
ITALIA KOLONIA AMERIKANA
L’Italia è dal 1945 ad oggi, come la Germania, un Paese occupato dall’Impero USA di Sauron mediante l’Esercito di Mordor-NATO.
ITALIA KOLONIA AMERIKANA
Tutti i politici che hanno provato a liberare l’Italia dal cappio al collo Amerikano sono stati uccisi o esiliati. Sono finiti male. Il primo fu Enrico Mattei.
Ci liberò dalla dipendenza energetica del Secondo Impero Nazista (quello Amerikano) creando l’ENI che ostacolò il Monopolio delle Sataniche Sette Sorelle.
Promise che entro 7 anni avrebbe fatto uscire l’Italia dalla NATO. Venne ucciso dalla MAFIA, uno dei bracci assassini dell’Impero del Male Americano.
“Ci ho messo 7 anni per condurre il Governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7 anni per far uscire l’Italia dalla NATO e metterla alla testa dei paesi neutrali” .
In questo cablogramma del 7 agosto 1962 il Regno Unito veniva informato di una conversazione di Enrico Mattei. Questo cablogramma, manco a dirlo, è stato pubblicato da Julian Assange, giusto per farci un idea di ciò che è stato e che potrebbe essere quest’uomo per l’informazione libera.
Enrico Mattei che durante la Resistenza ebbe un ruolo importantissimo col nome di battaglia Marconi, l’aveva capito che indipendenza energetica significa indipendenza economica, che significa a sua volta indipendenza politica. Ed infatti dedicò la sua vita per la libertà energetica italiana. Fondò l’Eni e mise in discussione il monopolio delle multinazionali del gas e del petrolio, butta all’aria gli equilibri politici creati dagli USA in Italia nel dopoguerra.
Sfidò apertamente e con grandissime possibilità di vittoria le “sette sorelle”: Exxon, Shell, British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco. A parte la Shell, olandese, e la British, britannica, le altre cinque erano tutte società statunitensi. Per questo fu definito dagli USA come un “pericoloso Comunista”.
La sua è la visione”Mediterranea”, la sua è una visione di paese non subalterno nel clima di Guerra Fredda e allo stesso tempo centrale nel teatro geopolitico ed economico del Mediterraneo.
Nel 1958 stipula il primo contratto di acquisto di petrolio col governo Russo, l’anno successivo lo amplia. Scambia il petrolio con prodotti Eni: gomma sintetica, tubi di acciaio per oleodotto, pompe, saracinesche e compressori per oleodotti.
Il Governo Sovietico, che fino a quel momento produceva circa 400 mila tonnellate al giorno di petrolio, si dichiara pronto a fornirne 12 milioni in 4 anni. I pozzi dell’Eni in quel momento ne fornivano 1 milione all’anno in Egitto e 2 milioni circa invece quelli in Iran. Giusto per avere un ordine di grandezza.
Riesce ad ottenere un prezzo per il greggio Russo di 0,67 cent di dollaro al barile contro il prezzo di listino del momento di 1,59 cent di dollari al barile. Questo accordo consente ad Eni di abbassare sensibilmente il prezzo della benzina.
Nel 1960 il New York Times [Il principale Völkischer Beobachter dell’Impero Nazista Amerikano, nota di Seyan] accusava Mattei “di non mantenere i patti stipulati nel dopoguerra, di avere rotto gli equilibri del mercato dei prodotti petroliferi, scavalcando e danneggiando con la sua egoistica autonomia non solo gli interessi delle grandi compagnie ma anche di avere compromesso futuri equilibri politici”.
Vincenzo Calia, PM che mise assieme migliaia di documenti, testimoni e perizie si espresse in questo modo: «Mattei si poneva come obiettivo l’autonomia energetica dell’Italia, la sua scomparsa azzerò quel progetto industriale e il nostro Paese tornò a dipendere dai grandi produttori internazionali».
Mauro De Mauro, giornalista de “L’Ora” si era avvicinato troppo al mistero dell’incidente aereo, e otto anni dopo, nel momento in cui stava per svelare la verità sull’omicidio di Mattei, fu fatto fuori. (segue link)

