La Resistenza al Populismo.
Vedere nei giornaloni funzionali all’Ultracapitalismo globale l’utilizzo massivo del termine ponderoso “Resistenza”, contrapposto a Matteo Salvini, è come assistere ad una farsa fliacica, ove i liberalisti, travestiti da comunisti radicali, indossano un’ulteriore maschera sopra la precedente, quella del “Resistente”.
Nel solco inaugurato dalla Galatea di Attali, il massone Emmanuel Macron, colui che tanta stampa definisce il “gay psicopatico” e che liquidò il governo gialloverde italiano come “lebbra populista”.
Reperiamo su Repubblica del 04/09/2018 un articolo del docente di Storia Umberto Gentiloni, “McCain, lezione anche nostra”, che riporta come sottotitolo “La Resistenza all’odio populista”,
Il funerale di McCain è stato un grande incontro di Resistenza, il più grande fino ad oggi”. Così titolava ieri The New Yorker” nella sua edizione online. Resistenza verso la deriva che attanaglia l’America. […] Occorre distinguere, accettare la sfida della ragione e dell’intelligenza da opporre a chi costruisce e diffonde mostri irrazionali…
Immagino si riferisca ai cattivoni populisti-nazionalisti-ergofascisti. L’autore, ex cathedra, conclude:
Troppo facile insultare come risposta automatica. […] La democrazia con tutti i limiti e le incongruenze del nostro tempo chiede di rafforzare le Resistenze…
Due obiezioni. La prima: cosa intende l’élite di Repubblica quando usa il lemma “democrazia”? Se vince le elezioni Obama è democrazia, ma se le vince Trump diventa deriva populista? La seconda obiezione è che ritengo incongruo prendere come pietra d’angolo l’anètico McCain.
IL GUERRAFONDAIO JOHN MCCAIN
Scrive infatti Max Blumenthal,
Ci sono stati pochi altri personaggi nella storia americana recente che si sono spesi così personalmente per la perpetuazione della guerra e dell’imperialismo come ha fatto McCain. Ma per Washington l’aspetto più importante della sua carriera è stato volutamente tralasciato, o spazzato via, come un difetto di poco conto di un nobile servitore dello Stato che nonostante questo meritava il rispetto di tutti.
McCain non si è limitato a tuonare dagli scranni del Senato in favore di ogni importante intervento militare succesivo all’epoca della guerra fredda, appoggiando le sanzioni e le relative campagne di disinformazione. Era straordinariamente spietato nel proporre obiettivi imperialisti, saltando da una zona calda all’altra per reclutare personalmente fanatici di estrema destra come alleati.
In Libia e Siria, si è alleato con gli affiliati di Al Qaeda, e in Ucraina McCain ha fatto la corte a veri, spudorati neonazisti.
Poteva mancare George Soros ad intonare la geremiade per la perdita dell’amato bombardiere McCain? Jamais!
Il defunto senatore ha anche ottenuto spontanei tributi da una serie di importanti liberal, da George Soros fino al suo persuasivo cliente, Ken Roth, insieme a tre colleghi consiglieri di Human Rights Watch e della celebrità “democratica socialista” Alexandra Ocasio-Cortez, che ha salutato McCain come “un esempio impareggiabile di decenza umana”. Il repubblicano John Lewis, il simbolo preferito dei diritti civili della classe politica della Beltway, si è unito al coro ricordando McCain come un “guerriero della pace”.
Il “guerriero della pace” McCain era solo uno dei principali e malmostosi Agenti del Military-Industrial Complex, quello stesso Deep State che ha piazzato un sabotatore all’interno della stessa Casa Bianca:
Con un gesto che è l’ammissione della guerra sotterranea – ormai non più – del Deep State a Donald Trump, il giornale di riferimento dell’élite globalista, il NYT, ha pubblicato un ‘editoriale’ anonimo di un membro dell’Amministrazione Trump che si dice “impegnato nel sabotare le politiche di Trump”: in pratica, è il primo caso in cui il deep state ammette la propria esistenza e la propria funzione anti-democratica.
