
EPISTOCRATI: AUTOGHETTIZZAZIONE E BILDERBERG.
RECTIUS, FANNO PARTE DI IDIOCRACY?
Bilderberg è la plastica rappresentazione dell’autoghettizzazione dei sedicenti e autoreferenziali Epistocrati.
Bilderberg Group è, notoriamente, un’organizzazione paramassonica in cui si viene cooptati. Senza invito non vi si accede.
Quest’anno, Lilli Gruber è stata invitata per l’ennesima volta (fa parte dello steering committee), assieme a due new entry, Matteo Renzi e il vicedirettore del Fatto Quotidiano, Stefano Feltri.
BILDERBERG CLUB E FELTRI: SEMBRANO FATTI L’UNO PER L’ALTRO.
Davvero curioso che il bocconiano Feltri non sia stato cooptato già in passato dal Bilderberg. Ovviamente egli appalesa un patente disprezzo nei confronti del best seller “Club Bilderberg” di Daniel Estulin:
Di gente interessante ce n’è parecchia, dall’ad di Microsoft Satja Nadella alla nuova leader della Cdu Annegrette Kramp-Karrenbauer al 95enne Henry Kissinger (c’è pure il suo biografo, lo storico Niall Ferguson). Non si tratta neppure di una “organizzazione”, nel senso che non c’è alcuna membership: c’è una struttura amministrativa, un comitato organizzatore ma i partecipanti non sono “membri” del Bilderberg. La riunione è formalmente un convegno, identico nella struttura a tanti a cui ho partecipato negli anni ma con un parterre piuttosto interessante.
La ragione per cui viene mantenuta una certa riservatezza sul dove e quando avviene la riunione (è stato comunicato oggi) è paradossale: non si tratta del desiderio di fare tutto nell’ombra, il problema sono proprio gli esaltati dalle teorie del complotto che rischiano di creare problemi di sicurezza a personaggi che sono potenziali obiettivi sensibili.
Il Feltri conclude con quella che ritiene essere una battuta,
E ora, scusatemi, ma devo andare a completare i piani per piegare l’eroica resistenza dei terrapiattisti, rovesciare un paio di governi in Sud America ma non prima di aver gestito qualche dettaglio con i rettiliani… (ilfattoquotidiano.it)
Come se l’economismo popper-hayekiano di matrice neoliberista non fosse, in re ipsa, una pseudoscienza, con pochi dati fattuali, al livello del Terrapiattismo e del Geocentrismo.
Immagino, comunque, quale eccitazione possa provocare prendere cappuccio e cornetto al mattino assieme al macellaio Henry Bloody Kissinger (omicidi politici, colpi di stato, guerre, genocidio di Timor Est, etc. etc.) e chiedergli, «ma quand’è che quella fifona della Pelosi si deciderà finalmente di avviare la procedura di impeachment nei confronti di Trump, così la NATO potrà finalmente iniziare una guerra a bassa intensità nucleare contro la Russia nella regione del Donbass?».
LA VERITÀ È BEN ALTRA
Fin dai suoi esordi, il Club Bilderberg ha celebrato una sorta di autoghettizazione e instaurato misure di sicurezza che sessant’anni fa non avevano assolutamente alcun senso.
Rientriamo nell’alveo epistemologico (rectius: doxologico) del libercolo “Against Democracy” di Jason Brennan per cui noi saremmo gli Hobbit stupidi e loro, gli Epistocrati, sarebbero i Vulcaniani superiori e iper-intelligenti.
Perché l’hybris che caratterizza i sedicenti Epistocrati è senza limiti.
Rifacciamoci ad un’icastica esegesi.
POPULISMO SOVRANO
Il prodromo è, parlando satiricamente, una supercàzzora brematurata con scappellamento dal lato antinazionalista di Soros, segue, appunto, l’immagine:
Chapeau.
