PD, IL PARTITO DELLE DISEGUAGLIANZE E DELL’IMMIGRAZIONISMO.
PD: Il PD sembra avere definitivamente fatto scolorire l’aggettivo “Democratico” e acquisito, a furor di popolo, il significato più pregnante di Partito delle Diseguaglianze.
Tutta la “sinistra” Mondiale si è convertita al Capitalesimo e al Nazismo neoliberalista. L’attuale Capitalismo Finanziario Globalista accresce le disuguaglianze generando la scarsità di cui poi si arricchisce.
Un esempio eclatante è la Bufala Gretinista della Crisi Climatica Antropica: dietro al fenomeno mediatico-messianico Greta Thunberg c’è Open Society di Soros, il tutto per finanziarizzare la Natura e rendere costoso persino l’accesso a
un bene immenso e gratuito qual è la Natura.
Tra i sedicenti Partiti Socialdemocratici e il Totaler Kapitalismus c’è sempre stato, da tempi immemori, un turpe incesto, fin da prima che, dai satanisti Templari (cfr. il rito dell’osculum infame) si arrivasse ai Carbonari e alla Massoneria contro-iniziatica di Illuminati, Società Fabiana, Golden Dawn, e alle attuali Ur-Lodges planetarie (Three Eyes, Hathor Pentalpha, et similia).
La Sinistra Internazionalista (rectius, Globalista) è apologeta indiretta e diretta del Capitalismo e della mortifera catallassi del Mercato. Non è un caso se il sorosiano commissario UE Oettinger affermò: «I Mercati disciplineranno l’Italia, così gli Italiani impareranno a non votare mai più per i populisti».
“I Mercati”, a cui sono appecoronate tutte le Sinistre Globaliste come il PD, è solo un sinonimo di Soroi.
Il PSE – di cui il PD è membro – assieme ai Grünen-Verdi è affidabile alleato dell’Internazioale Capitalista di George Soros, un’Internazionale Globalista che ha un unico intento: far schizzare verso l’alto il coefficiente di Gini, incrementando ulteriormente le già immense ricchezze dei Megalodonti Globali (Bezos, Gates, Buffett, Soros, Rothschilds, Rockefellers, et al.)
I RICCHI E I RADICAL CHIC RINGRAZIANO PDS-DS-PD
Dal 1991 ad oggi, grazie alla triade turbocapitalista e neoliberista PDS-DS-PD, l’indice di Gini in Italia (cioè l’aumento delle diseguaglianze tra ricchi e poveri) non ha fatto altro che aumentare, raggiungendo il suo zenit in questi anni, grazie anche all’ingresso nell’Eurozona.
Non è ultroneo ricordare che all’incremento della povertà del ceto medio-basso italiano hanno contribuito: la svendita delle ricchissime aziende pubbliche come SME, Telecom, Autostrade, etc., ai Soroi – operata sempre dalla Ur-Sinistra di Romano Prodi e Massimo D’Alema –, il quasi trentennale avanzo primario, la riforma Fornero, il “salva-Italia” montiano, il pareggio di bilancio in Costituzione, il Jobs Act e lo Sblocca-Italia renzisti, la weltanschauung di Tommaso Padoa Schioppa che decretava, «gli Italiani del ceto medio devono tornare ad “assaporare” la durezza del vivere».
Sottacendo l’altro notorio aforisma, sempre del Padoa Schioppa, «mandiamo i bamboccioni fuori di casa», come se fosse semplice, per un giovane appartenente ad una famiglia le cui risorse sono state assottigliate dalla crisi globale dei Sub-prime innescata dai Soroi, trasferirsi fuori regione o fuori Nazione al fine di trovare un lavoro.
Il che riecheggia un’altra famigerata boutade, quella della ministra Elsa Fornero, «i giovani devono smettere di fare i choosy (schizzinosi)».
Ovviamente, ciò che vale per il ceto basso e medio-basso, non vale per la soi-disant epistocrazia, poiché la figlia della Fornero s’era potuta permettere di fare la “choosy”, avendo trovato non uno ma ben due impieghi di vertice. e il tutto a casa propria.
La brillante carriera della figlia di Elsa Fornero.
Due posti fissi nell’Università di Famiglia.
Insegna nell’Ateneo dei genitori e guida una fondazione finanziata della SanPaolo di cui la madre era vicepresidente. (corriere.it)
IL DILEGGIO O IL SARCASMO CONTRO I CETI DISAGIATI SEMBRA ESSERE UNA COSTANTE DEI MINISTRI DEI GOVERNI PD O APPOGGIATI DAL PD
Questa volta è il ministro del Lavoro Enrico Giovannini a usare parole poco lusinghiere nei confronti degli italiani. Un popolo “poco occupabile” che “non costituisce capitale umano su cui investire per il futuro”. Ma di ‘alte carezze ministeriali’, per così dire, gli italiani ne hanno ricevute molte altre in passato.
