Cheirocrazia, Chiesa liquida e il Neo Impero Carolingio.
SECONDA E ULTIMA PARTE
Cheirocrazia è il Governo dei Peggiori, il Governo della Violenza Fisica e Morale, il Governo che i Soroi e la Ur-Sinistra globalista, capitalista e neoliberista, cercano di imporre a tutto il Mondo. Seconda e ultima parte.
E’ COLPA DI SATANA SE IL CARDINAL PELL E’ STATO CONDANNATO PER PEDOFILIA?
Il Demonio è di nuovo il perfetto capro espiatorio in relazione alla condanna di George Pell – uno dei principali collaboratori di Bergoglio – per pedofilia?
Il cardinale George Pell è stato condannato dal tribunale australiano per pedofilia. Il porporato, prefetto in congedo della Segreteria per l’economia della Santa Sede, è il più alto in grado nella Chiesa cattolica giudicato colpevole di abusi sessuali su minori. Mai prima d’ora, infatti, un capo dicastero della Curia romana era stato condannato per pedofilia. […]
Ora rischia fino a 50 anni di carcere. […]
Francesco aveva scelto Pell tra i 9 cardinali consiglieri che lo avrebbero dovuto aiutare nella riforma della Curia romana. Una scelta che già all’epoca destò non poco scalpore. Nel 2010, infatti, Benedetto XVI aveva pensato proprio all’allora arcivescovo di Sydney per sostituire il cardinale Giovanni Battista Re nel ruolo di prefetto della Congregazione per i vescovi. Ma lo scandalo della pedofilia per Pell era già alle porte e i consiglieri di Ratzinger riuscirono a scoraggiare il Papa tedesco a procedere a questa nomina.
Già al suo arrivo nella Curia romana, il ranger, come lo aveva ribattezzato Francesco per i suoi modi decisi, era stato al centro di numerose polemiche. Pell fece spendere alla Santa Sede per la sua vita a dir poco lussuosa mezzo milione di euro in soli sei mesi. Dal sottolavello da 4.600 euro a 7.292 euro spesi per la tappezzeria, dai 47mila euro per mobili e armadi a diversi lavoretti domestici che ammontavano a ben 33mila euro. Ma tra le voci c’erano anche abiti ecclesiastici per 2.508 euro e voli, ovviamente in business class, costosissimi: 1.103 euro per andare da Roma a Londra; 1.150 euro per fare Roma-Dresda; 1.238 euro con direzione Monaco. Tutte spese rimborsate dalla Segreteria per l’economia. (Francesco Antonio Grana, ilfattoquotidiano.it)
PER LA CHIESA LA VITTIMA È IL BAMBINO VITTIMA DI MOLESTIE O IL PEDOFILO SERIALE?
La vittima diventa il carnefice? Bergoglio accusa il Diavolo, come la Cheirocrazia del Capitalismo Totalitario addita Vladimir Putin per ogni crimine commesso sulla faccia della Terra.
«Il diavolo esiste ed è persona». Questa convinzione è un punto cardine del “nuovo” corso impresso da papa Francesco alla Chiesa cattolica sin dal giorno del suo insediamento sul trono di Pietro. Dopo aver citato il demonio ben quattro volte nei primi dieci giorni del suo pontificato, Bergoglio lo ha nominato con cadenza regolare nelle sue omelie settimanali a Santa Marta davanti a un pubblico scelto di ecclesiastici. “Vedendo” il diavolo in tutti gli scandali che da un ventennio scuotono la Chiesa dall’interno, avendone minato la credibilità e la stabilità politica al punto da spingere Benedetto XVI alle storiche dimissioni del 2013, papa Francesco attribuisce a Belzebù la responsabilità degli affari illegali che ruotano intorno allo Ior e all’Apsa, […]
Ma di Satana il pontefice argentino non parla solo in qualità di capo spirituale dei fedeli cattolici. Il principe delle tenebre è presente anche nei suoi discorsi ufficiali da capo di Stato. «Non esiste un dio della guerra: è il diavolo che vuole uccidere tutti» ha detto il 20 settembre 2016 ad Assisi davanti a oltre 500 leader religiosi e politici di tutto il mondo. E il demonio c’è, come se non bastasse, quando Bergoglio assume le sembianze del bonario parroco di campagna e gioca con i bambini. Il maligno «è il padre dell’odio, delle bugie, delle menzogne, perché non vuole l’unità» tra gli esseri umani, ha detto ad alcuni piccoli catechisti dagli sguardi atterriti durante una visita alla parrocchia di San Michele Arcangelo nel 2015.
Secondo papa Francesco, tutti i bambini sono indemoniati: «Quando voi sentite nel cuore odio, gelosia, invidia state attenti perché viene dal diavolo; quando sentite la pace, viene da Dio» ha raccontato ai suoi giovanissimi interlocutori citando gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola («L’uomo vive sotto il soffio di due venti, quello di Dio e quello di Satana» diceva il fondatore dei gesuiti). Si tratta di un’idea violenta e perversa della realtà umana del bambino ma nessuno al di qua del Tevere si è indignato. I media italiani annotano tutto quello che dice papa Francesco, lo riportano con zelo e restano in attesa della dichiarazione successiva. Senza fare domande scomode, senza mai abbozzare una critica o evidenziare contraddizioni. […]
La domanda noi di Left ce la siamo fatta e ve la giriamo: cosa intende dire papa Francesco? La Chiesa sarà severissima con chi violenta i bambini o sarà inflessibile con chi secondo il pontefice li induce in tentazione? La perplessità è lecita se consideriamo che la punizione peggiore comminata dalla Santa Sede a un ecclesiastico consiste nell’espulsione dalla Chiesa senza che sia denunciato all’autorità giudiziaria “laica”. (Federico Tulli, “Narrazioni Tossiche”, Left.it)
Siffatto erratico manicheismo bergogliano è tipico del pensiero gnostico, e il Pensiero Unico del Capitalismo Totalitario è il più manicheo dei Totalitarismi gnostici del XXI Secolo
Chiunque non si allinei al Pensiero Unico è un Parente del Diavolo che propala menzogne, rectius fake news, orrido neologismo coniato da George Soros e dai Mainstream Media Mondialisti (MMM)
Un esempio? Matteo Salvini, con la famosa copertina di Famiglia Cristiana, “Vade retro Salvini”.
UN’IMPORTANTE TESTIMONIANZA DALL’ARGENTINA SU BERGOGLIO
Perché Bergoglio da quando è papa non torna nella sua Argentina? In particolare a Buenos Aires, città che gli ha dato il Natale e dove per molti anni fu Arcivescovo. E’ la domanda che si pone Juan Pablo Gallego, il più famoso avvocato delle vittime di abusi sessuali da parte del Clero cattolico in Argentina. “Per il caso di Don Julio Grassi; i punti oscuri del passato di Bergoglio sono tutti qui” risponde Gallego. In un intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, l’avvocato argentino racconta come il passato di Bergoglio si intreccia con quello di padre Julio Grassi accusato e condannato a 15 anni di carcere dalla Corte suprema argentina per abusi sessuali nella struttura per minori che dirigeva.
