Dietro i diversi nomi dati alle divinità maschili e femminili di ogni epoca, si nasconde incredibilmente la stessa entità. Essa è…
Baal-Babalon-Baphomet.
Come avevamo scritto ne “Il culto occulto“,
E’ una Storia che ha inizio eoni fa, dal culto della dea Isis o Iside.
Iside è la chiave dei misteri dell’Umanità. L’occultista Helena Petrovna Blavatsky sull’argomento ha scritto “Iside Svelata. Chiave dei Misteri antichi e moderni della Scienza e della Teologia”.
La Dea Isis è conosciuta, tra popoli diversi e tempi successivi, con svariati nomi. Ishtar, nel mondo accadico, Inanna, la controparte sumera. E’ conosciuta anche come Astarte (derivante da Asherah), Hathor, Ostara, Demetra-Ctonia, Cibele, Iside, Freya, Afrodite e Venere. E’ la Dea dell’Amore, della Fertilità da un lato e demone della Guerra e della Tempesta dall’altro. E’, in ultima istanza, la Dea Madre, la Dea della Luce.
Altro nome dato alla dea è¨ Ki (Borger 2003 nr. 737; U+121A0 ً’† ) che nella scrittura cuneiforme rappresenta la “terra”. Come Dea della Terra Ki, nella mitologia sumera, era la principale consorte di An, il Dio del Cielo. Dalla loro unione nacquero gli Anunnaki.
Ishtar-Inanna era la Dea protettrice della cittè di Uruk (Erech nelle fonti bibliche), costruita nel 4000 a.C., in Arabo, Warkؤپ, la “città delle sacre cortigiane”, legata alla prostituzione sacra ed alla sessualità rituale, città da cui deriva il nome dell’attuale Irak.
Ishtar etimologicamente deriva dall’accadico TAR, cerchio, giro, circolo, strada e ISHA, Signore, Signora, Dio, Dea. Pertanto il significato è¨ la Dea del Cerchio della Vita, cioè¨ la Dea dello Zodiaco (dal greco ZOE vita, e DIAKOS, ruota), e quindi, dell’Universo, essendo lo Zodiaco, a quei tempi, l’Enneagramma dell’intero Universo. Un’interpretazione avvalorata dal fatto che in sanscrito ISHA significa “Signore (Signora) di tutti gli Esseri”
Illuminante il seguente trait d’union tra Lucifero e Isis-Ishtar:
Il termine [Lucifero] significa letteralmente “Portatore di luce”, in quanto tale denominazione deriva dall’equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare), e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta “stella del mattino”, cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all’aurora, è anche identificato con questo nome. Nella corrispondenza tra divinità greche e romane l’apparizione mattutina del pianeta Venere era impersonificata dalla figura mitologica del dio greco Phosphoros e del dio latino Lucifer. Analogamente in Egitto Tioumoutiri era la Venere mattutina. Nell’antico Vicino Oriente, inoltre, la “stella del mattino” coincideva con Ishtar per i Babilonesi, Astarte per i Fenici e Inanna per i Sumeri.
In ambiti dell’occultismo e dell’esoterismo, infine, Lucifero sarebbe invece un detentore di sapienza inaccessibile all’uomo comune. (wikipedia, voce Lucifero)
Consustanziale di Ishtar-Isis è Hathor:
Hathor è una divinità antichissima della mitologia egizia, multiforme e collegata all’archetipo delle Grandi Madri protostoriche, il cui nome significa “casa di Horus”. Dea dell’amore e della gioia, dea madre universale, in quanto generava il dio sole e allattava Horus e il suo rappresentante, il faraone, dea della vita ma anche patrona dei morti e spesso aiuta Osiride nell’accoglienza dei defunti nell’Oltretomba. Si considera protettrice delle sorgenti del Nilo e della potenza creatrice delle inondazioni, oltreché protettrice delle arti, della musica e del canto. È la dea che al tramonto mangia il sole (Horus identificato come dio-sole) per restituirgli la vita poche ore dopo; è anche la signora dei venti del nord.
Sappiamo, grazie a Gioele Magaldi (“Massoni Società a responsabilità Illimitata — La Scoperta delle Ur-Lodges”) che la super-loggia sovranazionale “Hathor-Pentalpha” (istituita dalla famiglia Bush per lucrare miliardi di dollari invadendo Paesi del mondo Arabo dopo aver creato il casus belli) ha fatto liberare Abū Bakr al-Baghdādī, il sedicente Califfo di Is-Isis-Isil
Isis. Iside. La dea egizia. La patrona della magia e del potere spirituale e materiale, controparte femminile cosmica del dio Osiride. Colei che nei miti e nei riti esoterici viene spesso fatta coincidere con un’altra dea: Hathor. «Hathor Pentalpha», la «loggia della vendetta e della sete di sangue». La Ur-Lodge impazzita cui nel 2009 è stato affiliato un oscuro membro di Al Qaeda in Iraq che nel 2004 era stato imprigionato come terrorista pericoloso, e che subito dopo l’affiliazione a fil di spada viene liberato con grande sconcerto dei militari che lo avevano in custodia.
Abū Bakr al-Baghdādī.Il leader di Al Qaeda in Iraq. Colui che nell’aprile del 2013 annuncia al mondo la nascita dell’Isis e l’inizio della guerra planetaria contro gli infedeli, mentre in America – c’è ancora qualcuno, qui, che crede alle coincidenze? – «viene ufficiosamente lanciata la candidatura del fratello “Hathor Pentalpha” Jeb Bush alla Casa bianca per le presidenziali del 2016».
John Ellis Bush, repubblicano. Il governatore della Florida fino al 2007. Ma soprattutto il figlio di George Herbert Walker Bush, il presidente numero 41 degli Stati Uniti, fondatore della «Hathor Pentalpha» e padre di George W. Bush, il presidente numero 43. «Hathor Pentalpha», pure lui.
Il cerchio si chiude? (Gioele Magaldi – Laura Maragnani ,“Massoni Società a responsabilità Illimitata — La Scoperta delle Ur-Lodges”, Chiarelettere Editore)
Approfondiremo, successivamente, il discorso del nuovo Babau internazionale: Isis-Isil, che ovviamente commette atrocità tanto eclatanti da provocare in area medio-orientale un nuovo intervento statunitense che verrà comandato dal nuovo presidente USA 2016, John Ellis (Jeb) Bush, seguendo il plot stabilito anni fa dall’ideologo della Ur-Lodge Hathor-Pentalpha, il defunto Samuel P. Huntington ne «Lo scontro delle civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale».
Lo Stato Islamico tenta di farsi quanti più nemici è possibile. Uccide in modo spettacolare degli occidentali, sapendo quanto le folle dei Paesi civili siano sensibili alla crudeltà e all’orrore. Affronta militarmente, se appena può, anche Stati di antica tradizione, come la Siria. Si mostra spietato con le popolazioni dei territori conquistati. È capace di far morire centinaia di musulmani, solo perché sciiti invece che sunniti e fra l’altro si inimica così la seconda potenza regionale dopo la Turchia: l’Iran sciita. La lista è infinita. Perfino quando un attentato è commesso lontano dal Medio Oriente, e forse per un’iniziativa locale, l’Is si affretta a rivendicare il fatto, perché spera d’intitolarsi qualunque disastro, qualunque crudeltà, qualunque massacro. Vorrebbe divenire lo spettro del mondo e vorrebbe che ogni male suoni a gloria della sua potenza. (Gianni Pardo, L’orrore, arma spuntata, scenarieconomici.it)
E, come ha rivelato l’ex dirigente della NSA, Edward Snowden, Abū Bakr al-Baghdādī è stato addestrato dal Mossad, il servizio segreto israeliano:
The former NSA and CIA agent Edward Snowden revealed that the leader of the Islamic State of Iraq and Syria Abu Bakr Al Baghdadi was trained in Israel, various Iranien sources reported.
Snowden added that the American CIA and the British Intelligence collaborated with the Israeli Mossad to create a terrorist organization that is able to attract all extremists of the world to one place, using a strategy called “the hornet’s nest”.
The “Hornet’s nest’’ strategy aims to bring all the major threats to one place in order to track them, and mostly to shake the stability of the Arab countries. The NSA agent revealed that the ISIS “Calif”, Abu Bakr Al Baghdadi went trough intense military training in the Israeli intelligence “Mossad”.
