OCTOPUSSOROS – IL TENTACOLARE GEORGE SOROS
OctopusSoros, il tentacolare capo di Open Society Foundations (OSF), ha trasferito 18 miliardi di dollari dal suo Soros Fund Management a OSF. Perché l’ha fatto?
La lettura del libro di Branko Milanovic, “Ingiustizia globale. Migrazioni, disuguaglianze e il futuro della classe media” può fornire un aiuto alla comprensione delle multiformi attività e alla weltanschauung di Octopussoros.
LA UR-SINISTRA DI GEORGE SOROS & CO.
La Ur-Sinistra ha nascosto un evento dirompente. Dagli anni ’80 in poi, nei Paesi Occidentali è esplosa la diseguaglianza di reddito, aumentando notevolmente la forbice tra ricchi e poveri.
Istat attesta che nell’attuale decennio l’indice di Gini – rappresentativo appunto di questa disparità del reddito – è di 0.51 per l’Italia, molto al di sopra dei Paesi Nordici e addirittura superiore a quello USA.
Si tratta, scrive l’ISTAT, «dell’incremento più alto tra i paesi per i quali sono disponibili i dati». (Fonte Possibile.com)
Di questa sperequazione dobbiamo esser grati alla Ur-Sinistra Globale e Globalizzante; quella dei Soros, Clinton, Obama, Hollande, Schulz, Renzi et similia.
PER MILANOVIC L’ATTUALE UR-SINISTRA È LA NUOVA DESTRA
La classe media occidentale ha ovviato alla continua erosione dei salari facendo ricorso sempre più massivamente al mercato creditizio. Ma…
Con la crisi però questa bolla è scoppiata, e tutto d’un tratto milioni di persone hanno realizzato quale fosse la loro condizione materiale, hanno cominciato a sentire il peso delle perdite: l’economia era in recessione ed i salari si abbassavano; soprattutto i debiti non potevano essere ripagati
Il problema vero è che…
Nel corso degli ultimi decenni, la sinistra si è spostata al centro, in alcuni casi, e penso soprattutto alla Spagna, è divenuta centro-destra. In termini tecnici, se si dovesse tracciare una linea usando i parametri politici degli anni 70, il PSOE di adesso sarebbe stato allora un partito di centro-destra. Lo stesso si può dire delle politiche del partito socialista francese, e naturalmente dell’Italia dove i Democratici sono ex-comunisti ormai stabilmente nel campo della destra. (Nicola Melloni, “Disuguaglianza e Democrazia. Intervista a Branko Milanovic”, micromega)
I VERI RESPONSABILI DELL’AUMENTO DELLA POVERTÀ IN OCCIDENTE? OCTOPUSSOROS, LA CABALA E I QUISLING DELLA UR-SINISTRA
Lo sfaldamento delle risorse del ceto medio occidentale ha un’unica responsabile: la Globalizzazione.
Da 25 anni le Ur-Lodge ultra-reazionarie e George Soros, con la sua Open Society Foundations, hanno organizzato colpi di stato in tutto il mondo per favorire la nascista di una Società Aperta Globale e Totalizzante, conosciuta impropriamente come New World Order. La talassocrazia USA è stata il braccio armato di tale processo.
I dati mostrano che la globalizzazione è stata senza dubbio uno dei fattori principali di questo cambiamento nella distribuzione del reddito. Ovviamente non è l’unico, ci sono anche il cambiamento tecnologico e quello politico. Ma non possono essere separati dalla globalizzazione. Lo stesso cambiamento tecnologico – a prima vista una innovazione neutra – non avrebbe potuto sviluppare a pieno i suoi effetti senza la globalizzazione. (Branko Milanovic, “Globalizzazione e disuguaglianza di reddito”, micromega)
La Ur-Sinistra Globale esplica un ruolo esiziale (per noi) ed essenziale (per la Dittatura del Capitale).
In questo interrogatorio pubblico Bettino Craxi ironizza sul ruolo esercitato dal Presidente emerito Giorgio Napolitano (secondo Gioele Magaldi affiliato alla contro-iniziatica Ur Lodge Three Eyes, cfr. “Massoni Società a responsabilita illimitata”) in relazione ai finanziamenti occulti dell’URSS al PCI.
L’ILLUMINISMO E IL CAPITALISMO TOTALITARI
L’illuminismo è il nuovo Totaler Staat Globale. Come abbiamo reso manifesto nel nostro articolo,
Illuminismo e Cabala – L’Isola di Avalon
Illuminismo e Cabala – L’Isola di Avalon
PRIGIONIERI DELLA MATRIX. La Cabala grazie all’Illuminismo e ai suoi feti deformi Capitalismo e Libero Mercato sta portando all’estinzione la Civiltà Umana.
Source: www.isoladiavalon.eu/illuminismo-e-cabala/
IL CONFORTO DELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE
Le nostre teorie hanno il conforto dei francofortesi.
Con l’avvento della società industriale l’apparato produttivo tende a diventare totalitario (…) La tecnologia serve per istituire nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, più efficaci e più piacevoli”. (H. Marcuse)
La critica marxiana classica aveva postulato la “neutralità” della scienza.
Così non è: il dominio dell’uomo sulla natura si trasforma nel dominio dell’uomo sull’uomo; “l’umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano», sta sprofondando in «un nuovo genere di barbarie», nel nuovo e più esiziale totalitarismo globale: «l’illuminismo totalitario».
L’illuminismo avrebbe dovuto abbattere paure e mitologie ascientifiche. Grazie al Capitalismo e alla Globalizzazione, in realtà esso ha posto ai piedi dell’uomo postmoderno catene ben più grevi delle precedenti. Il trionfo del progresso è solo il ritorno ad una nuova Barbarie. Globale.
I Francofortesi avevano ben compreso tutto ciò:
«Ma la Terra totalmente illuminata splende all’insegna di trionfale sventura». (Horkheimer-Adorno,1947)
E chissà se dietro a questo aforisma non si celi un contenuto esoterico, oltre a quello palese, manifesto. Exoterico.
IL PESSIMISMO DEI FRANCOFORTESI
Il pessimismo dei filosofi di Francoforte è l’emblema della realtà cacotopica in cui viviamo.
L’Illuminismo è l’idea che la società borghese ha di sé; un’idea che però spesso si blocca, per paura, di fronte alla verità, non sempre rischiarata dal lume della ragione. Quando la realtà si fa intimamente contraddittoria e irrazionale, il pensiero illuministico-borghese non ha il coraggio di criticarla e smascherarla. Così il regresso dell’Illuminismo (“autentico rampollo della civiltà moderna”) a mitologia (irrazionalità) non va ricercato nelle moderne mitologie nazionalistiche, quanto piuttosto nella “paralisi” dell’Illuminismo stesso; una paralisi che condanna lo spirito moderno-contemporaneo alla cecità e all’incapacità di intervenire negativamente e criticamente sulla realtà. […]
Le potenze economiche riducono all’inferiorità culturale, politica, ecc., gran parte della popolazione, annullando ogni potere decisionale del singolo. Allo stesso tempo portano a livelli finora mai raggiunti il dominio della società sulla natura; le masse e i singoli vengono svuotati da una parte e riempiti (di merci, di beni, di consumi, ecc.) dall’altra. Lo spirito (la cultura e il pensiero di un popolo) viene reificato; diventa una cosa (merce), perciò non è più spirito. “La valanga di informazioni minute e di divertimenti addomesticati scaltrisce e istupidisce nello stesso tempo”. (Adorno – Horkheimer, “La Dialettica dell’Illuminismo”)
LA TRADIZIONE DI RENÉ GUÉNON
Noi personalmente, troviamo alcuni punti di contatto sulla critica all’illuminismo totalitario dei Francofortesi e la Tradizione guenoniana.