Un fatto gravissimo – che un giornale pubblichi un editoriale anonimo interno ad un governo, in cui si ammette di lavorare contro gli eletti dal popolo a nome di altri poteri – e un gesto disperato.
La dimostrazione, che il regime globalista che controllava e ancora controlla in parte i governi occidentali sente di stare perdendo questo controllo. (voxnews.info)
Does the so-called “Senior Administration Official” really exist, or is it just the Failing New York Times with another phony source? If the GUTLESS anonymous person does indeed exist, the Times must, for National Security purposes, turn him/her over to government at once!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 5 settembre 2018
È molto probabile che la talpa in questione sia il massone contro-iniziatico Mike Pence, attuale vicepresidente USA. Davvero pro tempore.
RITORNIAMO ALLA “RESISTENZA”, STAVOLTA CONTRO SALVINI
Un altro lai di “Salvini che alimenta un momento di fascismo” è composto da Yanis Varoufakis, l’icona dell’élite iper-liberalista e globalista travestita da progressista.
In un’intervista rilasciata a Marco Zatterin de La Stampa, l’ex ministro delle Finanze di Tsipras afferma di «avercela con la retorica gialloverde, […] soprattutto con Salvini “assai abile a parlare con chi ha perso la speranza”, ma è “uno che si fonda su xenofobia, chiusura dei confini, e orgoglio nazionale”. Il che avverte, evidenzia “un momento di fascismo” che lo trova “molto preoccupato”».
Varoufakis avrebbe quindi – a sentir lui – fondato l’aggregazione social-liberista DiEM25 per opporsi ai “nazionalisti internazionalisti” (de facto, un ossimoro) che come «Goebbels negli anni Venti, arrivano a tesi incendiarie e misantrope che suggeriscono sgomento e orrore».
Come se dietro di lui non ci fosse il solito puparo Soros, che, da ospite al Festival dell’Economia di Trento 2018, sparò ad alzo zero contro Salvini, chiedendo, per lui pleonasticamente, se Salvini fosse a libro paga di Putin; Putin è da anni l’ossessione del “filantropo”, da egli ritenuto il capo della Spectre populista-nazionalista-ergofascista.
Già ospite allo stesso Festival nel 2012, il Soros ebbe l’impudicizia di affermare che la «responsabilità della Grande Recessione del 2007 era dei politici, non della Finanza Speculativa» qual è la sua. Come se a muovere le fila di burattini come Bush, Obama, Cameron, Clinton et similia non fossero i burattinai ipercapitalisti come lui e il suo circuito latomistico contro-iniziatico.
LA “SINISTRA” NEOLIBERISTA CHE CHIEDE A TUTTI DI «STRINGERSI A COORTE CONTRO I POPULISTI», CREANDO LA NUOVA “RESISTENZA” DEGLI EUROINOMANI
Tra la sinistra italiana mainstream (L’Ulivo e PD) e il Neoliberismo totalitario c’è sempre stata una corrispondenza biunivoca e scambio di amorosi sensi.
Ciò fin dai Tempi di “Mani Pulite”, che permise alla sinistra Ulivista-PDS-DS-PD la svendita dei beni pubblici; l’ex presidente Consob Guido Rossi affermò, infatti: «Senza Mani pulite non ci sarebbe stata la svolta delle privatizzazioni e l’Italia non sarebbe uscita dal suo sistema di “capitalismo senza mercato”».
Adesso l’Italia è serva della Dittatura dei Mercati.
Nel video che segue Paolo Barnard denuncia il “libro bianco delle Privatizzazioni PD” e smonta rigorosamente e sistematicamente, una per una, le affermazioni, di tal Boldrin, suo antagonista nella puntata di “Ultima Parola” che segue:
LA RESISTENZA (?) DI DIEM25
Già nel momento di presentare DiEM25 (acronimo di Democracy in Europe Movement 2025) a Milano, il Varoufakis blaterava di “momento fascista dell’Italia” e rimestava il retoricume dell’attuale momento come ricorso storico degli anni ’30 pre e post Weimar.