Chiosa Marcello Foa, docente di Comunicazione e Giornalismo e CEO di MediaTi Holding:
Come ho documentato da tempo, l’Isis un paio di anni fa è stato usato, armato e finanziato da Arabia Saudita, Emirati Arabi e dagli stessi Stati Uniti nel tentativo di abbattere il regime di Assad. Grazie anche a quei finanziamenti l’Isis si è ampliato, si è rafforzato ed è partito alla conquista di larghe parti dell’Iraq e ha infiltrato i suoi jihadisti in altri Paesi, fino alla Libia.
L’Isis, come purtroppo ben sappiamo, sta destabilizzando tutta la regione.
L’America ufficialmente dice di volerlo combattere e gli alleati arabi, ufficialmente, non sostengono più i miliziani del nuovo califfato. Ma qualcosa non torna: sarebbero bastate alcune giornata di bombardamenti intesi sulle milizie Isis – stile quelli condotti sulla Libia – per letteralmente annientare l’Isis. Invece, l’America ha dato sì avvio ai bombardamenti ma con il freno tirato; limitandosi a bombardamenti simbolici. E l’Isis infatti ha continuano ad espandere la sua influenza.
Ora il sospetto degli analisti trova conferma nelle denunce dei piloti americani, che affermano di essere frenati da regole di ingaggio assurde, come dimostra questo articolo, di cui riporto uno stralcio:
«Lungaggini inspiegabili fanno scappare i terroristi appena individuati: “Ci sono stati momenti in cui avevo gruppi dell’Isis nel mirino ma non avevo l’autorizzazione a colpire”, ha detto il pilota di un F-18 a Fox News.
Il tempo che intercorre tra la richiesta di autorizzazione e il via libera a colpire – secondo quando dicono gli stessi piloti – sarebbe enorme ed inaccettabile: “Per ricevere l’autorizzazione ad attaccare un obiettivo Isis, sono necessari anche 60 minuti”. Un’enormità che avrebbe fatto sfuggire più di una volta l’obiettivo da centrare. Regole d’ingaggio che stanno ostacolando la guerra al califfato.»E allora sorge una domanda: perché l’America NON vuole distruggere l’Isis? E perché i Paesi europei, pur essendo direttamente esposti alla minaccia jihadista, lasciano fare? (Marcello Foa, “Ma perché l’America NON vuole distruggere l’Isis?”, ilgiornale.it)
Una domanda pertinente, a cui dovrebbero rispondere i tanti sedicenti giornalisti, quelli che – a parole – combattono contro la “disinformazione”, contro i “populismi” e che nei fatti sopravvivono grazie alle mancette di NSA, CIA e Mossad, diffondendo le VELINE diffuse dalle Agenzie di Disinformazione USA.
E’ recente la notizia di un raccordo tra i terroristi di Abū Bakr al-Baghdādī e i neonazisti ucraini di Poroshenko e Jacenjuk:
Non potendo fare affidamento sull’esercito regolare di coscritti, male equipaggiati e demotivati, il governo di Petro Poroshenko si affida sempre più alle milizie paramilitari di volontari dell’estrema destra neonazista, più combattive, meglio armate e finanziate privatamente da ricchi oligarchi ucraini: dai battaglioni Azov – recentemente inquadrato nella Guardia Nazionale addestrata dagli americani – alle brigate di Settore Destro di Dmytro Yarosh, nomato in aprile consigliere dello stato maggiore della Difesa.
E’ in quest’ultima formazione, secondo il New York Times che, con il benestare del governo di Kiev, verrebbero inquadrati i volontari jihadisti in arrivo, sempre più numerosi, dal Caucaso russo e dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale.[…]
Gran parte dei ceceni presenti sul fronte ucraino dalla parte di Kiev – perché ce ne sono anche con i separatisti – sono invece giovani integralisti provenienti dalle fila dell’Emirato del Caucaso: il movimento jihadista ceceno guidato di Aslan Byutukayev e alleato dello Stato Islamico, i cui combattenti si stanno distinguendo in battaglia anche in Siria e in Iraq guadagnando progressiva influenza nelle gerarchie del Califfato. Come ha denunciato già a febbraio il giornale online americano The Intercept, “la loro penetrazione in Ucraina, avallata dalle autorità di Kiev, rischia di trasformare questo Paese in un porto franco della jihad in Europa”. (Enrico Piovesana, “Ucraina rispunta l’alleanza nazi-islamica. L’Isis a fianco delle brigate neofasciste“, ilfattoquotidiano.it)
Torniamo al discorso della Dea Madre Isis-Ishtar-Hathor-Ecate:
La Dea Madre, dea-nera,
in realtà, è il sole nero, quel sole di cui Akhenaton tentò di riportare il culto e la consapevolezza. Il sole nero è l’ipostasi dell’immanifesto, dell’impermanente, del vuotiogeneratore da cui tutto può discendere, quella dimensione dalla quale i nostri pensieri evocano e manifestano la realtà che, solo in seguito, i sensi sperimentano. Il Grande Vuoto dei Nativi Americani e delle culture asiatiche, il Campo di Energia teorizzato da Max Planck, il mare della potenzialità di Deepak Chopra dal quale nasce ogni forma esistente.” (Devana, La Via degli Immortali, Melchisedek Edizioni)
La vera conoscenza fa riferimento alla “dottrina occulta” dell’Età dell’Oro, quando imperava il femminino sacro e la rozza, meccanicistica, razionalista, “maschile”, tetra epoca attuale (Kali Yuga) era ancora un logos imprigionato nella piccola mente ahrimica del folle Demiurgo.
Nel suo “Civilization of the Goddess” (1991), Marija Gimbatus descrive la “vecchia Europa” e le molte (apparenti) forme in cui le divinità femminili si presentavano, ma tutte riassumibili a quelle della Dea Madre. In base alla teoria kurganica, la vecchia Europa, matriarcale e ginocentrica venne travolta dalle invasioni indoeuropee dei bestiali e satanici ariani Kurgan, con i loro falsi dèi androcentrici (Demiurgo, Zeus, YHWH).
Il termine Vecchia Europa concerne una cultura pre-indo-europea dell’Europa, una cultura matrifocale e probabilmente matrilineare, agricola e sedentaria, egalitaria e pacifica. Essa contrastava nettamente con la seguente cultura proto-indo-europea la quale era patriarcale, stratificata, pastorale, mobile e incline alla guerra (…) Gli indo-europei si sovrapposero alla culture native della Vecchia Europa nel corso di tre ondate d’infiltrazione dalle steppe russe, tra il 4500 a.C. e il 2500 a.C. (Marija Gimbatus, “The Goddesses and Gods of Old Europe 6500-3500 BC”, 1982)
Con il passaggio dalla civiltà accadica a quella assiro-babilonese, il centro del culto si spostò da Uruk a Ninive, il luogo dove, appunto, apparve per la prima volta Isais al Templare Koch.
Un’altra divinità omologa ad isis è Ecate, una egregòra psicopompa, originaria della Tracia, spesso raffigurata con torce in mano (la Statua della Libertà è una rappresentazione di Ecate). Era associata ai cicli lunari, come Diana e spesso rappresentata con tre corpi o accompagnata da cani ululanti in quanto protettrice dei cani (si noti il legame con la carta della luna nei tarocchi con i cani che ululano in direzione della luna) ed è bisessuata, possedendo i principi generativi sia maschile che femminile. Come Diana, Ecate è la divinità degli incantesimi e delle streghe. Come dea della magia trova corrispondenza nella Dea romana Minerva, il cui animale sacro è la civetta e talvolto il gufo, i cui occhi e bocca rappresentano il phi, la sezione aurea o numero di Fidia.
Ecate assolve, quindi, a una funzione escatologica, ossia di salvazione. La salvazione consiste, in questo caso, proprio con il passaggio, e quindi con l’evoluzione e il perfezionamento dell’anima. Tale escatologica di Ecate – mediata dalle teorie mistico filosofiche del medio platonismo – si inserisce all’interno di un sistema cosmologico che Senocrate descrive come una struttura triangolare in cui i demoni e la Luna partecipano sia della natura terrena che di quella ultraterrena. Nell’antichità post-classica, questo carattere di compartecipazione alla natura celeste e terrestre viene trasferita ad Ecate che diviene, di conseguenza, la patrona dei demoni, tanto da essere spesso definita la loro “regina”, a differenza di quanto accadeva invece in epoca classica, quando essa era piuttosto la dominatrice dei fantasmi. Allora si credeva che queste creature, non ben identificate né definibili proprio per la loro condizione di fatale ed eterna transitorietà, vagassero senza posa come anime in pena in una sorta di Limbo, dopo una morte prematura o violenta. Si credeva inoltre che queste infestassero quei sepolcri e crocicchi che come si diceva erano consacrati ed Ecate ed erano il teatro delle sue invocazioni. Questi esseri senza pace assunsero una connotazione decisamente negativa e terrifica che, come vedremo, si mitigherà solo successivamente grazie all’influsso delle teorie medio platoniche che vedevano i daemones semplicemente come un medium tra il regno umano e quello superno. Il senso di orrore che circondava nella classicità queste figure spettrali venne quindi a caratterizzare quello della loro domina.
