LA COMPAGNIA DELL’ANELLO
Vediamo da chi sarebbe formata la Compagnia dell’Anello che sostiene l’operato della “Patriota” Giorgia Meloni.
LA “COMPAGNIA DELL’ANELLO”
La premier Meloni ad Atreyu 2023 concionava di “Compagnia dell’Anello”.
Vediamoli, i Compagni dell’Anello.
Sorvoliamo sulla punta dell’iceberg: Giambruneide, accusa di violenza sessuale per il figlio di Ignazio La Russa, super-appartamento gratuito per Crosetto, il Caravaggesco di Sgarbi, i problemi finanziari della Santanchè, Lollobrigida che fa fermare i treni, Salvini il cui il cognato Verdini viene arrestato per gli appalti all’ANAS etc. etc.
Ma sotto c’è di più.
Con una classe dirigente così, c’è da stare tranquilli. Gaffe, inchieste, scivoloni e molto altro compongono un mosaico sciagurato per Fratelli d’Italia, con “pagine gialle” dell’orrore in continuo aggiornamento.
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, spesso citato con Giovanni Donzelli, deputato e di lui coinquilino. In casa i rapporti dell’amministrazione penitenziaria hanno lo stesso livello di sicurezza della lista della spesa. Formidabile capacità di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (vedi Emanuele Pozzolo).
Antonio Cicchetti, ex sindaco di Rieti. Per lanciare la campagna del suo successore, Daniele Sinibaldi, ha arringato la folla: “Avanti! Boia chi molla!”.
Antonio Del Giudice, sindaco di Striano (Napoli). Oltre il cinepanettone, è stato condannato per aver rimosso dalla strada 5 bici di altrettanti maliani, portandole in Comune. “Puzzavano”, dice.
Antonio DI Vietri, già segretario FdI a Lavello (Potenza). Autobiografia in dolce stil novo: “Sono razzista, sono patriota, sono nazionalsocialista, sono fascista, sono nazista”.
Augusta Montaruli, deputata. Condannata a 1 anno e 6 mesi per l’uso improprio dei fondi in Piemonte.
Bartolomeo Amidei, senatore. Sensibile alle priorità del Paese, ha proposto una legge per consentire la caccia ai 16enni.
Bruno Cinque, consigliere a Spilimbergo (Pordenone). È andato al cinema a vedere Comandante con gli amici: metà vestiti da nazisti, metà da militari fascisti.
Calogero Pisano, deputato. Candidato ed eletto quando era in FdI, sui social definiva Hitler “un grande statista”. Sospeso dal partito, non è sfuggito ai talent scout di Noi Moderati.
Carlo Fidanza, eurodeputato. Ha appena patteggiato 1 anno e 4 mesi per corruzione. Viatico ideale per un altro mandato.
Carlotta Accomasso, consigliera a Asti. Ha aperto la sede di FdI a una raccolta di indumenti, giocattoli e pannolini per i bisognosi, purché di “famiglie italiane”.
Cesare Mevoli, consigliere a Brindisi. Definisce “storiella da streghe obese” il patriarcato e sa come stanare i killer: “I volti puliti, le sopracciglia curate, le spalline strette in camicette su misura, braccini sottili, manine intonse. Difetti di una complessa e femminilizzata personalità debole”.
Daniela Santanchè, ministra del Turismo. Ha aziende travolte da guai giudiziari, è stata silurata come coordinatrice lombarda di FdI e ha messo la firma sull’indimenticabile campagna Open to Meraviglia.
Elena Donazzan, assessore in Veneto. Ha intonato Faccetta nera alla radio. Del 25 aprile dice: “L’antifascismo ha prodotto il terrorismo rosso. Non è un valore”.
Emanuele Pozzolo, deputato. Profilo tarantiniano: pistolettata al cenone di Capodanno, ferito un povero disgraziato e nuovi guai per Delmastro, presente in loco. Giù la testa.
Fabio Rampelli, deputato. Vuole telefonare in Africa per convincere i migranti a non partire (“hanno parabole e telefoni”), oltreché vietare le parole inglesi nella Pa.
Federico Mollicone, deputato. Terrorizzato dalla propaganda gender, ha chiesto alla Rai di censurare una puntata di Peppa Pig. Ha le idee chiare: “In Italia le coppie omosessuali non sono legali”; “La maternità surrogata è più grave della pedofilia”.
Felicia Scaffidi, consigliera a Lissone (Monza). Incomprensibilmente accusata di omofobia, s’è difesa: “Non lo accetto. Ho più amici gay che normali e li tratto come persone normodotate”.
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Convinto che i poveri che “mangiano meglio dei ricchi” (certi manicaretti alla Caritas…) e intimorito dalla “sostituzione etnica”, ha dipinto la propria Cappella Sistina con la fermata ad personam a Ciampino del Frecciarossa Roma-Napoli.
Galeazzo Bignami, viceministro ai Trasporti. Famoso per una foto del 2005 con camicia nera e fascia delle SS. Memorabile la difesa che ne fece il collega Donzelli: “Anch’io una volta mi sono vestito da Minnie a Carnevale, vuol dire che sono Minnie?”.
Gimmi Cangiano, deputato. Per la sua campagna elettorale ha scelto uno slogan familiare: “Me ne frego”. Familiare ai fascisti.
Giuseppe Cannata, consigliere a Vercelli. Quando era in FdI, si espose con equilibrio: “Ammazzateli tutti ‘ste lesbiche, gay e pedofili”. Talento conteso, ora è in FI.
Giuseppe Massaro, consigliere a Moiano (Benevento). Sospeso dopo un post molto riflessivo: “Vuoi vedere che Hitler non aveva poi tanto torto…”.
Joe Formaggio, consigliere in Veneto. Animo da sceriffo e “fucile sotto al cuscino”, ogni tanto se ne esce con cose tipo: “La maggioranza dei veneti deve avere pelle bianca”; “Fosse per me ripartirebbero le crociate”; “A casa mia meglio i topi che un rom”.
Lavinia Mennuni, senatrice. Sostiene che essere madre deve essere “la prima aspirazione” delle donne e “la maternità deve essere cool”. Open to Maternity.
Marcello De Angelis, ex portavoce di Francesco Rocca. Già Msi, An e Pdl (ma non iscritto a FdI), Rocca lo ha messo a capo della comunicazione del Lazio, prima che De Angelis “scagionasse” Fioravanti e Mambro sulla strage di Bologna. Dopo giorni di resistenza, si è dovuto dimettere.