Alla presentazione del suo movimento, che sarebbe «il primo movimento politico transnazionale e paneuropeo», Varoufakis ometteva, appunto, di citare l’Unione Paneuropea di Codenhouve-Kalergi, che fu de facto il primo vero movimento transnazionale paneuropeo.
A siffatta presentazione hanno partecipato Yanis Varoufakis, insieme a Luigi De Magistris, Federico Pizzarotti, Lorenzo Marsili e, udite udite, Inna Shevchenko.
Come scrive Francesco Fratoianni su l’antidiplomatico.it nell’articolo “Grida al Fascismo in Italia ma Varoufakis imbarca i fan dei neo-Nazisti ucraini nel suo Movimento”,
“Questo è un momento fascista nella storia dell’Italia e dell’Europa”. Speriamo non voglia aggravare ulteriormente la situazione Yanis Varoufakis, presentando DiEM25, la lista per le elezioni europee, insieme a Inna Shevchenko. Si, proprio lei. La leader della congrega “Femen”, formalmente impegnata a “contestare i valori patriarcali che impregnano le società industrializzate e le religioni che opprimono le donne”, in realtà finalizzata a scatenare la più bieca islamofobia e russofobia e la crescita di movimenti reazionari.
Le eclatanti gesta di questo gruppo non si contano: dall’inneggiare (con tanto di selfie su Twitter) al rogo della Casa dei sindacati di Odessa (mentre stavano bruciando vive 42 persone), alla glorificazione dei “ribelli siriani” e delle milizie fasciste ucraine, all’urinare pubblicamente sulle foto di Putin-Yanukovich e nelle moschee, al provocare fedeli cattolici (che, poi, quando reagiscono vengono arrestati)…
Attivisti di una qualsiasi organizzazione politica che avessero fatto un centesimo di tutto ciò sarebbero ancora in galera. Non così le Femen, dotate di ingenti risorse finanziarie, legate ad ambienti atlantisti, osannate dai media radical chic e oggi – grazie a DiEM25 – destinate a diventare parlamentari a Strasburgo. Verosimilmente, insieme a noti personaggi che partecipavano, anch’essi, alla conferenza stampa di Varoufakis. Come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, alla perenne ricerca di qualcuno insieme al quale presentarsi alle elezioni. O il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, già sponsor della lista della Bonino +Europa. Assente, invece, il “socialista” Benoit Hamon – uno dei fondatori di DIEM25 – che, addirittura, ha accusato Macron di vigliaccheria rinfacciandogli di non avere bombardato la Siria insieme a Trump.
Insomma una bella compagnia per far nascere – come recita il motto di DiEM23 – la “primavera europea”.
VAROUFAKIS È SOLO UN EUROFILISTA ULTRALIBERALISTA E PAOLO BARNARD LO SMASCHERÒ, ALTRO CHE RESISTENZA ALL’EUROLAGER
Paolo Barnard ricorda che Varoufakis, quand’era ministro con Tsipras, ignorò l’offerta sovranista avanzata da Warren Mosler per salvare il paese; con Tsipras, Varoufakis gli preferì Jamie Galbraith, che predispose Atene a subire le devastanti imposizioni della Troika che hanno trasformato la Grecia “risanata” in un paese del terzo mondo. Il problema, alla radice? Il debito greco, come gli altri in Eurozona, è chiamato “pubblico” ma in realtà è denominato in euro e detenuto da banche private, anziché dalla banca centrale controllata dal governo, come invece avviene nel resto del mondo, dove il potere di spesa è virtualmente illimitato e quindi non condizionato dal rischio-spread. (libreidee.org)
LA RESISTENZA DELL’ANTIFASCISMO IN ASSENZA DI FASCISMO
L’espressione «Antifascismo in assenza di Fascismo» fu coniata dal grande filosofo torinese Costanzo Preve.