“Tutto iniziò nel 2002, con la trasmissione tv Telenoche Investiga. Qui furono rese note alcune denunce per presunti abusi contro Grassi, il fondatore di Felices los niños, un’associazione molto nota per salvare dalla strada minori in condizioni di povertà e droga. Padre Grassi, – spiega Gallego – da noi in Argentina, era una vera e propria istituzione: il sacerdote più mediatico del Paese. Bergoglio, quando era Arcivescovo di Madrid, era stato anche il prete confessore di Grassi”.
Da quando l’avvocato Gallego ha cominciato, nel 1996, a raccogliere le denunce delle vittime di abusi da parte di padre Grassi, lui e i suoi assistiti sono stati pubblicamente denigrati e in alcuni casi minacciati ma proprio ieri, come racconta, ha ottenuto un’altra una vittoria importantissima dopo la condanna a 15 anni di carcere per abusi sessuali ripetuti su minori: l’iscrizione di Don Julio Grassi nel Registro Nacional de violadores Sexuales, nello stesso giorno in cui ha inizio il summit del Papa a Roma per indagare sulla pedofilia nella chiesa.
Nel 2006 Gallego già assisteva un bambino rimasto vittima di abusi sessuali da parte di padre Grassi, e quando incontrò Bergoglio, allora capo della Conferenza Episcopale Argentina, “lui si presentò chiuso, severo e diffidente”. La stessa Conferenza Episcopale argentina “commissionò una contro-inchiesta sul caso, mirata a distruggere la credibilità delle vittime” spiega l’avvocato Gallego, e continua: “Bergoglio in tutti questi anni non ha mai lasciato per mano Julio Grassi, come lo stesso padre ha più volte dichiarato, è per questo che il papa non torna in Argentina”, […]
E quando chiedono all’avvocato come mai, nonostante la condanna a padre Grassi da parte della Corte Suprema argentina, sia ancora sacerdote e non sia stato ridotto allo stato laicale risponde:” Sono sicuro che è stata una scelta personale del Papa, le perizie delle violenze di Grassi sono chiare, e a Bergoglio è scoppiata una bomba in faccia”. Le accuse pesanti lanciate Gallego si concludono con la convinzione da parte sua che il summit sulla pedofilia aperto dal Papa sia privo di interesse reale nell’indagare sulla pedofilia nella Chiesa. (affaritaliani.it)
Sembra proprio che la chiesa bergogliana abbia allestito il summit anti-pedofilia solo per salvare la faccia, con nebulose prescrizioni senza alcuna cogenza. In primis, senza l’obbligo di denuncia di tali misfatti all’autorità giudiziaria laica.
Il Vaticano ha provato a ignorare il memoriale dell’ex nunzio pubblicato dalla «Verità». Però la pressione dell’opinione pubblica ha costretto Bergoglio a fare un summit contro la pedofilia. https://t.co/7a8kv1aBBI
— Maurizio Belpietro (@BelpietroTweet) 23 febbraio 2019
IL CAPITALISMO TOTALITARIO, LA CHIESA LIQUIDA E LA CHEIROCRAZIA SONO ANTIKATECHONTICI
Riportiamo parti della conversazione tra Maurizio Blondet e Massimo Cacciari e contenute nel saggio di Blondet, “Gli Adelphi della dissoluzione”, edito in prima edizione nel 1994, ben lungi – quindi – dell’avvento di Bergoglio in Vaticano:
La nostra conversazione, fino a quel momento, non faceva prevedere quell’esito. Lo stavo interrogando sui «valori» della cosiddetta «etica laica». Mi rispose, sarcastico, che, per cominciare, andava sgombrato il campo dall’abuso, dalla ripetizione a vanvera del termine «etica». «Ethos, o per i latini Mos, non è affatto ciò che noi oggi intendiamo per “etico” o “morale”. Ethos non indicava comportamenti soggettivi; indicava la “dimora”, l’abitare in cui ogni uomo si trova alla nascita, la radice a cui ogni uomo appartiene. […]».
Cacciari […]: «Ogni società tradizionale ha, o meglio è, un ethos. Ogni società tradizionale, come un albero rovesciato, ha la sua radice nella legge divina, nel nomos. La legge della polis, dice Erodoto, è l’immagine di Dike». L’ethos, ripete, impone all’uomo valori che non è lui a scegliere, a decidere, ma a cui appartiene. […]».
«Il cristianesimo è stato dirompente rispetto ad ogni ethos». Per provarmelo, Massimo Cacciari cercò un passo nel “De Civitate Dei”. Non riuscì a trovarlo; me ne dette un riassunto ad sensum. «Sant’Agostino lo dice chiaramente: la Città di Dio è pellegrina in terra; ne segue che il cristiano non ha casa o è a casa sua dovunque. Il cristiano “non si cura” dei diversi costumi, delle diverse leggi, delle diverse istituzioni con cui la pace terrena si ottiene o si mantiene». […]
Ciò vuol dire, continuò, che il cristianesimo si rivela essenzialmente sovversivo dell’Antichità e dei suoi valori; che esso spezza definitivamente i legami fra gli dèi e la società. L’ethos antico era una religione civile; gli dèi erano, inevitabilmente, gli dèi della polis, Erano dèi di ferro: Socrate fu condannato perché la sua libera investigazione offendeva gli dèi della polis, ma radicavano l’uomo, lo riparavano dalla decisione. Il cristianesimo, consumando la rottura con gli dèi della Città, sradica l’uomo. […]
«E la Chiesa è perfettamente consapevole di quanto sia tragica la libertà che ha donato all’uomo. Già Agostino paventa che, sradicati gli dèi della Città, la città dell’uomo diventi il campo dove si scontrano meri interessi, il regno della forza [Cheirocrazia, nota di Seyan]. Per questo tutta la cultura cristiana è un correre ai ripari contro la tragedia che ha provocato, una tensione disperata a riparare il pericolo che viene dalla frattura tra la Città di Dio e la città dell’Uomo. In questo senso, è davvero la Chiesa a fondare la civiltà europea». […]
Non potei fare a meno di notare lo stupefacente corollario a cui conduceva quest’ordine di pensieri: la secolarizzazione totale che viviamo sarebbe dunque figlia della sovversione originaria operata dal cristianesimo. In apparenza antagonisti, l’Illuminismo libertino di cui subiamo gli esiti estremi e la Chiesa, avrebbero in realtà la stessa radice. […]
«L’Illuminismo è pelagiano nel senso più lato», aggiunse: «nega il peccato originale, crede che l’uomo possa salvarsi da sé». «Di più: ogni etica laica suppone che tutto ciò che si manifesta in me come mia natura è buono. Dunque i miei appetiti vanno soddisfatti perché buoni. Anzi, di più: perché necessari. Lungi dal predicare, come fanno i parroci, che gli appetiti vanno “ordinati”, il laicismo pone proprio gli appetiti alla base del vivere civile».
Come, come? «Per esempio, la borghesia crede che il libero espandersi degli egoismi e degli interessi individuali dia luogo a quell’armonia collettiva che chiama “mercato” e di cui scopre adorante le leggi: le “leggi del mercato”. […]. Ė la scoperta delle economie politiche. Che non a caso sorgono nell’Ottocento, insieme all’estetica». [È l’armonia della catallassi di cui ciarla von Hayek, nota di Seyan]
L’estetica è la «scienza» che scopre le leggi del godimento soggettivo, come l’economia politica è la «scienza» che scopre le leggi dell’interesse individuale, mi spiegò. «Sono queste due “scienze” a costituire la Modernità, e precisamente questa Modernità che oggi il cattolicesimo si trova davanti come il Nemico».