In Populismo sovrano Stefano Feltri, giornalista e vicedirettore de Il Fatto quotidiano, traccia con intransigente pervicacia ideologica un sublime affresco di quella che a suo avviso si configura come la patologica irrazionalità, la congenita insignificanza culturale, e il pericoloso vuoto tecnico-intellettuale delle istanze politiche proprie del populismo di matrice sovranista. Feltri, giovane bocconiano (al pari di chi scrive), è misuratamente persuaso (mi pare) dell’incontrovertibile superiorità della tecnica nei confronti della politica – intesa quest’ultima nel significato che le attribuiva il vecchio liberalismo dialettico-hegeliano: teorizzato da quell’aristocratico signore napoletano, Benedetto Croce, che egli stesso non si perita di citare nel suo opuscolo. Nelle pagine finali, senza sostenerla apertamente, s’avverte financo una dissimulata inclinazione spirituale dell’autore, verso seduzioni utopistiche tipiche dei teorici dell’epistocrazia totalitaria (e totalizzante): fondate sul predominio di élite (in un certo senso) illuminate, depositarie di un arcano sapere, di una sacra competenza tecnica autolegittimante. […] (Carlo Torino, Cultora.it)
IL DISPREZZO DEGLI EPISTOCRATI VERSO IL POPOLO E I NAZIONALISMI È SOLO LA DEMOFOBIA DEL TOTALITARISMO CAPITALISTICO
Siffatto sprezzo nei confronti del “popolino” riecheggia la MegaBufala dell’antropologo Benedict Anderson, «Le Nazioni sono Comunità Immaginate». Recentemente l’ex Potereoperaista Toni Negri ha affermato che «le Nazioni sono delle cose barbare, sono delle cose tribali».
Vedremo nel prosieguo chi o cosa sono cose tribali o barbariche.
La Socialdemocrazia è il Sistema – L’Isola di Avalon
La Socialdemocrazia è il Sistema – L’Isola di Avalon
La Socialdemocrazia non è anti-sistema. Essa è il SISTEMA La Socialdemocrazia non è una forza anti-sistema. Al contrario, essa tutela ricchi e privilegiati.
GLI EPISTOCRATI ALL’AMATRICIANA
Citiamo ora il radical chic Gad Lerner, ex lottacontinuista col Rolex al polso e immobili di lusso, che ci qualifica spregiativamente come “classi subalterne”:
Sì @gadlernertweet, purché ora non ce la prendiamo con le classi subalterne che si sono viste precarizzare il lavoro, ridurre i salari, allungare l’età pensionabile, smantellare la sanità pubblica, mentre noi parlavamo del sogno europeo e dei vantaggi della globalizzazione… https://t.co/3aNvFQPckp
— Alfredo D’Attorre (@alfredodattorre) 27 maggio 2019
Non è l’unica intemerata dell’aristos Gad Lerner, la seguente è ancora più succosa.
“Il problema è che ai Parioli e le altre zone dei centri cittadini, un edificio,un locale ha un tale valore immobiliare che nessuno penserebbe di destinarlo all’accoglienza dei richiedenti asilo o dei rom” ha commentato Gad Lerner. Gettando così finalmente la maschera. Il problema non è il fatto che effettivamente esistano zone più lussuose della città dove gli edifici non possono essere destinati all’accoglienza. Il problema è la morale pelosa che chi in quelle case lussuose vive fa sulla schiena di chi invece vive nelle case popolari. Di chi, per decisioni dall’alto, si trova a dover convivere fianco a fianco a vicini indesiderati. Di chi non può lamentarsi del disagio perché viene subito bollato come razzista.
I social si sono scatenati subito. “Accoglienti con i quartieri degli altri” commenta una utente. “Perché mai? Perché distruggerebbero il posto dove verrebbero ospitati o ne svaluterebbero gli immobili? Perché dove arrivano le risorse spesso arriva il degrado o perché poi le case varrebbero la metà?” commenta un altro. (newnotizie.it)
Tutto ciò risulta vergognoso, poiché il turbocapitalista Lerner venne stanato, assieme ad altri suoi epigoni, tutti “accoglizionisti”, ma sempre e solo con i soldi e le case degli altri,
Ci siamo finti volontari di una Ong (organizzazione non governativa), la «International Open Blue Sea» che tradotto dall’Inglese significa «Mare aperto». E abbiamo sondato la reale disponibilità di intellettuali, scrittori, politici, personaggi famosi dello showbiz e della tv a fare quel passo in avanti che i firmatari di questi appelli chiedono agli italiani di compiere: accogliere gli immigrati.