Si accennava poc’anzi alle teorie medio platoniche che riabilitarono il ruolo dei demoni e, di conseguenza, anche quello di Ecate loro regina. Appartengono a questa corrente gli Oracula Chaldaica, formulazioni di tipo profetico composte nell’epoca del secondo ellenismo, in cui compare di sovente il nome di Ecate in associazione al già citato ruolo di guida attraverso le zone liminali. Ma non solo: alla dea viene attribuita anche una funzione cosmologica, ossia quella di intermediaria delle idee e per ciò stesso di strutturatrice del mondo fisico. Nel tardo pensiero mistico-filosofico diverrà molto diffuso e popolare il concetto di triadizzazione di entità e sostanze. Nel sistema caldaico la triade cosmologica è formata da un cosiddetto “Primo Intelletto”, fautore delle Idee, un “Secondo Intelletto” che le fenomenizza portandole alla sostanza (entità, quest’ultima, identificabile con il Demiurgo del Timeo platonico a cui la corrente caldaica si rifà in larga misura) e un’entità mediana (assimilabile all’Anima Cosmica) che ha la funzione di trasmettere e trasportare queste idee dal mondo spirituale a quello fisico. Ecate è assimilabile a quest’Anima Cosmica. In particolare, una delle funzioni della triade caldaica è quella della misurazione, ossia della divisione della sostanza fisica in proporzioni significanti: dall’idea si passa alla materia, dal caos primordiale a una strutturazione armonica. In sostanza, Ecate è l’entità mediana e il tramite tra questi due estremi, oltre ad essere in un certo senso anch’essa creatrice, o meglio “madre” delle anime individuali. Infatti, uno degli attributi ecatei più spesso citati negli oracoli caldaici, è proprio il suo “ventre” (colpoi), rappresentazione simbolica dell’organo di trasmissione delle idee e, quindi, di generazione e materializzazione delle sostanze fisiche. Questo ventre viene impregnato da tuoni e lampi, emanazioni del Primo Intelletto (altrimenti detto Primo Fuoco) e simboli delle Forme o Idee platoniche, e dopo aver dato loro nutrimento le rilascia nel mondo fisico.
In un altro oracolo caldaico (Frag. 52) Ecate è definita come la fonte dell’acqua dell’anima cosmica: simbolicamente, quindi, essa è la fonte della vita. Nel Frag. 51 essa anche sorgente della luce, del fuoco, dell’aria e dell’etere; in sostanza ad Ecate si attribuisce il potere vitale su tutti gli elementi: essa è il ventre del cosmo. Questa facoltà di animare con la vita ogni cosa le dà anche la possibilità di rianimare i morti, come sostiene Psello in Hyp. Keph. 74.10 K.
La mediazione, nel sistema caldaico, è un atto schiettamente vitale e pertanto la mediatrice per eccellenza di tutti i processi vitali non può che essere la madre del mondo. Per riassumere brevemente, si può dire che, col Medio-Platonismo, Ecate cominci ad essere sincretizzata con altre divinità e la sua figura inizi a includere nuovi tratti: nel tardo misticismo, il suo ruolo tradizionale di guida e guardiano viene modificato e ampliato, in funzione di un crescente interesse per le entità mediatrici, ritratte e considerate come trascendenti, staccate dal mondo umano. (Roberta Astori, Ecate: divinità infernale o celestiale? Una possibile analisi simbolica, airesis.net/giardinomagi)
La divinità Ecate,
d’altronde, anche nella dottrina neoplatonica, [viene] identificata con l’Anima Cosmica/Physis, rimane comunque un’entitàtentatrice, dal momento che così come può elevare le anime individuali, allo stesso modo, complici i demoni che le fanno corteggio, può attrarle inesorabilmente verso il basso.
Questa connessione con il magico, quindi, pare non aver perso mai del tutto la sua forza suggestiva: anche nel sistema neoplatonico Ecate è una divinità oracolare, in grado di dare informazioni al teurgo sulle modalità di utilizzo dei mezzi magici, in modo da riuscire a oltrepassare i limiti del mondo fisico. Il tramite tra il teurgo e la divinità è la cosiddetta simpatia cosmica, resa attiva da Ecate. Questa corrispondenza simpatica si attiva grazie all’utilizzo di simboli, emblemi o mezzi magici, come la cosiddetta “trottola di Ecate”, descritta da Psello come una
…sfera dorata costruita attorno a uno zaffiro e fatta girare tramite una cinghia di cuoio, con sopra dei caratteri incisi. Facendola girare (il teurgo) era solito operare delle invocazioni. Ed essi solevano chiamare questo strumento iugx, che fosse sferico, triangolare, o di altra forma. Girandolo, produceva dei suoni particolari, imitando il verso di una bestia, ridendo o facendo piangere l’aria. (L’oracolo) insegna che il movimento della trottola, con il suo potere ineffabile, portava a termine il rito. È chiamata “Trottola di Ecate” poiché è consacrate a Ecate. (Roberta Astori, op. cit.)
L’ etimologia di Ecate (Hekátē in greco) deriva da Hekatos, un epiteto di Apollo. Difatti, Apollo, come Ecate, viene raffigurato con sette raggi in testa, evidenziando che si tratta della stessa divinità androgina, rispecchiata nell’uomo originario Adam Qadmon.
Infine Ecate, come Dea della Notte, essendosi generata spontaneamente come ogni divinità trina, è essa stessa sua madre Nyx (o Notte) e, pertanto, una delle divinità progenitrici.
Aggiungiamo a queste divinità tra loro consustanziali (homousios), Babalon:
La stella a sette punte è il simbolo scelto da Aleister Crowley per simboleggiare Nostra Signora BABALON, la personificazione Thelemica della sfera Kabbalistica di Binah. Le sette punte sono le sette lettere del nome Babalon, i sette pianeti, i sette “veli”, ed i sette chakras. BABALON è una variazione di “Babilonia” usata da Aleister Crowley, anche riferita come “La Donna Scarlatta”, e “Avatar dell’Undicesima Ora”. Derivata dalla Meretrice di Babilonia menzionata nel Libro della Rivelazione, Babalon, nel sistema Thelemico rappresenta la libera espressione della propria natura sessuale, spirituale e terrena che, cavalcando sulla Bestia, rappresenta l’unione e la gnosi della propria vera Volontà. (Templum Babalonis)
Su Babalon-Babilonia, il pensiero dei Testimoni di Geova:
« E la donna era vestita di porpora e scarlatto, ed era adorna di oro e pietra preziosa e perle e aveva in mano un calice d’oro pieno di cose disgustanti e delle cose impure della sua fornicazione. E sulla sua fronte era scritto un nome, un mistero: “Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra”. E vidi che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù »
(Apocalisse 17:4-6, Traduzione del Nuovo Mondo)Secondo i testimoni di Geova Babilonia la Grande è l’impero mondiale della falsa religione cioè un sistema religioso che ha esteso la sua signoria su molti popoli e nazioni ed esercita una grande azione politica sostenendo l’idolatria, l’immoralità, le guerre e un sistema economico avido e oppressivo. Può essere vista come un’entità religiosa allacciandosi al fatto che la Bibbia dice che mediante le sue pratiche spiritiche vengono “sviate tutte le nazioni”. (Rivelazione 17:18; 18:12, 13, 23, TNM) ma comprende anche “la parte non religiosa del mondo di Satana” cioè l’ateismo.
Emblematici alcuni degli epiteti della Dea Ecate: Phōsphóros: «Portatrice di luce»; Daidophórē: «Portatrice di fiaccole»; Aidōnaia: «Signora del mondo sotterraneo»; Nyktipolos: «Che si muove la notte».
Evidente il trait d’union tra Ecate-Aidonaia e Yahweh-Adonai:
Con Adonai (in ebraico אֲדֹנָי si indica il Signore, il Dio della Bibbia, ed è anzi uno dei più diffusi fra i nomi di Dio nella Bibbia. In ebraico è il modo in cui viene letto il tetragramma divino YHWH, altrimenti impronunciabile. Nelle preghiere, gli israeliti usano il sinonimo HaShem (“il Nome”).
