Dalle Fogne di Kiev
Non molti ricordano un vecchio romanzo di fantascienza di Urania, “Dalle fogne di Chicago”. Parafrasando satiricamente il titolo di quel romanzo, pubblichiamo “Dalle fogne di Kiev”.
DALLE FOGNE DI KIEV
«I soldati russi – e lo sappiamo dalle intercettazioni delle loro conversazioni – hanno paura delle nostre forze armate. Il cosiddetto secondo esercito del mondo ha paura degli ucraini ed è in grado di fare qualcosa solo sulla base di scorte senza fondo di vecchie armi sovietiche”. Non hanno più forza strategica, carattere o comprensione di ciò che stanno facendo qui sulla nostra terra. Non hanno nemmeno un briciolo di coraggio per ammettere la sconfitta e ritirare le truppe.
Gli occupanti hanno già sentito molto bene cos’è l’artiglieria moderna e non avranno un retroterra sicuro da nessuna parte sulla nostra terra. Hanno capito che le operazioni dei nostri ufficiali sono più forti di qualsiasi loro ‘operazione speciale’».
Queste le dichiarazioni farneticanti provenienti dalle fogne di Kiev. L’ipse dixit è ovviamente del “presidente” Zelensky, molto più ridicolo, esilarante e comico adesso di quando davvero faceva il comico. In realtà un guitto.
Non è chiaro se lo Zelensky sia continuamente preda dell’abuso di alcool o soprattutto stupefacenti, come affermavano i partiti politici avversari (messi fuorilegge dopo l’inizio dell’Operazione Speciale russa, con tutti i beni sequestrati e i capi arrestati, alla faccia della retorica dello Zelensky Difensore della Democrazia), oppure dell’assoluta mancanza di lucidità che ormai è sua prerogativa. Prerogativa che contraddistingue quasi tutti i “leaders” occidentali a parte, forse, Macron e Scholz.
A qual infimo livello è scesa la lucidità mentale e la perdita di contatto con la realtà dei catacombari zelenskiani lo dimostra
Iryna Vereshchuk, vicepremier dell’Ucraina e “volto della Resistenza” (segno che era indisponibile Cyborg, il soldato con l’occhio di vetro e il braccio di titanio del battaglione Azov, destinatario dei salamelecchi di Bernard-Henri Lévy su Repubblica), la quale spiega la sua allucinante tesi: se Draghi resta in carica l’Ucraina vincerà la guerra, se Draghi cade è probabile che Putin invada l’Europa: “Il futuro dipenderà da come l’Italia, gli italiani, il governo italiano riusciranno a risolvere questo terribile conflitto, questa guerra fratricida che per ora, e sottolineo per ora, si consuma sul territorio ucraino. Con leader come Draghi al governo, noi vinceremo questa terribile guerra che si consuma non in Ucraina, ma nel continente europeo”. (Daniela Ranieri, il Fatto Quotidiano del 19 luglio 2022)
Ormai gli Zelenskiani vivono in un mondo ucronico: il Meraviglioso Mondo dei Nazi-Ucroini di Zelensky!
Zelensky è un paranoico fuori controllo. Non vaneggia solo di armate fantasma tipo l’Armata Steiner di Hitler, ma vede complotti dappertutto e tutti contro di lui. Per fortuna che il pazzo sarebbe Putin…
Il capo dei servizi segreti (Sbu) Ivan Bakanov e la procuratrice generale che indaga sui presunti crimini di guerra russi, Iryna Venediktova, sono stati sospesi. Il motivo? “Dobbiamo fare accertamenti sul loro operato”, è stata la spiegazione ufficiale del governo. Ma, d’altra parte, la reazione spiegazione sembra essere un’altra: la paura di un possibile golpe ai danni del capo di Kiev. Ma non è finita qui.
Oltre a Ivan Bakanov e Iryna Venediktova, ci sarebbero altri 60 dipendenti della procura generale e dello Sbu forse possibili coinvolti in un eventuale colpo di Stato. Il presunto golpe vede coinvolti anche il generale Serhii Kryvoruchka, capo Sbu a Kherson, a cui di recente sono stati tolti i gradi), il suo assistente Igor Sadokin (arrestato lo scorso marzo), Gennadii Lahutia (capo dell’amministrazione militare di Kherson rimosso a giugno del 2022). Infine nella lunga lista ci sono anche Andriy Naumov (capo della sicurezza interna dello Sbu) e Roman Dudin (capo Sbu di Kharkiv), entrambi arrestati nelle scorse settimane. Per non parlare poi dei ben 651 casi aperti contro diversi pubblici ufficiali accusati di aver collaborato con il governo russo. (Il Giornale d’Italia)
Nel suo discorso serale Zelensky arriva ad un passo dall' accusare Bakanov e la Venediktova di tradimento. Dice che esercito e procura sono infiltrati di collaborazionisti e che i due destituiti sono responsabili.https://t.co/s8rwJg23BY
— l'AntiDiplomatico (@Lantidiplomatic) July 17, 2022
Malgrado Il Regime del Terrore imposto dai neonazisti fedeli a Zelensky, Kiev “difende i nostri valori” ha chiosato più volta la baronessa furfantessa posta a capo della Commissione UE e messa in riga da Erdogan.
«Se un clown si trasferisce in un palazzo, non diventa re: il palazzo diventa un circo» (antico proverbio turco). pic.twitter.com/JjtvkbkBk4
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) July 3, 2022
IL GUITTO EROE DE CHE?
La Cloaca Maxima dei Mainstream Media Mondiali fa a gara nell’assegnare titoli e trofei al comico che uscì dalle Fogne di Kiev. Come se fosse la titanica lotta dei “valori democratici” contro le “inumane” Armate dell’Oriente Asiatico.
Non è così. l’Occidente ha oggi solo dis-valori da proporre. È una necrociviltà, una “civiltà” foriera e latrice di morte.