Apriamo un doveroso inciso: Mattei, come Olivetti, riteneva che il suo stipendio non dovesse superare di 10 volte quello dell’impiegato meno pagato. Anzi, ne faceva addirittura beneficienza.
Che differenza con il Capitalismo-Satanismo Necroliberista Made in USA.
Il CEO di Google, Sundar Pichai ha guadagnato lo scorso un quarto di miliardo di dollari (sic!) licenziando migliaia di dipendenti di Alphabet-Google. Google è una della Nazistiche Cinque Gambe Telematiche dell’Impero del Male Amerikano (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft – G.A.F.A.M.).
Un altro Reichsführer del Web, Zucki-Zuckerberg, lo aveva preceduto licenziando migliaia di programmatori del fallimentare progetto META. Siffatto è lo Spencerismo che vige nell’Impero USA.
ALDO MORO
Al Deep State USA non piaceva affatto l’attivismo politico di Aldo Moro. Incorruttibile e visionario come Mattei. desiderava la piena occupazione dei lavoratori italiani e una progressiva emancipazione dall’Impero Americano.
Precisiamo che sette sono i più grandi psicopatici della Storia Umana negli ultimi due Secoli: Napoleone, Hitler, Stalin, Mao, Pol Pot. Gli ultimi due sono i Golpisti Globali George Soros ed Henry Kissinger.
Bloody Henry aveva come obiettivo la deindustrializzazione e la depopolazione italiana. Ergo, Aldo Moro andava fermato. Con ogni mezzo.

Kissinger organizzò il Golpe Borghese per bloccare (almeno momentaneamente) Moro e l’ingresso del PCI nell’area di governo.
Possiamo riassumere al meglio il clima degli anni che seguirono il tentativo di Borghese: «il risultato politico che voleva ottenere chi aveva organizzato l’assalto è stato raggiunto: congelamento della politica di Aldo Moro, allontanamento del PCI dall’area di governo, garanzie di una totale fedeltà filo atlantica e filo americana: la verità è che il golpe c’è stato ed è riuscito». (segue link)

Il golpista Kissinger tentò di far uccidere Moro nel 1974 con l’attentato al Treno Italicus mediante la manovalanza dei neofascisti di Gladio e il supporto logistico della P2, la filiale italiana di Three Eyes Lodge (loggia diretta dal Kissinger, da D. Rockefeller, defunto, e Z. Brzezinsky, defunto).
Nel vagone esploso avrebbe dovuto esserci lo statista pugliese, ma venne fatto fatto scendere pochi secondi prima della partenza dai funzionari del suo ministero perché doveva firmare dei documenti urgentissimi.

Moro continuò imperterrito per la sua strada nell’ambito del Compromesso Storico DC-PCI e questo fatto faceva storcere il naso a Kissinger e al resto della sua turpe Cabala.
Già nel 1973 Moro aveva suscitato le ire di Kissinger e comparuzzi, avendo negato l’utilizzo delle basi italiane per la guerra del Kippur.
Nel settembre del 1974, quando Moro si recò negli States al seguito del Presidente della Repubblica, Bloody Henry gli fece chiaramente intendere che non doveva procedere oltre nella marcia di avvicinamento al PCI.