Questo, secondo Guénon, è il Tempo del Declino e ogni pulsione prometeica di mutarne il verso, di capovolgere il senso degli eventi, si libra – per ciò stesso – nei cieli dell’utopia. Insomma, Guénon, custode di una Tradizione perduta, ci suggerisce non di lottare per cambiare il mondo esterno, ma di lottare per cambiare il mondo interno, per non spegnere la piccola fiaccola di ‘altezza’, di ‘profondità’, di ‘senso’, di ‘sacro’, ancora accesa in noi, sempre che lo sia. In attesa di una svolta che verrà – questo è certo – ma non grazie all’umanità attuale. Piuttosto, nonostante essa. (“Guénon: macché progresso, scivoliamo verso la barbarie”, libreidee.org)
Non è casuale che la filosofia guenoniana sia totalmente invisa e contrastata dagli ideologi della Ur-Sinistra; il semiotico Eco la assimilava al pensiero di Jiulius Evola. Per cui aveva coniato il termine di Ur-Fascismo.
Infatti, come scrive Marcello Veneziani,
A sinistra […] si censura, si ignora, si condanna a morte civile. O se è un traditore, lo si caccia e lo si sconfessa, destinandolo alla damnatio memoriae; da Vittorini a Pansa, passando per una marea di casi. Quelli di destra avranno mille difetti ma leggono e criticano gli intellettuali di sinistra. L’inverso non accade: la sinistra, intellettuale e politica, ignora e cancella i non conformi o quelli che giudica perdutamente “di destra”. (“Ma l’egemonia culturale è di Eco o della D’Addario?”, ilgiornale.it)
I PROBLEMI DI SOROS
Il problema sorto in questi anni alla costituzione della Piovra Mondiale vagheggiata da Octoposussoros è che la crisi globale ha (finalmente) aperto gli occhi a milioni di elettori occidentali che, fino a qualche anno fa, avrebbero votato la Sinistra senza neanche preoccuparsi degli aspetti più esiziali della Globalizzazione.
Siffatti propagandisti del Neoliberismo Globale, da George Soros alla pletora dei politici Quisling della Sinistra Monetarista pro-austerity (un ossimoro), appoggiati come sono dall’incredibile fuoco di sbarramento degli appecoronati Mainstream Media (il 95% dei media mondiali), erano convinti che la classe media occidentale, pur avvolta nelle spire della Grande Recessione, avrebbe risposto come la fanfara (quasi totale) dei Media ordinava di fare.
Brexit, la trombatura della cabalista Hillary Clinton e la supermazzata elettorale del 4 dicembre 2016 rimediata da quello che De Bortoli definisce «Caudillo e maleducato di talento», Matteo Renzi, hanno radicalmente cambiato le prospettive di globalizzazione della Cabala Mondiale e dell’Architetto del Caos, George Soros.
Ur-Sinistra e i Costruttori del Caos – Prima parte – L’Isola di Avalon
Ur-Sinistra e i Costruttori del Caos – Prima parte – L’Isola di Avalon
OCTOPUSSOROS ATTACCA ORBÀN, UN EX ALLEATO CHE ORMAI LO CONOSCE FIN TROPPO BENE
L’oligarca George Soros, è ormai disperato. Al momento il suo obiettivo principale è travolgere il premier ungherese Viktor Orbàn.
Afferma il cabalista Soros riferito ad Orbàn: «Si è convertito a leader di uno Stato mafioso».
Che siffatto individuo. il Soros. accusi altri di essere mafiosi, fa sovvenire la frase di Gesù Cristo:
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (Luca 6,41)
George Soros, che è uno dei Gran Maestri della Monade della Cabala Globale, un’entità infinitamente più perniciosa e deleteria di qualsiasi mafia nazionale o regionale, dovrebbe soppesare maggiormente le accuse.
Il Soros dovrebbe esplicitare perché un ex alleato adesso lo vede come il “nemico pubblico numero uno”. Forse perché l’ex allievo ha finalmente realizzato chi o cosa era effettivamente il suo Maestro e mecenate?
Orbán [ha usufruito] di una borsa di studio a Oxford finanziata dal miliardario statunitense nel 1989, quando ancora i due non erano nemici. Come non lo erano quando l’attuale premier ungherese militava nell’anticomunista e liberale Alleanza dei Giovani Democratici, embrione di Fidesz e anch’essa finanziata da George Soros. (ilfattoquotidiano.it)
ORBÀN SA CHE SOROS VUOL ANNICHILIRE L’UNGHERIA IN NOME DELLA OPEN SOCIETY GLOBALE
“L’intera vicenda ruota attorno a George Soros, nascosta agli occhi del pubblico e attraverso le sue organizzazioni ungheresi, con il sostegno all’immigrazione illegale”, ha detto il primo ministro ungherese giustificando così, in una intervista al quotidiano Magyar Idok, la decisione di chiudere la Central European University (Ceu) di Budapest, l’università fondata dal finanziere americano.
Nell’intervista Orbàn accusa apertamente Soros di finanziare “innumerevoli organizzazioni di lobby travestite da associazioni civiche” e, al tempo stesso, di mantenere “una propria rete, con i suoi portavoce, i suoi media, molte centinaia di persone, la sua università”. Un’attività, quella del finanziere americano nato a Budapest, dalla quale l’Ungheria deve proteggersi. Di questo Orban ne è certo. E per questo è ben determinato a combattere Soros e tutte le organizzazioni che gravitano attorno a lui. (ilgiornale.it)
GEORGE SOROS, ORMAI TI ABBIAMO “SGAMATO”
Ci appropriamo (solo stavolta) del linguaggio da trivio del capo del renzismo e affermiamo che abbiamo sgamato Octopussoros-George Soros.
I turpi piani di George Soros, come l’Illuminismo Totalitario che egli ontologicamente rappresenta, sono disvelati finalmente, sotto una cruda luce di globale sventura.
L’oligarca Soros potrebbe dispiegare anche 180 miliardi di dollari, ma i suoi sforzi diventano vani, se «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, […] ai poveri è annunziata la buona novella».
gli sconfitti della crisi [cioè noi, ndr] possono tranquillamente trovare una rappresentazione politica a destra. Ed è proprio quello che sta succedendo. Nell’Europa mediterranea, per il momento, c’è uno spostamento a sinistra, col governo socialista in Portogallo e con Syriza, e con l’incognita Podemos.