Allorché nella tradizione masoretica (a partire dal VII-XI secolo d.C.) si aggiunsero le vocali al puro scheletro consonantico con cui le culture semitiche scrivono i loro idiomi, furono date alla parola YHWH le stesse vocali di Adonai, per ricordare al lettore di pronunciare al suo posto la parola Adonai.
I traduttori sefarditi della Bibbia di Ferrara andarono anche oltre e sostituirono alla parola Adonai una semplice “A” puntuata.
Letteralmente, in ebraico, Adonai significa “Mio Signore” (abbreviato è Adoni, simile al greco Adonis, che rendeva il termine fenicio usato per la divinità chiamata Tammuz) ma al plurale (come d’altronde E-lohim, che significa “dèi”).
Il termine compare nell’Antico Testamento 439 volte. Il suo corrispondente greco è Κύριος (Kýrios).
Dall’epoca ellenistica questo nome divino compare nei libri della Qabbalah e su amuleti, e infine serve come parola di riconoscimento nel rito massonico.(Wikipedia, voce Adonai)
Un ulteriore passo tratto da Wikipedia (voce, Ecate):
Nell’iconografia Ecate viene rappresentata spesso con tre corpi o con sembianze di cane o, accompagnata da cani infernali ululanti [cfr. l’aarcano della luna nei tarocchi, ndr] in quanto veniva considerata protettrice dei cani. Un altro animale sacro a tale divinità era la colomba.
La natura di Ecate è bi-sessuata, in quanto possiede in sé entrambi i principi della generazione, il maschile e il femminile. Per questo motivo viene definita la fonte della vita e le viene attribuito il potere vitale su tutti gli elementi.
Hecate, Hekate (Hekátē), o Hekat fu in origine una dea delle terre selvagge e del parto proveniente dalla Tracia, o dai cariani dell’Anatolia. I culti popolari che la veneravano come una dea madre inserirono la sua persona nella cultura greca come Ἑκάτη. Nell’Alessandria tolemaica essa in ultima analisi ottenne le sue connotazioni di dea della stregoneria e il suo ruolo di ‘Regina degli Spettri’, in queste vesti fu poi trasmessa alla cultura post-rinascimentale. Oggi è vista spesso come una dea delle arti magiche e della Stregoneria. È inoltre l’equivalente della Trivia romana. Il più noto santuario dedicato ad Ecate si trova a Lagina, in Turchia sudoccidentale.
Abbiamo due spunti di riflessione: la Trinità riassunta in Ecate e la sua androginia.
La figura dell’Androgino
quale formulazione arcaica della coesistenza di tutti gli attributi, compresi quindi anche quelli sessuali, nell’unità divina e nell’uomo perfetto delle origini; secondo Mircea Eliade raffigura la coincidentia oppositorum, la perfetta unione dei contrari: in una varietà di miti cosmogonici compare l’essere unico androginico, esistente prima della separazione delle cose[8]. Nell’area culturale occidentale l’esempio più famoso di tal concezione è il mito che Platone fa raccontare al commediografo Aristofane nel Simposio.
Come detto, nella cultura europea la figura dell’androgino entra con la descrizione che ne fa il filosofo Platone nel suo Simposio ed è Aristofane, nel dialogo, che narra di questo terzo genere, non figlio del Sole come gli uomini, non figlio della Terra come le donne, ma figlio della Luna, che della natura di entrambi partecipa. Il mito racconta che la completezza autosufficiente rese gli umani così arroganti da immaginare di dare la scalata all’Olimpo, e Zeus (non volendo distruggerli per non privare l’Olimpo dei loro sacrifici), separò ciascuno di loro in due metà, riducendo gli androgini a solo maschio e solo femmina.
Stessa concezione si ritroverà nei teosofi del neoplatonismo e del neopitagorismo, ma anche in molte sette dello gnosticismo cristiano, oltre che nella gnosi ebraica, nella Qabbalah e nell’Alchimia, attraversando il Rinascimento e il Romanticismo: vi era una perfetta unità primitiva dell’essere umano, andata poi perduta.
Di forme diverse da quelle platoniche ha ‘Adamo androgino della gnosi ebraica: Adamo ed Eva erano stati creati schiena contro schiena ed uniti per le spalle; poi il Signore li separò con un colpo d’ascia dividendoli in due. Altri pareri vogliono invece che Adamo fosse maschio nella parte destra e femmina in quella sinistra, ma Dio lo divise in due metà.Quella che Elémire Zolla chiama “l’umana nostalgia dell’interezza”, mai placata, è la radice e in qualche modo la costrizione all’amore («alla brama e all’inseguimento dell’interezza, ebbene, tocca il nome di amore»).
In occidente il racconto platonico, la sua persistenza e il suo riuso in culture successive come l’alchimia, segnalano nell’androgino l’archetipo della coincidentia oppositorum. Coincidenza e superamento.
La potenza dell’archetipo fa sì che esso continui a percorrere sotterraneamente tutti i sistemi mitologici che si avvicendano: le divinità cambiano nome, ma segni ed emblemi trascorrono da una all’altra, collegandole. […]
In altre culture, l’androginia è connessa allo sciamanesimo e a riti iniziatici.
Le divinità della fertilità cosmica sono in masima parte androgini, oppure sono femmine un anno e maschi l’anno dopo (ad esempio lo “Spirito della Foresta” degli Estoni). La maggioranza degli dei della vegetazione (Attis, Adone, Dioniso) e delle Grandi Madri (come Cibele) sono bisessuati. Tracce di androginia sono presenti nelle divinità scandinave: Odino, Loki, Tuisto, Nerthus, ecc. Il dio iranico del tempo illimitato, Zervan, è androgino e lo è pure un’antica divinità cinese del sole e dell’oscurità. L’androginia ha il significato di esprimere la coesistenza dei contrari, dei principi cosmologici in seno alla divinità. (wikipedia, voce androginia)
La dea Nyx, figlia di Chaos sarebbe la madre di Ecate, ed anch’essa viene raffigurata con una torcia in mano.
Diventa chiaro che il motto massonico «Ordo ab Chao» non ha solo valenze di distruzione dell’esistente per imporre il Nuovo Ordine Mondiale Massonico, ma anche suggestioni mitico-mistico-esoteriche-latomistiche.
Un’attenta ermeneutica dello status quo mondiale non può rifuggire dalla conoscenza della divinità dell’interpretazione e della diffusione delle idee. Hermes, appunto.
Hermes-Mercurio è una divinità, come Hecate, psicopompa. Rappresenta il passaggio e la via iniziatica, la via che, dall’Arcano del Mago o Bagatto (Tarocchi), arriva all’arcano del Mondo-Universo (Grande Opera Alchemica — Opera Omnia) attraverso la follia (il Matto) che rinnega le verità consolidate del mondo profano e pertanto erronee e fuorvianti.
Rapresenterebbe, Hermes, anche quella parte di Massoneria speculativo-esoterica che si contrappone alla Massoneria “opportunistica” di chi si affilia a logge e Ur-Lodges per mera sete di potere e denaro (ci riferiamo a Banchieri centrali e a politici Quisling di tutto il Mondo).
Scrive Giorgio Tavaglione ne “I Tarocchi delle Stelle” riguardo al Bagatto o Mago:
Mercurio veloce messaggero degli dèi protettori dei ladri e dei ciarlatani ma anche Thoth dio della conoscenza
Aggiunge sull’Arcano del Mondo:
[E’] la dea della vita, l’anima visibile dell’universo resta, nella sua nudità. fissa al centro del movimento rotatorio da lei stessa mantenuto. Il fulcro centrale che fiammeggia dentro di lei, che arde in tutti gli esseri. […]
Nell’uovo del mondo sono contenute le Due Spirali del Solve e del Coagula. le Due Vie, la Dorica e la Jonica, che il [Viaggiatore Iniziatico] ha percorso e “compreso”.
Chiaro il riferimento alla Gran Madre Cibele-Hecate-Babalon e all’entità androgina Baphomet-Lucifero adorato dai Massoni di Tutto il Mondo, sia da coloro i quali si professano Reazionari che dai sedicenti Progressisti.
E’ lampante l’anello di congiunzione tra gli immondi Cavalieri Templari, dediti a sodomia, usura, riti satanici e all’osculum infame (ut supra), con Carboneria-Massoneria. Il link che li collega è, appunto, Baphomet- Bafometto.
Una più recente e conosciuta descrizione raffigura il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno e una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall’opera di Eliphas Lévi, Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell’alta magia) del 1855-56.
