Eco e gli “imbecilli”
Il defunto re incontrastato della semiotica italiana, Umberto Eco, tuonava e soloneggiava contro
i social media [che] danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.
Per Eco andava bene l’invasione sorosiana di migranti e dei suoi taxi del mare, molto meno l’invasione di opinioni degli autoctoni italiani.
Dopo l’ennesima e ultima laurea honoris causa, stavolta in “Comunicazione e Cultura dei media” conseguita a Torino, il vate della comunicazione italiana rilasciò ulteriori dichiarazioni che ricordavano, semioticamente, i moniti dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano:
«la tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità», osserva Eco che invita i giornali «a filtrare con un’equipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno». «I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno». (www.lastampa.it)
I libri prolissi e pedanti di Umberto Eco che, a parte “Il nome della rosa”, non hanno goduto di grandi volumi di vendita, hanno tutti la stessa caratteristica: sono infarciti di citazioni esoterico-massoniche che sfuggono – ovviamente – al lettore profano.
Ma, come Napolitano, che definiva «patologici eversori» i cittadini onesti che osavano criticare i politici corrotti e invischiati in sordide storie di tangenti da Mose a Mafia Capitale, così il filosofo Eco sembrava aver osmoticamente e induttivamente assimilato tutti i saggi prodotti dalla Ur-Lodge Three Eyes, da “The Crisis of Democracy” di Crozier-Huntington-Watanuki a “Lo scontro delle civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale” di Huntington, esplicandoli in un furia iconoclasta che ha in uggia la libertà di espressione a cui ha diritto ogni cittadino e non soltanto l’élite oligarchica degli Scalfari, dei Saviano e degli Eco.
Per Eco, gli «imbecilli» che proliferano sul web sarebbero incapaci di valutare l’autorevolezza delle fonti prodotte dai siti non soggiacenti alle regole imposte dalla Cabala ai Mainstream Media dell’Informazione Globalista.
In particolare, lamentava il fatto che i troppi «cospirazionisti» non si fossero bevuti le verità preconfezionate dalla Cabala per cui – ad esempio – l’11 settembre 2001 sarebbe stato un attentato realizzato da una decina di scalcagnati terroristi islamici di Al-Qāʿida che non erano neanche in grado di far decollare un Cessna.
E nel frattempo gli USA – chissà come mai – hanno pagato gli stipendi fino al mese scorso agli stessi terroristi di Al-Qāʿida, che combattevano stavolta contro al-Assad in Siria:
I ribelli erano stipendiati dalla Cia e, verosimilmente, dalle altre agenzie di intelligence che collaboravano al programma. A quanto ammontasse la busta paga non viene detto ma il contesto parla da sé.
Si trattava di un’operazione sotto copertura, zavorrata da polemiche e divisioni tra gruppi ribelli e tra gli stessi Paesi donatori, condotta da ribelli “ideologicamente moderati” che beneficiavano di finanziamenti e di armamenti, che però finivano anche ad Al Qaida, perché “tutti chiudevano un occhio”.
Un programma a mio giudizio irresponsabile: l’Occidente non può combattere i terroristi islamici nei nostri Paesi e poi permettere che questi in Siria ricevano armi, munizioni e finanziamenti forniti dallo stesso Occidente e dai suoi alleati. E fallimentare perché Assad non è caduto.
A pagare il prezzo è stato, come sempre, l’unico davvero incolpevole: il popolo siriano. (Marcello Foa)
Non possiamo non ritenere un fatto positivo che i tanti O’Brien dell’Ingsoc dal XXI secolo, dalla NSA agli autoreferenziali skeptics e agli orwelliani dis-mis-informatori debunkers al soldo della CIA, vengano contrastati da un informazione tumultuante, a volte malmostosa, talora acritica, ma sempre libera e fiera avversaria degli elitisti che non esitano ad usare intellettuali di “peso” per imporre nuove forme di condizionamento mentale e nuove forme di censura su Internet, insieme al Nuovo Ordine Mondiale sociale ed economico.
Un Nuovo Ordine dove da una parte siederanno i Nuovi Olimpici, pochi milioni di sedicenti aristoi molli, arricchiti, luciferini e pervertiti, contrapposti a sette miliardi di nuovi iloti che vengono progressivamente privati di libertà, dignità e beni materiali. I nuovi schiavi del XXI secolo.
L’Eco da epitome vivente, iconica, simbolica e didascalica della sinistra italiana, quando non era in grado di comprendere una filosofia o un pensiero alternativo, faceva partire a raffica le accusa di “fascista”. Anzi di “Ur-Fascista”:
La “neolingua”. L’Ur-Fascismo parla una lingua propria, fatta di parole e simboli propri, di formule e di motti. In questo modo rafforza l’identità collettiva.
Da semiotico avrebbe dovuto sapere che la lingua si arricchisce con i nuovi lemmi, ma la neolingua dell’Ingsoc, del Grande Fratello latomistico-neoliberista è in realtà destinata a contrarsi in continuazione.
Scriveva già nel 2009 ilgiornale.it:
in verità Umberto Eco, teorico monomaniacale del fascismo mutante o fascismo eterno (chiamato «ur fascismo»), sta barando e vuole farvi fessi. L’«ur fascismo» va bene per tutte le epoche e tutte le stagioni, e quindi il professore, coltissimo, nella sua ultima Bustina di Minerva, sale in cattedra e cita tutti gli scrittori o intellettuali di destra che la destra potrebbe sfoggiare e non sfoggia (ma quando mai? Sono gli unici sempre citati perfino dai blog di Forza Nuova), e dunque ecco la bella carrellata di Mishima, Jünger, Céline, Pound, Heidegger, Guénon, Spengler, Gentile, Sedlmayr, De Maistre, e ci ha messo perfino Vintilia Horia, si è dimenticato Pierre Drieu La Rochelle, altrimenti l’album di famiglia era al completo, più o meno. Morale della favola: gli scrittori di «destra» sono quelli fascisti o assimilabili a una destra autoritaria, e la destra non li conosce. Gli altri sono tutti di sinistra. Sembra quasi vero, e infatti è il lavaggio del cervello.
E, infatti, nel perfetto vuoto pneumatico dei sottopanza della sinistra radical chic italiana, in assenza di filosofia e di cultura, in piena anasipnasi, l’unico epiteto che costoro sanno tirare fuori è: FASCISTA!
Eco era
troppo difficile e raffinato, inaccessibile alla massa, a quel volgo profano che, da Orazio in poi, ogni intellettuale d’élite che si rispetti si vanta di odiare e tenere accuratamente a distanza?
No, solo troppo noioso.
Irrimediabilmente noioso. Talmente noioso da risultare illeggibile, “Il cimitero di Praga”. Raramente, però, compaiono sulla stampa italiana aggettivi così semplici e diretti come “noioso” e “illeggibile” quando un romanzo porta la firma di Umberto Eco; per trovarli bisogna sfogliare le rassegne stampa internazionali. Nel lontano 1995, per citare un esempio che risale a 16 anni fa, in pochi hanno avuto il coraggio di tradurre “boring” con il suo sinonimo italiano, paralizzati da una sorta di timore reverenziale: nelle recensioni italiane a “L’isola del giorno prima” vennero sistematicamente ignorati i commenti poco entusiasti della stampa inglese, e taciute del tutto le spietate e circostanziate diagnosi di “Sunday Telegraph” e “Independent”. (libreidee,org)
Così replicava ad Eco il vero filosofo Costanzo Preve:
Sentiamo la mancanza di una mente superiore come quella di Preve, ma noi personalmente non sentiremo mai la mancanza di un Umberto Eco.
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