Marzio Giau, candidato in Friuli. Già eletto a Udine, nessuno si è accorto di alcune foto con saluti romani e poster delle SS.
Massimo Robella, consigliere di circoscrizione a Torino. Dopo l’elezione, ha esultato: “Grazie ai tanti camerati che hanno lavorato per farmi entrare”. Sarà un modo di dire.
Rachele Mussolini, consigliera a Roma. Nipote del Duce, anni fa scriveva: “Il 25 aprile festeggio solo San Marco”. Dirà di avere “sbagliato”, ma che pure noi l’abbiamo fraintesa: “Il mio ex marito si chiama Marco e ci siamo messi insieme il 25 aprile”.
Roberto Rosso, ex assessore in Piemonte. Pezzo grosso di FI e poi di FdI prima di finire a processo (ed essere espulso), Rosso è stato condannato a 4 anni e 4 mesi in secondo grado per voto di scambio politico mafioso.
Rocco Leone, consigliere in Basilicata. Parlando a un collega e riferendosi all’assessora Donatella Merra, fa sapere: “Le ho consigliato di fare gargarismi col pisello”. Oxford ringrazia.
Romano La Russa, assessore in Lombardia. Fratello di Ignazio, immortalato al funerale del cognato Alberto Stabilini mentre fa per due volte il saluto romano e risponde “presente” alla chiamata per il “camerata”.
Salvo Pogliese, senatore. Ha proposto di eliminare il divieto per i condannati per reati contro la Pa di accedere a incarichi dirigenziali nei Comuni. (segue link)
Il conte duca (che non è solo un personaggio dei film di Fantozzi) Gaspar de Guzmán y Pimentel Ribera y Velasco de Tovar, conte di Olivarese duca di Sanlúca, nel ‘600, per spiegare al re di Spagna la crisi del Regno, concluse: “Faltan cabezas”. Mancano le teste. (infosannio.com)
Icastico, come sempre, Marco Travaglio sul Cognato dell’Anello Lollobrigida:
Braccia rubate/1. “Un’altro colpo per chi continua a tifare contro l’Italia e gli italiani per meri scopi politici” (Francesco Lollobrigida, ministro FdI Agricoltura, X, 9.1). Un altro somaro, senza apostrofo.
Braccia rubate/2. “Quando mi sono insediato mi hanno consigliato di non occuparmi di ippica perché ‘sono solo rogne’. Invece ho deciso di intervenire su un settore abbandonato negli anni” (Lollobrigida, X, 10.1). Ecco, bravo, datti all’ippica.
Siffatto Esecutivo, per impreparazione e insipienza, è il Governo Sbagliato nel Momento Sbagliato.
Discettando iperbolicamente, la “Compagnia dell’Anello” riesce a rendere financo i distopici dirigenti del Partito Interno del Grande Fratello in “1984” di Orwell gente saggia, lungimirante e moderata!
L’esecutivo Meloni è de facto il peggior governo dell’Italia Repubblicana.
Il controllo della Magistratura è emblematico.
Il sogno dei pubblici ministeri sotto lo stretto controllo dell’esecutivo politico è irrinunciabile anche per Giorgia Meloni e i suoi. Intanto sarà introdotto l’obbligo di avvisare una persona se deve essere arrestata se l’arresto viene chiesto per reati commessi “con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale”: uno novità che ha il profumo di voler garantire anche in questo caso soprattutto i colletti bianchi. Fare peggio dei governi Berlusconi sembrava pressoché impossibile ma il governo Meloni ce la sta mettendo tutta per riuscirci. (segue link, enfasi aggiunta)
Di seguito, la chiosa condivisibile di Stefano Feltri:
Due cose colpiscono di questa conferenza stampa di fine anno slittata a inizio anno [2024]: l’incertezza strategica di Giorgia Meloni e la sua palese ignoranza di qualunque aspetto dell’attività economica del suo governo.
Per esempio riesce a dire sia che l’Italia cresce più della media europea, ma anche che è troppo presto per sapere come andrà la crescita, forse perché non ha mai letto la legge di Bilancio in cui ci sono previsioni a tre anni su qualunque variabile economica.
Incertezza strategica: su cosa ha le idee chiare la premier? Di certo non sui suoi temi in teoria forti, dai valori ai migranti.
Per quanto sembri incredibile, è arrivata con risposte preparate solo su due punti: l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta con la Cina e il caso del deputato con la pistola, Emanuele Pozzolo.
Sul resto dice cose a modo loro clamorose (vedi sotto sui migranti) o assurde (su Patto di stabilità e Mes), senza una bussola identificabile di qualunque tipo, se non una vaga difesa dell’operato del governo fin qui. Ma sempre senza numeri e dettagli, a spanne, con il grado di superficialità consentito da un format che non concede ai giornalisti la seconda domanda.
Di economia Meloni non si è mai occupata, e forse era comprensibile quando stava all’opposizione, ma è il primo premier che io ricordi così incapace di articolare un qualunque ragionamento non dico condivisibile ma che almeno riveli una minima conoscenza dei dossier. […]
Meloni sottolinea che lei si è opposta alla formula del governo Draghi, non a Draghi in persona, e che ha condiviso sempre la linea in politica estera (chiaro allineamento con Nato e Ue a fianco dell’Ucraina e contro la Russia). […]
INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Giorgia Meloni non ha mai capito niente di economia, e lo dimostra nella risposta sul tema dell’intelligenza artificiale. Meloni sostiene che nella storia la tecnologia ha lavorato per “ottimizzare la capacità umana”, e ha permesso di “lavorare meglio”, mentre ora mette a rischio posti di lavoro.
L’ignoranza assoluta sull’impatto dell’automazione è evidente – le macchine hanno sempre distrutto posti di lavoro nel settore che veniva automatizzato, ma creavano nuove opportunità altrove o addirittura nuovi settori – ed è dimostrata anche dal fatto che Meloni pensa, in modo un po’ assurdo, che la tecnologia riduca il numero di persone necessarie al mercato del lavoro nel suo complesso.