E, di certo, lo Zelensky non può certo ergersi a Patriota della “Democrazia”. È davvero ridicolo essere passati dall’«esportazione della democrazia» di Bush ai «resistenti della democrazia» zelenskiani.
La lotta di Kiev non è per l’Europa, l’Occidente o qualsiasi altro paese. Gli ucraini stanno combattendo per l’Ucraina. Kuleba [ministro degli esteri ucraino] ha affermato: “Se perdiamo, non ci sarà più l’Ucraina; non ci sarà prosperità o sicurezza in Europa”. Eppure nessuno nella NATO, eccetto forse gli Stati baltici, che farebbero poco nei combattimenti – la NATO ha sempre rappresentato il Nord America e gli Altri – ha mai considerato l’Ucraina un interesse vitale per cui vale la pena combattere. L’alleanza non è riuscita ad agire in base a una serie di promesse di indurre Kiev e non è intervenuta direttamente dopo i sequestri territoriali della Russia del 2014. Oggi i governi alleati agiscono proprio nei modi che sconvolgono così tanto Kuleba perché credono che sia fondamentale evitare di essere trascinati nel conflitto.
L’Ucraina ha tutto il diritto di scegliere di combattere piuttosto che negoziare. Tuttavia, Kiev dovrebbe valutare attentamente il costo di tale operazione e la probabilità di vittoria. Inoltre, gli alleati devono prendere decisioni separate in base ai loro interessi. Se premessero sempre di più per un accordo negoziato, Kuleba farebbe meglio ad ascoltare le loro argomentazioni piuttosto che insultarli. Alla fine, i governi statunitense ed europeo devono agire per conto dei loro popoli, non del governo ucraino. (Doug Bandow, “L’Ucraina ha adottato una nuova strategia per insultare gli Alleati?”)
Qui il Grande Statista e Grande Eroe di Guerra V. Zelensky suona il pianoforte col cazzo:
DOVETE DARCI SUBITO ALTRE ARMI, STREPITA ISTERICAMENTE LO STATISTA NELLE FOGNE DI KIEV
Interessante questo pezzo di Fabio Mini, sul Fatto Quotidiano:
Non è ben chiaro quanta capacità di fuoco sia rimasta all’ucraina e cosa intenda fare con quella ricevuta, ma l’assistente di Zelensky, Podolyak, aspettava dalla riunione del gruppo di contatto dei ministri della Difesa del 15 giugno a Bruxelles una risposta a questa richiesta: “Parliamo chiaro, per finire questa guerra abbiamo bisogno della parità di armi pesanti. Perciò dovete darci 1.000 obici da 155 mm, 300 MLRS, 500 carri armati, 2.000 mezzi corazzati e 1.000 droni. Le armi finora inviate e quelle promesse, oltre a essere di molto inferiori a quelle richieste, contribuiscono in maniera minima alla funzione operativa di combattimento immediato e a corto raggio.
Dovete darci seduta stante armi per decine di miliardi dollari, dicono gli ucraini. E anche una fetta di culo non la volete? (Il commento è mio, ovviamente)
Senza un efficace apparato di difesa aerea e antimissilistica il gap non potrà mai essere colmato. Inoltre le enormi quantità di sistemi mobili come quelli anticarro e antiaerei (i.e. Javelin) introdotti dall’occidente e giunte al fronte senza sostegno logistico e senza autoprotezione sono soggetti alla cattura da parte dei russi che li immettono immediatamente nel proprio sistema di attacco. […]
Gli ucraini in combattimento ci hanno già condannato: troppo poco e troppo tardi. Non ci rispettano: dicono di combattere per noi e ora vogliono che combattiamo per loro. Mentre loro muoiono noi pensiamo all’aria condizionata. Se ne fregano dei rischi di escalation e anzi vogliono che li affrontiamo. Anche la logica di Boris Johnson è pericolosa e tende al coinvolgimento della Nato e degli Usa in una guerra di distruzione europea. Ha promesso di addestrare 10.000 ucraini in quattro mesi. Troppo poco e forse troppo tardi: se adesso l’ucraina perde 200-300 soldati al giorno, i 10.000 addestrati dovranno rimpiazzare i 24-36.000 perduti e così via in un crollo esponenziale verso la capitolazione operativa in due soli cicli quadrimestrali. (Fabio Mini, il Fatto Quotidiano del 21 giugno 2022).
Gli ucraini vogliono le armi occidentali per rivendersele.
Già da prima dell’attacco russo, l’Ucraina era un hub di armi illegali
“Il mercato illegale di armi dell’Ucraina è in cresciuto a dismisura dall’inizio dell’invasione russa nel 2014, sostenuto da un’eccedenza di armi sparse e controlli limitati sul loro utilizzo”, scrive il [Washington Post] che la definisce “una scomoda realtà”, proprio nel momento in cui Zelensky chiede più artiglieria per contrastare le forze russe nel Sud e nell’Est. “È semplicemente impossibile tenere traccia non solo di dove stiano andando e di chi le stia usando, ma anche di come vengono utilizzate”, ha spiegato Rachel Stohl, esperta del controllo di armamenti e vicepresidente dello Stimson Center al Wp. Il giornale ha ricostruito “la storia dell’Ucraina come hub per il traffico di armi che risale alla caduta dell’Unione Sovietica, quando l’esercito dell’Urss lasciò grandi quantità di armi leggere e di piccolo calibro in Ucraina senza un’adeguata registrazione e controllo dell’inventario. Negli ultimi anni la situazione non è cambiata. Anzi, secondo lo Small Arms Survey, il centro di ricerca con sede a Ginevra citato dal Post, parte dei 7,1 milioni di armi leggere dell’esercito ucraino nel 1992 “sono state dirottate verso aree di conflitto” con il “rischio di sfociare sul mercato nero locale”. Secondo il rapporto Measuring illeciti arms flows di Sas del 2017, dopo l’invasione della Russia nel 2014, i combattenti hanno saccheggiato depositi di munizioni dei ministeri di Difesa, Interni e servizi di sicurezza. “I combattenti irregolari di entrambe le parti hanno progressivamente avuto accesso a un’ampia gamma di equipaggiamenti di livello militare”, si legge nel rapporto. “I funzionari hanno stimato che almeno 300mila armi leggere e di piccolo calibro sono state saccheggiate o perse tra il 2013 e il 2015. Una manna per il mercato nero gestito da gruppi di stampo mafioso nel Donbas e altre reti criminali”. (Alessia Grossi, il Fatto Quotidiano)
Come riporta ByoBlu, citando Financial Times, gli ucraini stanno vendendo sul Dark Web persino i missili anticarro Javelin al 12% del loro costo effettivo!
