ENTROPIA EUROPA
L’Europa odierna è un “sistema ad altissima entropia” – un’entità termodinamica e sociale caratterizzata da disordine crescente, dissipazione di energia e mancanza di coesione.
L’EUROPA AD ALTA ENTROPIA
Occorre una precisazione: un sistema ad alta entropia è un sistema la cui instabilità aumenta fino al punto che le forze centrifughe hanno la meglio, portando il sistema nel caos. Checché ne dicano i politicanti e gli intellettualoidi euroinomani (copyright di Diego Fusaro), l’Unione Europea sta precipitando nel caos.
Il sistema Europa è un “sistema ad altissima entropia” – un’entità termodinamica e sociale caratterizzata da disordine crescente, dissipazione di energia e mancanza di coesione. A differenza di Russia e Cina, entità “ordinate” con una logica geopolitica pragmatica e una modernizzazione accelerata, l’Europa appare come un organismo in decomposizione: le sue narrazioni contraddittorie (es. Russia “debole ma conquistatrice”) generano frizioni interne che aumentano l’entropia, dissipando risorse in spese militari inutili e erodendo la coesione sociale.
CAOS VS. ORDINE GEOPOLITICO
Russia e Cina emergono come sistemi a bassa entropia: Mosca agisce con realismo strategico, evitando escalation suicide, mentre Pechino avanza in modernizzazione economica e tecnologica, superando l’Europa in settori chiave. L’Europa, accecata dalla propaganda NATO, ignora queste realtà, proiettando un “giardino” illusorio in una “giungla” che in realtà la sta sorpassando. Questo crea un feedback loop entropico: la repressione del dissenso (tramite DSA e centri NATO) amplifica il caos cognitivo, lasciando l’opinione pubblica frammentata e i leader isolati in bolle ideologiche.
Sostiene Ricardo Martins, in Journal-neo.su
In questo articolo intendo esaminare lo stato attuale della propaganda in Germania e in Europa, i suoi obiettivi e la sua traiettoria autodistruttiva, il ruolo della NATO nell’armare la cognizione e la mentalità culturale che consente agli europei di considerarsi un “giardino” circondato dalla “giungla”.
Una delle domande più sorprendenti che vengono sollevate è perché gli europei si fidino così facilmente della propria propaganda, mentre considerano la manipolazione come qualcosa che accade solo “altrove”. È una domanda che ho posto molte volte, ma non ho mai ricevuto risposta, solo sguardi offesi. […]
Le conseguenze sono pericolose: la paura pubblica nei confronti della Russia viene deliberatamente coltivata, non per incoraggiare i negoziati di pace, ma per sostenere le forniture di armi e l’escalation militare. Statisticamente, livelli più elevati di paura sono correlati a una maggiore accettazione della guerra da parte dell’opinione pubblica e alla perdita del benessere. […]
Hans-Georg Moeller dell’Università di Macao offre un’altra dimensione: la mentalità culturale che sostiene la propaganda europea. Descrive l’atteggiamento della Germania come “innocente arroganza”, la convinzione che la superiorità tedesca, un tempo basata sul nazionalismo, ora si manifesti attraverso l’Unione Europea.
La Germania proietta la sua superiorità morale sull’Europa, inquadrando l’UE come un “giardino” circondato da una “giungla” caotica, come sostenuto da Josep Borrell. Questa visione del mondo presuppone che gli europei siano custodi illuminati della civiltà, mentre il resto del mondo rimane indietro.
COLLASSO ECONOMICO E SOCIALE
La spesa militare (es. 200 miliardi annui in Germania) simboleggia una dissipazione entropica di risorse: energia deviata da investimenti produttivi (scuole, sanità) verso un “calore morto” geopolitico. Questo erode lo Stato sociale, aumentando disuguaglianze e instabilità interna, in un circolo vizioso che si lega alla guerra cognitiva come “sesto dominio” – non una forza unificatrice, ma un catalizzatore di disordine.
Tögel sottolinea che la Germania spende oltre 100 milioni di euro all’anno in “pubbliche relazioni”, un eufemismo per la propaganda finanziata dallo Stato. I servizi segreti monitorano le narrazioni che circolano sui media e adottano rapide contromisure quando opinioni alternative prendono piede.