Il Bafometto, come suggerisce l’illustrazione di Levi, è stato occasionalmente […] interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell’Inferno. Nella testa del Bafometto di Levi era inscritto un pentacolo, che è un simbolo in seguito adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell’occultismo. Una testa di capro inscritta in un pentagramma invertito, è un simbolo occasionalmente adottato dai satanisti. La testa, le corna e la torcia insieme prendono la forma di un Fiori di giglio. (wikipedia, voce Baphomet)
Sulla luciferina Cabala Massonica Mondiale, adoratrice di Baphomet-Lucifero, San Massimiliano Kolbe si espresse duramente, comprendendo di avere a che fare con la manifestazione concreta e terrena di Satana (dall’ebraico Śāṭān “avversario”, “nemico”, “colui che si oppone”, “accusatore in giudizio”, “contraddittore”; reso negli scritti cristiani come Satanas e qui inteso come “avversario, nemico di Dio“):
Alla luce di quando rivelato, si comprende come il principale nemico di Padre Kolbe fosse lo spirito dell’Inganno incarnato nel nemico di Dio e nel grande manovratore occulto della storia: Satana o Lucifero. Cioè del dio di quelli che il santo considerava al pari dei nemici principali di Gesù Cristo e dell’umanità (e della stessa Creazione di Dio): la Massoneria e il credo anti-cristiano dei suoi adepti sionisti, nazisti e socialisti. Questa avversione crebbe in particolare nel 1917, quanto a Roma (come in più occasioni raccontò lo stesso francescano polacco) si svolse una processione massonica inneggiante a Lucifero. Dopo quell’evento, il giovane francescano si sentì ispirato a fondare la Milizia dell’Immacolata, per la conversione e santificazione di tutti, specialmente dei massoni, comprendendo come quella in corso fosse in realtà una lotta tra bene e male, tra figli della luce vera e figli della luce nera (o delle tenebre).
Fu così che a Roma, il 16 ottobre del 1917, un gruppetto di sette alunni del Collegio internazionale dei Francescani si propose di respingere gli attacchi contro la Chiesa e di aiutare le anime nella ricerca della strada che conduceva a Dio, dando vita alla missione della Milizia dell’Immacolata. La prima riunione ebbe luogo di sera, in segreto, in una cella, di fronte ad una statuetta dell’Immacolata, collocata fra due candele accese. I giovani frati, di fronte alle forti provocazioni della massoneria italiana, decisero di impegnarsi nell’opera di conversione dei peccatori, di coloro che ne avevano più bisogno e nell’opera di santificazione di tutti, consegnandosi totalmente nelle mani dell’Immacolata. È interessante, a questo punto, mettere a confronto alcuni elementi strutturali della M.l. di Massimiliano Kolbe con quelli opposti della Massoneria. La Milizia dell’Immacolata è strutturata in 3 gradi di cui il 3° è riservato a coloro che vogliono consacrarsi in modo illimitato all’Immacolata come proprietà assoluta, cioè appartenere completamente a Lei. Nel pensiero kolbiano, dunque, la milizia vuole portare il consacrato, in particolare chi è al 3° grado, ad essere educato a immergere la propria vita in Cristo fino a farla diventare cristificata per mezzo dell’ Immacolata (la creatura più cristificata da Dio).
La spiritualità della Milizia dell’Immacolata è tutta incentrata nel dogma dell’Immacolata Concezione e nella tesi tipicamente francescana della mediazione mariana nella distribuzione universale di tutte le grazie. Nell’ambito della Massoneria “tradizionale”, per contro, (vedi qui Chiesa Viva – Sommario dei 33 gradi del R.S.A.A.) osserviamo come al 3° grado (figlio di Lucifero) e all’ultimo (33° grado di Maestro Massone o Uomo-Re) il candidato sia identificato/associato ad Hiram Abiff, l’architetto del Tempio di Salomone che viene ucciso perché, secondo la leggenda massonica, non volle rivelare i segreti dell’Arte Muratoria. Il candidato nei vari passaggi subisce ritualmente una morte simbolica che è considerata anche morte mistica da vari autori massoni (inglesi, francesi, italiani, tedeschi…) contemporanei a Kolbe. Il Maestro Massone è consacrato pienamente alla Massoneria e deve essere disposto come Hiram al supremo sacrificio per il bene dell’Istituzione.
Kolbe vede giustamente nel sionismo ebraico il vertice della Massoneria mondiale; e lo paragona ad un Serpente infernale quale segreto ispiratore e guida della Massoneria; “dunque – nota Kolbe – i massoni sono servi di Lucifero“. Nell’analisi kolbiana della massoneria, grande importanza riveste poi l’opera di Papa Leone XIII. Egli inquandra il fondamento della pseudo-religione luceferiana nel naturalismo massonico riconoscendo i grandi meriti e la grandezza l’enciclica antimassonica Humanum Genus di Papa Leone XIII (1884), il quale vede chiaramente in questo atteggiamento filosofico chiamato “naturalismo” il fondamento del pensiero e della prassi massonica.
Da un punto di vista bibliografico, la tesi kolbiana del Sionismo o Giudeo-Massoneria poggia sui discussi Protocolli dei Savi di Sion (vedi qui – Mistero Marx – Dai Protocolli dei Savi di Sion all’internazionale Socialista – scomodi documenti che qualcuno vorrebbe far passare per falsi…) più volte citati da Kolbe. In questa battaglia Kolbe – rifacendosi anche all’Apocalisse – affermava che “solo Cristo e l’Immacolata avrebbero trionfato nella lotta per la verita’’, ritenendo senza fondamento le affermazioni dei seguaci del sionismo che sostenevano senza mezzi termini come esso avrebbe conquistato e dominato il mondo (Nuovo Ordine Mondiale). Il New World Order, dunque, nella visione kolbiana sarebbe distinato a fallire miseramente, sotto la spinta della verità e della Grazia Divina della Provvidenza.
Negli scritti di Kolbe che riportano commenti sugli ebrei e il sionismo massonico, tuttavia, si può notare come il contenuto sia altamente spirituale e apostolico e non sia per nulla ispirato da una critica anti-semita, spicciola e fine a sé stessa. Scritti comunque scomodi che gli valsero accuse di anti-semitismo.. e probabilmente da parte delle stesse persone (ma con giubbe diverse: non rosse, ma nere) che poi lo uccisero nel campo di concentrameto. Capite? Da questo particolare si comprende come l’interesse pricipale di San Massimiliano Kolbe fosse l’azione missionaria orientata soprattutto alla conversione dei peccatori, degli eretici, dei giudei e degli scismatici (protestanti, ecc..) ed in particolare dei massoni. Missione oggi molto attuale e che dovrebbe far riflettere tutti, specie quelli che pensano che l’attuale “crisi economica” e gli attuali attacchi ai cristiani, alla famiglia e a Dio siano frutto del caso e del caos… Caos sì, amici, ma organizzato! (Angela Rita Serramazzani, Sergio Basile, Padre Massimiliano Kolbe – La Milizia dell’Immacolata e la lotta contro Massoneria e Sionismo, Quieuropa.it)
Sulle pratiche sodomite dei Cavalieri templari e sull’osculum infame (il bacio dell’ano) da loro praticato, ecco un contributo interessante:
Bonifacio VIII, l’8 giugno 1303 porta in consiglio il caso di John de Lovetot, vescovo di Coventry e di Lichfield, pubblicamente diffamato per avere fatto un omaggio al diavolo e averlo baciato sul posteriore: «Dudum ad audientam nostram pervenit, quod venerabilis frater noster W. Conventrensis et Lichefeldiensis episcopus erat in regno Anglie et alibi publice defamatus, quod diablo homagium facebat et eum fuerat osculatus in tergo eique locutus multotiens» .
L’osculum infame non è qui ancora visto come un atto bestiale e contro natura come nei secoli della caccia alle streghe, perché esso diventerà il simbolo di appartenenza a una nuova setta diabolica solo quando l’esistenza di quest’ultima si sarà affermata con chiarezza, nel XV secolo. Ancora, in un passaggio del Champion des Dames (1440-1442) di Martin Le Franc, prete della Lausanne e segretario dell’antipapa Felice V, è descritto il ritrovo degli eretici, in particolare: «… En fourme de chat au de bouch | veans le dyable proprement | auquel baisoyen franchement | le cul in signe d’obeissance, | renians Dieu tout plainement || et toute sa haulte puissance» .