Le armi inviate dall’Occidente in Ucraina starebbero finendo anche nelle mani di trafficanti. A lanciare l’allarme sono NATO e Unione europea, che hanno annunciato l’intenzione di affinare il sistema di monitoraggio e tracciamento del materiale bellico spedito a Kiev. Secondo fonti consultate dal Financial Times, un significativo numero di stati membri dell’Alleanza atlantica starebbe discutendo con l’amministrazione ucraina un meccanismo di tracciamento, oltre a stilare una dettagliata lista d’inventario delle armi inviate a Kiev.
“Non abbiamo idea di dove finiscano le armi”
“Tutte queste armi finiscono nel sud della Polonia, vengono spedite al confine e poi vengono semplicemente suddivise in diversi veicoli: tir, camion, a volte anche automobili private”, ha confidato una delle fonti al FT. “Dopodiché, perdiamo la loro localizzazione e non abbiamo alcuna idea di dove vadano a finire. Se vengono usate, e nemmeno se rimangono nel Paese”, ha aggiunto.
La questione era già nota da tempo. Il 19 aprile 2022, la CNN ha riportato le parole di un funzionario dell’intelligence statunitense. Nell’articolo emerge che gli Stati Uniti erano al corrente del fatto che la destinazione del massiccio invio di armi era tutt’altro che certa. Era prevedibile che, in una situazione d’incertezza totale quale un contesto bellico, la criminalità organizzata avrebbe cercato di trarre un profitto economico. Non sarebbe certo la prima volta che accade.
Il vertice di Interpol aveva già lanciato l’allarme a giugno
Un allarme che era stato lanciato anche dal vertice dell’Interpol, Jürgen Stock, agli inizi di giugno. “Una volta che si perde traccia delle armi [in Ucraina], arriveranno le armi illegali. Ce lo insegnano tanti altri conflitti – ha spiegato Stock e ha aggiunto che – I criminali, mentre stiamo parlando, stanno già agendo”.
Javelin e droni Kamikaze in vendita sul Dark Web
E i dubbi del numero uno dell’Organizzazione internazionale della polizia criminale trovano ora dei riscontri sul famigerato Dark Web. Si tratta di quella parte di internet non accessibile dai comuni motori di ricerca e che viene quindi utilizzata dalla criminalità organizzata per la compravendita di merce illegale. Sul sito “Thief”, risultano ora in vendita lanciamissili Javelin e i droni Switchblade 600 Kamikaze. Gli anticarro Javelin prodotti dall’azienda statunitense Raytheon sono in vendita a 30.000 dollari. Una sciocchezza in confronto ai 250.000 dollari, prezzo standard di un Javelin.
Di siffatte nequizie gli schiccheracarte dei “giornaloni” e i TG-Cloaca omettono di scrivere, perché gli ucraini sarebbero i “Resistenti in nome e per conto dell’Occidente” e che persino le popolazioni Russofone piangerebbe come prefiche ululanti a causa dell’avanzata russa.
Tutte supercazzole!
Segue uno dei pochi video veritieri della RAI, quello sulla Liberazione di Mariupol girato da Report, con il sollievo evidente della popolazione russofona per essere stata affrancata dall’orrore dei torturatori nazisti di Azov.
Non dimentichiamo che l’Apocalisse prevedeva che un’Alleanza di Nazioni, al servizio di Satana, si sarebbe opposta a Gesù Cristo.
L’unica Alleanza tra Nazioni attualmente vigente è la NATO.
L’attuale NATO è nemica della Libertà, è nemica della Democrazia, è nemica di Cristo.
Non è ultroneo ricordare che nelle Antiche Profezie era vaticinato che la Bestia dell’Apocalisse sarebbe provenuta dalla terra oltre il Gran Mare d’Occidente (Atlantico): dall’Impero Talassocratico USA.
GLI UCRAINI «NON SONO NEONAZISTI»
I Minions di Regime da mesi ci vendono la retorica guerrafondaia per cui gli ucraini non sarebbero nazifascisti ma Resistenti!
Tra le più ridicole, le affermazioni di E. Mentana (rectius: MentanAzov) secondo cui “il Battaglione Azov non è un Battaglione neonazista, è una parte delle forze armate dell’Ucraina” o quella de la Repubblica dei Transumani, secondo cui gli Azoviani sarebbero avidi lettori di Kant.
🔴 Mentana, Orwell e “il battaglione Azov non è nazista”
Qui il commento di @Gitro77 https://t.co/ejWhYmoGWC pic.twitter.com/UBHOujxFPe
— lantidiplomatico.it (@Lantidiplomatic) March 12, 2022
I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il “male assoluto” (per l’Occidente).