La Signora Meloni – il che è ASSOLUTAMENTE grave per un presidente del Consiglio –sembra non sapere assolutamente che l’implementazione accelerata dell’Intelligenza Artificiale provocherà la perdita di milioni e milioni di posti di lavoro in tutto l’Occidente. E non parliamo solo di cassieri al supermercato, ma anche di mansioni che richiedono tanti anni di studio e alto livello cognitivo.
Dover condividere anche il pensiero di Vincenzo De Luca per me è – satiricamente parlando –come martellarsi gli attributi; ma su Meloni & Co. ha pienamente ragione. E come non averne, quando si parla del peggior esecutivo della Storia della Repubblica?
Mi auguro davvero che chi ha votato per Giorgia Meloni e la sua “Compagnia dell’Anello”, alla fine della fiera, si sia reso conto di essere stato totalmente buggerato e abbia resipiscenza di quanto fatto.
Altro che Patrioti.
Altro che cambio di passo. Altro che rivoluzione…
Tanto valeva tenersi The Undertaker Mario Draghi o la Necrosinistra Tanatocapitalista agglutinata attorno al PD.
Taglio della spesa pubblica e privatizzazioni. Praticamente è come avere al Governo Draghi. O Monti. O il PD. Tanto sono la stessa cosa. pic.twitter.com/LudIsD1ING
— Gilberto Trombetta (@Gitro77) January 5, 2024
MA I “PATRIOTI” NON ERANO QUELLI CHE AVREBBERO IMPEDITO LE PRIVATIZZAZIONI DEI GIOIELLI D’ITALIA?
Non sappiamo cosa pensi Giorgia Meloni della morte dell’Ilva officiata dal suo governo: ieri nelle tre ore di conferenza stampa di fine anno (diventata d’inizio) nessuno gli ha chiesto nulla sulla più grande acciaieria d’Europa e, d’altronde, solo brevi cenni sono stati dedicati al nuovo Patto di Stabilità europeo, la sua più grave sconfitta “politica”, o alle guerre in Medioriente e in Ucraina.
Quel che sappiamo è che l’attuale preoccupazione della premier è come ritagliarsi un ruolo nell’Ue che verrà dopo le europee e, in subordine, come stangare gli italiani in accordo coi nuovi vincoli fiscali. Quello che segue è un breve riassunto delle cose più notevoli dette ieri da Meloni, in cui – avvertenza – le legittime prese di posizione e le balle propagandistiche si mischiano senza soluzione di continuità. […]
Crescita. Quando le fanno notare che Bankitalia per l’anno prossimo stima un aumento del Pil dello 0,6% invece del +1,2% del suo governo, Meloni replica “che tutti i Paesi europei hanno previsioni aggiornate” e comunque “l’Italia per la prima volta ha una crescita superiore a quella degli altri Paesi” (o “della media Ue”, dice in un altro passaggio citando le stime della Commissione).
Alla Garbatella direbbero “consolamose co l’ajetto”: secondo le stime di Bruxelles di novembre, abbiamo chiuso il 2023 a +0,7% contro una media Ue di +0,6%, l’anno prossimo invece cresceremo dello 0,9% contro l’1,3% medio dell’Ue. In ogni caso, dice la premier, “noi manterremo aperto l’osservatorio e in corsa si valuterà cosa fare: mi pare presto per parlare di manovra correttiva”. Meloni insomma, a differenza di Giancarlo Giorgetti, non la esclude…
Austerità. Per la prossima manovra “il mio obiettivo è confermare le misure che abbiamo portato avanti, se riesco addirittura a migliorarle: io non sono per aumentare le tasse, quest’anno le ho diminuite tagliando la spesa pubblica” (il che non è vero, perché i 15 miliardi circa di conferma del taglio del cuneo fiscale e riduzione dell’Irpef sono finanziati per un solo anno grazie all’extradeficit).
Quindi, come si fa? “Se la domanda è aumenta le tasse o taglia la spesa pubblica, tra le due preferisco tagliare la spesa pubblica e penso si possa fare un lavoro ancora più preciso”. Quindi, sotto con le forbici e pure con le privatizzazioni: ieri la premier ha messo sul mercato, a parte il solito Mps, anche quote in Poste Italiane e Ferrovie dello Stato.
Immigrazione. L’accordo con l’Albania zoppica, quello con la Tunisia è sparito dai radar, il blocco navale non s’è visto e gli sbarchi nel 2023 sono aumentati del 50% sull’anno prima: “I risultati non sono soddisfacenti, specie in rapporto alla mole di lavoro dedicato a questa materia. Me ne assumo la responsabilità. Sono convinta però che se non avessi dedicato a questo tema quella mole di lavoro le cose sarebbero andate molto molto peggio”. Il controfattuale mistico. […]
Banche. “Noi abbiamo avuto il coraggio di varare una tassa su quello che era un margine non giusto, non avevamo un intento punitivo”. Poi hanno avuto il coraggio di consentire alle stesse banche di non pagare la tassa se avessero versato due volte e mezzo il suo valore a riserva: lo hanno fatto tutte registrando comunque utili record. “Per lo Stato è una operazione win win”, perché “aumentando le riserve aumenta il credito ai cittadini, in base alle regole di Basilea” e con più credito “nel medio periodo alcune banche pagheranno più tasse”.
Ovviamente non c’è alcun automatismo tra aumento delle riserve e aumento del credito, specie se l’orizzonte delle regole è di un solo anno, ma l’ottimismo è il sale della vita, si sa. (segue link)
In brevis, la Compagnia dell’Anello di Meloni & Co. ha tradito la Vera Destra Sovranista europea. Già l’aveva dichiarato Gianni Alemanno nel momento in cui ha fondato “Movimento Indipendenza”, che prende le distanze non solo dalla Necrosinistra Ultraliberista ed Euroinomane agglutinata attorno al PD, ma prende le distanze anche dalla Destra Meloniana.
Analoghe affermazioni, su X-Twitter, di Florian Philippot ex vice-presidente del Front National e fondatore di Les Patriots:
LA TRADITRICE MELONI ACCELERA: VUOLE PRIVATIZZARE LE FERROVIE E LE POSTE ITALIANE
Il politico francese Florian Philppot accusa Giorgia Meloni di tradimento:
“Il tradimento della Meloni sta prendendo piede !
Nel momento in cui il Presidente del Consiglio italiano annuncia il… pic.twitter.com/JdT1CliPvO
— elisamariastel1 (@elisamariastel1) January 6, 2024
Schlein e Meloni sono le due facce della stessa medaglia: Neoliberiste e funzionali al Capitalismo Cannibale della Cabala dei Multimiliardari Soroi.