Badate bene: non abbiamo chiesto di aprire la casa a una famiglia intera di migranti bensì, per qualche tempo, ad uno solo di loro in difficoltà. […]
abbiamo incassato una sfilza di «no» da quelli che Salvini ha definito «i multimilionari radical chic», di risposte vaghe e di arrampicamenti sugli specchi più o meno imbarazzanti. Gad Lerner non ci ha risposto dando la colpa al treno, dicendo di non sentire bene anche se i problemi alla conversazione si sono manifestati soltanto nel momento in cui avrebbe dovuto risponderci con un «sì» o un «no». […]
Massimo Cacciari rifiuta nettamente l’ipotesi di accogliere un immigrato spiegando di non voler tenere nella sua abitazione una persona senza nessuna forma di controllo. (Alessandro Migliaccio, “«Un Profugo a casa mai? Mai». Abbiamo stanato i radical chic”. iltempo.it)
Dulcis in fundo, Bergoglio l’Eretico, che pretende i Porti Aperti ma in Vaticano non ospita neanche un Migrante.

C’è un aforisma romanesco volgare, ma di palmare evidenza:
«So’ tutti froci col culo degli altri».
GLI EPISTOCRATI ALLA GAD LERNER E «I CARI INFERIORI»
Mentre l’Huffington stamattina apriva con foto ducesca di Salvini titolando “Mai così a destra” e Repubblica gli faceva eco con un melodrammatico “Ombre nere”, Gad twittava: “L’Italia leghista è un rivolgimento profondo, sociale e culturale prima ancora che politico, come testimonia il voto nelle ex regioni rosse. Già in passato le classi subalterne si illusero di trovar tutela nella trincea della nazionalità. Non finì bene”. Con quel “subalterne” che regalerebbe altri due o tre punti percentuali a Salvini, potendo tornare indietro nel tempo, e che dà l’esatta motivazione di quel 34% di consensi raccolti dal Carroccio. Sì ok, il luogo comune della sinistra che odia i popolo, ormai è persino scontato ripeterlo; ma di fatto, quel “subalterni”, cos’altro è se non il “cari inferiori” di quel Direttore Magistrale Duca Conte PierMatteo Barambani di fantozziana memoria? “Sono anche democratico, la mia famiglia siete voi poveracci! Voi disgraziati! I miei cari inferiori, perché come voi ben sapete amo molto i pezzenti!”. Ma forse Barambani ci metteva meno disprezzo. Per lo meno, il Duca Conte aveva concesso a Fantozzi l’onore di salire sulla barchetta. (Cristina Gauri, ilprimatonazionale.it)
https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=C7NWqzVOym4
GLI ALTRI EPISTOCRATI CHE DISPREZZANO «LE CLASSI SUBALTERNE»
Citiamo nuovamente Gianni Riotta, membro del Council on Foreign Relations, consesso dominato dai Rothschild, dai Rockefeller e dall’Anómos Globale George Soros,
Ecco lo sprezzo che l’epistocrate ex direttore di TG1 palesa nei confronti dei “populisti dall’istruzione deficitaria”:
Titolo di studio e luogo di residenza sono ormai la miglior sfera di cristallo per prevedere le scelte politiche degli elettori. Marx credeva che l’economia dominasse sulla politica, Weber studiava l’influenza di religione ed etica, McLuhan e Sartori la potenza della tv. Ma la turbolenta stagione elettorale 2016-2017, Brexit, Trump, referendum turco e il duello in Francia tra il tecnocrate Macron e la nazionalista Le Pen indicano, con un impressionante mosaico di dati, le vere tribù politiche del nostro tempo: Senza Laurea contro Laureati; Città contro Campagna.