I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il
Quello sopra è l’articolo di Maria Grazia Bruzzone su La Stampa, che illustrava come i gruppi neonazisti ucraini, dopo il golpe di Euromaidan – organizzato da Soros e dagli USA – controllassero tutti i gangli e tutte leve del potere politico e militare in Ucraina. Ovviamente censurato dall’attuale “La Stampa di Zelensky”. Conservato fortunatamente su WebArchive.org
Riportiamo alcuni passaggi tratti dall’Indipendente, “L’Internazionale neo-nazista sogna il potere con le armi della NATO”:
La presenza di potenti gruppi neonazisti armati in Ucraina è nota almeno dal 2014, documentata oltre ogni ragionevole dubbio. Tuttavia dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina la narrazione sui media è profondamente cambiata: nell’ansia di glorificare la resistenza di Kiev i battaglioni nazisti sono stati dipinti come nazionalisti o patriottici, definizioni che nascondono e mistificano la portata della questione. In verità sono gli stessi protagonisti ad aver rivendicato la propria ideologia in molteplici occasioni, e non è tutto. Quella che abbiamo ricostruito, attraverso fonti e collegamenti verificabili, è una rete solida e strutturata che connette battaglioni ormai noti come Azov e Pravyï Sektor a centinaia di fazioni alleate in tutto il mondo, da molti stati europei – Italia inclusa – passando per gli Stati Uniti, fino a Canada, Brasile, Hong Kong e persino Israele. Il filo che lega questi movimenti neofascisti e neonazisti in giro per il mondo forma una vasta rete che ben facilmente potremmo chiamare Internazionale Nera. L’Ucraina, in questi anni, ha costituito l’epicentro teorico e militare di quella che Olena Semenyaka, l’ideologa di Azov, definisce la “rivoluzione conservatrice mondiale”. L’obiettivo, senza mezzi termini, è quello di prendere il potere. […]
Olena Semenyaka, classe 1987, dottoranda in filosofia al momento dello scoppio della “rivoluzione” del 2014, è considerata la first lady del nazionalismo ucraino. Dopo aver militato in Pravyj Sektor (Settore Destro), dal 2014 al 2015, Semenyaka, insieme al noto neonazista Andriy Biletsky, nel 2016 ha creato il partito che funge da braccio politico del battaglione Azov, il Corpo Nazionale, e dal 2018 ricopre il ruolo di Segretario Internazionale del Corpo Nazionale. Andriy Biletsky, leader del Corpo Nazionale, nonché primo comandate del Battaglione Azov e tenente colonnello della Guardia Nazionale, parlamentare ucraino dal 2014 al 2019, soprannominato il “Führer bianco”, nel 2010, quando faceva parte di un’altra formazione della galassia ultranazionalista di nome Patriot of Ukraine, affermò che la missione dell’Ucraina è quella di «guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale contro gli Untermenschen [subumani] guidati dai semiti». […]
Mark Segwick, in Key Figures of the Radical Right: Behind the New Threat on Liberal Democracy (2019), spiega che le pubblicazioni di Semenyaka contengono riferimenti intellettuali che non sono legati esclusivamente ai tradizionali riferimenti incentrati sulla nazione.. […]
Semenyaka colloca nella sfera della genealogia tradizionalista comune ai vari movimenti neofascisti e neonazisti anche l’italiano Giulio Cesare Andrea Evola, meglio conosciuto come Julius Evola, il quale era convinto della necessità di un “ritorno alla romanità” e sostenitore di una teoria della razza in chiave spirituale.
C’è anche il Luciferianesimo Ariano negli scritti della Semaniaka.
In un suo scritto del 2012, intitolato When the Gods Hear the Call: The Conservative-Revolutionary Potential of Black Metal Art in Black Metal, pubblicato originariamente da Black Front Press, gestito dall’attivista nazionalista britannico Troy Southgate, la Semenyaka analizza la filosofia eretica del genere musicale Black Metal attraverso il concetto di “luciferianismo ariano”, ispirato ai riferimenti dell’Ariosofia, del nichilismo di Ernst Jünger e allo “spirito aristocratico” di Julius Evola. Vede questo “luciferianesimo ariano” come un appello per una forma estrema di romanticismo: potere e violenza caratterizzata da principi e simboli neopagani, anche se preferisce riferirsi allo gnosticismo come principio filosofico per questa interpretazione metafisica del Black Metal. […]
Il 15 ottobre 2018, a Kiev, si è tenuta la Seconda Conferenza Paneuropa del movimento Reconquista ove è stato evidenziato l’imperativo del perseguimento della Terza Via geopolitica contro il “protettorato” della Federazione Russa e contro la “falsa alternativa” proposta dal globalismo occidentale. Questa impostazione è stata condivisa da tutte le forze nazionaliste ucraine che hanno preso la parola alla conferenza (Corpo Nazionale, Svoboda, Karpatska Sich) ed è stato evidenziato in dettaglio dalla coordinatrice del Movimento Reconquista, nonché Segretario Internazionale del Corpo Nazionale di Azov, Olena Semenyaka. Hanno partecipato alla conferenza anche rappresentanti delle forze nazionaliste, neofasciste e neonaziste della sfera euroatlantica.
Era presente il nazionalista russo Denis Vikhorev (coordinatore del Centro russo) come anche l’italiano Alberto Palladino di CasaPound, oltre ai tedeschi Maik Schmidt e Remo Matz dei Giovani Nazionalisti del JN-NDP e una delegazione del partito neonazista tedesco Der III Weg (La Terza Via), il quale, questo primo maggio, ha sfilato per le strade di Berlino in sostegno al battaglione Azov. […]
Semenyaka, durante la Seconda Conferenza Paneuropea di Reconquista, ha proceduto nella spiegazione della geostrategia della Reconquista europea: Intermarium come piattaforma, o trampolino di lancio, per l’integrazione europea alternativa. Date le tendenze di crisi nell’UE, tale opportunità è considerata tale non solo dai gruppi estremisti ma anche dai rappresentanti governativi ufficiali dell’Europa orientale e centrale. Al fine di portare avanti l’idea geostrategica dei gruppi nazionalisti, neofascisti e neonazisti, è stato creato nel 2016 l’Intermarium Support Group, arrivando, sul finire del 2020, alla sua quarta conferenza. […]
Nel febbraio 2020, in occasione del 70° anniversario della Lega dei canadesi ucraini (LUC) e del suo giornale, Homin Ukrainy, nonché il 65° anniversario della Lega delle donne ucraine canadesi (LUCW), Stephen Harper, personaggio di spicco del Partito Conservatore canadese, Primo Ministro del Canada dal 2006 al 2015, nonché Presidente in carica dell’Unione Democratica Internazionale, si è rivolto al pubblico con il saluto “Slava Ukraini!” (“Gloria all’Ucraina!”), il quale ha risposto con “Heroyam Slava!” (“Gloria agli eroi”). Questo era il saluto ai tempi dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) – poi OUN-B dopo la scissione – e di Stepan Bandera, noto leader politico collaborazionista dei nazisti che giurò fedeltà ad Hitler, oggi osannato dai vari gruppi nazionalisti ucraini. Il gruppo che ha ospitato Harper è parte della rete di ONG ucraine di estrazione neonazista che operano in vari paesi del mondo. Il suo organismo di coordinamento globale si chiama Consiglio internazionale a sostegno dell’Ucraina (ICSU) che a sua volta guarda all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, prima OUN e poi all’OUN-B di Bandera (la cui famiglia si è rifugiata in Canada dopo l’uccisione di Bandera nel 1959, in Germania, ad opera dei servizi segreti sovietici). L’ICSU e il Congresso mondiale ucraino hanno sede a Toronto.
Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, elementi del partito conservatore avrebbero collaborato con i gruppi sopramenzionati al fine di sabotare l’azione di Zelensky che mirava ad interrompere le ostilità nel Donbass. Infatti, in quel periodo, Zelensky fece visita al presidente canadese Trudeau e, subito dopo, come da noi già riportato, il Presidente ucraino compì un viaggio nella cittadina di Zolote, nell’Est dell’Ucraina, con l’intento di porre fine alle ostilità chiedendo al battaglione di deporre le armi e il cui risultato portò alla sua stessa capitolazione di fronte al potere accumulato dai gruppi neonazisti ucraini, ormai presenti nei maggiori gangli statali e con appoggio internazionale.
Uno dei maggiori finanziatori dei gruppi neonazisti ucraini, nonché colui che ha portato alla ribalta l’attuale Presidente dell’Ucraina Zelensky, è stato il miliardario Ihor Kolomoyskyi, proprietario di un impero che lo mette in cima alla classifica dei paperoni del Paese guidato, almeno formalmente, da Zelensky. Sembrerebbe strano, eppure, Kolomoyskyi, che è ebreo e con cittadinanza israeliana e cipriota oltre che ucraina, ha speso milioni di dollari per finanziare milizie neonaziste come Azov, Donbas e Aidar, nonché Dnepr 1 e Dnepr 2, i battaglioni dell’oblast di cui Kolomoyskyi è stato Governatore, Dnipropetrovsk. Egli è stato uno dei maggiori finanziatori di queste milizie paramilitari, con organizzazioni politiche annesse, che nel corso del tempo, come da noi già spiegato, hanno acquisito un enorme potere in Ucraina, al di sopra dello stesso Zelensky. E mentre Kolomoyskyi è accusato di aver fatto sparire 5,5 miliardi di dollari da PrivatBank verso società cipriote offshore, Zelensky, al contrario di quanto sbandierato durante la campagna elettorale circa la corruzione nel Paese, spostava milioni di dollari in conti offshore con sede nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e in Belize, in compagnia di altri della sua cerchia politica.
Consigliamo l’integrale lettura di questa esaustiva inchiesta de L’Indipendente.
ZELENSKY E I PANDORA PAPERS
I Minions della dis-informazione interventista italiota ci hanno massacrato per anni i maroni con il fatto che Putin e gli oligarchi russi hanno centinaia di miliardi occultati nei paradisi fiscali, come rivelato nei Panama Papers, Paradise Papers, Pandora Papers (come se Soros e gli oligarchi USA non avessero i loro miliardi nascosti negli stessi paradisi fiscali).
In pochi, solo i giornalisti veri, hanno parlato del coinvolgimento di Volodymyr Zelensky.
Conviene spingere l’Ucraina di Zelensky verso l’Ue senza prendere in considerazione le gravi accuse di corruzione mosse nei confronti del leader ucraino e le sue amicizie “pericolose”? È possibile restare lucidi ed obiettivi nel pieno di una guerra di propaganda? Difficile ma noi almeno ci proviamo, raccontando un po’ di fatti. “Facts not opinions” come scolpito su un famoso palazzo al numero 99 di Southwark Street a Londra. […]
Nei Pandora Papers sono contenuti i nomi di centinaia di politici. Tra questi c’è anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma anche il suo più stretto entourage, ovvero il consigliere personale del presidente Sergei Shefir ed i suoi legami poco chiari con l’oligarca Igor Kolomoisky. Il materiale da leggere è enorme, ma l’ho letto per voi e in questo articolo lo sintetizzo. A quali conclusioni sono giunti i reporter dell’ICIJ soltanto cinque mesi fa.
Nei Pandora Papers sono contenuti i nomi di centinaia di politici. Tra questi c’è anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma anche il suo più stretto entourage, ovvero il consigliere personale del presidente Sergei Shefir ed i suoi legami poco chiari con l’oligarca Igor Kolomoisky. Il materiale da leggere è enorme, ma l’ho letto per voi e in questo articolo lo sintetizzo. A quali conclusioni sono giunti i reporter dell’ICIJ soltanto cinque mesi fa?
Il presidente ucraino Zelensky e i suoi soci della casa di produzione di commedie Kvartal 95 possedevano una rete di società offshore legate ai loro affari con sedi in paradisi fiscali nelle Isole Vergini Britanniche, Cipro e Belize. Shefir, consigliere del presidente ucraino Zelensky, così come il capo del servizio di sicurezza del Paese, facevano parte di questa rete offshore.
Le società offshore sono state utilizzate da Shefir e da un altro suo socio d’affari per acquistare costosi immobili a Londra.