Il giovane filosofo nero barbuto alludeva al Nemico finale, all’Anticristo? «Negli ultimi settant’anni», continuò lui, «La Chiesa ha creduto che il Nemico fosse il comunismo. Non era sbagliato; il comunismo ha scatenato, ha portato alle ultime conseguenze, la volontà di potenza europea. Il comunismo affermava: l’uomo si salva da sé, armato di economia e di estetica. La Chiesa, giustamente, l’ha sentito come una sfida mortale. Oggi che il comunismo è caduto, però, contro la Chiesa si rizza il Nemico vero, il Nemico finale: un sistema estetico economico totalmente secolarizzato».
Qui capivo meglio a che cosa Cacciari alludesse: quell’ultimo Nemico era già stato identificato dal chiaroveggente Del Noce. Ẻ il capitalismo ulteriore al comunismo, che ingloba in sé le larve psichiche e sociali scampate alla decomposizione del marxleninismo: «l’intellettuale dissacratore come custode del nichilismo», «trasformato in funzionario dell’industria culturale alle dipendenze del potere» economico. E’ «lo spirito borghese allo stato puro» a cui si riduce la copula necrofila del capitalismo con lo spettro del marxismo, devitalizzato della sua tensione escatologica. Del Noce aveva previsto: il comunismo sconfitto, «trasformato in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata», dominata «da una nuova classe che tratta ogni idea come strumento di potere». Il comunismo addomesticato in «partito radicale di massa, adatto a mantenere l’ordine in un mondo da cui qualsiasi religione è scomparsa»; quello del capitalismo internazionalista, del Nuovo Ordine Mondiale tecnocratico.
Insomma: il peggio dei due sistemi che, falsi antagonisti, anelavano in realtà ad adottarsi l’un l’altro: sì, poteva ben essere questa una buona descrizione dell’Anticristo. Ma Cacciari già continuava: «Per anni la minaccia comunista ha causato un’alleanza forzata tra la Chiesa e il sistema laico-borghese. Ora quest’alleanza, che era finta fin dal principio, non è più possibile. […]».
La sovversione cristiana si volge dunque ora contro il totalitarismo borghese radicale? «Lo spirito estetico-economico borghese non tollera di essere messo in discussione; non ammette di poter essere superato». Mi parve di leggergli negli occhi l’evocazione paolina del Figlio di Perdizione, «colui che s’innalza sopra tutto quel che si adora come Dio». Cercai di fare dello spirito: «Ma l’essenza della società borghese è il liberalismo e per principio il liberalismo mette in discussione ogni principio …». … «Il sistema borghese tollera di essere discusso solo al proprio interno», sancì Massimo Cacciari: «Verso ciò che è esterno ai suoi “valori”, non ha pietà». […]
«Non si faccia illusioni: anche contro la Chiesa non esiterà ad usare la più inaudita violenza, se la Chiesa si rifiuta di diventare un semplice supporto della società borghese». […] [Ora, grazie a Bergoglio, la Chiesa si è inchinata all’Internazionale Capitalista, ed è un semplice supporto della società post-borghese, nota di Seyan]
Purtroppo credo abbia ragione, risposi. Forse viviamo davvero sull’orlo dei tempi ultimi. Sappiamo che cosa aspetta i credenti: la resistenza eroica al di là di ogni umana speranza, il martirio. La Chiesa lo sa: è scritto nella sua tradizione.
Fu allora che Cacciari lo disse. «II Papa deve smettere di fare il katéchon!».
Per la gioia di Cacciari, riteniamo che Bergoglio non faccia più il Katéchon.
UNA CHIESA LIQUIDA. QUELLA BERGOGLIANA, TOTALMENTE ASSIMILATA DALLA SOCIETA’ LIQUIDO-MODERNA DELLA CHEIROCRAZIA GLOBALISTA
Le diagnosi più aggiornate del fenomeno religioso in Occidente convergono nel definirlo «a bassa intensità». Liquido, senza più dogmi, senza autorità vincolanti. Molto visibile ma irrilevante nell’arena pubblica. Anche il cattolicesimo si sta rimodellando così.
E il pontificato di Francesco si adatta in modo spettacolare a questa nuova fenomenologia, nei suoi successi e nei suoi limiti.
Da buon gesuita, Jorge Mario Bergoglio asseconda d’istinto i segni dei tempi. Non prova nemmeno ad arginare la crescente diversificazione interna alla Chiesa. Anzi, la incoraggia. Non risponde ai cardinali che gli sottopongono dei «dubbi» e gli chiedono di fare chiarezza. Lascia correre le opinioni anche più spericolate, come quelle del nuovo generale dei gesuiti, il venezuelano Arturo Sosa Abascal, secondo il quale non si può sapere che cosa disse davvero Gesù «perché non c’erano i registratori».
E lui stesso ne dice di grosse, senza temere di far traballare gli articoli fondamentali del Credo. Lo scorso 17 marzo, in un’udienza nel Palazzo Apostolico, per spiegare cosa intenda lui per «unità nella differenza», ha detto che «anche dentro la santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità».
Il 19 aprile, in piazza San Pietro, ha detto che la morte di Gesù è un fatto storico ma la sua risurrezione no, è solo un atto di fede. Il 4 aprile, in un’omelia a Santa Marta, ha detto che Gesù in croce «si è fatto diavolo, serpente». (Sandro Magister, “Religione a bassa intensità”)
Siffatto tourbillon di certa Sinistra adusa a termini come “moltitudini” od “operaio massa”. che si raccorda perfettamente ai “poveri del Mondo” e alla “Rivoluzione dei poveri” di bergogliana locuzione, non possono non ingenerare grevi sospetti.
Terminologie come moltitudini, biopolitica, operaio massa che oggi circolano nel lessico delle formazioni di sinistra sono care oltre che a Jünger, a Carl Schmitt e agli iniziati della destra più reazionaria che hanno lavorato per togliere ogni identità di classe al proletariato, trasformandolo in un’entità indistinta, un ceto, impedendogli di riconoscersi e di cementare quella solidarietà che è a fondamento di ogni sforzo che una classe con piena coscienza di sé compie per riformare in modo rivoluzionario la società.
Il lavoro che Cacciari svolge, come agente di Potere Operaio all’interno del Pci è un’azione complessa e su vari piani, tutta tsa ad impedire che si consolidi il consenso attorno ai dirigenti comunisti berlingueriani per destabilizzarne il rapporto sociale. Questo “intervento” è descritto nel libro di Giuseppe Zupo e Vincenzo Marini Recchia Operazione Moro edito da Franco Angeli nel 1984, che riporta brani della rivista Quindici dove Cacciari enuncia:
«…questa unità (tra chi deve lavorare per far esplodere le contraddizioni del Pci e quelli che devono preoccuparsi di costruire i primi passi della nuova organizzazione della classe – ndr) non potrà essere “vissuta” alla giornata o giudicata col metro dell’attivismo cieco, anche se “fuori” (le virgolette sono sempre di Cacciari), in certe fasi, non conterà neppure affermarla!» e prosegue l’analisi «Per le opposizioni tattiche e le lunghe marce al riparo, non c’è più posto nel partito. (iskrae.eu)
L’uomo del futuro prossimo venturo è un uomo atomizzato, polverizzato, depauperato da ogni tutela sociale degli Stati Nazionali, dotato di mero moto browniano nella società liquido-moderna descritta da Bauman e alla mercé totale delle Leggi Cacotopiche e anti-epistemiche della Cheirocrazia e dell’Economia Neoliberista.