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) January 8, 2024
Segue una lucida analisi del sociologo Domenico De Masi, recentemente scomparso:
Dopo aver snaturato totalmente la sinistra, il neo liberismo ha avvelenato anche la destra sociale di Fratelli d’Italia. E’ un pensiero unico che lascia ai suoi piedi, con le sciagure politiche che ispira, macerie sociali e una rabbia che qui da noi, a differenza della Francia, non riesce a trasformarsi in rivolta popolare. Su questo chi dice, anche solo a parole, di essere dalla parte dei deboli, dovrebbe interrogarsi e fare un severo mea culpa”. A sostenerlo è Domenico De Masi docente emerito di Sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma già preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso lo stesso ateneo, una sterminata pubblicistica di libri.
Un’autorità nel campo della sociologia del lavoro. “Quella sferrata da Meloni è una guerra contro i poveri – rimarca De Masi –. Una guerra dissennata, che non soltanto non poterà alcun giovamento all’economia del Paese ma determinerà altre sacche di emarginazione e di povertà. Quello messo in atto dalla Meloni è un doppio tradimento: ha tradito le promesse fatte in campagna elettorale, la destra dalla parte dei poveri contro la sinistra dei salotti e della Ztl, e il tradimento delle basi di quella che fu la destra sociale a cui Meloni e Fratelli d’Italia s’ispiravano. Altro che statalismo di destra. Il governo del doppio tradimento è un governo sciaguratamente neoliberista”.
Vorrei che tornassimo sulla destra, che ha vinto le elezioni, il discorso vale soprattutto per Fratelli d’Italia, intercettando questo diffuso malessere sociale così forte nei settori più disagiati, promettendo di farsene carico. Ora li sta tradendo. Perché?
Li tradisce, e questa è una vera novità. Il discorso vale per Fratelli d’Italia che si faceva erede della destra sociale. Il discorso non vale per Forza Italia perché quella di Berlusconi si sapeva essere una destra neoliberista, sostenitrice, come tutte le destre neoliberiste, del “dio mercato”, del mercato che tutto deve decidere e lo Stato non deve intervenire in economia perché ciò è da “comunisti”.Il neoliberismo, come ha inquinato il PD, gran parte del quale è neoliberista, così ha fatto anche con la Meloni e i suoi.
Oggi abbiamo una situazione in cui il minimo comun denominatore di tutti i partiti, o comunque di quelli che più pesano, è il neoliberismo.
E il neoliberismo porta a considerare che i poveri sono tali per colpa loro e che quindi bisogna abbandonarli al loro destino. Meloni si sta rivelando, nel campo economico, non come una credente dell’economia di Stato, come tutti c’immaginavamo, ma come una devota adepta del neoliberismo. Da questo punto di vista, sta prevalendo l’impostazione di Fratelli d’Italia e di Salvini.[…]Se guarda fuori dai confini italiani, restando all’Europa, lei vede qualche paese in cui la rabbia sociale degli ultimi si stia manifestando?
La Francia.Perché?
Perché c’è un’altra tradizione. Hanno iniziato con la rivoluzione dei lumi del 1848, poi hanno continuato con la Comune di Parigi. A Napoli hanno fatto le quattro giornate, a Milano cinque, poi alla sesta…(segue link)
C’è un vecchio adagio del Guicciardini che sentenziava: «O Franza o Spagna, purché che se magna». Sotto la UE e sotto l’Impero Americano non si magna: si muore.
L’immagine supra mostra uno dei principali obiettivi degli Eurocrati della NaziUE:
Togliere a milioni di Italiani Lavoro, Auto, Casa, per costringerli a vivere in strada e farli morire di fame freddo stenti!
Le reboanti dichiarazioni della Premier sul “miracolo italiano” sono durate appena 3 mesi, mentre oggi – anche a causa dell’abolizione del Reddito di cittadinanza – un quarto della popolazione è povera o a rischio povertà.
Inflazione prevalentemente autoindotta (transizione energetica + sanzioni alla Russia) e cui si è aggiunta la spinta delle aziende che ne hanno approfittato per aumentare i profitti. E senza scala mobile il conto lo hanno pagato i lavoratori. pic.twitter.com/JZ9BB43Wpl
— Gilberto Trombetta (@Gitro77) January 6, 2024
LA PORTATRICE DELL’ANELLO MOSTRA LA SUA ASSOLUTA DEBOLEZZA
Diciamolo apertis verbis: mai nella “Seconda Repubblica” un esecutivo aveva rinnegato ogni qualsivoglia promessa elettorale e appalesato la sua estrema debolezza, quanto quello di Meloni, dopo appena un anno.
Anche asserragliarsi a Palazzo Chigi è la plastica dimostrazione di siffatta debolezza, e la conferenza stampa di fine anno, slittata al 2024 per asseriti motivi medici, ha avuto aspetti kafkiani.
Una sola domanda e per nessun giornalista è stato previsto il diritto di replica, malgrado l’assoluta insufficienza delle risposte fornite.
Evidentemente la “donna forte” Meloni pensa di essersi consolidata, essendosi assicurata il sostegno del Deep State Occidentale, dei “Poteri Forti” d’Uccidente-Occidente, ma così non è.
Joe Biden non è solo più demente e più psicopatico di Hitler nel bunker di Berlino, ma è considerato – rettamente – dagli Americani il presidente più marcio e corrotto della storia USA.
Ursula von der Leyen, detta la “Baronessa Furfantessa” o “von der Lier”, la Bugiarda, presto o tardi verrà travolta dagli scandali miliardari McKinsey e Pfizer.
Il dopatone Ukronazi Zelensky, dopo aver perso quasi un milione e mezzo di combattenti (morti, amputati, disertori in massa), presto verrà rovesciato dagli stessi golpisti che l’hanno posto al potere (Soros, CIA, Dipartimento di Stato USA).
Sul Nazi-Sionista e razzista fascista Netanyahu c’è ben poco da dire: tutto il Non-Occidente e quasi tutta l’Opinione Pubblica Occidentale lo vorrebbe incriminato per Genocidio e Crimini contro l’Umanità dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja.
Henry Kissinger è morto e presto verrà raggiunto all’Inferno dall’altro Golpista Macellaio, George Soros.