Peggio andò addirittura nel 1976 con Henry il Golpista che lo minacciò pubblicamente di gravi conseguenze se avesse continuato a perseguire la via del Compromesso Storico. Il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, atterrito, tentò di ricomporre il dissidio, ma senza successo. Lo statista democristiano era ormai un Dead Man Walking.
L’eliminazione di Moro dalla scena politica si verificò proprio nello stesso periodo in cui lo statista stava perseguendo una concreta alleanza di governo con il Partito comunista. Una mossa strategica fortemente osteggiata dal governo statunitense. Già dalla fine del 1968 Moro espresse apertamente al proprio partito la volontà di collaborare con l’opposizione comunista, al fine di garantire un governo stabile tra il PCI e la DC. Tale convergenza politica, definita come «strategia dell’attenzione», risultò chiaramente agli occhi degli Stati Uniti e da Kissinger come l’inizio di una possibile spaccatura interna al blocco occidentale. Su tale questione il punto di vista del Dipartimento di Stato americano sembrò essere stato piuttosto chiaro e netto. Il comunicato del 12 gennaio 1978 del Pentagono alle istituzioni italiane non lasciò dubbi su come si sarebbe dovuto agire:
«Esperti del Governo hanno ripetutamente espresso tali vedute sulla questione della partecipazione dei comunisti ai governi dell’Europa occidentale. La nostra posizione è chiara: noi non siamo favorevoli a tale partecipazione e vorremmo veder diminuire l’influenza comunista nei paesi dell’Europa occidentale. Come abbiamo detto in passato, riteniamo che il modo migliore per conseguire questi obiettivi sia attraverso gli sforzi dei partiti democratici per soddisfare le aspirazioni popolari di un governo efficiente, giusto e aperto alle istanze sociali.»
Si trattò della cosiddetta “dottrina Kissinger”, secondo la quale i governi democratici (in particolare quello italiano) avrebbero dovuto seguire una linea politica di intransigente condanna nei confronti dei partiti comunisti. Nata alla fine degli anni sessanta quando Kissinger divenne Consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Richard Nixon, questa strategia diplomatica d’intolleranza verso il blocco sovietico si originò a partire dal quadro internazionale che ormai fin dalla crisi della guerra in Vietnam sembrava instabile per gli Stati Uniti. […]
Nel 1976 il PCI ottenne il 34% dei voti e le speranze del «compromesso storico» voluto da Berlinguer e da Moro divennero sempre più concrete. Le relazioni internazionali tra Roma e Mosca continuarono a migliorare, sebbene il Cremlino divergesse politicamente da Berlinguer in merito al fatto che PCI avesse autonomamente deliberato di entrare in un governo di coalizione democristiano. Un’alleanza politica che sostanzialmente non fu apprezzata in toto né dagli Stati Uniti né dall’Unione Sovietica. È anche in tale contesto storico che deve essere inserito il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. (segue link)