Il resto dell’Europa però si sta muovendo a destra: è una destra diversa da quella thatcheriana, che fa del problema dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia, che è più protezionista, è xenofoba, e contro la globalizzazione. La diseguaglianza quindi sta diventando un tema di aggregazione del consenso sia per la sinistra (radicale) che per la destra, mentre i partiti centristi vengono progressivamente schiacciati. Sarò onesto, non capisco davvero quali ragioni possano portare un elettore giovane, o anche di mezza età, in Francia, a votare per Hollande. Cosa rappresentano i socialisti in Francia? [e, aggiungiamo noi, cosa rappresentano i Democratici renzisti in Italia?, ndr] (Nicola Melloni, “Disuguaglianza e Democrazia. Intervista a Branko Milanovic”, micromega)
LE ONG DI OCTOPOSUSSOROS VENGONO INDAGATE
Il cabalista Soros può dispiegare 18 miliardi di euro alla sua Open Society Foundations, ma non può impedire a magistrati indipendenti di indagare sulle ONG al servizio del Migrazionesimo.
Si apre un nuovo capitolo nelle indagini che da un anno alcuni procuratori siciliani, e in particolare Ambrogio Cartosio per la procura di Trapani e Carmelo Zuccaro per quella di Catania, conducono sull’operato delle ong nelle operazioni Search and Rescue (SAR) nel Mediterraneo. Da agosto nel mirino del pm di Trapani c’è Save The Children (Stc), l’ong di origini britanniche che solca il mare nostrum con la Vos Hestia.
DALLA VOS HESTIA…
erano partite le segnalazioni e i video che avevano gettato sui volontari tedeschi della Jugend Rettet l’ombra del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Furono tre operatori di un’azienda di sicurezza, la Imi Security Service, ingaggiata da Vroon, l’armatore olandese della nave, a riprendere il dubbio operato della nave tedesca Juventa: Floriana Ballestra, Lucio Montanino e Pietro Gallo, coordinati dal direttore dell’azienda Christian Ricci. A seguito della segnalazione all’Aise, il servizio segreto per l’estero, da parte di un agente del Servizio Centrale Operativo (Sco) infiltrato sulla Vos Hestia, Luca Bracco (secondo la difesa dei tedeschi coinciderebbe con la persona di Gallo), il gip Emanuele Cersosimo aveva ordinato il sequestro della nave Juventa bloccando di fatto l’attività di Jugend Rettet nel Meditrraneo.
La stessa sorte è toccata questo lunedì alla Vos Hestia di Save The Children. I poliziotti dello Sco su ordine della procura di Trapani hanno ispezionato la nave ormeggiata al porto di Catania. Non un semplice controllo delle forze dell’ordine, ma un decreto di perquisizione e di sequestro che porta la firma dei pm Andrea Tarondo e Antonio Sgarrella con l’ordine di appropriarsi di cellulari, computer e documenti “indispensabili al fine di accertare le modalità di acquisizione delle notizie relative alle partenze dalle coste libiche delle imbarcazioni”.
Il capo di accusa, ancora una volta, è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. (Francesco Bechis, “Ecco gli ultimi guai giudiziari per Save the Children”, formiche.net)
La parte che riguarda le ONG inquisite (“Iugend Rettet” e “Save The Children”) è nell’ultima parte della puntata di “Quarto Grado”:
http://www.video.mediaset.it/video/quarto_grado/full/puntata-dell1-dicembre_783244.html
NOI CERCHIAMO, COME OSCURI MINATORI, DI TROVARE LA VERITÀ MENTRE ALTRI STRAPARLANO DI FAKE NEWS
La Ur-Sinistra globale, per giustificare le sconfitte patite nel 2016, adesso ciarla di effetto Fake News. Fingendo di dimenticare che la Cabala Globale e i suoi oligarchi controllano il 90% dei Mainstream Media, adusi a dispiegare informazione utile ai fini del Capitalismo Totalitario.
Solo in Italia, possiamo citare tra gli instrumentum regni Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, per non parlare della RAI, totalmente in mano al renzismo.
I giornali appecoronati al regime mai hanno messo Matteo Renzi di fronte ad una soltanto della sua infinita sequela di bufale, anzi di bombe.
Un esempio tra un’infinità da cui pescare, le false promesse del “Bomba di Rignano” che mai si sarebbe toccato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori:
Ecco cosa afferma oggi il lider maximo nazionale della Ur-Sinistra Globale e Globalizzante:
FORTUNATAMENTE NON TUTTI I GIORNALISTI SONO TURIFERARI DELLA CABALA DI OCTOPUSSOROS E DELLE BOMBE RENZISTE
Se il Bomba ciarla di aver aumentato i lavoratori di un milione di unità, rieccheggiando l’altro propalatore di proclami e bombe sesquipedali – il pregiudicato e ineleggibile Silvio Berlusconi – qualcuno dice la verità:
Abolire l’articolo 18 per rilanciare l’economia è un totem ideologico. Anzi, un falso clamoroso. Renzi, come gli altri supporter dell’abolizione, lo sa bene: lo sa così bene che fino all’altro giorno chiosava, giustamente, che non era la presenza dell’articolo 18 ad interessare alle imprese, ma avere una burocrazia e una giustizia efficienti. Oggi, non ha cambiato idea – cosa di per sé saggia, perché il saggio impara dall’esperienza ed è pronto a cambiare idea – ma ha deciso di perseguire, non l’interesse generale, ma un interesse di parte del mondo imprenditoriale italiano: l’abbassamento dei salari.
La verità, invece, è che non esiste una correlazione empirica fra deregulation del mercato del lavoro e aumento dell’occupazione. Al punto che lo stesso capo economista dello FMI e sostenitore delle politiche di flessibilità e austerity, Olivier Blanchard, – non un pericoloso comunista! – ha dovuto riconoscerlo. […] (Alessio Postiglione, “Abolizione Articolo 18, il vero obiettivo è la riduzione dei salari”, huffingtonpost.it)
LE “RIFORME” RENZISTE GRIFFATE JPMORGAN CHASE E MARIO DRAGHI, IN PRIMIS LA DEFLAZIONE SALARIALE
L’abolizione delle tutele, invece, comporta sempre un indebolimento del potere di contrattazione dei lavoratori ed una compressione dei salari. Un’azienda, infatti, per risparmiare, senza articolo 18, potrebbe licenziare un padre di famiglia dallo stipendio elevato per assumerne il figlio; ma il saldo sull’occupazione è nullo: uno dentro uno fuori. […]
In Italia, dunque, l’ulteriore compressione salariale indotta dall’abolizione dell’articolo 18 non solo non aumenterebbe l’occupazione, ma creerebbe un esercito di working poor, di lavoratori poverissimi che, non consumando, farebbero avvitare su se stessa l’economia, aggravando la recessione e peggiorando le condizioni stesse dello Stato, a causa della conseguente riduzione del gettito fiscale. (Alessio Postiglione, “Abolizione Articolo 18, il vero obiettivo è la riduzione dei salari”, huffingtonpost.it)
La Cabala Globale plaude perché, grazie a Renzi, a parità di salario, «la gente lavora più di prima». È vero, come provano i lavoratori di Amazon Italia dell’oligarca Jeff Bezos (proprietario, tra l’altro, del Washington Post, il principale instrumentum regni della Transnational Capitalist Class).