Secondo lo studioso, la NATO stessa ha istituito dei “centri di eccellenza” dedicati alla guerra narrativa, mentre le leggi europee, come il Digital Services Act, creano l’infrastruttura legale per controllare il dissenso online.
In breve, la propaganda in Germania oggi non è solo una notizia di parte; è una campagna coordinata, professionale e ben finanziata che confonde il confine tra informazione e operazioni psicologiche.
Dove sta andando tutto questo? Se gli europei non si svegliano, il risultato potrebbe essere un declino in termini economici, politici, accademici e persino di civiltà. Ma se la consapevolezza si diffonde, se i cittadini rivendicano il loro ruolo di decisori, la propaganda potrebbe ancora crollare sotto il peso delle sue contraddizioni o comunque far rivivere lo spirito democratico che la propaganda avrebbe dovuto mettere a tacere. L’altra possibilità è continuare sulla strada dell’autodistruzione.
Mentre Russia e Cina mantengono bassa entropia attraverso centralizzazione e pragmatismo, l’Europa si autodistrugge in un caos auto-indotto, dove la propaganda non ordina ma frammenta.
I LEADER (I)NANI EUROPEI.
Più che leader bisognerebbe definirli i nani politici europei.
Von der Leyen, Kallas, Macron, Merz, Starmer e Meloni incarnano pienamente l’alta entropia del sistema europeo. Essi non sono solo inani, ma vettori attivi di caos, promuovendo politiche che amplificano le contraddizioni propagandistiche.
- Ursula von der Leyen (Presidente Commissione UE): Simbolo dell’“arroganza” moelleriana, ha spinto il DSA per censurare “disinformazione” russa, alimentando la guerra cognitiva e reprimendo dissenso. La sua visione del “giardino UE” ignora il declino economico, dissipando risorse in aiuti ucraini senza strategia, accelerando l’entropia fiscale;
- Kaja Kallas (Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri, dal 2024): Come ex-Premier estone, incarna l’isteria anti-russa, sostenendo escalation NATO che l’articolo di Martins critica come irrazionali. La sua promozione di “resilienza cognitiva” maschera una pericolosa ingenuità, esponendo l’Europa a ritorsioni senza guadagni strategici.
- Emmanuel Macron (Presidente Francia): Riflette il doppio standard propagandistico: invoca “autonomia strategica” UE mentre dipende dagli USA, creando caos diplomatico (es. minacce nucleari russe). La sua politica estera impulsiva dissipa credibilità, come nelle contraddizioni ucraine.
- Friedrich Merz (Cancelliere Germania): Rappresenta la continuità dell'”arroganza tedesca”, spingendo aumenti di spesa militare che erodono lo Stato sociale. La sua retorica anti-Cina ignora la modernizzazione di Pechino, alimentando un’entropia economica che penalizza la Germania.
- Keir Starmer (Premier UK): Pur fuori UE, il suo allineamento NATO (aumenti spese difesa) prolunga il caos ucraino, reprimendo dibattiti interni su aiuti. La sua “resilienza” laburista maschera tagli sociali, aumentando disuguaglianze in un sistema già frammentato.
- Giorgia Meloni (Premier Italia): Apparentemente “sovranista”, allinea Roma alla propaganda UE/NATO, con spese militari che strangolano l’economia italiana. La sua ambiguità su Ucraina (pro-UE ma populista) genera frizioni interne, esemplificando l’entropia politica europea.
Questi leader, uniti da un mix di ideologia atlantista e miopia culturale, trasformano la propaganda in policy autodistruttiva: non risolvono tensioni, ma le amplificano, rendendo l’Europa un “sistema collassante” rispetto alla stabilità russo-cinese. Senza un “reset entropico” – un ritorno al pragmatismo – l’Europa rischia l’irrilevanza totale.
La mia lente entropica aggiunge ulteriore profondità e accuratezza alla citata esegesi, rivelando come il caos non sia accidentale, ma ingegnerizzato da élite inette e fuori dalla realtà.
LA DISSENNATA DISSENNATEZZA DI URSULA VON DER LEYEN E DELLA UE
Mentre Russia e Cina mantengono bassa entropia attraverso centralizzazione e pragmatismo, l’Europa si autodistrugge in un caos auto-indotto, dove la propaganda non ordina ma frammenta.