John Coleman, nel suo Cospirators’ Hierarchy: The Story of the Committee of 300 (curiosamente reperibile nel sito della CIA) spiega chiaramente che l’intento della Cabala di Kissinger era appunto quella di depopolare e deindustrializzare l’Italia. Fu proprio Henry Kissinger il mandante del rapimento e omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, infiltrate da CIA e Mossad, come ha rivelato successivamente il DC Giovanni Galloni.
L’ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni il 5 luglio 2005, in un’intervista nella trasmissione Next di RaiNews24 disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, discutendo della difficoltà di trovare i covi delle BR, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani sia quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR, ma che gli italiani non erano tenuti al corrente di queste attività che avrebbero potuto essere d’aiuto nell’individuare i covi dei brigatisti. Galloni sostenne anche che vi furono parecchie difficoltà a mettersi in contatto con i servizi statunitensi durante i giorni del rapimento, ma che alcune informazioni potevano tuttavia essere arrivate dagli Stati Uniti:
«Pecorelli scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima […] l’assassinio di Pecorelli potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare.» Intervista con Giovanni Galloni nella trasmissione Next. Lo stesso Galloni aveva già rilasciato dichiarazioni simili durante un’audizione alla Commissione Stragi il 22 luglio 1998, in cui affermò anche che durante un suo viaggio negli Stati Uniti del 1976 gli era stato fatto presente che, per motivi strategici (il timore di perdere le basi militari su suolo italiano, che erano la prima linea di difesa in caso di invasione dell’Europa da parte sovietica) gli Stati Uniti erano contrari a un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:
«Quindi, l’entrata dei comunisti in Italia nel Governo o nella maggioranza era una questione strategica, di vita o di morte, “life or death” come dissero, per gli Stati Uniti d’America, perché se fossero arrivati i comunisti al Governo in Italia sicuramente loro sarebbero stati cacciati da quelle basi e questo non lo potevano permettere a nessun costo. Qui si verificavano le divisioni tra colombe e falchi. I falchi affermavano in modo minaccioso che questo non lo avrebbero mai permesso, costi quel che costi, per cui vedevo dietro questa affermazione colpi di Stato, insurrezioni e cose del genere.»
Dichiarazioni di Giovanni Galloni, Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, 39ª seduta, 22 luglio 1998. La vedova di Aldo Moro, Eleonora Chiavarelli, ebbe modo di dichiarare al primo processo contro il nucleo storico delle BR, davanti al presidente Severino Santiapichi, che suo marito era inviso agli Stati Uniti fin dal 1964, quando venne varato il primo governo di centro-sinistra (governo Moro I), e che più volte fosse stato «ammonito» da esponenti politici d’oltreoceano a non violare la cosiddetta «logica di Jalta». Le pressioni statunitensi sul marito, stante la deposizione della signora Moro, s’accentuarono dopo il 1973, quando Moro era impegnato nel suo progetto di allargamento della maggioranza di governo al PCI (compromesso storico). Nel settembre del 1974 il Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, in occasione di una visita di Stato di Moro negli Stati Uniti, diede un monito ben chiaro allo statista DC avvertendolo della «pericolosità» di tale legame col PCI. E di nuovo, nel marzo 1976 gli avvertimenti si fecero più espliciti. (Wikipedia, “Ipotesi sul caso moro”)
L’Impero Amerikano, mediante il plenipotenziario per l’Europa Kissinger, assieme a CIA, Mafia, Gladio, P2, NATO, cospirarono tutti insieme per impedire a Moro di portare a termine il suo progetto politico, fino alle «conseguenze estreme» minacciate dal Kissinger: la morte dello statista pugliese.
Come scrive Daniel Ganser, autore di NATO’s Secret Armies, nel 1969 l’allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale Kissinger permise a 400 ufficiali italiani e della NATO l’iscrizione alla P2 di Gelli.
Gelli era diventato nel 1981 il principale referente dell’Impero USA per l’Italia, tanto da vantarsi di essere stato lui ad avere impedito l’accesso alle stanze dei bottoni al PCI.
Nel tentativo di porre sotto cattiva luce Moro ed emarginarlo, Henry Kissinger attivò anche la macchina del fango, accusandolo di essere lui quell’Antelope Cobbler che aveva intascato sostanziose bustarelle per permettere l’acquisto di aerei C-130 della Lockheed.
Alcuni giornali e settimanali riportarono che Antelope Cobbler e Aldo Moro potevano essere la stessa persona. La notizia fabbricata che Moro fosse Antelope Cobbler provenne da un taccuino dell’assistente del Dipartimento di Stato statunitense Loewenstein, dipendente da Henry Kissinger. La Corte costituzionale archiviò la posizione di Moro il 3 marzo 1978, tredici giorni prima che questi fosse sequestrato dalle Brigate Rosse.
«gli elementi risultanti circa una pretesa identificazione dell’on. Aldo Moro con l’Antelope Cobbler non venivano ritenuti attendibili, sicché la stessa Corte il 3 marzo 1978 disponeva con ordinanza di non compiere al riguardo nuovi atti istruttori né di trasmettere gli atti ad altra autorità.» Fase Istruttoria – Corte costituzionale, 3 marzo 1978 (Wikipedia)
Malgrado l’enunciato della Corte Costituzionale, il quotidiano Neocon la Repubblica continuò la sua campagna diffamatoria contro Moro, tanto di titolare proprio il giorno del rapimento, il 16 marzo 1978, “Antelope Cobbler? Semplicissimo è Aldo Moro Presidente della DC”. E proprio quell’articolo Aldo Moro compulsava attonito pochi secondi prima di essere rapito.
Qual era la fonte? Semplicissimo: Henry Kissinger.
Il quotidiano [La Repubblica] era entrato in possesso di una velina che circolava in quei giorni nelle redazioni dei giornali, la notizia venne pubblicata anche dal Corriere della Sera, La Stampa e il Giornale. La velina indicava come fonte, della notizia clamorosa, la segreteria di Stato americano. (segue link)

Ben poco torna nel rapimento di Moro, a partire da quella che venne definita “geometrica potenza di fuoco”, con i brigatisti che uccisero tutti i componenti della scorta senza colpire il Presidente della DC e senza che nessuno di loro rimanesse ferito o ucciso. Peccato che tutti, per generale ammissione fatta ai successivi processi Moro, sparassero come cani e con armi che si inceppavano continuamente.
Kissinger inviò il suo consulente Steve Piecznik per “supportare” il Comitato di Crisi costituito a causa del rapimento Moro (composto esclusivamente da membri della P2), guidato da Francesco Cossiga. Il compito di Piecznik era semplice: Aldo Moro doveva morire, sic et simpliciter.