Qui la denuncia de “L’espresso”.
A quanto pare, per Renzi, l’articolo 18 è un totem che va contrastato per permettere ai profeti della Globalizzazione – come Octopussoros, Cook e Bezos – ispiratori della politica economica dell’oligarchico e aristocratico Partito Democratico, di imporre il totem dell’asservimento dei lavoratori alla competitività del Tanatocapitalismo globale.
Come i neoservi di Jeff Bezos, oggi l’oligarca più ricco del mondo.
BEZOS È PERICOLOSO QUANTO OCTOPUSSOROS
«Bezos ha acquisito la sua ricchezza grazie allo sfruttamento della sua forza lavoro, circa 300.000 persone in tutto il globo», scrive “Dedefensa” citando il sito economico Wsws.org. «I lavoratori di Amazon guadagnano 233 dollari al mese in India, per una media di solo 12,40 dollari l’ora negli Stati-Uniti». I dipendenti hanno tutele minime, salari bassi, contratti flessibili e spesso temporanei, aggiunge “Dedefensa”, in un post tradotto da Vollmond per “Come Don Chisciotte”. A rischio, pare, anche le condizioni di sicurezza sul lavoro: «In settembre, quando Phillip Terry, di 59 anni, è stato schiacciato da un carrello elevatore in una fabbrica di Amazon a Indianapolis, il ministro del lavoro ha dichiarato che l’impresa potrebbe essere costretta a pagare 28.000 dollari d’ammenda. Bezos guadagna una cifra simile in un minuto, più dei suoi operai americani in un intero anno». La società, inoltre, «esige gli stessi privilegi dei governi del mondo, privilegi fiscali e altre agevolazioni gratuite in cambio della costruzione dei suoi magazzini». […]
Ma il binomio Bezos-Amazon, aggiunge “Dedefensa”, ha un tratto assai particolare, ovvero «la sua relazione estremamente forte e pubblicamente ostentata con la Comunità di sicurezza nazionale (Csn), e in particolare la comunità dell’intelligence». La sua collaborazione con la Cia è ormai palese, rileva il blog (“Amazon è partner CIA”, di Bezos anche il Washington Post” libreidee.org)
UNO DEI POCHI GIORNALI CHE LAVORA CONTRO LE FAKE NEWS DELLA NUOVA DESTRA (LA UR-SINISTRA GLOBALE) E CONTRO LE FAKE NEWS DELLA DESTRA TRADIZIONALE: «IL FATTO QUOTIDIANO»
Marco Travaglio di tutto può essere accusato tranne di non essere sempre stato coerente. Non come Eugenio Scalfari, caporedattore di “Roma Fascista” ai tempi del Fascismo, comunista con il Comunismo, neoliberista con il Neoliberista e ora – addirittura – berlusconista.
Ecco cosa scrive Travaglio su Renzi e sui suoi consiglieri informatici:
Che il politico più bugiardo della storia recente, detto non a caso il Bomba fin dalla più tenera età, dichiari guerra alle fake news, è già molto comico. Che annunci una legge (tanto la legislatura è finita) per multare chi le diffonde […] e “un report quindicinale del Pd” per smascherarle […], è irresistibile. Che le spacci per una grave turbativa delle prossime elezioni, come se non avesse in mano tutta la Rai e gran parte della stampa, è da scompisciarsi. Tipo il bue che dà del cornuto all’asino.
O tipo il suo compare B. che passeggia sulla lingua di Fabio Fazio deplorando la piaga dell’evasione fiscale (dall’alto della condanna per frode fiscale), tuonando contro i parlamentari che cambiano casacca (lui che ne ha comprati a carrettate), accusando la sinistra di non aver evitato i danni dell’euro (partito nel 2002, nel pieno del suo secondo governo 2001-06), citando le “nostre esperienze conoscitive su minori immigrati” (tipo Ruby) senza un pigolio del sedicente intervistatore.
Ma il meglio lo danno giornaloni e tv, maggiori produttori mondiali di fake news, che prendono sul serio i due ballisti supremi.
E, per darsi importanza, si fanno scudo del New York Times, del Dipartimento di Stato Usa e del celeberrimo Atlantic Council di Washington. (Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, ilfattoquotidiano.it)
LE INCHIESTE DELLO STROPPA
Continua Travaglio che
poi si scopre sul NYT l’articolo sulla Spectre Putin-Salvini-Grillo l’ha scritto un ex hacker di Anonymous, Andrea Stroppa, consulente prima di Carrai e ora di Renzi. Il quale, forse per la giovane età, ignora che i migliori amici di Putin in Italia sono B. (che, dopo vari soggiorni nella famosa dacia, gli ha regalato un piumone votivo) e Renzi (che si oppose a nuove sanzioni alla Russia proposte da vari Paesi Ue, Merkel compresa). Così Renzi sventola il NYT, per darsi un tono internazionale e nascondere la manina del suo hackerino tascabile nei falsi allarmi sulle fake news grillorusse. (Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, ilfattoquotidiano.it)
LA FAKE NEWS SU “BEATRICE DI MAIO”
E il report dell’Atlantic Council The Kremlin’s Troyan Horses (i Cavalli di Troia del Cremlino) sapete di chi è? Uno degli autori è Jacopo Iacoboni della Stampa, con un saggio molto pensoso sull’Italia putinista che cita in quattro note a pie’ di pagina gli articoli di Iacoboni. Del resto trattasi dello scopritore della centrale di fake news russo-casaleggiane capitanata da Beatrice Di Maio, la moglie di Brunetta. Perciò La Stampa lo considera un esperto di fake news: ieri il fake journalist anti-fake ha intervistato (si fa per dire: più che un’intervista, una respirazione bocca a bocca) il “brillante informatico” Stroppa, facendogli sputare un po’ di bile sul Fatto e sul sottoscritto.
Insomma, se la canta e se la suona. Ora, dopo aver sentito Stroppa per confermare le tesi di Stroppa, Iacoboni intervisterà Iacoboni per convalidare le teorie di Iacoboni. Il bello di questa batracomiomachia su un tema che non frega niente a nessuno, è che non si è ancora capito quali sarebbero le formidabili fake news in grado di ribaltare gli esiti delle elezioni. A parte, si capisce, quelle di giornali e tg contro gli oppositori sprovvisti di giornali e tv. […]
Altro che fake news: il vero guaio di Renzi non sono le notizie false, ma quelle vere. (Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, ilfattoquotidiano.it)
LA FISSA PARANOICA DELLA UR-SINISTRA SUGLI “ALGORITMI DEL MALE,” MAGARI SVILUPPATI PERSONALMENTE DA PUTIN
Scriveva lo Iacoboni su la Stampa,
Beatrice [Di Maio] si muove dentro quella che è configurata come una struttura: a un’analisi matematica si presenta disegnata a tavolino secondo la teoria della reti, distribuita innanzitutto su Facebook (dove gravitano 22 milioni dei 29 milioni di italiani sui social), e – per le élite – su Twitter.