La bolla papale del 5 dicembre 1484, Summis desiderantes affectibus, nella quale Innocenzo VII conferisce amplissimi poteri ai due Inquisitori Kramer e Sprenger, segna l’inizio ufficiale delle persecuzioni, ma già nel secolo precedente gli stessi metodi inquisitori erano stati applicati contro i catari. Il medesimo procedimento fu applicato già nel 1307 nella condanna per eresia dei Cavalieri Templari. Il loro ordine d’arresto, stilato il 14 settembre 1307 e inviato in nome del Re di Francia Filippo IV il Bello a tutti gli ufficiali della corona nel Regno, citava fra i capi d’accusa:
Et postmodum, exuti vestibus quas in seculari habitu deferebant, nudi in visitatoris aut vicem ejus gerentis, qui eos ad professionem recipit, presencia contituti, in posteriori parte spine dorsi primo, secundo in umbilico et demum in ore, in humane dignitatis opprobrium, juxta prophanum ordinis sui ritum, deosculantur ab ipso .
Di nuovo, negli articoli di colpa, è riportato che il Maestro ordinava al novizio di spogliarsi di tutte le sue vesti, e colui che lo ha accolto nell’ordine lo avrebbe baciato sulla parte finale della schiena, al di sotto della cintura, poi sull’ombelico e infine sulla bocca .
Sappiamo che il bacio sulla bocca faceva parte dello Statuto dell’Ordine: nella cerimonia d’iniziazione esso costituiva il bacio vassallatico con il quale il neofita diveniva ‘uomo’ del Maestro. Ovviamente non potevano far parte dello Statuto (e probabilmente non hanno mai avuto luogo) altri due baci che secondo le accuse venivano dati, sempre al Maestro, sull’ombelico e alla fine dell’osso sacro. Alcuni interrogati confessano che questi ultimi baci venivano dati con indosso i vestiti, altri senza le vesti, ma la loro testimonianza è forzata e concordata tra di loro. La cerimonia di investitura fu così dunque descritta nei proclami regi in modo da ricreare una situazione in cui l’adorazione di un idolo demoniaco, principale capo d’accusa contro i Templari, è associato al rinnegamento del crocifisso.
Al di là delle possibili teorie proposte sull’origine della presenza del rituale del baiser au cul all’interno dell’Ordine , il dato interessante ai fini del nostro studio è che esso sia stato scelto come indizio fra più probanti a sostenere le accuse costruite da Filippo IV per riuscire a bollare come eretico l’Ordine che più di tutti simboleggiava la difesa della cristianità. È plausibile forse pensare che inserendo o calcando la mano sui baci, dati o ricevuti, tra l’aspirante Cavaliere e colui che lo accoglieva, si volesse fare riferimento all’immagine del novizio che presta omaggio al capo della comunità di cui vuole entrare a far parte. Trattandosi però di baci dati in punti del corpo considerati osceni e non semplicemente umilianti o reverenziali, come il bacio dei piedi di lunga e radicata tradizione cristiana, l’immagine assumeva una connotazione negativa, l’iniziazione prendeva tratti ‘diabolici’ e l’intera comunità si presentava in odore di eresia. L’aggiunta del bacio dell’osso sacro introduceva nella cerimonia d’ingresso l’idea dell’impudicizia, in questo modo essa rendeva il rito condannabile perché connesso all’immagine dei ritrovi e dei rituali eretici. (Pantalea Mazzitello, “Il bacio spudorato Breve storia dell’Osculum Infame”, griseldaonline.it)
Tutti dimenticano qual è il primo motto della luciferina Cabala Massonica.
Esso non è Ordo ab Chao, ma Chaos ob ordine. In parole povere, distruggiamo l’esistente per ricostruire il nostro Ordine, il Novo Ordo Seclorum, il timocratico Nuovo Ordine Mondiale Massonico.
Baphomet, il dio-androgino-demone dei Massoni esplicita tutto ciò nell’immanentismo materialistico e relativistico tramite il motto “solve et coagula”.
Emblematica la foto successiva:
mostra Jack Nicholson-Torrance come Baphomet, nel capolavoro del massone Stanley Kubrick (affiliato alla ultra-reazionaria Ur-Lodge Three Eyes da cui rifuggì, disgustato dai fini mostruosi e antiumani della stessa setta), “Shining”, che rivoltò, esotericamente, la scialba opera omonima di Stephen King.
Vi è una commistione tra Yahweh-YHWH, Yaldabaoth e il Demiurgo-Satana. Tale omousia venne dichiarata dal vescovo Marcione:
I marcioniti sostenevano che il Dio ebraico (conosciuto da alcuni gruppi gnostici come Yaldabaoth) è inconsistente, geloso, rabbioso e perpetratore di genocidi, e che il mondo materiale creato da lui è difettoso, un luogo pieno di sola sofferenza. Il creatore, per i marcioniti, doveva essere necessariamente un incompetente o un maligno demiurgo. (Wikipedia, voce Marcionismo).
Un’ulteriore conferma:
Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la sizigia di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui, forma un’unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo “Sull’Origine del Mondo”, Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh (anche noto come Yaldabaoth, Samael), creatore di tutto l’universo materiale e dio-minore malvagio, poiché appunto Sophia lo generò senza la sua sizigia Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei e l’inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti, l’uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la realtà. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvegliare negli uomini la loro divinità (la Sophia che è in loro). (Wikipedia, voce Sophia)
La Qabbalah prima, i Templari e la Massoneria successivamente, si sono raggrumati in società occulte e segrete per diffondere la Weltanschauung del Dio del Male, il Demiurgo-Satana.
Ricordiamo, infatti che
anche il Vangelo di Giuda, recentemente scoperto, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo. In un passo di tale Vangelo, Gesù deride i discepoli che pregano l’entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo. (Wikipedia, voce Gnosticismo)
Il vero Cabalismo, ricordiamo, è una ritualità complessa di evocazioni di entità e creazione di eggregore sviluppata nel periodo della cattività Babilonese, grazie anche alle commistioni e alle suggestioni ritualistiche dei Demonisti Mesopotamici.
Al fine di ottenere vantaggi nel mondo materiale, vengono sacrificati animali e financo esseri umani, perlopiù infanti e vergini, a similitudine di quanto avveniva nel mondo fenicio e nelle civiltà precolombiane.
Il tanto osannato re giudaico Salomone “il saggio” sacrificò anch’egli, al dio Moloch – sotto l’altro nome di Milcom – innumerevoli infanti.
Salomone era seguace di Astarte, divinità dei Sidoni, e di Milcom, l’abominevole divinità degli Ammoniti.
Tale greve ritualità pervenne nel Mondo Occidentale, in parte grazie ai Templari che adoravano l’entità androgina Baphomet e soprattutto per mezzo dei movimenti ereticali dei Sabbatei e dei Frankisti, i quali dettero impulso alla fondazione dell’Ordine degli Illuminati, il cui capo era il ricco banchiere frankista Adam Weishaupt, odiatore delle Nazioni e membro della sinagoga di Satana.
Ecco, io ti consegno alcuni della sinagoga di Satana, che si dicono Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi e conosceranno che io ti ho amato. (Apocalisse 3:9)
Ricordiamo che il rosacruciano Michelangelo aveva scolpito il profeta giudaico Mosè con due corna in testa, contestualizzando il fatto che Mosè era il pontifex di una divinità cornuta, conosciuta in diverse culture indoeuropee con vari nomi: EL – EL IL TORO – ELOHIM – BAAL – MOLOCH – YAHWEH – ELUS – CRONUS – CERNUNNOS – SATURNO.
Ed è emblematico che questi nomi siano gli stessi utilizzati dalla Qabbalah per evocare l’entità YHWH ed acquisire poteri nel mondo imperfetto creato, appunto, dall’imperfetto YHWH-Demiurgo:
Molti maestri Rabbini indicano che la presenza di differenti Nomi è anche dovuta all’impossibilità dell’uomo di comprendere la totalità e l’essenza divine: l’uomo presenta infatti una modalità conoscitiva la cui natura è applicabile alla molteplicità delle cose comprendendone ogni volta gli aspetti in modo frammentario anche se lineare ed uniforme; comprendere o concepire l’essenza di Dio equivarrebbe a comprendere la totalità divina nell’unità di una sola manifestazione essenziale di un pensiero, cosa per l’uomo accettabile secondo la comprensione molteplice che permette di comprendere le modalità e gli attributi di Dio, comunque Uno ed Immutabile, in relazione al tutto, Creazione, Mondo Superiore e Mondo Inferiore, entità celesti, umanità, individuo e storia, o prossima ed avvicinabile nelle ulteriori modalità particolari di fede della preghiera e della santificazione ma appunto impossibile in un atto conoscitivo immediato: la Mia sapienza non è la vostra sapienza viene commentato anche in questo senso. Molti maestri spiegano infatti che, qualora un individuo cercasse di concepire e percepire intellettualmente l’Essenza di Dio, sembrerebbe pervenire al “nulla” del pensiero intendendo per questo nulla lo stato interiore di annullamento, mistico e non psicologico, che poggia sulla mancata percezione da parte delle creature finite ed anche celesti, momentaneo nel tempo istantaneo corrispondente a tale tentativo; ciò va inteso come impossibilità reale per tutti gli individui che vi provino secondo la facoltà intellettiva, da Dio concessa, e non come incapacità di comprendere di alcuni. (Wikipedia, voce, Nomi di Dio nella Bibbia).