Antifascismo in assenza completa di fascismo: l’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell’Africa e la “mascalzonaggine imperdonabile” dell’invasione della Grecia) è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra postcomunista e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto secondo Preve a partire dal 1956 per gli effetti della destalinizzazione), che diviene così inutile. (wikipedia, voce “Costanzo Preve”)
LA RESISTENZA GLOBALISTA E ULTRACAPITALISTA HA UN SOLO LEADER: GEORGE SOROS.
Scrive interferenza.info sulle Femen,
Femen [è] un “movimento di protesta” ucraino fondato a Kiev nel 2008, noto all’opinione pubblica internazionale per il fatto di manifestare seminude contro il sessismo e il “maschilismo”. E’ risaputo e documentato che le Femen sono finanziate da George Soros, multimiliardario a capo del suo Open Society Institute.
Yanis Varoufakis, fin dai tempi della sua partecipazione al governo di Syriza era, secondo l’ex analista NSA Wayne Madsen, “il cavallo di Troia di Soros all’interno del governo greco”.
Emma Bonino ha apertamente confermato di essere finanziata da George Soros.
Paolo Becchi definisce Roberto Saviano il Soros italiano.
Tutti, all’interno del magic circle sorosiano, usano la stessa identica contro-narrazione del tutto irreale.
Sono tutti populisti-nazionalisti-ergofascisti coloro i quali si battono contro la cupa e distopica Weltanschauung di una autoreferenziale “sinistra” elitista-turbocapitalista-ultraglobalista, che lavora per liquefare le etnie nazionali e gli Stati Sovrani, a favore del “no-borders” e del meticciato transnazionale della “nuova razza del futuro” che sarà, secondo il contro-iniziato paneuropeo conte Kalergi, «eurasiatica-negroide (eurasisch-negroide Zukunftsrasse), estremamente simile agli antichi egiziani, e sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità».
Arruolato volontario nella resistenza paneuropea sorosiana è sicuramente il supermassone Jacques Attali, per cui,
Nel momento in cui si ammette che le libertà sono fondamentali, la prima libertà è quella di circolazione. Arriverà gente e questo sarà un bene. Bisogna preparare delle politiche di integrazione e quella gente farà dell’Europa la prima potenza mondiale”.
ALTRI MEMBRI DELLA FLIACICA RESISTENZA
Poteva mancare il maître à penser radical chic Eugenio Scalfari? Ça va sans dire, No!
Diego Fusaro demolisce con sagacia un recente intervento dello Scalfari.
“Il fronte contro i populisti”. Questo l’entusiasmante titolo dell’ultima gustosissima omelia domenicale del demofobo Eugenio Scalfari, euroinomane tra i più incalliti e noto fiduciario dei mercati sradicati e no border. Pare che nel suddetto fronte contro il populismo (in verità contro il popolo) evocato dal demofobo Scalfari vi siano già degli arruolati d’eccellenza: Soros, Draghi, JP Morgan, Mario Monti, Oliviero Toscani. E poi lui, dulcis in fundo: Roberto Saviano, il bardo cosmopolita dal sontuoso attico di Nuova York, con l’immancabile guarnigione di titillevolissime aragoste rubiconde.
Anche Toni Negri ha aderito entusiasticamente al movimento di Varoufakis. Lo ricordiamo quando a La Gabbia definì le nazioni «cose barbare, cose tribali» e, «io sono internazionalista perché sono comunista».
Tranchant il giudizio dell’illuminato filosofo Preve sul Negri:
“Negri è in realtà un liberale che si traveste da comunista estremista… la sua Antropologia è quella di Deleuze, Foucault, Guattari. Costoro tratteggiano il soggetto come faceva Hume, Per siffatta antropologia, il soggetto è Flusso di desideri, sensazioni, abitudini.
Cioè, il Paradigma del Liberalismo“.
A far da cassa di risonanze all’altrimenti ectoplasmatico movimento varoufakis-sorosiano ci pensa l’infinita pletora di presstitutes, ovverosia i pennivendoli, che imbottiscono le redazioni mondiali di tutti i Mainstream Media Globalisti.
I PECCATI DEI “POPULISTI”
Quali sono i peccati immondi da cui i “populisti” come Salvini e Di Maio devono mondarsi?