Come non pensare, ad esempio, all’ormai celebre “choosy” dell’ex ministro Elsa Fornero, che il 22 ottobre dell’anno scorso invitò i giovani a “non essere troppo choosy” (schizzinosi, ndr) nella ricerca del primo impiego? “Meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale”, disse a margine di un convengo di Assolombarda.
Non fu più dolce il vice ministro al Welfare Michel Martone, che nel gennaio 2012 si scagliava contro chi a 28 non è ancora laureato, definendolo “uno sfigato”. “Dobbiamo dire ai nostri giovani – disse il vice della Fornero – che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato. […] (“Choosy, bamboccioni, sfigati e ora inoccupabili: breve storia di come i ministri vedono gli Italiani”, huffingtonpost.it)
IL PD E’ ASSIOMATICAMENTE IL PARTITO DELLE DISUGUAGLIANZE
La fintasinistra della Cheirocrazia capitalista e mondialista noi – da tempi immemori – la definiamo Ur-Sinistra.
Ciò che segue è la plastica rappresentazione di quanto il Pd ormai sia diventato l’icona italiana della dittatura globale elitista e neoliberista, la Cheirocrazia italiana del Tanacapitalismo che odia i Poveri, mentre l’ultimo vero Partito di Sinistra italiano, il PCI di Enrico Berlinguer, i Poveri li difendeva, non li disprezzava e non li portava all’estinzione per compressione del welfare, macelleria sociale, liquidazione della Sanità Pubblica, soppressione dei posti di lavoro, fame e stenti.
Si ha uno stock di merci, di provviste, ma mai e poi mai uno “STOCK DI POVERI”. Marattin in 10 secondi ha svelato il disprezzo intrinseco della sinistra per il popolo, per gli ultimi. Perfino Formigli l’ha (quasi) redarguito. Fate girare 👇🏻👇🏻👇🏻 pic.twitter.com/jKT0kY3ccM
— Claudio Perconte 🇮🇹 (@ClaudioPerconte) 1 marzo 2019
Il PD è ormai un Partito di radical chic e di neomalthusiani, i quali curano gli interessi dei ricchi e degli squali finanziari Soroi, e che hanno in uggia i poveri, tanto che l’antropologa Chiara Saraceno rivolgeva uno stringente j’accuse al neosegretario pidino Nicola Zingaretti:
La Scelta del Pd di votare contro il reddito di cittadinanza è politicamente pesante. […]
Votare contro, che di fatto non è solo contro il governo, ma anche contro i poveri, non era meglio astenersi, almeno per la parte che riguarda il reddito di cittadinanza? Il nuovo segretario del Pd dovrà dare conto di questa scelta ai poveri e a chi ha a cuore la loro condizione o dignità. (Chiara Saraceno, “Stiamo dalla parte dei poveri”, la Repubblica del 04.03.2019).
Vano appello. Dubito fortemente che possa aver a cuore la sorte dei poveri uno che, da quasi quarant’anni, campa solo di politica, con incarichi pubblici lucrosamente retribuiti, pur professandosi “segretario di strada”, come ha fatto lo Zingaretti.
D’altro canto, anche l’eretico e neognostico Bergoglio, al servizio della blasfema globalizzazione sorosiana, si professa papa di strada.
Un papa di strada che controlla un patrimonio immobiliare e finanziario superiore ai 2000 miliardi di euro. Solo in Italia il Vaticano possiede quasi un quarto dei beni immobili, 150.000 unità immobiliari, ma nessuno di questi viene destinato gratuitamente all’accoglienza dei Migranti. Lo Stato, cioè i contribuenti, se ne deve assumere i relativi costi e oneri, secondo i bergogliani.
In compenso il Bergoglio permette che il suo elemosiniere, tal Konrad Krajewsky, illegalmente tolga i sigilli al contatore della luce chiuso per morasità (300.000 euro) di un palazzo occupato illegalmente da immigrati irregolari e da un centro sociale (Action) che esercita diverse attività economiche (birrificio, osteria, falegnameria, etc.) di cui non si conoscono le autorizzazione all’eservizio.
Evidentemente, per Bergoglio e i suoi ministri la legalità è solo un optional quando concerne gli amati Immigrati e i loro sodali.
Il Pd – in ultima analisi – ha provocato più danni sociali della destra berlusconista. A confermarlo è Massimo D’Alema.
Massimo D’Alema: siamo stati noi del centrosinistra a smontare l’IRI, abbiamo fatto le privatizzazioni, le liberalizzazioni, la riforma delle pensoni, abbiamo portato la Lira nell’Euro e compresso la spesa pubblica. pic.twitter.com/uQZMPNApo8
— Lorenzo D’Onofrio (@lorenzdonofrio) 3 marzo 2019
Non solo il Pd, tutta la Sinistra mondiale Neoliberista e Migrazionista, è mera Ur-Sinistra Trinariciuta.