Ha un andamento assai ingegnerizzato. Su Facebook, la rete è costituita da un numero limitato di account di generali (da Di Maio e Di Battista a Carlo Martelli, figura virale importante, in giù) e – tutto attorno – da una serie di account di mediatori top e, aspetto decisivo, da pagine e gruppi di discussione che fanno da camera di risonanza. In basso vi sono semplici attivisti o fake di complemento: gli operai. Immaginate una mappa geografica: gli snodi (hub) sono le città e i villaggi, fortemente clusterizzati (aggregati a grappoli); i mediatori e soprattutto i connettori sono le strade. Naturalmente, una rete così recluta anche tanti attivisti reali, che non possono vedere l’architettura, assorbiti dalla pura gravità dei nodi centrali: la struttura si mimetizza con l’attività spontanea come un albero in una foresta. Eventuali falsi e calunnie, ovunque generate, si viralizzano, venendo spostati dal centro alla periferia, anonimizzati, quindi meno.
Il surreale è che il quotidiano la Stampa ha attribuito a questo articolo il premio Igor Mann…
SURREALISMO ALLO STATO DELL’ARTE. BEATRICE DI MAIO NON ERA UN ALGORITMO DELLA CYBER-PROPAGANDA M5S, MA LA MOGLIE DI BRUNETTA!
Beatrice Di Maio, “l’account chiave” inserito in una presunta struttura di cyber propaganda del Movimento 5 Stelle per gettare fango sul Partito Democratico e sul Governo (raccontata da un articolo di Jacopo Iacoboni su La Stampa) è in realtà Titti Brunetta, moglie di Renato. “Tommasa Giovannoni Ottaviani, moglie e madre di due ragazzi. Arredatrice di interni…”. A dirlo, in un’intervista pubblicata oggi da Libero, è la stessa signora Ottaviani. Moglie del capogruppo FI alla Camera Renato Brunetta. […]
“Tutti a parlare di fake news e di come la gente sui social sia stupida e creda a tutto. Ma vi siete visti? Vi siete bevuti la fake news della Stampa come i bambini che credono alla storia di Babbo Natale. Ci aspettiamo le scuse di tutti. Tutti. Questa campagna diffamatoria contro il MoVimento 5 Stelle deve finire una volta per tutte”, si legge […] sul blog di Grillo.
Grillo afferma poi “che non è più sostenibile che un personaggio del genere [Iacoboni, ndr] utilizzi La Stampa (giornale autorevole fino a qualche anno fa) per denigrare quotidianamente la prima forza politica del Paese”.(huffintonpost.it)
UNA FAKE NEWS SESQUIPEDALE QUELLA SULL’ACCOUNT TWITTER “BEATRICE DI MAIO”
Come ha confermato Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano non esiste alcuna un’indagine “sull’account chiave” della propaganda pentastellata ma solo eventualmente un’indagine volta ad accertare la possibilità di dare corso alla querela di Lotti. Anzi ad essere precisi anche la denuncia di Lotti, nel momento in cui è stato pubblicato il pezzo di Iacoboni, non era ancora ancora stata trasmessa alla Procura di Firenze. Nessuna indagine quindi, anche se ci si può aspettare che ci sarà, ma solo in merito alla querela per diffamazione.
Inoltre è impossibile non sottolineare un aspetto fondamentale della questione dal punto di vista giornalistico: quando si parla di analisi di metadati, algoritmi e quant’altro il minimo sindacale che si può fare è postare la prova delle proprie affermazioni ovvero pubblicare quei dati. Perché un’analisi di questo tipo è certamente possibile sia dal punto di vista matematico che informatico, ma da che mondo è mondo certe affermazioni vanno provate.
Ma Iacoboni quelle informazioni, quelle analisi non le ha mai rese pubbliche. E il motivo potrebbe essere spiegato con il fatto che l’assunto da cui parte è l’esistenza della famigerata “Struttura Delta” della Casaleggio, uno staff nello staff come la ha definita Iacoboni in un pezzo pubblicato a febbraio. A capo di questa Struttura, che sarebbe in grado (come già quella al servizio di Berlusconi) di dare lo spin a certe notizie e informazioni in modo da favorire il MoVimento, ci sarebbe secondo Iacoboni e la sua fonte Pietro Dettori. È interessante notare che l’esistenza della Struttura Delta, una sorta di “staff dello Staff” è stata rivelata a Iacoboni da un ex Casaleggio, Marco Canestrari che infatti ha molto difeso Iacoboni in questi giorni man mano che in molti si rendevano conto dell’inconsistenza delle analisi sui metadati basati sull’algoritmo misterioso che ha consentito di identificare Beatrice Di Maio. (Giovanni Drogo, “Beatrice Di Maio: come passare dalla struttura della Casaleggio alla moglie di Brunetta”, nextquotidiano.it)
SAGACEMENTE DROGO CHIOSA
forse allora Renato Brunetta è Casaleggio (ma dobbiamo ancora ultimare le analisi matematiche sui metadati relativi all’ex ministro della Pubblica Amministrazione). Nel frattempo Brunetta difende la moglie spiegando a Repubblica che si tratta di impegno civili e legittima satira. (Giovanni Drogo, “Beatrice Di Maio: come passare dalla struttura della Casaleggio alla moglie di Brunetta”, nextquotidiano.it)
GLI STESSI PROTAGONISTI – PER GIUSTIFICARE LE SCONFITTE ELETTORALI – PERSEVERANO SUGLI ALGORITMI E SULLE FAKE NEWS…
Qui siamo in piena farsa fliacica. A cui ovviamente la maschera del cattivo babau globale viene imposta sempre a Vladimir Putin, la nemesi incessante di Octopussoros.
Iacoboni e certo Quattrociocchi discettano nientepopodimeno che di clusterizzazione ingegneristica di fake news:
«È come nella Russia di Putin, o nell’America della campagna Trump: diventa centrale la cognitive inoculation, meccanismi di inoculazione delle credenze, specialmente false credenze, o false notizie. Ma l’ingegneria ha un peso decisivo. Non mi sorprende che accada anche nel web italiano». Walter Quattrociocchi ha appena scritto un libro, «Misinformation» (assieme a Antonella Vicini. Guida alla società dell’informazione e della credulità), che studia come falsa informazione, propaganda e black propaganda, e non di rado calunnie, diffamazioni seriali e veri e propri reati, stanno inquinando pesantemente lo spazio pubblico. Anche nelle democrazie. Quattrociocchi è ricercatore all’Imt di Lucca.[…]
Può fare alcuni esempi di “clusterizzazione ingegneristica”? Il primo che le viene in mente.