Molti di questi nomi-epiteti di YaHWeH li abbiamo già visti:
- Tetragrammaton
- Adonai
- Baal
- El
- Elohim
- Shadday (o El Shaddai, il Distruttore)
- Sabaoth (Signore degli Eserciti). Come si può credere che un dio minore che comanda gli eserciti e si professa più volte il “Dio della Vendetta” come fa appunto il dio veterotestamentario, sia un essere che anela al bene dell’Uomo o, non piuttosto, un essere di puro male, materialista e limitato?
- Yaldabaoth, sinonimo del Demiurgo.
Un elemento di spiccato interesse è costituito dal culto di Mitra-Mithra, la divinità frigia a cui è ispirata la religione cristiana. Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. La parola indo-iranica Mitra significa patto o alleanza. Il riferimento è alla stessa alleanza stretta tra YHWH e il popolo giudaico nell’Antico Testamento e simbolizzata nell’Arca dell’Alleanza.
E’ emblematico che il satanista Aleister Crowley, affiliato di rilievo dell’Hermetic Order of Golden Dawn e fondatore dell’Ordo Templi Orientis, affermò che Baphomet significa il «Padre di Mithra».
Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con Apollo-Helios e, pertanto con Phosphoros-Lucifero, raffigurato come un bambino che trasporta una torcia splendente.
La festa di Mithra-Mitra era collocata, in epoca Romana, nella stessa data del dies natalis Sol Invictus, il 25 dicembre di ogni anno, come statuito dall’Imperatore Aureliano nel 274 d.C., che indossò, in quell’occasione, una corona raggiata in guisa della dea Libertas, la divinità raffigurata nella Statua della Libertà dal massone Bartholdi, che aveva a sua volta come riferimento il Colosso di Rodi, con una torcia in mano e raffigurante il dio Apollo-Helios-Sol.
La festa del Sol Invictus si innestava nelle festività più antiche dei Saturnali, cioè il ciclo dedicato al Dio Saturno-Chrònos, celebrate dal 17 al 23 dicembre. «Nella mitologia greca Baal veniva associato al nome di Crono, poi Saturno dai Romani» (Wikipedia)
Le cosiddette divinità che da millenni gli esseri umani idolatrano non sono nient’altro che nuovi nomi conferiti a Baal-Moloch-Saturno-Satana,
Fonti tra le quali il libro di Enoch e i manoscritti non biblici di Qumran narrano di Moloch, o meglio Molok, come il massimo rappresentante di una razza di angeli decaduti, meglio noti come Vigilanti [o Elohim, ndr], i quali scelsero di scendere sulla terra sotto sembianze umane per studiare e amare gli altri figli di Dio (gli esseri umani) andando poi incontro alla loro punizione, inflitta segregando il loro capo, per l’appunto Molok, nelle profondità di un deserto sconosciuto e condannando tutti coloro che lo seguirono a vivere per sempre sulla terra, senza gloria e senza nome. Tutto ciò non prima di aver avuto la possibilità di istruire l’umanità sulle scienze, causa ciò del salto culturale fatto nell’età del bronzo, e nell’aver generato una discendenza chiamata Nefilim. In questi ambiti, Moloch è simile all’angelo caduto Shemhazai, anch’esso un angelo mandato per sorvegliare l’umanità, ma che poi ha creato con le donne umane i Nephilim e ha dato al mondo conoscenze nuove e proibite.
La stessa Statua della Libertà viene considerata un simbolo demoniaco:
Libertas is also called the Freedom Goddess, Lady Freedom, the Goddess of Liberty. You know there’s a statue in New York harbor called the Statue of Liberty. You know where we got it from? French Free Masons. Listen folks that is an idol, a demonic idol, right there in New York harbor. People say, ‘well no it’s patriotic.’ What makes it patriotic? Why is it? It’s a statue of a false goddess, the Queen of Heaven. We don’t get liberty from a false goddess folks, we get our liberty from Jesus Christ. (Tim Murphy, Rick Perry Ally: Statue of Liberty is a ‘Demonic Idol’, motherjones.com)
La Massoneria riconosce da secoli la sua devozione al Dio Cornuto mediante il gesto della “mano nascosta”.
La “mano nascosta” è infatti un simbolo ricorrente nei rituali del grado massonico “Royal Arch”, ed i leader mondiali che ne fanno uso se ne servono per comunicare agli altri iniziati dell’ordine: “Questo è ciò a cui appartengo, ciò in cui credo e per il quale sto lavorando.”
IL GRADO ROYAL ARCH
Il grado Royal Arch (13° grado del Rito Scozzese o 7° del Rito di York) è noto anche come Mason of the Secret. Raggiunto questo grado, si dice che gli iniziati ricevano le grandi verità massoniche.
“Fino al Royal Arch gli iniziati sono familiarmente denominati confratelli, e mantenuti in uno stato di profonda ignoranza. Dal Royal Arch in poi i membri sono denominati compagni, e hanno diritto a una spiegazione esauriente riguardante i misteri dell’ordine. Tale differenziazione concorda con la nota abitudine di Pitagora di rubricare i propri allievi praticamente alla stessa maniera. Dopo una sospensione condizionale di cinque anni, gli allievi erano ammessi alla presenza del precettore, il quale si rivolgeva a loro come “compagni” ai quali era consentito conversare con lui liberamente. Prima di tale termine il maestro impartiva i suoi insegnamenti da dietro uno schermo.” (John Fellows, Inchiesta sulle Origini, la Storia, e il Tenore della Massoneria)
“Accedendo al Royal Arch si apprendono nuove meravigliose conoscenze che non potrebbero mai essere eguagliate da qualsiasi istituzione umana.”È a questo punto che l’iniziato impara il sacro nome di Dio. “Un grado più augusto, sublime e importante di tutti quelli che lo hanno preceduto, che è, infatti, il culmine e la perfezione della antica Massoneria. Esso lascia nella nostra mente la convinzione della esistenza di un Dio senza inizio e senza fine – la grande e incomprensibile Alfa e Omega – e ci ricorda la riverenza che dobbiamo al suo Santo nome” (George Oliver, Lezioni sulla Massoneria)
Tale santo nome è Jahbulon, una combinazione di parole che significano “dio” in siriaco, caldeo ed egiziano. Tra le differenti versioni di questo nome sacro in uso tra le diverse nazioni della terra, tre in particolare meritano l’attenzione dei massoni di grado Royal Arch:
1. JAH, riscontrabile nel Salmo 68, v. 4.
2. BAAL o BEL. Questa parola indica un signore, padrone o possessore, ed è stata applicata da molte nazioni d’oriente per indicare il Signore di tutte le cose, il Maestro del mondo.