I Laureati si raccolgono sempre intorno alle stesse bandiere, No a Brexit, per Hillary Clinton, contro le riforme costituzionali turche di Recep Tayyp Erdogan, per Emmanuel Macron. Chi ha solo un diploma, o non ha finito le scuole secondarie, si schiera dalla parte opposta, pro Brexit, Trump, Erdogan e Marine Le Pen. Come i topolini della fiaba di Esopo, gli elettori di Città e Campagna hanno opposti stili di vita. A StraCittà trionfano No Brexit, Hillary, No Erdogan, Macron; StraPaese premia Brexit, Trump, Erdogan, Le Pen. (“Il deficit d’istruzione alle origini del Populismo”)
Contadini ignoranti e stupidi versus Cittadini entità semi-divine, questa sembra essere l’esegesi generalizzante, abnorme, del Riotta.
Peraltro, priva di fondamento, poiché ad aver votato a favore di Trump è stata proprio l’élite USA, i bianchi maschi laureati WASP hanno preferito The Donald con un rapporto 49%-45%.
Non per nulla il Riotta fa parte – assieme a Federico Fubini – del Gruppo di Alto Livello per la Lotta alle Fake News, quella sorta di Miniver della UE, nato su impulso dell’Anómos George Soros.
Un altro epistocrate di peso è sicuramente Beppe Severgnini, che, come Lerner, Feltri, Riotta, Saviano, Fazio, et similia, querimonia perché il vulgo, la vil plebaglia, non vota come gli ordina la Cabala Mondiale dei Soroi e dei catafratti dell’Internazionale Capitalista.
SIAMO COME ASTRONAUTI durante la passeggiata spaziale: sappiamo che il momento è pericoloso, ma preferiamo non pensarci e guardare il panorama. La legittima furia degli elettori occidentali ha portato l’improvvisazione, l’inesperienza e l’incompetenza al potere; e l’incompetenza non viene percepita finché non è messa alla prova. Per passare dallo spazio alla medicina: tutti possiamo fingerci chirurghi, bastano un camice, un bisturi e un po’ di parlantina. Ma se arriva una barella con un ferito, tutto diventa chiaro: non sappiamo cosa fare. […]
LE DOMANDE, a questo punto, diventano due. La prima: perché le società reggono? Risposta: perché dietro Trump e Toninelli – accostamento surreale, ma utile al nostro ragionamento – esistono istituzioni, organizzazioni e meccanismi che fungono da ammortizzatori. Seconda domanda: quanto potranno reggere? Risposta: possiamo avere la domanda di riserva? (Corriere.it)
Immagino che il Severgnini si riferisse agli “ammortizzatori salvatori” tecnocratici come Mario Monti, il quale si vantava «di aver distrutto la domanda interna» e che ha provocato, con il suo Salva-Italia, una perdita del PIL pari a 300 miliardi di euro (dati a pag. 17 del Piano Nazionale di Riforme del DEF 2017 stilato dal MEF di Piercarlo Padoan)
I DUE MASSIMI EPISTOCRATI DEL MALE: GIORGIO L’ERETICO E GIORGIO L’ANOMOS
I due Giorgio viaggiano in tandem.
Siffatta è la plateale dimostrazione.
Pope Francis delivered an important message when he asked for forgiveness for the discrimination against, segregation, and mistreatment of Roma people. https://t.co/WnkrEMNhrF
— George Soros (@georgesoros) 3 giugno 2019
Giusto per informazione: in Vaticano, come non vedrete mai neanche l’ombra di un immigrato residente, non ne vedrete giammai di rom o sinti.
Hybris e ipocrisia viaggiano sempre a braccetto.
The degree to which this one Nazi collaborator has undermined the stability of Western democracies is virtually incalculable. He is satanic. https://t.co/ZNK7PArcyX
— James Woods (@RealJamesWoods) 13 ottobre 2018
PUNGENTE IL COMMENTO DI MARCO TRAVAGLIO CONTRO I DUE GIORNALISTI ITALIANI PIÙ AMATI DA SOROS
Esemplare i commenti di Marco Travaglio su Facebook – una piattaforma ormai totalmente prona ai desiderata del Soros dopo gli attacchi speculativi del 2018 – sul Riotta e su Federico Fubini, altro noto corifeo del “filantropo” George Soros e membro del board della Sorosiana Open Society.
