Universo-Multiverso.
Quando, in passato, taluno parlava di universo parallelo veniva deriso. Al massimo, il proclama veniva considerato Fantascienza.
Ricordo, al riguardo, un meraviglioso libro di Clifford D. Simak pubblicato sulla collana di “Urania” con il titolo di “Mondi senza fine”.
UNIVERSO-MULTIVERSO
Prima di morire, Stephen Hawking ha “sdoganato” il concetto di Multiverso.
Da tempi immemorabili la “Scienza Normale”, la Scienza Ufficiale, pone dei paletti – apparentemente invalicabili – spesso valicati dopo pochi anni, talora dopo secoli.
Al riguardo, Thomas Kuhn, l’epistemologo che sbugiardò la pseudofilosofia di Karl Popper, è molto chiaro al riguardo, grazie alla teoria dei salti paragdigmatici:
In The structure of scientific revolutions (1962; trad. it. 1969) Kuhn sostiene che la storia della scienza è caratterizzata da un alternarsi di fasi di “scienza normale” e fasi di “rottura rivoluzionaria”. Nella prima fase le assunzioni teoriche fondamentali (“paradigmi”) vengono di continuo articolate ed estese in funzione di un’applicazione sempre più esaustiva. Nel corso di questa attività insorgono tuttavia inevitabili “anomalie”, che la scienza “paradigmatica” tenterà dapprima di riassorbire, ma che determineranno infine la “rottura rivoluzionaria” e l’elaborazione e accettazione di un nuovo paradigma. Il consolidarsi del nuovo paradigma aprirà una nuova fase di scienza “normale”. (Treccani, voce Kuhn)
La Scienza “Normale” millenni fa parlava di “Terra Piatta”, solo alcune centinaia di anni fa l’establishment ciarlava del «Sole che gira attorno alla Terra».
Ora uno scienziato pur mentalmente superiore e geniale quale l’Hawking difende la “Scienza Normale”, la “Scienza Ufficiale”, affermando che «È pur vero che viviamo in un Multiverso», ma il numero di Universi è molto limitato e all’interno vigono le stesse leggi, entropia, impossibilità di superare la velocità della luce, et similia.
L’UNIVERSO SOFFOCATO DAI LIMITI IMPOSTI DA HAWKING
La rivista “Focus” legata ai CICAPpiani afferma:
I molteplici universi alternativi che compongono la realtà potrebbero non essere poi troppo diversi l’uno dall’altro, né tanto meno infiniti: l’insieme di universi possibili potrebbe, in altre parole, essere circoscritto. […]
«La teoria convenzionale dell’inflazione eterna prevede che, globalmente, il nostro Universo sia come un frattale infinito, con un mosaico di differenti universi-tasca separati da un oceano inflazionario», aveva affermato Hawking lo scorso autunno, aggiungendo di non essere però un grande “fan” di questa ipotesi.
Nel suo ultimo lavoro, pone dei limiti a questa infinità: gli universi alternativi potrebbero non essere governati da leggi fisiche radicalmente diverse e, al contrario, non essere molto differenti l’uno dall’altro. (Focus)
Se davvero l’Hawking pensava siffatte cose, dimostrerebbe di essere stato uno “Scienziato Normale”, distante anni-luce da rivoluzionari come Democrito, Galileo Galilei, Werner Karl Heisenberg, David Bohm, et al.
HAWKING CON LA SUA LIMITATA VISIONE DI UNIVERSO-MULTIVERSO CONTRADDICE IL RASOIO DI OCCAM
Hawking affermerebbe che il Multiverso verrebbe semplificato ipotizzando un numero limitato di universi paralleli dominati dalle stesse leggi delle fisica.
Il che contraddice il rasoio di Occam.
«A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire». «Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem»
La soluzione più semplice, stante la casualità seguita all’inflazione eterna (cosmica), è che si siano creati Universi anche incompatibili tra loro.
Pensare che solo (pochi) Universi omogenei potessero crearsi, significa postulare un Ente Superiore (Dio) che crea un numero limitato di Universi tra loro omogenei e dominati dalle stesse leggi (Divine?).
Postulando un numero di universi limitato e soggetti alle stesse Leggi Universali, Hawking contraddice il rasoio di Occam (“Se postuli che un Ente – Dio – sia necessario per la creazione dell’Ente successivo – Universo – complichi inutilmente l’esegesi”).