3. ON. Questo era il nome con cui JEHOVAH veniva venerato tra gli egiziani “. (Malcolm C. Duncan, Rituali Massonici)
Il rito di iniziazione a tale grado rievoca il ritorno a Gerusalemme dei tre più eccellenti massoni, dopo la prigionia in Babilonia. Evitando di esaminare l’intera cerimonia e il relativo simbolismo, ad un certo punto del rito viene chiesto all’iniziato di imparare una password segreta e un segnale della mano che simboleggi il passaggio di un “velo” (di conoscenza – n.d.t.). (…)
“Il Maestro del Secondo Velo: devi essere tre eccellenti maestri, poiché più in là non puoi arrivare senza la mia parola, segno, ed esortazione. Le mie parole sono Sem, Japhet, e Adoniram; il mio segno è questo: (portando la mano al petto), esso imita ciò che Dio diede a Mosè, quando Egli gli ordinò di spingere la mano in seno e poi, estraendola, la mano divenne bianca e lebbrosa come la neve. La mia parola di esortazione è la spiegazione di questo segno, e si trova negli scritti di Mosè, Quarto capitolo dell’Esodo:
‘E il Signore disse a Mosè: Poni ora la tua mano in grembo. E lui mise la mano in seno, e quando la tirò fuori, ecco che la sua mano era lebbrosa come la neve.’ (Malcolm C. Duncan, Rituali Massonici)
Come detto, questo gesto della mano è ispirato dal verso 4:6 dell’Esodo. In questo passaggio biblico il cuore (“petto”) rappresenta ciò che siamo in base alle nostre azioni. Si può pertanto interpretarlo come: sei ciò che fai. Il significato simbolico di questo gesto potrebbe spiegare il motivo per cui è così largamente utilizzato dai più celebri massoni. La mano nascosta consente agli altri iniziati di sapere che la persona raffigurata fa parte della fratellanza segreta, e che le sue azioni sono ispirate alla filosofia massonica. La mano che esegue le azioni è celata dietro il bavero, il che simbolicamente si riferisce alla natura occulta delle azioni massoniche.Ecco alcuni uomini celebri che utilizzarono il segno della mano nascosta.
NAPOLEONE BONAPARTE
Napoleone (1769-1821) fu un leader militare e politico francese, dalle cui azioni scaturì la politica europea nel 19° secolo. Fu iniziato presso la loggia dell’Army Philadelphe nel 1798. I suoi fratelli, Giuseppe, Luciano, Luigi e Girolamo, erano massoni. Cinque dei sei membri del suo Gran Consiglio dell’Impero erano massoni, come lo erano sei dei nove funzionari imperiali e 22 dei 30 Marescialli di Francia. (…)Nel suo saggio su Napoleone e la Massoneria, Tuckett scrive:
“Ci sono prove inconfutabili secondo cui Napoleone conosceva la natura, la finalità e l’organizzazione della Massoneria; nozioni che egli approvava e praticava per promuovere i propri scopi” (J.E.S. Tuckett, Napoleone e la Massoneria)Si dice anche che Napoleone facesse ricorso a poteri occulti. Quando nel 1813 fu sconfitto a Leipzip, un ufficiale prussiano scoprì una “stanza dei segreti” appartenente al condottiero corso, nella quale era custodito il libro del Destino e degli Oracoli. In principio questo libro fu scoperto in una delle tombe reali di Egitto nel corso di una spedizione militare francese del 1801.
L’imperatore commissionò la traduzione del manoscritto ad un noto studioso e antiquario tedesco. Da quel momento in poi, l’Oraculum è diventato uno dei beni più preziosi di Napoleone. Lo consultava in molte occasioni e si dice che abbia “costituito uno stimolo per le sue imprese speculative di maggior successo.” (…)
SALOMON ROTSCHILD
Salomon Rothschild è stato il fondatore del ramo viennese della potente famiglia Mayer Amschel Rothschild. La famiglia più potente del mondo ha fortemente influenzato le politiche di Germania, Francia, Italia e Austria. I Rothschild sono i principali attori della creazione del sionismo e dello Stato di Israele.Il potere dei Rothschild è andato ben oltre i confini della loggia massonica. Si dice facciano parte delle 13 linee di sangue degli “Illuminati.” L’analisi della recente costruzione della Corte suprema di Israele – finanziata dai Rotschild – conferma l’abbraccio del simbolismo massonico da parte di questa potente famiglia. (The vigilant citizen, articolo “La mano nascosta che ha fatto Storia”, losai.eu)
Ritorniamo a Yaldabaoth, Demiurgo, YaHWeH:
Yaldabaoth è il primo arconte. Congiungendosi con la propria demenza, generò dodici autorità (che secondo alcune tradizioni corrispondono ai docici segni zodiacali):
Athoth, Harmas, Kalila-Oumbri, Yabel, Adonaios, chiamato Sabaoth, Caino, chiamato il Sole, Abele, Abrisene, Yobel, Armoupieel, Melcheir-Adonein, Belias, signore degli inferi.
Yaldabaoth pose sette re (arconti), uno per ciascuna sfera del cielo, per regnare sui sette cieli. A ciascuno diede il fuoco ma non condivise con loro il potere della Luce che aveva preso da sua madre. Perché lui è tenebra di ignoranza. La luce si mischiò con la tenebra e ne venne il buio. Questo arconte buio infatti ha tre nomi: Yaldabaoth (figlio del caos), Sakla (stolto) e Samael (dio cieco).
Yaldabaoth è malvagio nella sua demenza. Disse: “Sono Dio e non vi è altro dio all’infuori di me”, poiché non sapeva da dove era venuta la sua potenza.
Gli altri arconti sono sette: Athoth, faccia di pecora, Elaios, faccia d’asino, Astaphaios, faccia di iena, Yao (=Yahweh), faccia di serpente a sette teste, Sabaoth, faccia di serpente, Adonin, faccia di scimmia, Sabbataios, faccia di fuoco e fiamme. Corrispondono ai sette giorni della settimana.
Ciascun arconte creò sette potenze, e ciascuna potenza creò sei angeli, fino a raggiungere il numero di 365, come i giorni dell’anno.
Yaldabaoth ha molte facce, in modo da poter mostrare quale faccia gli piace mentre sta tra i serafini. Con loro spartì il suo fuoco a causa della potenza gloriosa che aveva dalla luce di sua madre. Per questo chiamò se stesso Dio e corruppe il luogo dal quale veniva.
Quando parlò, fu fatto.
Diede un nome a ciascuna delle sette potestà: bontà, Athoth; provvidenza, Elaio; divinità, Astaphaio; signoria, Sanbaoth; gelosia, Adonin; intelletto, Sabbateon.
Così Yaldabaoth creò l’ordine del mondo, ma non aveva conosciuto gli incorruttibili, perciò avrebbe portato distruzione e perdita di potere.
Vedendo la creazione e la schiera di angeli intorno a sé, Yaldabaoth esclamò ”Sono un dio geloso e non c’è altro dio all’infuori di me”. Ma in questo modo suggeriva agli angeli che un altro dio vi fosse. Perché se non vi fosse altro dio, di chi avrebbe dovuto essere geloso? (Articolo, Alle fonti dell’antica gnosi: il Libro Segreto di Giovanni)
Qui è pubblicato per intero l’Apocrifo di Giovanni.
Arriviamo, pertanto ad un’unica divinità androgina, poiché sia Yaldabaoth-YaHWeH che Ecate-Nyx sono figlio/a del CHAOS:
Il mondo materiale non è opera di questa divinità indistinta eppure ben distinta in innumerevoli emanazioni, ma del creatore del mondo che gli si contrappone. Esso “in realtà è un demiurgo megalomane, ma gli esseri umani sono superiori al creatore e ai suoi poteri grazie alla scintilla della divinità che alberga in essi”.
“Il creatore è il responsabile dell’imprigionamento della luce divina.. dentro corpi mortali”[4]. E’ chiamato, nel Vangelo di Giuda, Yaldabaoth – che potrebbe significare “figlio del caos”, o anche Nebro. Ha, a sua volta, un aiutante che porta il nome di Saklas, che potrebbe significare “stolto”. Yaldabaoth viene definito dal testo stesso “sozzo di sangue a vedersi”.(Articolo, Il vangelo apocrifo di Giuda e la storicità degli apocrifi: il testo ed i suoi commenti)
Arriviamo, infine, a Baphomet, (“Macrocosmo e microcosmo“, “Solve et Coagula”) che condensa in sé sia Yaldabaoth che Ecate. In Magick (Libro 4), il satanista Aleister Crowley afferma che “Baphomet è un androgino divino e il geroglifico dell’arcana perfezione“.
Il Diavolo non esiste. Si tratta di un falso nome […] Il serpente SATANA, non è il nemico dell’uomo, ma colui che ha reso Dèi gli umani, permettendogli la conoscenza del bene e del male. [albero della conoscenza del bene e del male, ndr] Satana disse “Conosci te stesso!” e ha insegnato la via Iniziatica. […] Il suo emblema è BAPHOMET, l’Androgino che è il geroglifico dell’arcana perfezione […] Egli è dunque Vita e Amore. Ma è [anche] Ayin, l’Occhio, quindi è Luce; e la sua immagine è il segno zodiacale del Capricorno, il cui attributo è Libertà. […]
Baphomet è Padre Mitra, la pietra cubica d’angolo del Tempio [Massonico].
Diventa finalmente chiaro che i motti massonici «Chaos ab Ordine» e «Ordo ab Chao» hanno anche un significato, oltreché politico, soprattutto iniziatico-esoterico.
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