A fine anno quel sostegno internazionale che Giorgia Meloni crede di aver plasmato a suo favore dopo un lungo lavorio diplomatico, potrebbe ribaltarsi completamente. Le Rivoluzioni Europee del 2024 – la Germania ha già iniziato – accelereranno la criticità della situazione italiana, già oggi vicina al collasso economico.
I DELUSI DELLA PORTATRICE DELL’ANELLO E DELLA SUA “COMPAGNIA DELL’ANELLO”
Uno dei tratti distintivi del governo Meloni, dalla sua elezione a oggi, è stato sicuramente quello di voler dichiarare guerra ai poveri: non tanto alla povertà come condizione di diseguaglianza sociale, ma più propriamente a tutte quelle donne e uomini che si trovano nell’impossibilità di soddisfare i propri bisogni primari.
Per questo governo la povertà non è un ostacolo che lo Stato deve rimuovere affinché le persone possano godere dei diritti riconosciuti dall’ordinamento, ma una colpa di cui vergognarsi, e che in qualche modo deve essere espiata individualmente.
Cioè, chi è povero, sia per l’Ultradestra al governo che per la Necrosinistra agglutinata attorno al PD è, in re ipsa, un criminale.
In Italia, come testimoniano numerose sentenze dei tribunali territoriali e da ultimo la Suprema Corte di Cassazione (sentenza n. 27711/2023; n. 27713/2023; n. 27769/2023; n. 28320/2023; n. 28321/2023; 28323/2023), in molti casi le lavoratrici e i lavoratori assunti percepiscono stipendi al di sotto della soglia di povertà relativa. In altre parole queste persone, pur lavorando regolarmente, non sono in grado di garantire a se stessi un’esistenza libera e dignitosa.
La necessità di salvaguardare retribuzioni “adeguate” non è soltanto una prerogativa della nostra Costituzione, ma trova un sostegno etico e politico-istituzionale di rilievo continentale nella direttiva Ue 2022/2041 e nell’art. 6 dell’European Social Pillar (anche se non di applicazione diretta) sulla determinazione di un salario minimo decoroso.
Ma la situazione attuale non è una novità dei nostri giorni: come rilevato dall’Ocse, da ormai circa 30 anni i salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani sono fermi, sebbene la produttività sia cresciuta; l’esplosione inflazionistica degli ultimi due anni ha contribuito a un’ulteriore erosione del potere d’acquisto. […]
Molto si è già detto sull’abrogazione del reddito di cittadinanza, così come sugli effetti che essa avrà sulla vita di milioni di cittadini. Al riguardo ci preme ribadire ancora una volta che la legge sul Reddito di Cittadinanza, per quanto fosse fortemente lacunosa e imperfetta, ha comunque rappresentato un primo passo verso una forma di welfare volta non solo a garantire un reddito minimo di sussistenza, ma soprattutto a sottrarre le lavoratrici e i lavoratori al ricatto salariale da parte dei datori di lavoro. Questa misura ha permesso ad alcune lavoratrici e lavoratori di rifiutare contratti di lavoro iniqui e sottopagati.
Quanto alla flat tax, abbiamo già avuto modo di rilevare come questa misura abbia una doppia finalità: da una parte garantisce esclusivamente la classe media riducendo l’imposizione fiscale (il 15% di ritenuta fino ad un massimo di 85 mila euro), dall’altra mira a favorire il lavoro autonomo a danno del lavoro subordinato, limitando le garanzie che da esso dovrebbero discendere (maternità, contribuzione, malattia, ferie). Con l’estensione del regime forfettario, a parità di reddito imponibile – ad esempio 35.000 € annui – l’imposta Irpef di un lavoratore autonomo sarà pari a 5.250 €, mentre per un dipendente sarà di 9.659 €, il 45,64% in più.
A questo punto resta da chiedersi, visto che ormai è solo questione di tempo: quando si accorgeranno i milioni di lavoratrici e lavoratori, disoccupati e inoccupabili, che hanno votato questo governo di essere stati usati e traditi? E in che modo si potrà coinvolgere e far convergere il resto del Paese astensionista in un polo per l’alternativa possibile, ancora tutto da immaginare? (segue link)
Nell’annus horribilis 1992 il Deep State USA, tramite i suoi Dioscuri Kissinger-Soros, ha operato ben tre colpi di stato, quello giudiziario di Mani Pulite – con il pool capitanato da Antonio Di Pietro, legato al notorio neocon CIA Micheal Arthur Ledeen, secondo le testimonianze di Bettino Craxi – il golpe della Mafia (da sempre braccio armato dell’Impero del Male USA) con l’esplosivo delle Stragi da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio che, come dimostrò Federico Imposimato, proveniva dalla base americana di Camp Darby a Pisa-Livorno, e infine il Golpe Finanziario del 16 settembre 1992 in cui il Soros, approfittando di informazioni riservatissime (e probabili collaborazioni) ricevute dai massimi livelli istituzionali (insider trading) assestò il criminale colpo alla Lira.
Dal 1992 ad oggi, i cosiddetti “politici indipendenti”, sia di “Destra” che di “Sinistra” non sono stato altro che burattini dell’Impero Nazista Americano e della NaziUE.
A Bruxelles sono criminali ma non stupidi. E sanno che diversamente la loro costruzione salterebbe in aria. Faranno invece di tutto per preservarla, ma senza mai rinunciare alla sua unica e vera ragion d’essere, cioè la sua natura ultra-liberista. L’Unione Europea è il paradiso dei liberisti, un paradiso che si regge sulle regole ordoliberali, le uniche che possono tenere in piedi una gabbia sempre più traballante.
Per quanto lungo e accidentato potrà essere il percorso, lavorare per dargli il colpo finale, uscendo da questa gabbia una volta per tutte, è perciò l’unica cosa sensata da fare.
No, dunque, al Mes con o senza riforma, no al nuovo Patto di stabilità! Ma, soprattutto, ricominciamo a parlare di italexit! (segue link)
L’euroausterità bussa prepotentemente alle porte, e manda la politica romana in euroconfusione. Nel giro di 24 ore l’Italia ha pronunciato un irresponsabile sì al nuovo Patto di stabilità imposto dalla Germania, e un giusto per quanto pasticciato no a…
Quello della Necrosinistra agglutinata attorno al PD è solo un Antifascismo di facciata, ed un sostanziale Neofascismo, poiché abbraccia Eurofilismo, NATO e il nazistico Capitalismo Totalitario dei Soroi.