Lo ha spiegato chiaramente il politologo neocon Edward Luttwak. I politici convenzionali, di Destra come di Sinistra, non danno alcuna risposta alle istanze del Popolo, i politici non convenzionali, i populisti, queste risposte cercano di offrirle, pur essendo ostacolati da sovrastrutture elitiste, ultraburocratiche e oggettivamente ademocratiche come FMI, UE e BCE.
Riguardo Salvini lo psicoanalista Massimo Recalcati scrive su Repubblica del 5 settembre 2018 un’interessante analisi.
La spregiudicata e lucida politica di Salvini ha saputo trasformare la Lega da movimento popolare, legato a un’etnia e a un territorio particolare, in un vero e proprio partito della Nazione. Il consenso verso la sua azione non cessa di diffondersi e rafforzarsi in tutte le parti del nostro Paese. Cosa ha reso possibile il succeso della sua politica? in termini psicoanalitici, Salvini ha saputo sfruttare quella pulsione securitaria che per Freud è a fondamento di ogni psicologia di massa. […]
Il leghismo che fonda il nuovo partito della nazione cavalca la pulsione securitaria. […] La sinistra non deve opporre il desiderio – il sogno – alla pulsione. Dovrebbe provare a leggere la pulsione senza snobismo. […] Non servirà invocare l’Europa, se essa resterà solo un desiderio nobile sganciato dal soddisfacimento pulsionale.
La “sinistra” turbocapitalista, euromaniaca e globalista riesce ormai a canalizzare una sola pulsione nell’elettorato italiano, devastato dalla distruzione dell’economia operata dall’euro e dal Salva-Italia di Monti, depauperato dalle privatizzazioni (responsabilità della “sinistra”) che hanno favorito esclusivamente gli interessi delle Transnational MegaCorporations (TNMC), i Megalodonti Globali, comparuzzi e succedanei di George Soros.
La pulsione è quella di scacciare definitivamente dal Parlamento Europeo, mediante il voto, gli arroganti elitisti che prima hanno difeso tutte le cessioni di sovranità nazionali e la macelleria dei diritti sociali a vantaggio di un’Europa di Timocrati creata solo per favorire gli interessi di banksters e Mercatisti Globali, e che solo ora, per sopravvivere, ciarlano di democrazia e di Europa dei Popoli.
Non credo affatto che la svendita dei beni pubblici (da Prodi a D’Alema), 5 milioni di poveri assoluti, la distruzione della domanda interna di cui menava vanto Mario Monti alla CNN, la perdita di 300 miliardi di euro di PIL cagionata dal “Salva-Italia” (sempre grazie a Monti, dati MEF), 6 milioni di disoccupati e inoccupati, migliaia di suicidi economici, centinaia di migliaia di morti anzitempo per i tagli alla sanità, e, last but not least, i 43 morti del Ponte di Genova a causa della carente manutenzione, siano mostri irrazionali, pulsioni inconsce, sonno della coscienza, ma sono fatti che feriscono la mente e la ragione di ognuno.
QUESTI SONO FATTI CHE FERISCONO LA MENTE, ALTRO CHE LA RESISTENZA DELLA SINISTRA NEOLIBERISTA E TANATOCAPITALISTA
Chiosa su cotali fatti Paolo Barnard,
questi fatti sono immensi, gridano vendetta per noi cittadini ridotti da un sistema monetario infame a viver da topi nel perenne terrore delle ire e delle scudisciate del Padrone a Bruxelles. Buona lettura, ma fa ribollire il sangue stare a guardare altri crescere, lavorare, poter sperare, solo perché hanno tutte le sacrosante armi costituzionali della moneta sovrana.
Se ad avvantaggiarsi politicamente di tale desiderio di vendetta, sono i “demagoghi” e “lebbrosi populisti” – che, peraltro, rimangono totalmente inadempienti nei confronti dell’elettorato sulla vexata quaestio dell’uscita dall’Euro – ciò rimane un’ulteriore responsabilità di cui i politici ultraliberalisti, globalisti ed euromaniaci, di destra, di centro, come di sinistra, devono addossarsi in toto.