Chi stabilisce cos’è fake news e cos’è informazione corretta? Facebook, che fattura 40 miliardi di dollari proprio perché moltiplica i clic con la peggiore spazzatura? O il mitico “Gruppo alto livello per la lotta alle fake news” dell’Ue, con giudici come Gianni Riotta (quello che inventa una sentenza della Corte Suprema russa sul via libera alla polizia di sequestrare il cellulare a chiunque critichi Putin) e Federico Fubini (quello che inventa procedure d’infrazione Ue contro l’Italia mai deliberate e nasconde 700 bambini greci morti per salvare l’immagine della Troika)? Siamo seri. Su Fq Millennium abbiamo appena pubblicato un’antologia delle migliori fake news dei giornaloni nostrani, quasi tutte contro il governo (come se, per criticarlo, non bastassero le cazzate vere che fa): che fa Facebook, chiude pure le pagine social delle principali testate italiane? Fra l’altro, nessuno sa esattamente perché siano state chiuse quelle 23 pagine (anche se abbiamo scoperto che le fake news non c’entrano nulla). Avaaz, noto sito di cittadinanza attiva, ne aveva segnalate 104. Perché cancellarne solo 23, e perché proprio quelle e non altre? Mistero, salvo che per gli account falsi o col nome cambiato. E le pagine Fb di fake news a sostegno di FI e del Pd, altri noti produttori di bufale, chi le chiude?
Senza regole note a tutti, chiunque può ritrovarsi oscurato e non sapere il perché. “Siamo impegnati – ha detto un portavoce di Facebook – a proteggere l’integrità delle elezioni nell’Ue e in tutto il mondo”. Ma va’ a ciapa’ i ratt. (“Le idee in manette” di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 14 Maggio 2019)
Se Calenda (Pd) sta con Soros e Gordon Gekko, due simboli della speculazione finanziaria, capisco perché gli italiani stanno da un’altra parte. https://t.co/TMCFxsPjyp
— Maurizio Belpietro (@BelpietroTweet) 15 gennaio 2019
EPISTOCRAZIA O IDIOCRAZIA? EPISTOCRATI O SEMPLICI IDIOTI?
Tratteggiamo chi è il tipico radical chic giovane di questi anni. Dovremmo, in realtà, definire questi tipi umani come bobos (Bourgeois Bohémien).
Il bobo maschio è tendenzialmente omosessuale (come Erasmus da Rotterdam), spesso barbuto, indossa abominevoli cappelli Trilby quadrettati, gira con camicie attillate color vomito o purple e pantaloni rigorosamente col risvoltino, calzini corti bianchi o rosa (neanche quelli d’estate) sotto orridi e puteolenti mocassini marroni o neri; in genere vive con il suo compagno in costosissime e asfittiche mansarde delle zone bohémien di tutte le metropoli occidentali. È tanto euromaniaco da usare rotoli di carta igienica con impressa la faccia di Salvini sopra la bandiera italiana.
Il bobo femmina (anzi la Boho-chic) è anch’essa preferibilmente lesbica (bisogna lasciare agli Africani Islamici l’onere e l’onore di “crescere e motliplicarsi”), poco avvenente e molto fashion-addict:
Oltre a gonne svolazzanti (possibilmente lunghe e bianche), larghi cardigan, tuniche ricamate, gilet coperti di pelliccia e stivali da cow boy, un altro accessorio che non poteva mancare era la “boho bag”, la borsa in cuoio da vagabondo. Altri elementi del boho-chic erano i leggins, che videro impennare le vendite in Inghilterra. (“A caccia di stile: il Boho-Chic e il Bobo-Chic”)
Giova ricordare che i bobos o boho-chic sono i figli degli Yuppies, che tanti danni hanno provocato alla Crescita Sociale, Morale e Mentale dell’Umanità.