Durante la campagna elettorale del 2019, Zelensky ha ceduto le sue azioni ad un’altra società facente capo a Shefir, la Maltex, ma i due avevano stipulato un accordo in modo che la famiglia di Zelensky continuasse ricevere denaro offshore. Maltex avrebbe continuato a pagare sottobanco i dividendi alla Film Heritage di Zelenskiy passata nelle mani di Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino.
La società Maltex Multicapital Corp, riconducibile a Zelensky, ha ricevuto 40 milioni di dollari attraverso la filiale cipriota di Privatbank (allora di proprietà dell’oligarca Kolomoisky) come “contributo di capitale” in modo totalmente opaco.
Secondo il reporter della Reuters Josh Cohen, Kolomoisky ha finanziato una trentina di formazioni paramilitari in tutta l’Ucraina, di cui alcune accusate da Amnesty International di aver compiuto crimini di guerra, sparizioni, torture nell’Est del Paese.
Riassumendo dunque, i Pandora Papers rivelano che Volodymyr Zelensky e il suo entourage possiedono società offshore nelle Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro, tre appartamenti a Londra del valore di 7,4 milioni di dollari, e che il presidente ucraino ha ricevuto dividendi da una società che non possiede più, almeno ufficialmente. I documenti rivelano anche il potenziale coinvolgimento del presidente ucraino nel riciclaggio di 40 milioni di dollari appartenenti a Igor Kolomoisky, per il quale l’oligarca è stato messo sotto sanzioni dagli Stati Uniti. […]
Nel 2015 il giornalista di Reuters Josh Cohen pubblica un articolo in cui per la prima volta stabilisce il legame tra l’oligarca Kolomoisky (implicato nello scandalo multimilionario di riciclaggio di denaro sporco) e gruppi paramilitari di estrema destra in Ucraina orientale […]:
“A marzo, membri dell’esercito privato sostenuto dal magnate Igor Kolomoisky si sono presentati alla sede della compagnia petrolifera statale, UkrTransNafta. Lo stallo è avvenuto dopo che Kiev ha licenziato l’amministratore delegato della società – un alleato di Kolomoisky.
Kolomoisky ha detto che stava cercando di proteggere la compagnia da un’acquisizione illegale. Più di 30 di questi battaglioni privati, composti principalmente da soldati volontari, esistono in tutta l’Ucraina. […]
I battaglioni privati, finanziati in parte dagli oligarchi ucraini, sono entrati in questo vuoto e hanno giocato un ruolo chiave nel fermare l’avanzata dei separatisti. Molti di questi gruppi paramilitari sono accusati di abusare dei cittadini che sono incaricati di proteggere.
Amnesty International ha riferito che il battaglione Aidar – anch’esso parzialmente finanziato da Kolomoisky – ha commesso crimini di guerra, tra cui rapimenti illegali, detenzioni illegali, rapine, estorsioni e persino possibili esecuzioni. Molti degli oligarchi hanno accumulato grandi ricchezze usando le loro connessioni politiche per acquistare beni governativi a prezzi stracciati, dirottare i profitti dalle aziende statali e corrompere i funzionari ucraini per ottenere contratti statali.
Quando i manifestanti di Maidan hanno rovesciato l’ex presidente Viktor Yanukovich, hanno chiesto al nuovo governo di porre un freno all’abuso di potere degli oligarchi. Invece, molti sono diventati ancora più potenti: Kiev ha dato a Kolomoisky e al magnate minerario Serhiy Taruta posti di governatore in importanti regioni orientali dell’Ucraina, per esempio. Altri battaglioni privati pro-Kiev hanno affamato i civili come forma di guerra, impedendo ai convogli di aiuti di raggiungere le zone controllate dai separatisti nell’Ucraina orientale, secondo il rapporto di Amnesty.
Alcuni dei battaglioni privati ucraini hanno infangato la reputazione internazionale del Paese con le loro idee estremiste. Il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomoisky, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo, e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neonaziste e antisemite. I membri del battaglione hanno parlato di ‘portare la guerra a Kiev’ e hanno detto che l’Ucraina ha bisogno di ‘un forte dittatore che vada al potere e che possa spargere molto sangue, ma che unisca la nazione nel processo’”.Al di fuori della propaganda e dell’esaltazione militarista che ha invaso i nostri media ed il panorama politico, e dato che abbiamo sentito applaudire il leader ucraino in diversi parlamenti mondiali, dobbiamo anche sapere chi è veramente Zelensky e chi sono le persone di cui si circonda per farci un’idea. A titolo unicamente informativo, perché questo è lo scopo del giornalismo, informare. Di certo non possiamo dimenticare questa inchiesta, ed il lavoro di oltre 600 giornalisti, riportata dai media di mezzo mondo solo sette mesi fa. L’Ue pare abbia non solo memoria corta ma pure selettiva. (Marco Cesario, nicolaporro.it)
Al riguardo, sullo Zelensky, l’articolo dell’autorevole Organized Crime and Corruption Reporting Project.
Non è ultroneo rammentare che il clown Zelensky è proprietario di una Megavilla a Forte dei Marmi da quasi quattro milioni di euro, per cui ha dato mandato di affittare al suo immobiliarista ad almeno 12.000 euro a chiunque, anche ad un Russo!
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, due anni fa, ha acquistato una villa per 3,8 milioni di euro nella zona (tanto amata dai russi) di Vittoria Apuana, a Forte dei Marmi. A riportarlo è il Corriere, con dovizia di particolari. La residenza è composta da: sei camere da letto, quindici stanze e una bella piscina all’interno di un ampio giardino. Pare però che Zelensky da quelle parti non sia proprio un ‘habitué’, tanto è vero che c’è chi dice di averlo intravisto l’ultima volta circa 2 anni e mezzo fa, ricordando il suo modo di fare molto discreto. Nel mentre sembra che la dimora sia stata data in affitto. Il costo? 12.000 al mese. Qualcun altro vocifera invece che sia stata messa già in vendita, ma si tratta solo di indiscrezioni. (ilfattoquotidiano.it)
DRAGHI: QUALI SUCCESSI?