La chiesa postmoderna sposa l’antropologia deleuziana quando tratteggia l’uomo come flusso di appetiti, desideri e sensazioni che, come chiosava Costanzo Preve, è il paradigma del liberalismo. Siffatta chiesa si pone ai piedi della religione gnostica del Capitalismo.
La dottrina della Cheirocrazia capitalistica e la chiesa bergogliana hanno innumerevoli punti di contatto con Toni Negri e Michael Hardt.
DIALOGHI SIMIL-SOCRATICI DI TONI NEGRI
Un dialogo simil-socratico tra Toni (Antonio) Negri e Danilo Zolo:
A.N. Oltre a pensare la rivoluzione in termini etici e politici, noi la pensiamo anche in termini di profonda modificazione antropologica: di meticciaggio e ibridazione continua di popolazioni, di metamorfosi biopolitica. Il primo terreno di lotta è, da questo punto di vista, il diritto universale a muoversi, a lavorare, ad apprendere sull’intera superficie del globo. La rivoluzione che noi vediamo non è solo dunque dentro l’Impero ma è anche attraverso l’Impero. Non è qualcosa che si batte contro un improbabile Palazzo d’Inverno (ci sono solo gli anti-imperialisti che voglio bombardare la Casa Bianca) ma che si estende contro tutte le strutture centrali e periferiche del potere, per svuotarle e per sottrarre la capacità produttiva al capitale.
D.Z. Il soggetto di questa rivoluzione dentro l’Impero è da voi denominato ‘moltitudine’. Uso l’espressione ‘denominato’ con una intenzione critica: ‘moltitudine’ è secondo me un concetto sfuggente, il meno felice dell’intero arsenale concettuale di Empire. In nessun luogo del vostro libro ne proponete una definizione analitica – sulla base di categorie politico-sociologiche – che aiuti il lettore a identificare questo soggetto collettivo entro contesti socio-politici determinati, sia pure aperti alla globalizzazione. Al posto dell’analisi in molte pagine del vostro libro (in particolare alle pp. 329-43) ci si imbatte in enfatiche esaltazioni della “potenza della moltitudine” – il suo potere di “essere, amare, trasformare e creare” – e del suo “desiderio” di emancipazione. Temo che qui siate tributari del messianismo marxista e delle sue grandiose semplificazioni politiche. La “moltitudine” mi appare come una evanescente sinopia del proletariato ottocentesco, la classe che Marx aveva elevato a demiurgo della storia. Lo dico con amarezza e senza la minima inflessione ironica. (juragentium.org)
Costanzo Preve dava una definizione icastica delle “Moltitudini” di Negri.
La moltitudine plurale puntinista formata da miliardi di “singolarità” è descritta come “desiderio di costruire il comune” e qui, francamente, gettiamo la spugna, a meno di non citare la folgorante definizione delle masse postmoderne di Costanzo Preve: “neoplebi desideranti”. Preve richiamava, da un punto di vista marxista e comunitarista, l’esigenza di una lotta di liberazione dagli esiti rivoluzionari, mentre la moltitudine di Negri e Hardt assomiglia più ad uno sconfinato esercito senza ranghi, un magma umanoide appagato nelle pulsioni primarie, ma del tutto privo di obiettivi personali o comuni. Nessuno spazio, ovviamente, nel radicale materialismo del tutto, per la famiglia, lo spirito, la trascendenza, la bellezza, la contemplazione: un’umanità di scimmie sapienti che volteggiano senza posa di ramo in ramo, connesse alle reti gestite dall’Impero, perplesse, gettate in un presente plastico, privo di rotta, incapace di mete.
Quanto al termine singolarità, a nostro avviso fa discendere di un altro gradino la specie umana: dapprima persone, con un carattere, una forma ed una direzione, poi individui, solitari viandanti della vita dalla bussola smarrita, ed ancora consumatori nel tempo libero, utenti, risorse umane nel sistema produttivo. Per Negri, l’obiettivo è trasformarci in semplici singolarità dal destino comune, e balza agli occhi l’immagine di uno stormo di uccelli che si leva in volo tutto insieme. […]
Interessante è anche il giudizio sprezzante sulla democrazia partecipativa, considerata un modello molto ipocrita. La moltitudine, invece, descritta come” potenza senza potere” condurrà alla “dissoluzione del potere e [alla] realizzazione di nuove istituzioni”. Se dai fatti occorre trarre significazione, direbbe Niccolò Machiavelli, l’inventore della scienza politica, lo snodo finale sarebbero quindi istituzioni senza potere. Utopia antipolitica che, in assenza della vasta cultura di Negri e del credito culturale di cui gode, verrebbe derubricata, nel migliore dei casi, ad astrazione visionaria. Tuttavia, due o tre elementi ci sembrano interessanti. Il più immediato è la coerenza di un percorso subculturale che, dal 1968, giunge a noi, e si compendia nella parola dissoluzione. Solo l’Occidente terminale, malato di intellettualismo, gonfio di presunzione e superbia palingenetica poteva partorire il pensiero degli autori di Impero e Moltitudine. È, per un verso, la vittoria antropologica, persino ontologica (un termine caro ad Antonio Negri…) dell’Illuminismo più radicale, nella forma del giacobinismo; dall’altro è l’esito coerente del liberalismo. Osiamo affermare che, in un loro strano modo, Negri e Hardt sono dei liberali eretici, nel senso della pulsione libertario-libertina che li muove. Il cosmopolitismo, poi, l’ibridazione generale e continuata, il meticciato entusiasta, sono tipici di quei fenomeni che hanno condotto da certi filoni marxisti al liberalismo progressista e radicale. (Roberto Pecchioli, “Toni Negri, Impero e Moltitudine: il peggio del Male”, ereticamente.net)
L’antropologia dell’Impero Mondialista a me sembra, piuttosto che quella di scimmie sapienti, quella più calzante di una marea di Gollum, cùpidi solo di bassi piaceri materiali.
TONI NEGRI, MOLTITUDINI E CHEIROCRAZIA
Vorrei ricordare uno dei motti di Potere Operaio, la formazione politica co-fondata da Toni Negri,
La Democrazia è il fucile in spalla agli operai.
Oggi Negri definisce la Classe Operaia uno «strato corporativo e limitato», parla di evanescenti e nebulose Moltitudini e si mostra stra-felice della Globalizzazione capitalistica. Gli Stati-Nazioni sono ridotti al rango di «cose barbariche».
Comunione di intenti e di pensiero con il pidino Romano Prodi.
Nonostante le critiche al sistema, manifestate anche con le elezioni in tutto il mondo che premiano movimenti sovranisti, per l’ex premier il bilancio è tutto sommato positivo: “Due miliardi e mezzo di persone hanno oggi una sufficiente risorsa economica e quindi la globalizzazione ha funzionato.
Assai curioso che siffatta intelligencija definisca “interessi corporativi” il portato di ceti sociali e di Stati Nazionali, ma plaude freneticamente alla globalizzazione che è l’effetto dell’azione dei più feroci e corporativi interessi privati, quello delle criminali Società transnazionali USA, che in inglese si chiamano Corporations. Corporazioni, appunto.
Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine. (Honoré de Balzac)
Non possiamo non condividere quanto afferma Paolo Flores d’Arcais:
Una forza politica di governo ha diritto a definirsi di sinistra se, e solo se, con il suo agire riduce ogni giorno, quanto più drasticamente possibile, le diseguaglianze contro cui evidentemente si è scagliata in campagna elettorale, ottenendo i consensi al fine di combatterle. Questo è l’unico criterio. E semmai lo scarto tra il fare (o non fare) e il dire. Le promesse e la realizzazione. Con questo criterio risulta evidente che impallidisce la sinistra in Francia, e tra alti e bassi infine dilegua, già a partire dal secondo settennato di Mitterand. Che non esiste più in Germania da quando nella SPD prevale Schröder, e che in Italia comincia a venir meno quando la sacrosanta operazione Occhetto, di cambiar nome e cosa, anziché attingere fondamentalmente alle energie della società civile, per dar vita a un partito azionista di massa, come era nelle possibilità, declina a partito/federazione di correnti post-comuniste, con egemonia concorrenziale D’Alema/Napolitano, e infrangibile vocazione burocratica. [….]
Il Pd nasce perciò già come partito d’establishment, articolazione “progressista e illuminata” (davvero?) della destra politica. Fino a che non lo si ammette resterà incomprensibile quanto avvenuto in Italia nell’ultimo quarto di secolo, e indecifrabile l’ondata grillina prima e salviniana (ovvero pre-fascista) poi. Ad una ricostruzione delle vicende politiche occidentali in cui si chiamino le cose con il loro nome, e dunque destra Blair e Clinton (cui si deve lo smantellamento delle misure rooseveltiane che tenevano con qualche guinzaglio la finanza: liberata grazie a Clinton da quei “lacci e lacciuoli”, si è scatenata come sappiamo), e in Italia la filiera di progressivo cupio dissolvi. (Paolo Flores d’Arcais, “La Sinistra che si à fatta Destra”)
La finta-sinistra della Cheirocrazia capitalista e mondialista noi – da tempi immemori – la definiamo Ur-Sinistra.
Ciò che segue è la plastica rappresentazione di quanto il Pd sia l’emblema della Destra più elitista e ultrareazionaria, la Cheirocrazia italiana del Tanacapitalismo Globalista che odia i Poveri, mentre l’ultimo vero Partito di Sinistra italiano, il PCI di Enrico Berlinguer, i Poveri li difendeva, non li disprezzava e non li portava all’estinzione per liquidazione del welfare, soppressione dei posti di lavoro, fame e stenti.
Si ha uno stock di merci, di provviste, ma mai e poi mai uno “STOCK DI POVERI”. Marattin in 10 secondi ha svelato il disprezzo intrinseco della sinistra per il popolo, per gli ultimi. Perfino Formigli l’ha (quasi) redarguito. Fate girare 👇🏻👇🏻👇🏻 pic.twitter.com/jKT0kY3ccM
— Claudio Perconte 🇮🇹 (@ClaudioPerconte) 1 marzo 2019
Il Partito Democratico è ormai un Partito di ricchi e di elitisti che fa politica solo per i ricchi e per i Soroi.
Un Partito, il Pd, che odia i poveri, tanto che l’antropologa Chiara Saraceno rivolge un accorato appello al neosegretario pidino Nicola Zingaretti:
La Scelta del Pd di votare contro il reddito di cittadinanza è politicamente pesante. […]
Votare contro, che di fatto non è solo contro il governo, ma anche contro i poveri, non era meglio astenersi, almeno per la parte che riguarda il reddito di cittadinanza? Il nuovo segretario del Pd dovrà dare conto di questa scelta ai poveri e a chi ha a cuore la loro condizione o dignità. (Chiara Saraceno, “Stiamo dalla parte dei poveri”, la Repubblica del 04.03.2019).
Vano appello. Dubito fortemente che possa aver a cuore la sorte dei poveri uno che da quasi quarant’anni campa solo di politica, con incarichi pubblici lucrosamente retribuiti, pur professandosi “segretario di strada”, come ha fatto lo Zingaretti.
Il Pd ha provocato molti più danni della destra berlusconista. A confermarlo è Massimo D’Alema.
Massimo D’Alema: siamo stati noi del centrosinistra a smontare l’IRI, abbiamo fatto le privatizzazioni, le liberalizzazioni, la riforma delle pensoni, abbiamo portato la Lira nell’Euro e compresso la spesa pubblica. pic.twitter.com/uQZMPNApo8
— Lorenzo D’Onofrio (@lorenzdonofrio) 3 marzo 2019
Il Pd, come tutta la Sinistra mondiale Neoliberista e Migrazionista, è mera Ur-Sinistra Trinariciuta.
La Ur-Sinistra Trinariciuta – L’Isola di Avalon
La Ur-Sinistra Trinariciuta – L’Isola di Avalon
LA UR-SINISTRA TRINARICIUTA La più grottesca campagna elettorale italiana del secondo dopoguerra va dipanandosi verso l’esito di un’Armata Brancaleone…
CHEIROCRAZIA E SINISTRA TRASFORMISTA
Una lettura, quella di Flores d’Arcais che ha molteplici punti di contatto con quella di Branko Milanovic:
Nel corso degli ultimi decenni, la sinistra si è spostata al centro, in alcuni casi, e penso soprattutto alla Spagna, è divenuta centro-destra. In termini tecnici, se si dovesse tracciare una linea usando i parametri politici degli anni 70, il PSOE di adesso sarebbe stato allora un partito di centro-destra. Lo stesso si può dire delle politiche del partito socialista francese, e naturalmente dell’Italia dove i Democratici sono ex-comunisti ormai stabilmente nel campo della destra. (micromega)
D’altro canto, se il massimo che il Pd riesce a proporre è la flat tax, come ad esempio l’ex parlamentare Pd Nicola Rossi, una misura da sempre legata alla Destra da Berlusconi a Salvini, è palese che, come scrivemmo icasticamente, “Ur-Sinistra e Ur-Destra sono la stessa minestra”.
Esempi simili alla flat tax proposta da Salvini si ritrovano in alcune repubbliche post-sovietiche, dalla Russia di Putin, che nel 2001 ha introdotto un sistema tributario con aliquota fissa al 13%, fino all’Estonia con l’imposta con aliquota al 20%, passando per Ungheria, Romania, Lituania (oltre alla Slovacchia che però sta tornando al sistema progressivo). […]
L’aumento del numero di ricchi tassati, grazie alla ridotta pressione fiscale, avrebbe anche dovuto favorirne gli investimenti sul territorio, aumentando così la ricchezza generale, secondo una dottrina economica, di tipo neoliberista, detta del Trickle-down. Secondo questa teoria, le agevolazioni in favore dei ceti più ricchi ricadrebbero positivamente sull’intera società, perché il perseguimento dell’interesse personale porterebbe a una crescita economica generalizzata. Inoltre, secondo la curva ideata da Laffer, l’economista che ispirò la politica fiscale di Ronald Reagan, l’aumento della pressione fiscale oltre una certa soglia causerebbe l’aumento di elusione ed evasione fiscale: anni dopo, Joseph Stiglitz definirà la fortunata tesi di Laffer come “una teoria scarabocchiata su un foglio di carta”.