Una più nuova accezione del termine la possiamo trovare nel lemma divenuto molto comune: “Boho-Chic”. Pare che Boho sia la crasi linguistica di Bourgeois Bohémien, termine coniato da David Brooks, un giornalista americano. L’autore ridefinisce una categoria di consumer attenti e iper-chic che non badano a spese nel loro infinito tentativo di sintetizzare il consumo di stile con i propri principi etici fondanti come ecologia, rispetto della dignità umana, ipercultura artistica. È qui infatti che si opera la commistione fra i precetti borghesi e bohémien, avere ed essere, che non sono più categorie inconciliabili. Consumismo sfrenato e cura dell’anima non sono più da considerarsi concetti antitetici, ma addirittura interdipendenti nella loro perfetta accezione di capisaldi dello stile di vita “Boho”. In Francia il “Boho” prende l’appellativo di “Bobo”, prendendo le iniziali delle due parole Bourgeois-Bohémien. Si tratta di un aspetto caratteristico della naturale identità della capitale francese. (Wikipedia)
Vogliamo chiamarlo Radical-chic, Bobo, Boho-chic, questo archetipo delle neoplebi desideranti (Preve) e Homo Consumens (Bauman) ha un’hybris pantagruelica e altrettanto colossali ignoranza e mancanza di empatia. Pur vantando lauree e dottorati, è convinto che prima delle due Guerre Mondiali (provocate ovviamente dai “porci” Sovranisti e Nazionalisti) ci fosse un enorme Stato Mondiale dominato dall’Illuminismo Totalitario e che l’ectoplasma virtuale paramassonico conosciuto come Homo Europeus sia reale e concreto oggi più che mai.
L’uomo postmoderno è rinchiuso nella rappresentazione deleuziana dell’homo sapiens come semplice flusso di desideri, che ha perso l’autentica vocazione trascendentale del sè (essere) ed è quindi prigioniero nella reiterazione onanistica del consumo, illudendosi che l’avere possa sostituire l’essere.
Compresso nella spirale desiderio-consumo-noia destinata a ripetersi all’infinito, finché l’homo consumens non viene esso stesso consumato.
Un homo consumens che ha persino smesso di pensare, affidando le sue funzioni superiori ai propri device, in attesa di essere sostituito evolutivamente dall’Intelligenza Artificiale.
Il blasfemo Capitalismo Totalitario – grazie ai suoi Cratofanti, dai Soroi fino alla chiesa neognostica bergogliana – proprio a ciò ci sta conducendo: verso la luce distruttiva di Lucifero.
«E la terra, totalmente illuminata, splende all’insegna della più totale sventura». (Adorno-Horkheimer)
RITORNIAMO AGLI EPISTOCRATI BOBOS
Pur essendo spesso laureato in Ingegneria Sociale ed Economia, raramente in Filosofia o Storia, il Boho-chic è convinto che il Debito pubblico italiano (Schuld) sia Colpa (Schuld) del cicalismo all’italiana.
Neanche è a conoscenza che il Debito Pubblico italiano è raddoppiato immediatamente dopo il 1981, quando il Tree Eyes (Cfr. Massoni di G. Magaldi) Beniamino Andreatta, in raccordo con l’altro Three Eyes Carlo Azeglio Ciampi, decise il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, senza neanche sottoporre la questione al voto del Parlamento.
Da allora la Banca d’Italia cessò di fungere da Prestatore di Ultima Istanza e venne avviato il processo di privatizzazione di BankItalia, che Giulio Tremonti provò vanamente ad invertire.
L’IDIOCRAZIA DEGLI EPISTOCRATI BOHO-CHIC
Nei Paesi occidentali più avanzati il QI sta crollando, anche negli elementi giovani delle famiglie più ricche.
Uno studio condotto in Norvegia dimostra che il QI non sta decadendo (solo) a causa dell’importazione di immigrati di bassa scolarizzazione e basso quoziente intellettivo, ma sta decrescendo anche negli elementi più giovani della famiglie più agiate e acculturate (Cfr. Evan Horowitz, nbcnews.com)
L’eccessivo abuso di smartphone e un’alimentazione totalmente folle (dagli hamburger al Veganesimo fino all’immonda Entomofagia propagandata dal neo Impero Carolingio – UE e da Michelle Obama) sta conducendo l’Umanità verso l’idiozia più completa.
