutsche Bank perdeva metà del suo valore borsistico, mentre al contempo il DAX raddoppiava, c’è poco da stare allegri…
Al dramma aggiungiamo dramma. Multe galattiche, risarcimento danni e richiamo degli 11 milioni di veicoli diesel ultrainquinanti dell’altro gigante tedesco malato, Volkswagen, potrebbero costare una cifra vicina ai 100 miliardi di euro, con una capitalizzazione in borsa della stessa Volkswagen di appena 63 miliardi.
E’ chiaro che tutto il Golem finanziario tedesco si sta velocemente sciogliendo, come neve al sole.
Fino a due anni fa, Deutsche Bank aveva una quotazione al DAX di oltre 120 euro ad azione. Ora siamo a 23,80 per azione e il punto di non ritorno è stimato a 23,50-23,00 ad azione.
Il succo della storia è che Deutsche Bank ha in pancia derivati (in buona parte, se non in massima parte titoli tossici) per una cifra tra 54.000-75.000 miliardi di dollari (gli analisti considerano molto più probabile la seconda). Il PIL tedesco è inferiore ai 4.000 miliardi e quello mondiale è di poco superiore ai 77.000 miliardi di dollari (dato Banca Mondiale per il 2014, ndr).
Una catastrofe finanziaria mondiale al cui confronto il fallimento Lehman Brothers è una bazzecola, una cosa da farci quattro risate in pizzeria.
E’ una superbomba atomica finanziaria la cui onda d’urto, a partire da Francoforte, colpirà tutto il mondo!
Come spiega questo articolo, Deutsche Bank è stata talmente “lungimirante” da diventare primatista mondiale nel possesso di derivati, pur essendo appena la dodicesima banca mondiale.
Non per nulla, l’esperto e ricchissimo finanziere Warren Buffett descrive i derivati come “armi finanziarie di distruzione di massa” (FWMD, financial weapons of mass destruction) e non ha mai fatto investimenti con tale strumento finanziario, che considera spregiativamente Junky Business.
Perché i derivati non sono nient’altro che una scommessa.
E solo degli arroganti banksters possono puntare su scommesse finanziarie incerte per un valore superiore al GWP (Gross World Product), il PIL mondiale, convinti anche di vincere! Nascondendo il tutto ad azionisti e opinione pubblica.
E’ la stessa arroganza e corruzione che ha spinto la fallenda Volkswagen a taroccare i dati di inquinamento di milioni di auto diesel. E’ la stessa criminale arroganza e spregio di ogni valore etico e morale che permea il corrotto Quarto Reich tedesco di Merkel e Schâuble.
Se fossi un broker corretto, direi ai miei clienti che non hanno un profilo speculativo, in possesso di azioni DBK, una sola parola: SELL.
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E per chiudere il cerchio io non posso non associare la crescente espansione/popolarità della moneta digitale bitcoin (sistema blockchain) creato da un pseudonomio Satoshi Nakamoto, un sedicente gruppo di futurologi della inquitente teoria della singularity (R. Kurzweil) diabolicamente geniale, (e questo non è teoria di complottismo, ma il treno rapido verso una MATRIX a tutti gli effetti) con dentro un altro ungherese di nome Orban David che come in un copione perfetto gnostico-esoterico contrasta in totale dicotomia il leader carismatico ungherese Viktor Orban. Se qualcuno è soltanto un poco esperto di finanza, vede subito il disegno del Nuovo Ordine capitanato di Soros (ahimè ungherese anche lui, ma non degno di questo attributo), e vede il crollo imminente delle valute esistenti gestite dalle banche come primo step.
Siamo arrivati al COUNTDOWN finale per il fallimento Deutsche Bank:
http://vocidallestero.it/2016/02/03/e-il-momento-del-panico-per-deutsche-bank/