è necessario considerare, come effetto correlato, la riduzione dei servizi garantiti dallo stato sociale. Negli USA, in cui a livello federale vige un sistema fiscale progressivo, sono otto gli stati che applicano ai propri contribuenti una flat tax, con tassi che non superano il 5,5% e deduzioni standardizzate: non mancano i problemi, in termini di tagli ai servizi pubblici e sociali. (Roberta Covelli, “La flat tax è una proposta semplicistica che non funziona”, fanpage,it)
La flat tax, in ultima istanza, è utile solo ad esacerbare ancor di più le diseguaglianze economiche e rendere i Soroi ancor più ricchi.
A meno di non credere ancora alla favola del trickle-down – la teoria (ampiamente smentita) del cosiddetto “sgocciolamento”, per cui l’aumento della concentrazione della ricchezza nelle fasce di reddito più alto porterebbe elevati benefici a tutto il resto della popolazione – l’applicazione di una flat tax appare dunque destinata a modificare l’attuale distribuzione del reddito solo in senso peggiorativo per le fasce più povere e tale da penalizzare anche una minima ripresa dei consumi; senza, oltre a ciò, che rimangano margini compensativi dal lato della spesa pubblica, a causa del minor gettito complessivo e dei vincoli al deficit definiti in sede europea.
Piuttosto, sarà fondamentale – come Stiglitz stesso esorta – “invertire la rotta” della crescente disuguaglianza che sta ormai mettendo a repentaglio le possibilità di sviluppo delle maggiori economie occidentali. E non sarà difficile – ci assicura fermamente – individuare la direzione da intraprendere: basterà “riscrivere le regole che disciplinano l’economia del mercato” e in questo riconoscere il ruolo propulsivo degli investimenti pubblici e di sistemi di tassazione e di trasferimenti più progressivi. Esattamente all’opposto di dove la flat tax potrebbe mai andare a parare. (Daniela Palma, “Flat tax? Aumenta le diseguaglianze e penalizza lo sviluppo”, greenreport.it)
Ur-Destra o Ur-Sinistra stessa Minestra – L’Isola di Avalon
Ur-Destra o Ur-Sinistra stessa Minestra – L’Isola di Avalon
UR-SINISTRA O UR-DESTRA: È SEMPRE LA SOLITA MINESTRA In un editoriale pubblicato il 3 gennaio 2017 da un media italiano filogovernativo (in declinazione renzusconista) si eleva il peana della Sinistra Mercatista, che pare tanto un clone della Ur-Destra necocon. Sarebbe nata – finalmente – una “Sinistra dei Doveri”. Doveri posti a esclusivo carico dei cittadini
Source: www.isoladiavalon.eu/urdestra-ursinistra-stessa-minestra/
LA NOTTE DELL’OCCIDENTE
Tale è la tragedia dell’Occidente come affermava giustamente lo scrittore russo Fëdor Dostoevkij.
“L’Occidente ha smarrito il Cristo, ed è per questo che muore”.
“Voi negatori di Dio e del Cristo non avete riflettuto che senza il Cristo tutto il mondo sarà infettato e bacato. Scartando il Cristo, voi derubate l’umanità dell’ideale inaccessibile della Bellezza e del Bello. Respingendo Dio, l’uomo cerca di sostituirsi a lui e di affermare la sua volontà di potenza. Chi nega Dio nega l’uomo, e chi nega l’uomo nega Dio”.
“Se Dio non c’è. tutto è permesso. La coscienza senza Dio è spaventosa, essa può smarrirsi fino a commettere le cose più immorali”
«Fa’ ciò che vuoi. Questa sarà l’unica Legge», affermava il Satanista Aleister Crowley e concludeva: «E’ finita l’era dell’Eone Gesù. Gesù è morto».
QUANDO ANCHE IL PCI E NAPOLITANO DIFENDEVANO LA SOVRANITÀ NAZIONALE
Oggi assistiamo a ridicole marcette di timocrati, radical chic e meticcisti, come quella “antirazzista” di Milano del 2 marzo 2019, organizzata da Pd, sindacati confederali, centinaia di Comuni, e decine di ONG Sorosiane. Malgrado la presenza di Sala, Landini, Zingaretti, Bisio, Boldrini, sentinellisti, et similia, a partecipare sono stati davvero quattro gatti in Rolex e borsette Louis Vuitton.
Ci si dimentica che la sola CGIL, il 23 marzo 2002, radunò più di tre milioni di persone per tutelare il diritto alla pensione e l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Diritti liquidati 10 anni dopo: il primo dal governo Monti, appoggiato dal Pd Bersani, e il secondo dal Pd Matteo Renzi, con il voto favorevole di tutti bersaniani.
C’era un tempo in cui la Sinistra era antiliberista e antimondialista. Una sinistra che tutelava la Sovranità Nazionale. E tra costoro – incredibile ma vero – c’era Giorgio Napolitano.
Tratto da Repubblica in relazione alla crisi di Sigonella dell’ottobre 1985:
“Anche in politica, talvolta, capitano i colpi di fortuna”. La battuta, rigorosamente anonima, viene da un autorevole dirigente comunista. E segue di qualche ora appena il commento ufficiale del partito affidato a una conferenza stampa di Giorgio Napolitano: un giudizio equamente ripartito tra la riprovazione per le scelte del Pri e il netto consenso con l’ atteggiamento tenuto da Craxi e Andreotti. […]
Assente il segretario Natta (ha anticipato il rientro dalla Cina: sarà a Roma stasera) tocca al presidente dei deputati comunisti [Napolitano] affidare alle cronache quelle valutazioni che dovevano essere espresse in un’ aula parlamentare. L’ opposione comunista si riconosce nelle scelte di Craxi e Andreotti. Giudizio positivo non solo per l’ esposizione in aula del presidente del Consiglio (applaudito da alcuni parlamentari del Pci, fra cui Pajetta) ma anche sul precedente comportamento. Il fatto è talmente singolare che lo stesso Napolitano sente il dovere di premettere: “Tutti sanno i motivi di dissenso assai aspro che ci hanno diviso dal governo, anche su questioni di politica internazionale. Ma in questa vicenda sono stati tutelati gli interessi di pace, di sovranità nazionale e di autonomia nazionale dell’ Italia“.
Oggi vige solo la Cheirocrazia delle sedicenti sinistre europee, antisociali, mondialiste e ultraliberiste, come il Pd.
L’EPISTOCRAZIA DEL GESUITA BERGOGLIO È ERESIA?.
Non sono pochi gli esegeti che tratteggiano il Bergoglio come un eretico.
Su Bergoglio ecco cosa afferma Camillo Langone, in un’intervista resa a Gianmarco Aimi,
Non c’è proprio nulla che ti piaccia in questo Papa?
Di uno che si dice tifoso di una squadra di calcio? Tifoso, quindi fazioso. È blasfemo, perché speri che gli avversari perdano. Un prete può dire una cosa del genere? Cattolico è sinonimo di universale. Se ci dividiamo in fazioni cosa fai, preghi per la mia sconfitta? Anche il cardinal Bertone andava allo stadio. Una cosa allucinante. Quindi gli altri sono figli di un Dio minore? Non si possono vedere queste cose.Non oso immaginare cosa tu abbia pensato quando Papa Francesco si fece intervistare da Eugenio Scalfari su Repubblica scatenando la polemica sull’esistenza o meno dell’Inferno.