Curcio, fondatore delle BR chiese dalla prigionia ai suoi compagni di liberare il Presidente della DC, ma gli infiltrati della CIA nelle Brigate Rosse avevano l’ordine opposto: uccidere Moro. E così venne giustiziato.
Il PCI, partito operaista e comunista non sarebbe mai arrivato al governo del Paese. Ci arriverà anni dopo il PDS-DS-PD, ormai trasformato in una quinta colonna ultraliberista dell’Impero del Male Amerikano.
L’altro obiettivo politico in Italia su cui aprire la caccia era il “cinghialone”, come veniva satiricamente definito Bettino Craxi e in questo caso, per ottenere il regime change, il Deep State USA si avvalse dell’inchiesta di Mani Pulite.
Craxi aveva creato gli ultimi problemi agli USA, governati da Alzheimer Ronald Reagan, con la gestione della crisi di Sigonella. Il segretario del PSI e (allora) Presidente del Consiglio dimostrava di voler smarcare definitivamente l’Italia dal vassallaggio all’Impero Amerikano e dalla NATO.


Con la caduta del Katechon Sovietico, il destino della Prima Repubblica e di Craxi era segnato. Il regime change della Cabala Amerikana dei Soroi decise di utilizzare la leva giudiziaria contro i maggiorenti del Pentapartito, a partire da Bettino Craxi.
Antonio Di Pietro fece diversi viaggi negli USA ed ebbe vari contatti con CIA e FBI, che offrirono al pool di Milano un supporto del tutto inusuale fino a quel momento, fatto di cui si lamentò l’ambasciatore americano in Italia, Reginald Bartholomew.


Se si vuole capire davvero la furibonda arrabbiatura di Antonio Di Pietro per il dossier che (secondo quanto da lui stesso rivelato) lo vorrebbe collegare all’universo dei servizi segreti, bisogna andare indietro di dieci anni e più. All’ultimo periodo italiano di Bettino Craxi, e poi al lungo crepuscolo ad Hammamet. È in quel periodo che il leader socialista rende sempre più esplicita la sua convinzione, maturata fin dagli esordi di Mani Pulite e poi rafforzatasi strada facendo: quella che l’origine dei suoi guai giudiziari stia da qualche parte nella nebulosa dei servizi segreti, e più direttamente nella frangia della nostra intelligence di obbedienza americana. La convinzione che Mani Pulite fosse stata – se non progettata – comunque oliata ed agevolata da Oltreoceano, da quella parte di establishment Usa deciso a chiudere i conti con l’anomalia italiana, con l’Andreotti del dialogo con gli arabi, con il Craxi dell’affronto di Sigonella.
Questa convinzione – ribadita implicitamente pochi giorni fa da Rino Formica, ex ministro socialista – passava necessariamente per una rivisitazione del personaggio Di Pietro. Non c’erano solo le Mercedes, i prestiti, le piccole magagne per cui Di Pietro verrà processato e assolto. C’erano dubbi ben più corposi, e che comportavano una rilettura integrale della biografia del magistrato milanese: una carriera solo in apparenza naif, e in realtà compiuta sotto l’egida degli apparati occulti dello Stato, di qua e di là dall’Atlantico. È una ipotesi che, oggi come allora, Di Pietro considera una calunnia senza capo né coda. E fornisce risposte – a volte precise, a volte meno – sui misteri, veri o presunti, della sua storia personale. Eccone una sintesi. (segue link)