Il premier M’illumino di Immenso e d’Incenso, conciona degli enormi successi da lui conseguiti. Deve vivere in una sorta di ucronia, tanto la realtà è opposta alla sua pervicace e distopica narrazione.
Millanta mille successi, ma finora ha inanellato solo enormi fallimenti.
Spieghi, quello che è ormai il “Gabinetto delle Emergenze”, ma soprattutto “Il Governo delle Catastrofi” quali sono siffatte vittorie.
In 17 mesi di governo sembra invece che una cappa infinita di sfiga si sia accumulata sopra l’Italia.
Veramente raccapricciante la fila di questuanti che bussano alla porta di Mario Antonietta affinché si imbulloni in sæcula sæculorum alla poltrona di presidente del Consiglio dei Ministri: Vaticano, sindaci, medici (sic!), la Triplice del sindacato (CGIL-CISL-UIL), per non parlare dell’infinita pletora di Minions LeccaDraghi della carta stampata e dei TG.
La carica di presidente del Consiglio, per siffatte genìe, si trasmetterebbe per diritto divino o per investitura papale! E la democrazia, assieme alla sovranità popolare, può andare a ramengo.
Citiamo il sagace Marco Travaglio, che fa riferimento proprio ai listaioli di regime:
Massimo Draghini. “Cresce la richiesta di serietà e stabilità. Di cui Draghi viene considerato o percepito come il rappresentante e il garante. Con buona pace della premiata ditta Travaglio & Taverna” (Massimo Giannini, Stampa, 17.7). A proposito di serietà e stabilità: non eri tu che a gennaio volevi spedirlo al Quirinale? […]
Sua Grassezza/1. “Avevamo l’unica persona, Mario Draghi, provvista di credibilità mondiale e l’abbiamo fatta scappare per l’insipienza dei suoi interlocutori e degli azzeccagarbugli” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 16.7). Dài, su, Alduccio, non fare così: sono sempre i Migliori quelli che se ne vanno.
Sua Grassezza/2. “Esco da Mentana ed entro da Maggioni su Rai1… Ci sono Damilano, Sechi, Cerasa, Contu e altri. Mi sembra di respirare un clima di compostezza, nella speranza che non spuntino i Travaglio, i Telese, tutti quelli che hanno tenuto bordone agli scappati di casa e ai putiniani nostrani” (Grasso, ibidem). Che tenero, Alduccio: nel suo piccolo ha fatto pure lui la sua listuccia di proscrizionuccia e ora lecca il suo chupa-chups tutto contento. […]
I titoli della settimana/4. “L’allarme di Bruxelles: ‘Davvero lo mandate via?’. ‘E’ stato Conte?’. Vola lo spread, Borse giù” (Repubblica, 15.7). “I mercati scommettono su Draghi. Piazza Affari sale, spread fermo: ‘effetto Mattarella’” (Repubblica, 16.7). Se la Borsa cala e lo spread sale, è colpa di Conte; se la Borsa sale e lo spread cala, è merito di Draghi e Mattarella. (Marco Travaglio, “Ma mi faccia il piacere”, il Fatto Quotidiano del 18 luglio 2022)
Mentre industriali del caffè, medici, economisti e giornalisti fanno i piagnoni al capezzale di colui che “non ci meritiamo”, Mario Monti sul Corriere avvisa Draghi che se rinuncia perde la faccia e in parte l’ha già persa (lo spread non è aumentato), di fatto spingendolo a rimanere mediante un ragionamento per contrarium che ne umilia la vanità, allappa il cervello una lettera strappalacrime di uno scrittore come Scurati, che si rivolge all’“esimio Presidente”, “uomo di straordinario successo”, che “ha bruciato le tappe di una carriera formidabile”, “ha retto le sorti di una nazione e di un continente” tenendole “in pugno con il piglio del dominatore”, e ora non deve andarsene, “spinto alle dimissioni da un accanito torneo di aspirazioni miserabili, da sudicie congiure di palazzo, da calcoli meschini, irresponsabili e spregiudicati di uomini che, presi singolarmente, non valgono un’unghia della sua mano sinistra” (gli scrittori un tempo rovesciavano il trono e gli altari, oggi pregano in ginocchio un banchiere di dominarci tutti).
Non si capisce come mai gli aedi draghisti non propongano a questo fenomeno, visto ch’è tanto amato, di presentarsi alle elezioni e di vincerle a mani basse; forse è più intrigante averlo come Monarca assoluto in questo limbo finto-democratico in cui vige una Draghicrazia di fatto e l’Italia è una estensione del Ducato di Città della Pieve. Beninteso: se Meloni prenderà un sacco di voti la colpa sarà di Conte, che si è ribellato alle politiche e ai metodi antidemocratici di Draghi, non di Draghi stesso, che con le sue politiche anti-popolari ha contribuito a far crescere l’unica opposizione al blob mangiatutto, e adesso, quando la legislatura sta per finire e teme gli sarà presentato il conto non dalle élite ma dagli elettori, se la dà a gambe, in ciò dimostrandosi sempre più uguale al ritratto che Marx e Engels fanno della borghesia avida e indifferente nel Manifesto: un apprendista stregone che non sa più controllare le potenze sotterranee da lui stesso evocate. (Daniela Ranieri, cit.)
Uno dei più grandi fallimenti della retorica Draghista, emblematico del livello di insopportazione di cui gode attualmente il sedicente “Salvatore Italiano” di Città della Pieve è l’insensatezza: «Italiani, preferite il condizionatore acceso o la pace?».
Ma per pace, esattamente come nel bispensiero della Neolingua del Grande Fratello, il Draghi intende la guerra, perché continuare a fornire armi ai nazisti ucraini significa lavorare per la Guerra (“La Guerra è Pace e la Pace è Guerra”, 1984).