È stato un brutto momento per la cristianità, per il mondo oserei dire. È gesuitico e triste. Tipico dei gesuiti cercare un rapporto con persone senza speranza, tra le quali Eugenio Scalfari. Il mio amico e scrittore Roberto Dal Bosco ha ben spiegato che esiste questa pappa e ciccia tra Vaticano e comunisti perché in fondo è una vecchia storia gesuitica di evangelizzazione, che fu un fallimento totale. I gesuiti tendono a uniformarsi all’altro, al punto da diventare l’altro. Nel ‘600 andarono in Cina, come Papa Francesco va a Repubblica senza cavarne un ragno dal buco, anzi ricavandone altri buchi. I gesuiti imparavano il cinese, si vestivano da cinesi, mangiavano cinese e alla fine diventarono cinesi.Rimanendo alla religione, qual è il tuo rapporto con i cittadini di fede musulmana?
Che cosa brutta. Cittadini mussulmani, sembra una contraddizione in termini. La considero un’invasione. Le parole sono importanti. Non uso mai la parola migranti, che si può utilizzare per la migrazione delle rondini. Esistono gli invasori, che arrivino senza i mitra. È l’invasione di uno spazio. Si può fare poco o niente, ma già chiamarla con il suo nome è importante. (linkiesta.it)
La chiesa liquida è ormai mero cupio dissolvi. Infatti, si sta dissolvendo, assieme all’Occidente, grazie anche alla sedicente Intelligencija dei radical chic con il Rolex al polso e borse Louis Vuitton, neoliberisti e meticcisti.
La chiesa bergogliana si afferma granitica, ma perde proprio i pezzi più importanti: i suoi fedeli, sempre meno dal momento dell’insediamento del gesuita argentino sul Soglio petrino. Al Relativismo imperante si aggiunge il fastidio che tanti cattolici provano nel vedere il Presepe sostituito da barconi e immigrati economici islamici.
LA CHIESA LIQUIDA CHIEDE PERDONO A TUTTI
Bergoglio chiede perdono ai gay, alle lesbiche, ai giovani, alle donne violentate, ai Rohingya, ai migranti, a Lutero, all’Islam, a chiunque, eccetto che al suo Dio, per averlo immanentizzato e trasformato in un profugo ante litteram. Non chiede scusa per aver ristretto la Chiesa nell’alveo soffocante della religione mondana del Capitalismo Totalitario e Globalista.
Il suo linguaggio scarno, povero e paratattico piace immensamente ai pennivendoli dei Mainstream Media Mondialisti. soprattutto quando egli propaganda il Migrazionesimo sorosiano.
E’ ciò che pretende la Ur-Sinistra capitalista e mondialista, adusa alla riscrittura di Storia e Miti per attagliarsi a quanto imposto dal Miniver del Pensiero Unico.
Ecco che adesso, dopo Gesù, anche Enea e Ulisse vengono trasformati in migranti. Esemplare quanto scrive Andrea Zambrano:
Per imporre un’ideologia sono utili tutti i mezzi: anche costruirsi i propri riferimenti ideologici attingendo alla mitologia in modo da fissare nel dna atropologico di un popolo le ragioni delle proprie istanze. Accade così che per affermare il principio dell’immigrazionismo forzato si cerchi in tutti i modi di trovare gli appigli in un passato che però non può essere adattato alla nostra realtà. Per giustificare la necessità di un’accoglienza indiscriminata dei migranti si gioca la carta della mitologia, stropicciando a proprio uso e consumo i grandi miti che hanno forgiato la civiltà occidentale.
Ne sono una prova evidente i tentativi di un certo milieu intellettuale che si serve anche del teatro e della letteratura per portare avanti l’ineluttabile necessità dell’accoglienza a tutti i costi. Dimentichi che gli antichi, più che di accoglienza, parlavano di ospitalità, il che segna due concetti diametralmente opposti.
Il primo ad essere scomodato è stato Enea, il pio progenitore della stirpe da cui poi nacque la civiltà romana. Si è cercato di vedere in un passaggio dell’Eneide un riferimento all’emigrazione odierna. E si è citato un po’ a caso un passo tratto dal primo libro del capolavoro virgiliano: “In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge. Ma che razza di uomini è questa? Quale patria permette un costume così barbaro, che ci nega perfino l’ospitalità della sabbia”. (Libro I 538-543)
L’equazione è stata semplice: anche Enea si stupiva della mancata accoglienza, ergo, accogliere il migrante è un comandamento che la stessa mitologia impone. […]
Basta leggere quello che succede dopo per comprendere il grande inganno: Didone si scusa e si giustifica che ci sono delle leggi (ma guarda un po’…) fatte apposta per tutelare la popolazione fenicia dai malintenzionati che arrivavano sulle coste. Chiarito l’equivoco, i Teucri vengono accolti con tutti gli onori tanto che la regina fenicia si prende anche una bella cotta per Enea. […]
Infatti, quando Enea decide di lasciare Cartagine dopo essersi per bene spupazzato Didone, lo fa perché ha un compito: fondare una nuova civiltà. Non rimane migrante a Cartagine a chiedere il sussidio alla Regina. […]
La storia è nota: Didone la prende male tanto che minaccia vendetta (exoriare ultor ex ossibus nostris), che poi saranno molti anni dopo Annibale e i suoi elefanti. Chiaro? Era un naufragio, rispetto al quale si deve sempre prestare soccorso, cosa tra l’altro sempre fatta in Italia. Non era su un taxi del mare organizzato dalla mafia nigeriana per la sostituzione etnica.
Ma che non basti leggere i miti del passato per appropiarsene è dimostrato anche dalla pretesa ora di spacciare per migrante persino Ulisse. […]
Invece, complice anche un po’ di ignoranza tra il pubblico che mediamente assiste a certi spettacoli, c’è il rischio di ascrivere anche il re di Itaca tra i richiedenti asilo della Diciotti. E’ ad esempio l’operazione che stanno facendo gli attori Marco Paolini e Giuseppe Cederna con due spettacoli ad hoc. […]La cosa non è sfuggita a Libero che nella pagina di cultura di ieri ha titolato I progressisti taroccano anche l’epica. E a ragione dato che di Ulisse si può dire di tutto, tranne che volesse lasciare la propria patria per cercar fortuna in un’altra. Per il semplice fatto che tutto, nella sua interminabile Odissea, è volto proprio al ritorno nella sua amata Itaca, dove la moglie Penelope lo aspetta ancora tra tormenti e malinconie. […]
Insomma, avrà anche sbandato un po’ per Calipso, lo possiamo comprendere di fronte a tanta bellezza, però ha sempre avuto chiaro in mente quale era il suo compito: tornare a casa, dove il suo d’affare era quello di scacciare i Proci che insidiavano il suo trono. Infatti, giustamente nel suo articolo, Giovanni Sallusti, chiama Ulisse “il primo dei sovranisti” dato che per cacciare gli usurpatori non lesinò persino la violenza, tra l’altro con l’aiuto del figlio Telemaco da poco riabbracciato.