segreti italiani e americani, il giallo della laurea, fino al
frettoloso addio alla toga. L’ex pm mette le mani avanti ma s’incarta
Resta il fatto che, mediante Mani Pulite, gli Sciacalli Amerikani della Globalizzazione, a partire dal Megalodonte George Soros, misero i loro adunchi artigli sulle ricchissime società a capitale pubblico come ENI, ENEL, TELECOM, Autostrade…, aumentando le loro ricchezze e le nostre diseguaglianze sociali.
Di fatto, il 1992 fu un anno drammatico per i conti dello Stato, con l’Italia che si trovava lontanissima dai parametri di Maastricht per entrare nell’Unione europea; il tasso d’inflazione era al 6,9% (invece che al 3), il deficit di bilancio all’11% (anziché al 3), mentre il rapporto debito/PIL era al 118% (non doveva superare il 60). Il 13 agosto 1992 l’agenzia Moody’s declassò la valutazione italiana ad Aa2 per via dell’insicurezza degli investimenti realizzabile in Italia in quel momento, mentre il 16 settembre il valore della lira negli scambi con le altre monete crollò fino al punto da uscire dallo SME.[7] Per porre un argine alla bancarotta, il governo Amato fu costretto a varare, nell’autunno di quell’anno, una legge finanziaria pesantissima per l’epoca: 93.000 miliardi di tasse, con in aggiunta il prelievo forzato del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari italiani, considerato il vero e proprio «scontrino finale» di Tangentopoli. Si attuò la privatizzazione di quattro importanti aziende pubbliche – Enel, Eni, INA e IRI – e a questo proposito l’ex presidente Consob Guido Rossi dichiarò: «Senza Mani pulite non ci sarebbe stata la svolta delle privatizzazioni e l’Italia non sarebbe uscita dal suo sistema di “capitalismo senza mercato”». (wikipedia, “Mani Pulite”)
Mai profezia fu più vera. pic.twitter.com/6PZI9uMOBn
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) August 1, 2023
MISSION ACCOMPLISHED
Sfruttando le informazioni riservatissime di cui disponeva, lo Squalo Globale Soros speculò sulla lira il 16 settembre 1992, in cui vennero bruciati, a causa dell’insipienza di Ciampi, quasi 50 miliardi di dollari in valute di pregio. Il filantropo di origini ungheresi intascò oltre un miliardo di dollari del tempo, che divennero quasi tre assommando anche la speculazione sulla sterlina.
Di Pietro, nominato del 2006 Ministro delle Infrastrutture, voleva costruire innumerevoli rigassificatori per approvvigionarci massicciamente dell’inquinante shale gas Amerikano, il cui costo era già allora dalle 5 alle 7 volte superiore rispetto al gas russo, tunisino o libico. Il Di Pietro era un russofobo e antiputiniano della primissima ora.
Guarda caso, dopo l’attacco della Wehrmacht-NATO alla Libia di Gheddafi del 2011 abbiamo perso sia il petrolio che il gas libico e nel 2022, grazie alla guerra russo-ucraina attizzata dai NaziDEM di DEMentia Joe Biden, abbiamo perso progressivamente il gas russo fino al bombardamento dei Nord Stream ordinato direttamente da Creepy Joe.
Nel video che segue la Dem-On Khillary Clinton ride sgangheratamente dell’atroce morte di Mu’ammar Gheddafi.
In pochi ricordano che in una intervista ad Antonio Di Pietro ad Adnkronos, 19 agosto 2006, l’ex ministro, già in accordi con gli Stati Uniti per ricevere il gas da scisto, il famigerato shale gas, aveva dichiarato che l’Italia aveva bisogno di undici rigassificatori, per ridurre la dipendenza dal gas russo e tunisino. In seguito l’ex ministro Pecoraro Scanio aveva annunciato che il piano dei rigassificatori doveva essere ridimensionato a quattro navi. (farodiroma.it)
Diego Fusaro accusò successivamente Mani Pulite di essere stato un Colpo di Stato pro domo Americana, causando un grave malore al Di Pietro che, a dire del filosofo, nella sua furia inconsulta, tentò addirittura di mettergli le mani addosso prima di crollare al suolo.