«Direi che queste tecniche sono usatissime da Vladimir Putin, in Russia. I maestri sono loro [Oh, il primo che gli viene in mente chissacomemai è il babau Putin, ndr]. Tecniche studiate, documentate. (lastampa.it)
Quando gli autoreferenziali debunker anticomplottisti – che in re ipsa hanno un modus operandi che suscita infinite perplessità – giocano il ruolo dei complottisti, diventano surreali.
Qualunque cosa succeda nel mondo, per siffatti individui, è sempre colpa di Vladimir Putin, dalle scariche diarroiche della Clinton alle pernacchie rivolte al “trenino di Renzi”.
E secondo la Ur-Sinistra italiota a spernacchiare Renzi avrebbe potuto esserci anche la bête noire Putin, magari a gridar contro all’ex premier renzista – con accento regionale –“Pinocchio” e “Buffone”…
ECCO SPIEGATO PERCHÉ …
È sempre colpa di Putin, non della politica da nuova Destra della Ur-Sinistra Globale e di quella renzista nel particolare locale; Travaglio ne spiega sarcasticamente il perché
il 4 dicembre, 20 milioni di italiani bocciarono la schiforma costituzionale: non perché aboliva l’elettività (ma non l’immunità) dei senatori, riempiva il Senato di sindaci e consiglieri inquisiti, non perché incasinava l’iter legislativo con una decina di sistemi diversi, non per l’astuta minaccia (anzi, l’allettante promessa) di Renzi di lasciare la politica in caso di sconfitta. No: perché un buontempone del web s’era inventato che Matteo aveva i gufi pure in famiglia. (Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, ilfattoquotidiano.it)
LE FAKE NEWS RENZISTE
Ora, per carità, chi si è bevuto la fake news degli americani che votano Trump e degli inglesi che votano la Brexit perché subornati dalle fake news made in Russia, e non per la rivolta mondiale degli esclusi contro gli establishment, può credere di tutto: pure che Renzi abbia perso tutte le elezioni dell’ultimo biennio non per i fallimenti del suo governo, ma perché gli italiani credono alle fesserie di qualche webete.
Se, anziché ai soliti camerieri e ai nuovi complottisti, si affidasse a qualche essere raziocinante, scoprirebbe i veri motivi della débâcle: la crisi che non passa, le tasse che non calano, il lavoro che non c’è, la casta che impone sacrifici agli altri, gli scandali Etruria, Consip, Expo, Mose, Mafia Capitale ecc., la gestione sciagurata dei crac bancari, le aspettative create con promesse così mirabolanti che non avrebbero soddisfatto nessuno neanche se lui le avesse mantenute. E, a gettare altro sale sulle ferite, il mantra del “tutto va ben madama la marchesa” che, lungi dal rincuorare chi sta peggio, lo fa incazzare vieppiù. (Marco Travaglio, “Bugiardi senza gloria”, ilfattoquotidiano.it)
SUL CONSIGLIERE INFORMATICO DI RENZI RINCARA LA DOSE IL QUOTIDIANO «LA VERITÀ»
In Italia è scoppiata la sindrome da fake news e farla esplodere è stata un ventitreenne un po’ coatto di Torpignattara, periferia degradata di Roma. Il suo nome è Andrea Stroppa e ama farsi selfie con personaggi noti, in stile Forrest Gump. Il 13 dicembre 2016, si è regalato un autoritratto con Matteo Renzi, all’ epoca premier uscente, aggiungendo questo commento: «Ero di passaggio a Pontassieve e ho incontrato questo signore che mi ha chiesto di dargli una mano a mettere a sposto degli scatoloni». […]
Per capire la genesi dei presunti scoop di Stroppa bisogna ricostruire la storia un po’ misteriosa di questo cacciatore di troll altrui. Il ragazzo nel 2013 viene arrestato per una vicenda legata ad Anonymous e ad occuparsi di lui è il Tribunale per i minorenni (i fatti risalivano a quando aveva 17 anni). Per questo, all’ epoca, il suo nome non esce sui giornali, ma, probabilmente, finisce sui taccuini di qualche selezionatore di smanettoni. Tanto che solo due mesi dopo l’ arresto, Stroppa pubblica una ricerca sul New York Times e il Corriere della sera lo intervista per farlo pontificare sui giovani italiani debosciati. […]
Negli ultimi mesi l’ ex hacker si è messo in proprio, utilizzando l’ incredibile rete di contatti che in quattro anni il suo nuovo giro toscano gli ha messo a disposizione. A partire dai link con il mondo diplomatico e istituzionale Usa e israeliano. Per non parlare dei rapporti con l’ intelligence dei due Paesi. Un legame ammesso dallo stesso Stroppa su Facebook: «Ho avuto il piacere di confrontarmi con analisti dell’ intelligence, ex veterani della Cia, consiglieri di importanti rappresentanti di altri Paesi e alti dirigenti delle più importanti società tecnologiche statunitensi». (Giacomo Amadori per LaVerità.info)
LA SCUOLA DELLA CIA
Una scuola, quella delle barbe finte a stelle e strisce e dei suoi analisti (da Edward Luttwak a Michael Ledeen), a cui si sono abbeverati anche altri protagonisti dell’ ultima Leopolda. E che probabilmente ha aperto a Stroppa la strada delle redazioni che contano, dal Nyt al Wall street journal, ma anche quelle anche del Guardian, di Russia Today e dei portali cinesi. A cui ovviamente non poteva arrivare da solo. Le ricerche di Stroppa non sono destinate solo ai media, ma anche, parole sue su Facebook, «in una forma più privata () ad altri soggetti», probabilmente agenzie governative e forze di polizia.
Il giovanotto, come detto, era stato arrestato per aver bucato insieme a un gruppo di presunti hacktivisti della rete di Anonymous alcuni siti istituzionali come quello della Guardia costiera, di un sindacato di polizia, della Banca di Imola e dell’ università Luiss. «Ho fatto degli errori, ho commesso dei reati e ne ho risposto di fronte la legge. Di fronte un tribunale, quello dei minorenni. Ho ottenuto il perdono giudiziale e ho ricominciato la mia vita» ha spiegato Stroppa. (Giacomo Amadori per LaVerità.info)
IL MENTORE DELLO STROPPA NEL GRUPPO DI ANONYMOUS AFFERMA CHE,,,
Il suo mentore nel gruppo di Anonymous (i due sono stati arrestati insieme) racconta alla Verità: «L’ ho conosciuto a Roma nel 2011. La base del nostro lavoro è essere capaci di “anonimizzarci”. Lui era molto ingenuo. Comprava le vpn (reti private virtuali) con carte di credito intestate ai suoi famigliari, anziché per esempio con i bitcoin o con carte di credito clonate, e la sua preparazione tecnica era quasi nulla. Entrava nelle chat di Anonymous per imparare e le uniche operazioni alle quali partecipava attivamente erano quelle relative agli attacchi di tipo Ddos cioè quelli che con la generazione di un intenso traffico online mandano in tilt un sito Internet.