Grandi dati “I big data hanno reso il pensiero superfluo perché se tutto è numerabile tutto è uguale … Siamo nel mezzo del dataismo: l’uomo non è più responsabile di se stesso ma è invece il risultato di un’operazione algoritmica che lo controlla senza che lui se ne accorga. Lo vediamo in Cina con la concessione di visti in base ai dati dello stato o con la tecnologia di riconoscimento facciale. “Rifiutarsi di condividere i dati o non essere sui social network si trasformerà in un atto di rivolta? “Dobbiamo adeguare il sistema: l’ebook è fatto per essere letto, non perché io possa essere letto tramite algoritmi…È mai possibile che l’algoritmo ora fa l’uomo? Negli Stati Uniti, abbiamo visto l’influenza di Facebook nelle elezioni… (“«Viviamo in un mondo senza più bussola» – parola di Byung-Chul Han, il filosofo del Momento”)
I boho-chic non pensano più, lasciano che siano cellulari, tablet e app a pensare al loro posto.
Così credono incondizionatamente a tutte le fake news e a tutte le bufale spacciate dai Mainstream Media globali (“i giornaloni”) teleguidati dalla religione neognostica del Capitalismo Totalitario.
Credono alla supercazzola della Crisi Climatica provocata esclusivamente dall’Anthropos e, per reazione, votano in massa a favore del Gretinismo.
I Grünen, le Sturmtruppen del Totalitarismo Gretinista hanno spopolato tra i bobos, proprio promettendo il divieto assoluto dell’utilizzo dei combustibili fossili, anche se ciò dovesse significare passare sui corpi di miliardi di esseri umani meno abbienti e meno fortunati.
Tutti i radical chic hanno un Rolex al polso e sono convinti che sia il miglior segnatempo del mondo, e invece perde circa 5 secondi al giorno.
I Radical chic, o, se preferite i Boho-chic, credono alla bufala sesquipedale che tutti i «migranti fuggono dalle guerre» e quindi vadano accolti: ma tassativamente nei quartieri poveri e degradati, non si può mica pensare di accoglierli ai Parioli!
Da cinque anni la propaganda delle organizzazioni umanitarie si basa sulle fandonie. La madre di tutte le balle, ripetuta allo sfinimento nel nome dell’accoglienza indiscriminata è quella dei migranti in fuga da guerre e carestie. Dal 2015 nello Yemen si combatte uno dei conflitti più crudeli di questo decennio eppure dalla Libia non è arrivato un solo rifugiato in fuga da quella guerra. Per anni, invece, migliaia di bengalesi o pakistani volati da Dacca a Tripoli su regolari voli di linea hanno affollato i barconi diretti all’appuntamento con le Ong schierate davanti alle coste libiche. E assieme a pakistani e bengalesi sono approdati migliaia di senegalesi e nigeriani. Peccato che il Senegal sia un Paese dove si vive in santa pace e dove un Pil cresciuto a ritmi del 7% annuo garantisca da un decennio, un generale miglioramento della vita.
Dalla Nigeria tormentata dai Boko Haram sarebbero dovuti arrivare, in base al teorema delle Ong, migliaia di cristiani perseguitati. Invece ne sono arrivati pochissimi per il timore di venir fatti a pezzi, strada facendo, dai fanatici musulmani. In compenso le navi delle Ong si sono trasformate in littorine della prostituzione e del crimine. Per anni hanno traghettato migliaia di ragazzine nigeriane destinate al racket della prostituzione sotto gli occhi omertosi dei cosiddetti operatori umanitari. E assieme a quelle schiave sono approdati in Italia criminali del rango di Innocent Oseghale, lo spacciatore condannato per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. (Gian Micalessin, “Quante balle dietro la propaganda delle ONG”, ilgiornale.it)
In nuce, non abbiamo a che fare con epistocrati, boho-chic, bobos, et similia, quanto piuttosto con idiocrati.