Emerge sempre più la “dissennata dissennatezza” della UE: politiche distopiche che, fingendo di proteggere i valori occidentali, perseguono un’espansione aggressiva a scapito della razionalità economica.
Le sanzioni, ad esempio, hanno triplicato i costi energetici europei, rendendo l’industria continentale meno competitiva rispetto a USA e Cina, mentre favoriscono l’export americano di gas e armi. L’espansione NATO/UE verso est – ignorando le “linee rosse” russe – è ritratta come una provocazione suicida, che ha innescato una spirale di ritorsioni: dalla guerra in Ucraina alla dipendenza energetica dagli USA, passando per un riarmo che drena risorse da welfare e transizione verde.
La Germania, motore dell’UE, investe 85 miliardi di euro in armi entro il 2029, mentre la Polonia dedica il 5% del PIL alla difesa; l’intero ReArmEU rischia di gonfiare il debito pubblico senza risolvere la crisi tecnologica e demografica europea. È una follia: l’Europa, già arretrata rispetto ai “giganti globali” (come avverte Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, in un recente intervento a Dublino), sceglie di sacrificare la propria prosperità per un’ideologia di superiorità culturale – la Russia come “barbara e non democratica” – riecheggiante i miti nazisti.
Al riguardo un articolo di Giuseppe Masala che non esita a paragonare questa dinamica a una “guerra già iniziata”, dove l’UE agisce da aggressore, non da vittima, in un’illusione di grandezza che maschera debolezze strutturali:

Ultimo ma non ultimo, anche sul piano ideologico e comunicativo l’Europa si muove per contrapporre la propria superiorità culturale e civilizzazione rispetto ai barbarici e non democratici governanti russi. […]
Sotto questo aspetto la guerra dell’Europa è da considerarsi già iniziata. Nel segno dell’eterno “Drang nach Osten”.
La “zarina” dell’UE – come ironicamente viene definita von der Leyen dai suoi critici – esemplifica la miopia: le sue politiche energetiche (come il tetto ai prezzi del gas o il sabotaggio di Nord Stream) hanno causato inflazione galoppante e recessione in mezza Europa, mentre il piano ReArmEU, da lei sostenuto, ignora le urgenze sociali.
È una dissennatezza “personale” e istituzionale: von der Leyen, ex-ministro della Difesa tedesca, proietta la sua visione atlantista su un’UE frammentata, dove Francia e Germania spingono per leadership autonome ma finiscono per isolarsi.
In definitiva, l’articolo di Masala non è solo una critica storica, ma un j’accuse contro l’UE di von der Leyen: una “dissennata dissennatezza” che ripete errori del passato, perseguendo espansione e dominio a costo di autodistruzione. Mentre la Russia resiste – economicamente più resiliente del previsto – l’Europa rischia di emergere indebolita, con un’economia stagnante e divisioni interne crescenti. Questa analisi invita a una riflessione: l’UE potrebbe scegliere la diplomazia e la cooperazione energetica, ma la logica del “Drang nach Osten” la intrappola in un vicolo cieco.
Solo rompendo questo ciclo irrazionale – e la retorica bellicista di von der Leyen – l’Europa potrebbe reclamare un ruolo di vera potenza civile, anziché di vassallo aggressivo degli USA. L’articolo, in questo senso, è un monito profetico, urgente in un 2025 segnato da tensioni crescenti.
Ma l’obiettivo principale della Russia rimane quello di annientare completamente le armate ukronazi, in modo di rendere vana ogni follia interventista dei cosiddetti “Volenterosi”.
Con un milione di combattenti ucraini morti, altrettanti amputati o feriti gravi e mezzo milioni di disertori, l’Esercito Russo è comunque a un passo dal raggiungere questo obiettivo.
Comunque un fatto è certo. L’Entropia Europea ha dissolto una prospettiva storica che sembrava sempre più vicina alla realizzazione: la creazione di un’immensa e ricchissima area Euroasiatica di libero scambio, da Lisbona a Vladivostok, formata da Stati Indipendenti e Sovrani – nessuno di questi asserviti alla NaziUE e alla NATO.
Invece l’UE ha condannato l’Europa a divenire una colonia sempre più impoverita e marginalizzata dell’Impero Americano.
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