Chi è cagione del suo mal pianga se stesso.
Ma il problema reale non è certo il finis terrae in cui è costretta ad addentrarsi la Sinistra Mondiale o il de profundis che presto verrà intonato per il PD.
Luca Ricolfi in un’intervista al Foglio del 7 settembre evidenzia il principale motivo del declino di siffatta sinistra.
“La cultura di Sinistra fornisce la più impressionante conferma empirica della teoria della riduzione della dissonanza cognitiva, formulata dal grande psicologo sociale Leon Festinger nel 1957: quando la realtà smentisce le nostre credenze, anziché cambiarle, cerchiamo di di reinterpretare la realtà per rimetterla d’accordo con le false idee che ci fanno stare bene. Negando i fatti, o ignorandoli”
Ma a noi delle convulsioni e dei contorcimenti finali della sinistra non interessa alcunché. Il problema vero è il Cancro Globale Metastatizzato conosciuto come Neoliberismo, dominato da sedicenti “economisti”, loro, sì, afflitti dalla riduzione della dissonanza cognitiva, in quanto spacciano lo spolpamento e l’annichilazione dei Greci come un un “Grande Successo”. Le stesse parole che usava Heinrich Himmler nelle sue relazioni ad Hitler sulla Liquidazione del Popolo Ebraico (Endlosung).
L’altro problema serio è che le mirabolanti promesse del dinamico duo Salvinimaio di iniziare la guerra contro l’Eurolager si stanno sciogliendo come neve al Sole; i proclami tonitruanti e roboanti contro la “dittatura della finanza” e contro il limite del 3% del rapporto deficit/PIL (Patto di Stabilità) si sono già ridotti ad un modesto mantra di “crescita nella stabilità”.
Purtroppo gli apparatchik di Bruxelles non permetteranno neanche un disavanzo superiore al 2%, il che significa che l’Italia è condannata alla progressiva estinzione, come la Grecia che ha subito più danni economici e maggiori saccheggi dalla famigerata Trojka, appoggiata dal Gauleiter Tsipras, rispetto all’invasione Nazifascista del 1940.
O meglio, gli Italiani sono destinati a fare la fine dei ratti in trappola di cui parla Paolo Barnard, scudisciati fino alla morte dai Padroni europei.
Checché ne dicano certe istituzioni, imposte dal trioculare Mario Draghi, ad essere antistorica è propria l’attuale UE, che non è altro che una riedizione ultracapitalista e neoaristocratica del Sacro Romano Impero – di cui ricalca l’antidemocraticità, l’antisocialità e la continua predazione di risorse effettuata dai germanici – com’era nei desiderata del Kalergi.
Persino Bloomberg adesso lo dice: “I POPULISTI ITALIANI INIZIANO IL LORO GRANDE TRADIMENTO”. Più umiliante di così è impossibile. Complimenti #GovernoDelCambiamento. @FerdiGiugliano https://t.co/6ip5O5XEK0 via @bopinion
— Paolo Barnard (@Barnard2018) 7 settembre 2018
Se Salvini, Di Maio, Borghi, Bagnai, Savona, et al., accetteranno questa vistosa retromarcia, anche se a causa dei possenti attacchi da parte di altri corpi costituzionali, diventeranno – agli occhi degli elettori traditi – anch’essi politici convenzionali, come il “rottamatore” Renzi, a sua volta rottamato dagli elettori.
Il prezzo elettorale da pagare sarebbe tanto salato da far precipitare Lega e M5S nella stessa area di irrilevanza politica a cui sono attualmente – e giustamente – condannati PD e Forza Italia.
E, stavolta, potrebbe davvero sorgere, dalle nebbie della rabbia, dell’irrazionalità e delle pulsioni incontrollate, l’uomo forte, carismatico, totalitario e demoniaco. Altro che i fin troppo vituperati e martoriati Salvini e Di Maio.
E voglio vedere cosa faranno allora i Cuor di Leone della “Resistenza”. Hic Rhodus hic salta.
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