Anzi – sovente – sono veri e propri idioti e tremebondi conformisti, che cercano disperatamente di avvalorarsi come una minoranza eccelsa di Aristoi, una minoranza che ama nascondersi ed autoghettizarsi in dorate prigioni, soffocando le proprie paure e la propria inadeguatezza con il Consumismo Compulsivo e con l’Adorazione parareligiosa del Piacere e del Desiderio derivanti da un Consumo tanto sfrenato quanto omogeneo, conformizzante ed anestetizzante.
«Le minoranze, quando si sentono minacciate, tendono a chiudersi a riccio». Maria Rita Parsi
La tranquillità nel sentirsi diversi, pur essendo completamente uguali agli altri. Cose, non più veri esseri umani, totalmente fungibili nella catena del consumo.
Le cose non pensano: sono idiote, appunto.
Ma il rappattume e il livore dei sedicenti epistocrati contro chi cerca di diffondere la Verità non conosce nè soste nè tregua.
Ecco cosa scrive uno dei giornaloni preferiti dai radical boho-chic italiani, Il Corriere della Sera:
L’eccellenza di alcuni, perciò, sarà la precauzione più efficace contro l’odore di dispotismo. La democrazia ha bisogno di uomini e donne che sanno di più, che capiscono di più, che guardano più lontano. Riconoscere l’eccellenza o la superiorità deve indurre rispetto, apprendimento e – quando si ritenga di avere mezzi simili a quelli dell’ammirato – emulazione.
Come se tutti noi Italiani dovessimo appecoronarci e rendere grazie – tra i tanti cataclismi innescati dai cheirocrati dell’epistocrazia – al disastro economico e sociale provocato in Italia dall’esecutivo dell’epistocrate Mario Monti e dall’Eurozona.
Citiamo nuovamente Carlo Torino sul libello “Populismo Sovrano”,
È impossibile, scorrendo le pagine del libro, liberarsi dell’insopportabile, onnipresente e quasi fisica presenza del presupposto che muove l’autore nella sua disamina: dimostrare, avvalendosi di un’ampia letteratura scientifica, la brutale dabbenaggine, la graziosa ingenuità tipicamente aggressiva dell’elettorato sovranista; sovente (non espressamente da Feltri), e con sconcertante superficialità, descritto come gretto, incolto e non di rado apertamente intollerante verso diversità culturali o religiose, xenofobo e razzista. Caratterizzazioni necessariamente generiche, e in ogni caso inidonee alla descrizione di un fenomeno per sua natura estremamente vario. Le radici di marca squisitamente teoconservatrice, ad esempio, ovvero temi e istanze proprie del fondamentalismo evengelicale della destra americana, mal si conciliano con la Lega di Matteo Salvini, più sensibile ad una valorizzazione dell’interesse nazionale in sede europea. Per non parlare degli indicibili orrori del suprematismo bianco.
Torino si chiede…
Non è forse sovranismo o nazionalismo economico, quello della Germania? Che nel «dissidio interiore con l’Europa» cui Croce accennava, rifiuta qualsiasi meccanismo di solidarietà, sia esso uno schema comune a garanzia dei depositi, ovvero un’assicurazione europea contro la disoccupazione. E ancora: nessuna disponibilità a costituire un Fondo monetario europeo con funzioni fiscali, indipendente e sottratto all’immobilismo del metodo intergovernativo. La Germania altro non fa se non anteporre sistematicamente il proprio interesse nazionale in Europa: e ha buon gioco a farlo in quanto non v’è in quelle sedi un’opposizione sufficientemente cementata. […]
E dunque, in tutta la sua forza, si ripropone il quesito esistenziale al quale Feltri non risponde: è veramente così assurda, ingenua e infondata e folle, quella domanda di sovranità di cui egli parla con tono così insopportabilmente cattedratico? (Carlo Torino, Cultora.it)
Gli epistocrati e i loro megafoni dovrebbero ricordare che a tanta hybris consegue sempre altrettanta nemesis.

Articolo di riferimento: Epistocrazia, l’Aristocrazia nella neolingua della Cabala.
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