Ulisse ed Enea, due naufraghi per desiderio di una patria in cui comandare e non in cui farsi accogliere. Basterebbe mettersi un po’ a studiare per evitare certi scivoloni. (“Anche Ulisse e Enea stravolti per il mito immigrazionista”, lanuovabq.it)
CHEIROCRAZIA E SINDACATI
Anche per i Sindacati Mainstream, la Lotta per l’Accoglienza viene prima della tutela dei lavoratori dipendenti e pensionati.
Si trasmutano anch’essi in una delle colonne portanti del Capitalismo Totalitario, che pregramma un massiccio ingresso di allogeni da utilizzare per deflazionare il costo del lavoro interno.
Ci sono molti vantaggi e svantaggi economici in alti livelli di immigrazione, ma è più probabile che abbiano un impatto negativo sui lavoratori indigeni poco qualificati e a basso salario, mentre se ne avvantaggiano i lavoratori nativi più ricchi e il settore delle imprese. Come ha sostenuto George J. Borjas, funziona come una sorta di redistribuzione della ricchezza verso l’alto. Uno studio del 2017 dell’Accademia Nazionale delle Scienze intitolato “Le conseguenze economiche e fiscali dell’immigrazione” ha rilevato che le attuali politiche sull’immigrazione hanno provocato effetti negativi in misura sproporzionata sui poveri e le minoranze americane, una scoperta che non sarebbe stata una sorpresa per personaggi come Marcus Garvey o Frederick Douglass. […]
In un discorso pubblico sull’immigrazione, Hillary Clinton ha dichiarato: “Credo che quando avremo milioni di immigrati laboriosi che contribuiscono alla nostra economia, sarebbe controproducente e disumano cercare di cacciarli”. In un discorso privato, tenuto per i banchieri latino-americani, è andata oltre: “Il mio sogno è un mercato comune emisferico, con scambi aperti e confini aperti, ad un certo punto nel futuro, con un’energia che sia il più sostenibile e verde possibile”. Queste affermazioni, naturalmente, hanno fatto impazzire la destra anti-immigrazione e pro-Trump. Forse più rivelatrice, tuttavia, è la convergenza tra la sinistra dei confini aperti e la “rispettabile” destra pro-business, che è stata incarnata nelle dichiarazioni della Clinton. In un recente articolo di National Review in risposta al “nazionalismo” di Trump, Jay Cost ha scritto: “Per dirla senza mezzi termini, non dobbiamo piacerci l’un l’altro, purché continuiamo a fare soldi l’uno con l’altro. Questo è ciò che ci manterrà uniti“. In questo mostruoso sub-thatcherismo, i Buckleyiti [i conservatori americani – da William Buckley, intellettuale e scrittore americano, ritenuto uno dei padri della Nuova Destra, ndt] parlano esattamente come i “cosmopoliti” liberali – ma senza il fascino o l’estro dell’autoinganno morale. (Angela Nagle tradotta da vocidallestero.it)
Suscita non poche perplessità la posizione open border esternata dal nuovo segretario della CGIL, Maurizio Landini, soprattutto in considerazione del fatto che essa ricalca la posizione della Destra capitalista più reazionaria.
Durante la campagna delle primarie democratiche del 2016, quando il redattore di Vox Ezra Klein suggerì le politiche open border a Bernie Sanders, il senatore com’è noto dimostrò la sua età rispondendo: “Confini aperti? No. Quella è una proposta dei fratelli Koch”. Questo per un attimo portò confusione nella narrazione ufficiale, e Sanders fu velocemente accusato di “parlare come Donald Trump”. […]
La trasformazione della posizione open border in una posizione di “sinistra” è un fenomeno del tutto nuovo ed è in contrasto con la storia della sinistra organizzata in diversi modi fondamentali. I confini aperti sono da lungo tempo un grido di battaglia per la destra degli affari e del libero mercato. Attingendo da economisti neoclassici, questi gruppi hanno sostenuto la liberalizzazione della migrazione sulla base della razionalità del mercato e della libertà economica. Si oppongono ai limiti alla migrazione per le stesse ragioni per cui si oppongono alle restrizioni sui movimenti di capitali. Il Cato Institute, finanziato dai Koch, che promuove anche l’abolizione delle restrizioni legali sul lavoro minorile, ha prodotto una difesa radicale delle frontiere aperte per decenni, sostenendo che il sostegno alle frontiere aperte è un principio fondamentale del libertarismo e “Dimenticate il muro, è già tempo che gli Stati Uniti abbiano confini aperti” . L’Adam Smith Institute ha fatto lo stesso, sostenendo che “le restrizioni all’immigrazione ci rendono più poveri”. (Angela Nagle tradotta da vocidallestero.it)
Tale è la weltanschauung del cancro globale conosciuto come Capitalismo Neoliberista, ove la Verità viene sostituita dalla Menzogna più Assoluta, e la Società Aperta Globale (Open Society) di Karl Popper e Soros, presentata come panacea di tutti i mali, liquiderà l’Umanità, la Storia e ogni Cultura umana.
Un cancro che viene da lontano, ma non andrà più tanto lontano. Cresce il deserto, la macchina sta per rovesciarsi, la catastrofe di una civiltà è nell’aria. Un paio di generazioni dopo il saccheggio di una Roma estenuata da parte del barbaro Alarico, Romolo Augustolo, imperatore fantasma, ragazzino già dedito agli stravizi, chiuse con l’Impero Romano. La notte dell’occidente ha molti padri e alcuni figli legittimi: le sue stanche élite narcisiste, deboli, svirilizzate, debosciate, materialiste, la borghesia liberale radical chic. Siamo a fine corsa. Chi verrà dopo scriverà con disprezzo la loro storia. (Roberto Pecchioli, “Fenomenologia del radical chic”)
Sempre che ci sia una continuazione della Storia.
CONTINUERÀ LA STORIA UMANA?
Anche il massone trioculare Francis Fukyama vaticinava La Fine della Storia, dopo il crollo del Katéchon sovietico.
Diverremo tutti – rectius – i pochi sopravvissuti diverranno orride, avide, incolte e maleodoranti creature come il Gollum creato da J.R.R. Tolkien, in perenne e vacua caccia del proprio immanente e materiale tessoro.
Il Gollum come metafora, allegoresi e Zeitgeist dell’uomo post-postmoderno, un’Umanità per cui il Capitalismo Totalitario dei Soroi replicherà ciò che è avvenuto 66 milioni di anni fa con il meteorite che ha spazzato dalla faccia della Terra i dinosauri, che la dominavano da milioni di anni.
L’unica cosa che possa salvarci è un improvviso cambiamento di paradigma à la Kuhn, ove l’Umanità intera giunga ad intravvedere il Satana occultato nell’Internazionale Capitalista e se ne liberi, lavorando per un Nuovo Mondo di Nazioni Democratiche Sovrane; perfettamente Uguali tra loro e rispettose della reciproca Cultura – non in perenne competizione o assimilazione, come invece impone la dottrina della distopica religione del Neoliberismo – una dottrina religiosa che, spesso, ha la stessa validità scientifica del Terrapiattismo.
Un Nuovo Mondo ove gli Umani non siano consumatori, o peggio, cose in attesa di essere trasportate o consumate, ma Evoluti Liberi Pensatori e Creatori.
Il sonno della coscienza genera mostri, ma gli unici mostri che al risveglio continuano a tormentarci sono il Neo Impero Carolingio Ue, l’EUROlager, la Dittatura del Capitale e la Globalizzazione.
FINE – Qui la Prima Parte.
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