Sicuramente non ci si può vantare di essere antifascisti se si appoggia il progetto eurocratico di desovranizzazione della Nazione e della disapplicazione della Costituzione del 1948 nella parte dedicata al lavoro e ai rapporti economici. Per quanto tronfiamente ci si ritiene antifascisti, non ci si può considerare tali se non si difende la piena sovranità nazionale, il sistema economico costituzionale (che è antitetico a quello UE), l’integrità territoriale della Patria, l’indipendenza, la sovranità militare e un sistema di leggi e norme che rispettano sia la libertà di parola e sia la libertà individuale.
Perciò, l’antifascismo da operetta o di maniera, o se vogliamo quello retorico che viene proposto e alimentato oggi (soprattutto durante le ricorrenze storiche), è semplicemente strumentale nella creazione di strategiche divisioni, volte ad alimentare i conflitti orizzontali nella classe media e nelle classi subalterne, mentre le élite capitalistiche si arricchiscono e riducono giorno dopo giorno il benessere e le libertà di tutti i cittadini in nome di ideologie discutibili come il cambiamento climatico. […]
Oggi dirsi antifascisti ha senso ed è corretto solo e se lo scopo è lottare politicamente e idealmente contro la desovranizzazione nazionale, contro la destrutturazione della famiglia, contro la riduzione delle libertà personali, contro la disapplicazione della Costituzione economica e contro le organizzazioni internazionali che, a vario titolo, neutralizzano il processo democratico popolare, con l’unico scopo di favorire i grandi capitali transnazionali.
Diversamente, si è un antifascista di maniera, da operetta. (segue link)
LA COMPAGNIA DELL’ANELLO E I “GOMBLOTTI”
È tutto un gomblotto”, urlava Aldo Biscardi. Ora l’ha detto anche Giorgia Meloni. Ci sono in giro entità misteriose che hanno tentato di spaventarla. Gomblotto! Ma non stupiamoci. La nostra premier è cresciuta a pane e complottismo. Lo show andato in scena nella conferenza stampa di giovedì scorso viene da lontano. La retorica sui poteri forti è un armamentario da tirare fuori alla bisogna. Già nella primavera del 2016, quando si candidò contro Virginia Raggi al Comune di Roma e perse nettamente (oggi ci sembra incredibile, ma andò così), mise le mani avanti con questo allarme: “Mi temono i poteri forti”.
All’inizio della lunga marcia per conquistare palazzo Chigi, nel gennaio del 2022, ripeté lo schema con uguale gusto per il vittimismo: “I poteri forti non vogliono la nostra vittoria”, e naturalmente la sinistra era “la majorette dei poteri forti”, “l’immigrazione di massa un prodotto dei poteri forti”, “Renzi servo dei poteri forti”, e ovviamente tra i poteri forti andava annoverata l’Europa. Forze oscure vanno probabilmente annoverate dietro il caso Giambruno, né va dimenticato che quando non era ancora premier strizzò l’occhio ai cospirazionisti che contestavano i vaccini. “Ecco le cure che non ci fanno fare”, così Fratelli d’Italia contestò su Facebook la campagna di immunizzazione del governo Draghi.
Di mente sospettosa, rivendicativa, mai serena, pure ora che è incontrastata al potere, col favore popolare e quello dolce dei sondaggi, Meloni adombra macchinazioni. Nei comizi premette “non è un caso che…”. Il suo tasso di populismo non è diminuito. È la donna più importante del Paese, ma il vero potere è sempre altrove. (Concetto Vecchio, la Repubblica del 7 gennaio 2024).
Interviene sui malmostosi “gomblotti” Giuseppe Conte, l’unica vera opposizione di Sinistra al governo Meloni.
Sono tanti gli svarioni a cui la premier Giorgia Meloni si è lasciata andare nel corso della conferenza stampa di fine anno che si tenuta due giorni fa. Ma, al di là delle bugie e degli slogan propagandistici con i quali ha tentato di nascondere i suoi fallimenti – dal Patto di stabilità a una crescita dello zero virgola fino al boom degli sbarchi -, di particolare gravità sono apparse alcune sue dichiarazioni.
Già a ottobre scorso durante la kermesse di Fratelli d’Italia, Meloni aveva puntato il dito contro non meglio definiti avversari pronti a colpire le destre. “Siamo un nemico da abbattere con qualsiasi prezzo”, aveva detto allora. Rivelando una vera e propria psicosi complottista che ieri ha ribadito. Non sono ricattabile, ha ripetuto e ha fatto riferimento a una controparte anche qui non definita che vorrebbe condizionare le sorti del Paese. […]
Ma c’è chi considera queste sue affermazioni irresponsabili. È il caso di Giuseppe Conte. “Da premier non può alludere, se sa qualcosa, è suo dovere dirlo”, ha detto in un’intervista a la Repubblica il leader del Movimento Cinque Stelle. Ma non è il solo fronte dove l’ex premier si indigna. […]
Conclude Conte sulla politica della “Compagnia dell’Anello”,
[È] una politica che ferma treni dove vuole perché deve scendere il Ministro. Una politica che non paga mai per i suoi sbagli. Una politica che premia amici e familiari. Una politica che porta armi a una festa con le famiglie e se parte uno sparo pensa di farla franca. Una politica che reintroduce i vitalizi per i politici mentre dice no al salario minimo per i lavoratori sottopagati e taglia sostegni per le famiglie che vivono ai margini, in condizione di povertà assoluta”. (segue link)
Strano che la presidente Maloni tonitrueggi su presunti gomblotti, ma non su questo:
Strano che la premier Meloni, così occhiuta da scovare segretissimi complotti contro di lei, non si sia accorta di un imponente raduno di fascisti in camicia nera, che per legge andava impedito non di meno di un vietatissimo rave party. Un appuntamento, peraltro, ampiamente previsto, perché da decenni l’estrema destra romana si auto-convoca per commemorare i fatti di Acca Larentia.