Tanto è vero che i Listaioli della carta igienica stampata italiana hanno subito attaccato chiunque chiedesse la Pace, persino il Papa, con l’accusa di essere Putiniano!
Comunque, dal quel momento in poi, gli Italiani hanno messo tutti i loro condizionatori a palla. Ovviamente, quelli che i condizionatori e gli attuali prezzi dell’elettricità possono permetterseli…
In realtà, come afferma rettamente Marco Travaglio, il Draghi è solo il presidente del Consiglio più sopravvalutato della Storia d’Italia, gonfiato come uno Zeppelin dalle linguette e dalla bava dei Leccons di Regime.
Unendoci al cordoglio delle prefiche inconsolabili che strillano per la prematura dipartita di Mario Antonietta, partecipiamo alle esequie con due domandine facili facili. […]
L’indispensabilità di Draghi nasce da bizzarre leggende metropolitane sui suoi poteri taumaturgici al governo (in 17 mesi non ha combinato quasi nulla e quel poco era sbagliato, dalla giustizia al Covid, dalla guerra al riarmo al 2% del Pil stoppato da Conte) e sui mercati (lo spread è più basso ora che s’è dimesso di quando era in carica). Ma è stata smentita da lui stesso a Natale quando, per un altro capriccio, annunciò che la sua missione era compiuta e, da “nonno al servizio delle istituzioni” (o viceversa), ambiva a traslocare al Quirinale. E tutta la stampa, che fino ad allora voleva imbullonarlo al governo in saecula saeculorum, prese a bombardarci le palle per spedirlo a tagliar nastri lassù. Tanto, per Palazzo Chigi, uno valeva uno: andava bene pure tal Daniele Franco. Conte e Salvini si opposero perché un governo-ammucchiata guidato da altri era improbabile, se non impossibile. E furono lapidati. Ora, di grazia, com’è che il nonnetto che tutti volevano sloggiare da Palazzo Chigi e imbalsamare sul Colle è l’unico italiano su 59 milioni in grado di fare il presidente del Consiglio?
Dobbiamo solo sperare che dopo Draghi arrivi un presidente del Consiglio capace, voglioso di rimboccarsi le maniche e che soprattutto difenda gli interessi degli Italiani, non quelli degli USA di DEMentor Biden.
Altrimenti dopo 11 anni di “Uomini della Provvidenza” e di PD, il Partito dei Ricchi Parassiti e degli Sfruttatori dei Lavoratori, per noi potrebbe arrivare l’Ora del Becchino.
E già fa gelare le vene il nome che viene sussurrato come erede di Draghi se questi dovesse dimettersi per davvero: Giuliano Amato!
Sì proprio quello che l’11 luglio di trent’anni fa trasformò tutte le Società di Diritto Pubblico in SPA per poterle svendere e che taglieggiò, con una famigerata finanziaria, i risparmi degli Italiani.
https://twitter.com/puresoulfree/status/1548569562391920640
Alcuni già ipotizzano una Superpatrimoniale o qualcosa di ancor più dissennato: un’ipoteca coattiva sulle case di tutti gli Italiani!
Sottoscrivo in pieno quanto afferma Roberto Dal Bosco ne “Ecco l’Holodomor dell’Occidente” su Renovatio21:
In autunno si razionalizzerà il riscaldamento: rammenterete il profetico spot tedesco dell’anno scorso su condomini che stanno insieme per sopravvivere al termosifone reso inservibile.
Si razionalizzerà il gas per le industrie – cioè, per quelle che sono ancora aperte. Qui raccogliamo le confidenze, non verificabile, di qualche imprenditore, che se lo aspetta con certezza.
Si razionalizzerà la corrente elettrica, con blackout (un altro tema su cui Renovatio 21 vi ha disturbato in continuazione) organizzati, e magari qualche puntatina anche di blackout «selvaggi», tanto per spaventare ancora di più la popolazione e farla sentire in colpa.
«L’uomo che accetta il razionamento, così come quello che ha accettato il confinamento, è un uomo morto» mi dice lo scrittore Camillo Langone. In effetti, il mistero più grande è come sia possibile che milioni di uomini accettino tutto questo. […]
Nulla è così diverso rispetto a prima: se ci penso, la Russia è ancora lì con il suo gas e le sue risorse, siamo noi che abbiamo deciso di non parlarle più. Per millenni generazioni di europei hanno vissuto siccità e inondazioni, e con tecnologia abissalmente inferiori. E i crolli finanziari: si sono susseguiti per un secolo, pare incredibile che non vi siano mezzi per prevenire e contrastare simili evenienze (nel 1929, l’Italia non fu così danneggiata…)
Il sospetto che sale a chiunque è che questa sia una fame artificiale, una carestia programmata, una demolizione controllata.
«Il potere si nutre di emergenze» mi dice Camillo. «Quindi ne crea in continuazione».
«Non so, ma quello che stiamo vivendo mi sembra ogni giorno di più l’Holodomor dell’Occidente». […]
L’Holodomor occidentale è oramai qui. E, per cominciare, la cosa che dobbiamo fare è non accettarlo.
È curioso che a far da perno a questa cosa ci sia, cento anni dopo, sempre l’Ucraina.
Una spiegazione però ce la abbiamo: è qui che, per qualche motivo, demoni sanguinari sono stati liberati dal sottosuolo. Sappiamo cosa vogliono. Sappiamo come andrà a finire se non ci opporremo.
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Riteniamo opportuno contribuire segnalando, non certo l’articolo al Link, ma il significativo scambio di post fra: la Redazione di ERETICAMANTE.NET, l’Autore Enrico Marino ed il lettore Massimo Sfango
https://www.ereticamente.net/2022/03/non-armate-quei-nazisti-enrico-marino.html
S.C.
Grazie mille per il suo contributo, gentile Ing. Civiltà, come sempre ILLUMINATO.
Veritieri e fondati i commenti dell’utente Massimo Sfango.
https://www.ereticamente.net/2022/03/non-armate-quei-nazisti-enrico-marino.html