«Mi stupii persino che fosse stato coinvolto nell’ inchiesta giudiziaria viste le scarse competenze che aveva e la marginale partecipazione alle operazioni del collettivo italiano di Anonymous. Era forte nella social engineering ossia era capace di carpire informazioni interagendo con le vittime. Insomma era un bravo comunicatore e quando veniva bucato un sito istituzionale, lui e un altro hacker emiliano venivano utilizzati per scrivere il comunicato che veniva messo in Rete». Insomma poca capacità tecnica e molta dialettica. Sembra proprio che Stroppa e Renzi siano fatti della stessa pasta. (Giacomo Amadori per LaVerità.info)
LA VERITÀ È CHE BASTANO POCHE ACCUSE PER GRIDARE AL “GOMBLOTTO” E ALLE FAKE NEWS, MA LE PROVE DOVE SONO?
L’articolo del New York Times [quello imbeccato dallo Stroppa, ndr] ha ricevuto diverse critiche. Ferdinando Giugliano, editorialista economico per Bloomberg, ha sottolineato su Twitter come il titolo e l’impostazione del pezzo del New York Times siano fuorvianti: “Perché definire una iniziativa “italiana” quello che è il lancio di campagna elettorale di Matteo Renzi contro Movimento Cinque Stelle e Lega Nord intorno alle fake news?” […]
Fabio Chiusi, infine, riflette in diversi tweet sulla cornice in cui l’articolo di Horowitz inserisce i dati dello studio di Andrea Stroppa, finendo con il sottodimensionare i temi sollevati a una questione di mera contesa elettorale (Pd/Movimento Cinque Stelle) e interessi geopolitici (Usa-Trump/Putin). […]
C’è un consulente di Renzi, che su richiesta del segretario PD, lavora a dei report sulla disinformazione in Italia, Andrea Stroppa. Stroppa contatterà poi Buzzfeed per segnalare questi risultati, sui cui lavoreranno i giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman, “denunciando” una rete di siti che fanno capo a un imprenditore, che diffondono come sappiamo contenuti anti-immigranti e notizie sensazionalistiche come abbiamo spiegato nella prima parte di questo post. Poi arriva l’articolo del New York Times. I due articoli sono pubblicati pochi giorni prima della Leopolda che lancerà fra i temi principali la questione (semplificata) delle “fake news”, ripresa e amplificata da tutti i media.
La sequenza si conclude con un annuncio mezzo smentito di una legge contro le fake news e con l’intervista a Marco Carrai sul Corriere della Sera, nella quale prospetta addirittura come soluzione una sorta di algoritmo della verità, a cui starebbe lavorando uno scienziato… Idea prontamente bocciata dal Garante per la privacy, Antonello Soro. (Angelo Romano e Arianna Ciccone, “La rete di disinformazione, NYT, BuzzFeed, Renzi, la Propaganda e il Caos Informativo”, valigiablu.it)
ANCHE IL CABALISTA JOE BIDEN AFFERMA CHE È TUTTA COLPA DI PUTIN
Ora che si è scoperto perché Renzi ha perso il referendum costituzionale – non perché la sua “riforma” faceva schifo alla stragrande maggioranza degli italiani almeno quanto il suo governo, ma perché l’ha voluto Putin – siamo tutti più tranquilli. La storia del mondo diventa subito più semplice, quasi banale e molto rassicurante: se Trump batte la Clinton non è perché la supera nella maggior parte degli Stati dell’Unione, ma perché le fake news di Putin hanno convinto gli americani che lei fosse una stronza (come se non ci riuscisse benissimo da sola); se in Gran Bretagna vince la Brexit, non è perché la maggioranza dei britannici votano per uscire dalla Ue, ma per le fake news in cirillico di Putin; se i 5Stelle crescono nei sondaggi, non è perché gl’italiani sono stufi del vecchio establishment che manipola il loro voto con leggi elettorali incostituzionali e con dannosissimi governi di larghe intese mai eletti, ma perché Putin lo vuole. (Marco Travaglio, “Elementare, Biden”, il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2017)
ELEMENTARE, WATSON
Elementare, Watson. Dunque basterà eliminare Putin dalla scena politica russa, e in Occidente tutto tornerà al posto suo: la famiglia Clinton alla Casa Bianca, stavolta con la figlia Chelsea o con la cagnetta Maisie; il Regno Unito nell’Ue; Renzi e/o B. a Palazzo Chigi; ecc.
Ieri però ha chiarito molte cose La Stampa, non nuova a questo genere letterario, da quando individuò in “Beatrice Di Maio” la capo-cellula italiana della Spectre putinian-grillina, salvo poi scoprire che si trattava della moglie di Brunetta. Insomma, una fonte autorevole. Titolone di prima pagina: “L’ex vicepresidente Usa: ‘Così il Cremlino interferì nel referendum italiano’. L’accusa di Biden: Mosca sostiene Lega e M5S”. (Marco Travaglio, “Elementare, Biden”, il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2017)
PUTIN IL TELEPATE
La chiosa finale di Marco Travaglio smonta tutto il complottismo Ur-Sinistro sugli algoritmi putiniani:
I presunti beniamini di Putin, Salvini e Di Maio, sono i principali ostacoli al prossimo governo di Renzi&Berlusconi, cioè dei suoi due migliori amici in Italia: il primo si oppose a nuove sanzioni Ue alla Russia, il secondo è da sempre pappa e ciccia con lui, tra bisbocce in dacia e copripiumoni in dono. Perché mai il Cremlino dovrebbe combatterli? Salvini almeno ha incontrato Putin una volta (molto meno di Renzi e B.). Ma Di Maio non l’ha mai visto in vita sua se non in cartolina. Resta una sola possibilità: che Putin governi il mondo con la telepatia. (Marco Travaglio, “Elementare, Biden”, il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2017)
Il vero problema per le decadenti democrazie occidentali è che ci sono tanti giornalisti e tanti sedicenti debunker o skeptics antiputiniani che, per pagarsi mutuo o auto nuova, si fanno comprare – in cambio di articoli compiacenti a favore dell’Impero del Male USA – da CIA, NATO o da OctopusSoros, come ha svelato Udo Ulfkotte prima di essere stato, forse, liquidato a causa dei segreti rivelati, proprio dalla Cabala Globale:
https://www.youtube.com/watch?v=TQu6IORU9-k
LA TEORIA DEL CAOS
Abbiamo già citato in Ur-Sinistra e i Costruttori del Caos Thierry Meyssan:
E’ il Caos, il Caos Globale in cui i Costruttori del Caos ci hanno precipitato da decenni (se non da secoli…).
Thierry Meyssan ha spesso parlato della “teoria del caos” del politologo neocon Leo Strauss.
Quando, nel 2003, la stampa statunitense ha cominciato a evocare la “teoria del caos”, la Casa Bianca ha risposto evocando un “caos costruttivo”, lasciando intendere che si sarebbero distrutte delle strutture oppressive affinché la vita potesse sgorgare senza ostacoli.