Mai, però, si erano visti tanti nostalgici organizzati in modo militare, con tanto di saluto romano e tutto il repertorio del regime. Segno inequivocabile che con questo governo i nemici della democrazia non hanno più argini, e se la faccenda finirà derubricata al pari delle pagliacciate di un sottosegretario mascherato da nazista o degli spettatori del cinema in Friuli-Venezia Giulia in divisa dell’esercito di Hitler, allora non meravigliamoci più di niente, compresa la progressiva sparizione dei diritti fondamentali, libertà compresa.
Basti vedere come ci stiamo rassegnando a perdere alcune conquiste storiche. La sanità pubblica è massacrata a vantaggio di quella privata, il sostegno alle persone fragili sta sparendo, il Nord più ricco è sul punto di mollare al suo destino il Sud, spazzando via con l’Autonomia regionale differenziata la solidarietà che ci lega in un unico Paese.
Il fascismo, perciò, quello fatale e pericoloso come un secolo fa, non è fatto solo dai manipoli riesumati degli squadristi, ma dall’indifferenza verso lo sfaldamento dello Stato e di un patto sociale che migliaia si italiani hanno costruito anche col sangue. (segue link)
Davvero vergognoso quanto avvenuto ad Acca Larentia e Villa Glori.
Grazie a Meloni siamo davvero ad un passo dal Polizeistaat, del tutto asservito all’Impero Nazista USA, alla NaziUE e ai Fascio-Filantrocapitalisti Soroi?
Assolutamente condivisibile la disamina di Luigi De Magistris su quanto sta accadendo in questi giorni con il governo Ultraliberista e Ultra-Atlantista di Ultradestra.
L’ultimo articolo lo scrivo sul sistema di stampo piduista, a tratti criminale, che si sta sempre più impadronendo dello Stato e del nostro Paese. È in atto un attacco al cuore della Costituzione, che vede nella destra la testa di ponte e l’anima e in buona parte dell’opposizione il ventre molle. La Costituzione antifascista è stata tradita da molti presunti custodi della stessa e dalla maggioranza dei parlamentari e dei governanti che hanno guidato il Paese nel corso degli ultimi decenni. Ora si mette in campo con le destre la spallata finale. […]
Economia di guerra e subalternità ai poteri militari, economici e finanziari mondiali che rendono il nostro Paese sempre meno sovrano. Il massacro dei diritti umani e fondamentali, dall’uguaglianza alla solidarietà, dal diritto all’istruzione pubblica al lavoro, dalla sanità all’ambiente, servono per creare una società di classe con sempre più oppressori ed oppressi, non si riducono in alcun modo le discriminazioni che anzi si accrescono. È venuta l’ora di resistere e di attaccare al cuore il sistema con tutte le armi che la Costituzione antifascista ci affida. È un dovere il nostro, non solo un diritto, per non restare indifferenti e complici, ma soprattutto per rimanere umani. (Luigi de Magistris, Lanotiziagiornale.it)
Non stupisce affatto che questo esecutivo, irritato per critiche ed esegesi ad esso contrarie, voglia imporre un novello Minculpop per “Certificare la veridicità delle notizie“ (sic!)
Lei aveva profetizzato una disgrazia politica per l’avventura della Meloni. Farà la fine di Tambroni, aveva pronosticato.
Ho sbagliato, e tanto. Il mio errore è figlio di una sopravvalutazione della sinistra, che ormai non ha più legami con le piazze, non muove i fili, non organizza il consenso e non gestisce la protesta. Il mio è stato un errore abbastanza clamoroso. Noi storici quando siamo chiamati a giudicare il presente subiamo questa difficoltà.
Ma Meloni è ancora la premier di un partito di destra?
Direi che sta velocemente ristrutturando l’albero genealogico. Ora la sento parlare di conservatori riformisti.
Conservatori riformisti è un ossimoro.
È il modo per aprire una nuova stagione politica. A me pare che il nostalgismo sia un elemento ancora vitale del consenso meloniano, ma qui siamo davanti a un fatto davvero nuovo. È stato abbandonato il sovranismo, e questo governo è divenuto il più fedele soggetto della politica americana. Il segretario di Stato Antony Blinken è il tutor di Giorgia.
Giorgia l’americana.
Ecco sì, molto americana, molto atlantista, molto connessa all’establishment. Ma credo che abbia fatto i conti giusti per vedere il suo ruolo non insidiato da manovre né oggetto di attacchi o diffidenze.
Se Biden dovesse perdere le elezioni?
Vedrei un bel problema per Meloni. Trump ha idee lontane da quelle dell’Europa (e dell’Italia) sull’Ucraina, su Israele, su quasi tutta la politica estera occidentale. Il governo italiano ha solo da perderci da un esito che oggi sembra possibile. (A. Caporale intervista Franco Cardini)
Incontestabile e incontrovertibile il fatto che milioni di elettori – in particolare coloro i quali hanno votato Fratelli d’Italia per la prima volta (e quasi sicuramente ultima volta) – si sono sentiti traditi vedendo che l’attuale esecutivo continua ad implementare le stesse politiche ordoliberiste imposte da Bruxelles e lo stesso Fascio-Atlantismo imposto da Washington al PD, a discapito dei veri interessi nazionali.
Che i sondaggi diano il vento in poppa a Meloni poco conta: alle elezioni per il Parlamento Europeo le cose potrebbero cambiare radicalmente. Il crescente nervosismo che serpeggia tra i vertici di questa Ultradestra ne rappresenta la cartina al tornasole.
Pochi, pochissimi erano attenti quando la Meloni ha rivelato che per rispettare i nuovi vincoli di bilancio (che si è fatta imporre da Bruxelles, ovvero da Germania e Francia), il suo governo sta mettendo mano, per il triennio 2024/2026, ad un nuovo piano di privatizzazioni di ben 20 miliardi. Questo, almeno, è quanto è stato messo nero su bianco nella Nadef, ovvero nelle previsioni economiche e finanziarie dello Stato. E ad essere messe in vendita non saranno società minori, ma quel poco che ci resta dei nostri gioielli di famiglia: parlo dei pezzi da novanta Poste Italiane e Ferrovie dello Stato.