Il desolante risultato finale è che 60 anni dopo l’attentato a Enrico Mattei, con una bomba attivata dalla Mafia su mandato degli USA, siamo tornati totalmente dipendenti (rectius: schiavi) delle fonti energetiche americane, tanto che persino l’ENI è in gran parte detenuta dai Fondi-Avvoltoio Americani (BlackRock, Vanguard, State Street).
EUROPA KOLONIA AMERIKANA
Italia colonia dell’Impero Nazista Amerikano come tutto il resto d’Europa.
L’Italia, ma anche il resto dell’Europa, sono sostanzialmente dei satelliti, e forse una colonia, degli USA. Non so quali bastoni e quali carote l’oligarchia americana usi per imporci il suo volere, e forse non lo sapremo mai. (La prima ministra finlandese, con una frase che a me è sembrata molto ambigua, e forse – ma temo di no – lo era volutamente, ha dichiarato che “se non entriamo nella NATO le conseguenze possono essere terribili”). Dobbiamo rassegnarci all’idea che l’Italia, e via via l’intera Europa, sono delle pedine sacrificabili nella guerra, per ora relativamente fredda ma che non è detto resti tale, che gli USA stanno combattendo per difendere la loro egemonia mondiale. Pensavamo che l’Italia fosse diversa dal Cile, dall’Iran, dall’Irak, eccetera, ma in realtà non eravamo fuori dai gironi infernali, eravamo solo il primo cerchio. Più di cinquanta anni fa cantavamo nelle strade “buttiamo a mare le basi americane”. Avevamo torto. Non perché era sbagliato buttarle a mare, ma perché era impossibile. E anche oggi sarebbe giusto, ma è impossibile. Forse si potrà riparlarne dopo la prossima guerra mondiale. (segue link)


Nel frattempo l’orologio nucleare sta per suonare la mezzanotte. L’Impera Nazista Amerikano, guidato dal Führer Pazzo e DEMente Joe Biden, con l’attivo collaborazionismo delle sue Kolonie europee, vuol far aderire gli Ukronazi del guitto dopato Zelensky alla NATO fin dal luglio 2023 a Vilnius.
Ciò non significa la Terza Guerra Mondiale ma il Primo (e Ultimo) Conflitto Nucleare Globale. Il conflitto successivo lo combatteremo con i bastoni e con le pietre, come preconizzò Einstein.
Gli Stati Uniti hanno iniziato un programma di addestramento delle forze aeree ucraine all’uso dei caccia F-16. Partecipano a tale programma diversi paesi europei della NATO: Danimarca, Olanda,. Polonia, Norvegia, Belgio, Portogallo. Altri si sono offerti di contribuire all’addestramento. Gli stessi paesi forniranno all’Ucraina gli F-16. Sono caccia a duplice capacità convenzionale e nucleare. Un F-16 è stato usato nei test di lancio della bomba nucleare B61-12, che gli USA stanno già schierando in Italia, Germania, Belgio e Olanda. Con tutta probabilità le B61-12 vengono fornite dagli USA anche alla Polonia: caccia F-16 polacchi partecipano dal 2014 alle esercitazioni NATO di attacco nucleare. […]
Dopo aver inutilmente proposto a USA e NATO un negoziato per ridurre il rischio di un conflitto nucleare in Europa, Mosca sta schierando, in accordo con Minsk, armi nucleari tattiche in Bielorussia, in posizione ravvicinata rispetto alle basi nucleari USA-NATO in Europa. Alla domanda “Le armi nucleari tattiche schierate dalla Russia in Bielorussia hanno un raggio d’azione che va oltre la Polonia e quindi costituiscono un deterrente per le armi nucleari statunitensi schierate in Italia e in altri Paesi europei?”, Vladimir Kozin risponde: “Sì, le armi nucleari tattiche russe che saranno dispiegate in Bielorussia e, eventualmente, nella regione di Kaliningrad e nella penisola di Crimea, possono raggiungere diversi obiettivi militari in Polonia, Italia e in molti altri Paesi europei membri della NATO”.
L’escalation USA-NATO contro la Russia avvicina sempre più l’Europa alla soglia della guerra nucleare. Su tutto questo il complesso politico-mediatico cala una cortina di silenzio per non allarmare l’opinione pubblica europea ed evitare che reagisca. (segue link)


Articolo principale: Lo Sdoganamento Finale – Apocalisse
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