In siffatta guisa, l’Hawking contraddice se stesso. “Dio non esiste” proclamava con fierezza lo Scienziato “Normale” Hawking:
L’universo ha bisogno di un Creatore? “No”. “L’universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente” e dunque “non è stato Dio a crearlo”. (“Repubblica”)
Il piccolo, fallace, essere umano che ha l’arroganza di sovvertire la Metafisica e gli Universali da Platone in poi, credendo di eludere Dio, viene immediatamente contraddetto dalla sua stessa morte.
UNIVERSO OLOGRAFICO – OLOMOVIMENTO
Citiamo quanto avevamo scritto nell’articolo “Olomovimento”:
Le conferme alla teoria di David Bohm sull’Olomovimento o Universo Olografico si susseguono senza sosta.
In un recente articolo, l’autorevole rivista scientifica “Nature” afferma che un team di fisici ha fornito altre prove che il nostro universo potrebbe essere una mera proiezione olografica.
Nel 1997, il fisico teorico Juan Maldacena propose, sulla scorta degli studi di David Bohm, un nuovo modello dell’Universo, in cui la gravità generata dalla vibrazione delle Superstringhe potrebbe essere reinterpretata in termini di fisica relativistica. Il mondo matematicamente complesso delle stringhe, che esistono in nove dimensioni dello spazio più una di tempo, sarebbe semplicemente un ologramma.
«L’idea è simile a quella degli ologrammi ordinari, dove l’immagine a tre dimensioni è codificata su una superficie bidimensionale, come l’ologramma impresso sulle carte di credito. L’intero Universo è codificato allo stesso modo», scrive il professore di fisica matematica Kostas Skenderis
L’UNIVERSO DI MALDACENA
L’idea di Maldacena entusiasmò fin da subito i fisici perché era un modo “elegante” per dimostrare la popolare, ma ancora non dimostrata, teoria delle stringhe su basi solide – e perché risolveva apparenti incongruenze tra la fisica quantistica e la teoria della gravità di Einstein. Ha fornito ai fisici una sorta di pietra di Rosetta matematica, un “dualismo”, che ha permesso di collegare tra loro le due lingue, e risolvere gli apparenti contrasti tra un modello e l’altro. Ma anche se la validità delle idee di Maldacena è stata data per scontata da allora, mancavano dimostrazioni scientifiche; dimostrazioni che iniziano a giungere.
L’universo potrebbe essere davvero un gigantesco ologramma 3D, emanazione di un campo piatto bidimensionale: questa teoria cosmologica ‘alternativa’, elaborata negli anni ’90, sembrerebbe infatti compatibile con i dati sperimentali raccolti sull’eco del Big Bang dal satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Physical Review Letters da un gruppo internazionale di fisici e astrofisici teorici a cui ha preso parte anche l’Italia con l’Università del Salento e la sezione di Lecce dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
L’ipotesi che l’universo funzioni come un enorme e complesso ologramma ha raccolto negli anni ”evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali”, spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’Infn e docente di fisica teorica nell’Università del Salento. ”L’idea alla base della teoria olografica dell’Universo – precisa l’esperto – è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni (più il tempo) siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno”. (“L’universo come un ologramma“, ansa.it)
Olomovimento – L’Isola di Avalon
Olomovimento – L’Isola di Avalon
OLOMOVIMENTO Le conferme alla teoria di David Bohm sull’Olomovimento o Universo Olografico si susseguono senza sosta. In un recente articolo, l’autorevole rivista scientifica “Nature” afferma che un team di fisici ha fornito altre prove che il nostro universo potrebbe essere una mera proiezione olografica. Nel 1997, il fisico teorico Juan Maldacena propose, sulla scorta degli studi
IL RIGORE SCIENTIFICO CONTRADDICE L’UNIVERSO LIMITATO DI STEPHEN HAWKING
Provano, nel loro studio, “How many universes are in the multiverse” , che essi sono sono:
IL TEOREMA DEL MULTIVERSO
Esiste una spiegazione che riguarda gli universi multipli molto più complessa.