Ma né Leo Strauss né il Pentagono, fino a quel momento, avevano mai utilizzato questa espressione. Al contrario, secondo loro, il caos doveva essere tale che niente potesse strutturarsi, tranne la volontà del Creatore dell’Ordine nuovo, gli Stati Uniti.
Il principio di questa dottrina strategica può essere così riassunto: il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un Paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato. Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta. Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate USA e dell’alleanza che esse guidano, la NATO, consiste esclusivamente nel distruggere Stati. Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washington.
OCTOPUSSOROS E LA CABALA SI SERVONO DELLA NATO PER ABBATTERE I NEMICI DELLA DITTATURA DEL CAPITALE E DEI “MARKETTARI”
Non è un caso che tutte le guerre scatenate dagli USA e dalla NATO siano iniziate con una diffusione di menzogne e diffamazione dei governi che dovevano essere oggetto di “regime change” e di conseguenza venivano indicati dai media occidentali come dittatoriali, violatori dei diritti umani, tirannici ed accusati di compiere atrocità contro il proprio popolo, da Slobodan Milosevic a Saddam Hussein, passando per Gheddafi e al-Assad, abbiamo imparato a conoscere la strategia di falsificazione della propaganda atlantista guidata e diretta dalle grandi centrali di potere dominanti che monopolizzano il flusso delle notizie e indirizzano i commenti degli opinion leaders del sistema. […]
Questo spiega gli attacchi e le insinuazioni contro la Russia di Vladimir Putin, considerato il nuovo Zar o l’eminenza grigia che manovra per destabilizzare l’assetto politico dei paesi occidentali e per fare emergere divisioni ed incomprensioni nell’ambito della UE. (Luciano Lago, controinformazione.info)
OVVIAMENTE LA UR-SINISTRA ITALIANA RIESCE SEMPRE AD ESSERE PIU’ FARSESCA DEGLI ALTRI
La campagna contro le “fake news” di ispirazione russa in Italia rasenta il ridicolo e diventa l’ennesima commedia all’italiana. Sotto esplicita direttiva della Commissione Europea che si è dichiarata pronta a intervenire sul tema delle “fake news” e sulla rimozione dei contenuti illegali in rete, se gli operatori non si attiveranno in maniera efficace per arginare il fenomeno, si sono mossi gli esponenti politici italiani a difesa del “Pensiero Unico”. Se non ci saranno novità (ovvero decreti emanati dal governo) allora dovremo intervenire sul piano legislativo», ha spiegato nel corso di un dibattito, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e lo ha confermato la presidente della Rai Monica Maggioni.
La campagna contro le “fake news”, per come è stata presentata dalle massime cariche istituzionali e politiche del paese, dalla ineffabile Laura Boldrini che ha arruolato presunti esperti cacciatori di “bufale” (della rete web naturalmente non quelle dei grandi giornali) all’impagabile Matteo Renzi, quando il suo stretto collaboratore Marco Carrai, ha dichiarato in serio:
“Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un algoritmo verità che, tramite l’intelligenza artificiale, riesca a capire se una notizia è falsa”. (Luciano Lago, controinformazione.info)
Qui segue un esempio delle #FakeNews renziste, in questo caso quelle della Boschi, disvelate dall’inclita Marco Travaglio:
DALLA PARANOIA DEGLI ALGORITMI AL GRANDE FRATELLO ORWELLIANO
Sotto accusa sono la Lega di Salvini ed i 5 Stelle, accusati di “collusioni con Putin” e sospetti di finanziamenti da parte della Russia, rilanciati anche da un articolo apparso sul New York Times (non poteva mancare).
Senza perdere tempo, due senatori del PD, Zanda e Filippin, hanno presentato in Senato un disegno di legge volto a colpire con pesanti multe e gravi peni detentive i propalatori “di notizie false che suscitano allarme sociale, spesso immesse nel circuito dei social network per condizionare l’opinione pubblica di un Paese”. Obiettivo dichiarato dei proponenti è quello di sanzionare chi commette questo tipo di delitti contro la Repubblica. Imminente quindi la costituzione di un enensimo ente pubblico, una sorta di “Ministero della Verità” che dovrà vigilare sulla conformità delle informazioni fornite in rete ai dogmi previsti dai guardiani del “Pensiero Unico”. (Luciano Lago, controinformazione.info)
ANCHE IL “CORRIERE DELLA SERA” PRENDE LE DISTANZE DAL GRANDE FRATELLO DELLA UR-SINISTRA ITALIOTA
È una tale follia orwelliana, quella dell’algoritmo verità reclamato a gran voce della Ur-Sinistra italica, che persino un Mainstream Media come il “Corriere della Sera” è costretto a prendere le distanze:
Ancora una volta, attenzione: non farsi trascinare troppo dalla guerra santa contro le cosiddette fake news. Attenzione: perché quando si comincia a invocare, persino nei vertici politici di un partito e in chi gli sta in cerchio, un fantastico «algoritmo verità» in grado di snidare le menzogne che si divulgano spavalde nella Rete, allora vuol dire che il pensiero si sta offuscando, che le plurimillenarie ricerche filosofiche sulla verità, da Platone a Spinoza a Kant, vengono declassate di fronte alla potenza smisurata di una nuova divinità chiamata «algoritmo». Che insomma non prendere con un minimo di ironia questa scempiaggine dell’«algoritmo verità» vuol dire che se non siamo alla frutta, poco ci manca.
Quello che veramente sconcerta in questa febbre ossessionata da post-verità, fake news, menzogne social e altre suggestive scoperte è la mancanza assoluta di senso storico, la credenza superstiziosa secondo la quale staremmo vivendo in un inedito e mai visto «anno zero» della storia.Credere che davvero decine di milioni di voti siano spostati da qualche account farlocco teleguidato da una misteriosa Spectre significa abbandonarsi a una deriva in cui le esperienze del passato non contano. E ci si sente assediati da barbari che non ti seguono, non ti ascoltano, non ti votano e non per colpa tua, ma perché sono pilotati, manipolati, alienati, manovrati da un nemico assoluto. (Pierluigi Battista, “La nuova divinità chiamata algoritmo”, corriere.it)
DIETRO LA PARANOIA PER GLI ALGORITMI E LE FAKE NEWS SI NASCONDE LA PAURA DELLA CABALA DI PERDERE IL DOMINIO TOTALE E GLOBALE
L’ordine dominante non reprime, oggi, il dissenso. Ma opera affinché esso non si costituisca. Fa in modo che il pluralismo del villaggio globale si risolva in un monologo di massa. Perciò dissentire significa opporsi al consenso imperante, per ridare vita alla possibilità di pensare ed essere altrimenti. (Diego Fusaro, “Pensare Altrimenti”)
Purtroppo oggi il “Pensiero Unico” di Octopus Soros e della Cabala Globale domina il Mondo, “all’insegna di una trionfale sventura”.
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