Stavolta non si tratta quindi di sbarazzarsi di carrozzoni improduttivi e succhia soldi come l’ex Alitalia o come il MPS il cui 25% il suo tesoriere Giorgetti ha ceduto al prezzo d’affezione di 920 milioni, bensì di due aziende floride, che producono reddito per le casse dello Stato. Due dati ufficiali: nel 2023 solo Poste ha realizzato un utile netto di 2,5 miliardi di euro, ben +5,8% dell’anno precedente e il Gruppo Ferrovie dello Stato, dati ad aprile 2022, ha registrato ricavi in crescita a 13,7 miliardi di euro. È appena il caso di dire che l’entrata di capitale privato in due aziende statali di queste dimensioni porterà un ulteriore aumento dei costi a carico dei cittadini. […]
Lei l’ha giurato, a fronte dei rigidi vincoli d’austerita’ che ha dovuto ingoiare non aumenterà un centesimo di tasse. Ma che brava il Presidente! Evviva evviva il Presidente, si limitera’, semplicemente, a ridurre i servizi e chi vuol cristo se lo preghera’, a farne le spese saranno ancora di più le fasce di popolazione più deboli, compresa quella che una volta era la piccola borghesia, il cuore pulsante dell’Italia di una volta, oggi scivolata nel proletariato (in nome del libero mercato però…vuoi mettere?).
Ragazzi, se farsi fottere da un esattore UE come Monti venuto nel 2012 a salvare il salvabile dopo il disastroso ventennio berlusconiano può aver avuto una logica, austera quanto vuoi ma comprensibile, vederci fottere di nuovo in nome di sempre più insostenibili e autolesionisti vincoli di bilancio europei da una che in Italia, nel 2022, ha preso voti in nome del sovranismo per poi, nel secondo anno di Governo, trasformarsi in un sicario UE, ha il sapore di una beffa. (segue link, enfasi aggiunta)
Fabrizio D’Esposito del Fatto Quotidiano si chiede a quale dei personaggi Tolkeniani assomigli maggiormente Giorgia Meloni:
Semplice: Gollum, il mostriciattolo che fa da guida a Frodo e Sam. Ossia il personaggio più ambiguo del Signore degli Anelli. Gollum in origine era Sméagol (un hobbit) e trovò per caso l’Anello di Sauron, che poi gli ha allungato la vita di cinquecento anni. Solo che l’Anello lo ha consumato, condannandolo alla corruzione del fisico e della mente. E quando poi ha scoperto che l’Anello (“il mio tesoro”) è portato da Frodo, ecco venire fuori la sua doppia personalità: Sméagol è la parte buona e servile, disponibile a fare da guida; Gollum quella cattiva, che vuole ammazzare Frodo e Sam per riprendersi il “tesoro”.
Ed è proprio attorno all’ambiguità della sua azione di governo, sovente draghiana qualche volta sovranista, che gira il Ventitré di Giorgia Meloni. La premier versione Sméagol, accomodante, è quella che scorta l’europremier Ursula von der Leyen a Lampedusa (immagine incredibile dopo lustri trascorsi a gridare contro l’Unione europea) oppure sostiene il finto-leghista Giancarlo Giorgetti, ministro draghiano fino alla cima dei capelli nonché vero Coniglio Mannaro della Terza Repubblica, nel nuovo compromesso-capestro sul Patto di Stabilità.
Per non parlare dell’Atlantismo senza se e senza ma sulle guerre in Ucraina e Medio Oriente.
E’ il realismo, bellezza, altro che fantasy. Compensato però dalla Meloni versione Gollum che fa la guerra ai poveri e ai lavoratori sfruttati (lo stop reddito di cittadinanza e al salario minimo), che va a Cutro costretta dall’emozione di un Paese per i 94 migranti morti e infine diserta (lei, premier donna autodefinitasi con orgoglio “underdog”) le iniziative per Giulia Cecchettin nel segno di una destra che non ripudia il modello patriarcale.
Ma il sigillo di Giorgia Gollum è senza dubbio il ritorno della Casta al potere e che adesso vorrebbe pure il premierato per prendersi il 55 per cento dei seggi con neanche il 30 per cento dei voti.
Ma il sigillo di Giorgia Gollum è senza dubbio il ritorno della Casta al potere e che adesso vorrebbe pure il premierato per prendersi il 55 per cento dei seggi con neanche il 30 per cento dei voti. […]
In ogni caso, dal punto di vista strettamente politico, la premier resta comunque padrona del suo destino, in attesa di capire se il suo ciclo elettorale sarà breve come già quelli dei due Mattei, prima Renzi poi Salvini. Lo snodo sarà quello delle elezioni europee a metà del 2024. Meloni ha senza dubbio il pronostico dalla sua parte, grazie a tre punti forza. Il primo: l’opposizione interna di Salvini non dovrebbe portare la Lega oltre le due cifre, sopra la soglia del dieci per cento; allo stesso tempo i mal di pancia degli azzurri orfani di Berlusconi buonanima non saranno mai letali per la tenuta dell’esecutivo.
E qui veniamo al secondo pilastro del melonismo di lotta e di governo: questa maggioranza al momento non ha alternative, né tecniche di unità nazionale, né di centrosinistra (o Campo largo che sia). Il terzo, infine è il suo carisma, un fattore che pesa eccome nella Terza Repubblica dei partiti personali. Meloni piace sempre tanto al suo elettorato e ha ancora una forte capacità attrattiva. Finanche la separazione dal compagno Andrea Giambruno, ha rafforzato la sua fama di donna diventata “uomo dell’anno”, per citare il surreale titolone di Libero del 29 dicembre scorso. […]
Epperò, a lungo andare, la scissione tra Giorgia Gollum e Giorgia Sméagol rischia di essere logorante e fatale.
Altro che “Compagnia dell’Anello”: siffatti, al pari dei Necroliberisti DEM, sono gli Alleati di Sauron-Soros!
Il Völkischer Beobachter de’ noantri e cioè Repubblica di Sambuca Molinari pretende che il Vuoto Cosmico e Comico Elly Schlein faccia da federatrice della cosiddetta “Sinistra”.
Peccato che Giuseppe Conte e il M5S – che hanno finalmente espunto l’Elevato Grillo – non ci stiano affatto.
Dovrebbero invece federarsi insieme FdI e PD: EUROINOMANI e ATLANTISTI.
Il Fascismo in giacca e cravatta traslato al XXI secolo, poiché Capitalismo e Neoliberismo sono il Nazifascismo di oggi.
Articolo principale:
Cos'è più forte, l'Anello del Potere o il Potere dell'Anello?
Domanda epistemica e metaforica da porre a Giorgia Meloni e alla sua Destra.
Ultima modifica: 20 gennaio 2024
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