Essa stabilisce che ogni volta che qualcosa è incerto, l’“Albero dell’Universo” (come talvolta è chiamato il fenomeno di tutte le ramificazioni possibili di eventi) produce un altro ramo, cioè si ramifica. Ciascuna ramificazione, appena prodotta, è un diverso universo simile al precedente, perché l’incertezza generalmente è piccola, all’inizio. Ogni possibilità è un accadimento che capita da qualche parte. Si tratta di una visualizzazione intuitiva. (Wikipedia, voce “Paradosso di Einstein, Podolsky, Rosen”)
Il paradosso del gatto di Schrödinger chiarisce questo concetto: abbiamo due alternative atomo decaduto (gatto morto) e atomo non-decaduto (gatto vivo) ed entrambe reali. Un osservatore vedrebbe realizzarsi solo una delle due possibilità (“stati”), ma è qui che si crea un punto di diramazione dell’intero Universo. Uno con l’osservatore che vede il gatto morto e l’altro con l’osservatore che vede il gatto vivo.
Il noto fisico David Deutsch, uno dei più noti promotori attuali della teoria dei molti mondi/universi/realtà ne ripropone la versione di base ma assumendo che tali universi paralleli (o realtà parallele), il cui insieme è chiamato da Deutsch multiverso, dopo le varie ramificazioni o differenziazioni che li generano essi non restino reciprocamente separati del tutto, ma mantengano qualche connessione, al livello fisico degli oggetti quantistici. (Wikipedia, voce “Interpretazione a molti mondi”)
LO SCIENZIATO VISIONARIO JUAN MALDACENA SUPERA LA VISIONE LIMITATA DELLO SCIENZIATO NORMALE STEPHEN HAWKING
Come abbiamo visto, l’idea di Maldacena aveva entusiasmato fin da subito i fisici perché dimostrava la teoria delle superstringhe su basi solide e perché risolveva le apparenti incongruenze tra la fisica quantistica e la teoria della gravità di Einstein.
In due articoli su ArXiv, il sito della Cornell Unoversity Library, lo scienziato Yoshifumi Hyakutake ha esposto di aver calcolato l’energia interna di un buco nero, la posizione dell’orizzonte degli eventi (il confine tra il buco nero e il resto dell’Universo), la sua entropia e altre proprietà in base alle previsioni della teoria delle stringhe, come pure come gli effetti delle cosiddette particelle virtuali che compaiono e scompaiono nella dimensione spaziotempo.
Nell’altro articolo, Hyakutake e i suoi collaboratori hanno riportato i calcoli effettuati sull’energia interna dei corrispondenti continuum spaziotemporali inferiori senza gravità.
I due calcoli combaciano perfettamente, dimostrando così la validità delle teorie di Maldacena, Witten e Bohm.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (Giovanni 1,1)
La parola è vibrazione e, quindi, quando si parla di “verbo” divino armonioso che crea la realtà, si parla della vibrazione delle stringhe.
Deepak Chopra affermò che «Le particelle subatomiche più fini sarebbero onde di forma, vibrazioni chiamate ‘superstringhe’, ovvero corde ultrasensibili, perché reagiscono esattamente come le corde di un violino». (isoladiavalon.it)
ALLA VISIONE DELL’UNIVERSO LIMITATO DELLO SCIENZIATO UFFICIALE HAWKING, NOI PREFERIAMO LE PROFETICHE VISIONI DELL’UNIVERSO DI PHILIP K. DICK
L’opera di Dick ha un tema fisso: la realtà che noi crediamo di vivere è reale oppure è una serie di frame olografici, un film, costruito a nostra immagine e somiglianza?
In riferimento al capolavoro di Dick conosciuto in Italia come “La Svastica sul sole”, Amazon Studios ha prodotto, a partire dal 2015 la serie “L’uomo nell’alto castello”.
Nel 1962 Dick immagina un futuro alternativo in base a un diverso andamento del passato. Nel 2015 la serie ricorda quel futuro fantascientifico. […] Ricorrendo a una nozione di Paolo Jedlowski, si può parlare di memorie del futuro. Quello di Dick è un futuro immaginato in passato che nella contemporaneità è diventato un ricordo di un orizzonte [degli Eventi] non realizzatosi. D’altronde, questo sembra un tratto tipico della narrazione fantascientifica e utopica.
L’utopia è la rappresentazione di un possibile parallelo, ovvero «un ampliamento della nostra esperienza oltre i limiti connessi al fatto che abbiamo una vita soltanto» (Jedlowski 2017, p. 86). Tale possibile parallelo non ha ripercussioni reali sul futuro, ma «quando permea di sé un immaginario, può trasformarsi nel disegno di un futuro possibile, e come tale può venire ricordato» (p. 87) (Caterina Martino, “Memorie del futuro”)
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