IL PD E’ INOPPUGNABILMENTE IL PARTITO DEI RICCHI E DELLE DISEGUAGLIANZE
Grazie soprattutto alle Politiche “sociali” e proattive verso i poveri, del PD (il mio è sarcasmo) abbiamo superato persino l’indice di Gini degli Stati Uniti! Un Paese quest’ultimo ove le diseguaglianze economiche sono, tradizionalmente, sempre state enormi.
La notizia è che non ci stiamo avvicinando né alla Danimarca (magari!), né agli Stati Uniti, ma che abbiamo addirittura superato questi ultimi. Questo è quanto si ricava dal Rapporto ISTAT 2016.
Si tratta, scrive l’ISTAT, «dell’incremento più alto tra i paesi per i quali sono disponibili i dati».
Ed è proprio all’indice di Gini che dovremmo guardare ogni volta che si fa una scelta politica, domandandoci se tale scelta andrà ad ampliare o a ridurre le disuguaglianze. Così abbiamo fatto nel caso del bonus 80 euro, nel caso della decontribuzione a pioggia, nel caso del Jobs Act, nel caso delle misure contenute all’interno dello Sblocca Italia che premiano le rendite. Avrebbe dovuto farlo anche il governo, ma così non è stato, dato che sono state preferite misure spot e che alimenteranno inevitabilmente la spirale di disuguglianza descritta dall’ISTAT. (“Indice di Gini e disuguaglianze in Italia”, possibile.com)
PD, CHEIROCRAZIA E SINISTRA TRASFORMISTA
Esplicito l’economista Branko Milanovic al riguardo:
Nel corso degli ultimi decenni, la sinistra si è spostata al centro, in alcuni casi, e penso soprattutto alla Spagna, è divenuta centro-destra. In termini tecnici, se si dovesse tracciare una linea usando i parametri politici degli anni 70, il PSOE di adesso sarebbe stato allora un partito di centro-destra. Lo stesso si può dire delle politiche del partito socialista francese, e naturalmente dell’Italia dove i Democratici sono ex-comunisti ormai stabilmente nel campo della destra. (micromega)
D’altro canto, se il massimo che il Pd riesce a proporre è la flat tax, come ad esempio l’ex parlamentare Pd Nicola Rossi, una misura da sempre legata alla Destra da Berlusconi a Salvini, è palese che, come scrivemmo icasticamente, “Ur-Sinistra e Ur-Destra sono la stessa minestra”.
Esempi simili alla flat tax proposta da Salvini si ritrovano in alcune repubbliche post-sovietiche, dalla Russia di Putin, che nel 2001 ha introdotto un sistema tributario con aliquota fissa al 13%, fino all’Estonia con l’imposta con aliquota al 20%, passando per Ungheria, Romania, Lituania (oltre alla Slovacchia che però sta tornando al sistema progressivo). […]
L’aumento del numero di ricchi tassati, grazie alla ridotta pressione fiscale, avrebbe anche dovuto favorirne gli investimenti sul territorio, aumentando così la ricchezza generale, secondo una dottrina economica, di tipo neoliberista, detta del Trickle-down. Secondo questa teoria, le agevolazioni in favore dei ceti più ricchi ricadrebbero positivamente sull’intera società, perché il perseguimento dell’interesse personale porterebbe a una crescita economica generalizzata. Inoltre, secondo la curva ideata da Laffer, l’economista che ispirò la politica fiscale di Ronald Reagan, l’aumento della pressione fiscale oltre una certa soglia causerebbe l’aumento di elusione ed evasione fiscale: anni dopo, Joseph Stiglitz definirà la fortunata tesi di Laffer come “una teoria scarabocchiata su un foglio di carta”.
È necessario considerare, come effetto correlato, la riduzione dei servizi garantiti dallo stato sociale. Negli USA, in cui a livello federale vige un sistema fiscale progressivo, sono otto gli stati che applicano ai propri contribuenti una flat tax, con tassi che non superano il 5,5% e deduzioni standardizzate: non mancano i problemi, in termini di tagli ai servizi pubblici e sociali. (Roberta Covelli, “La flat tax è una proposta semplicistica che non funziona”, fanpage,it)
La flat tax, in ultima istanza, è utile solo ad esacerbare ancor di più le diseguaglianze economiche e rendere i Soroi ancor più ricchi.
A meno di non credere ancora alla favola del trickle-down – la teoria (ampiamente smentita) del cosiddetto “sgocciolamento”, per cui l’aumento della concentrazione della ricchezza nelle fasce di reddito più alto porterebbe elevati benefici a tutto il resto della popolazione – l’applicazione di una flat tax appare dunque destinata a modificare l’attuale distribuzione del reddito solo in senso peggiorativo per le fasce più povere e tale da penalizzare anche una minima ripresa dei consumi; senza, oltre a ciò, che rimangano margini compensativi dal lato della spesa pubblica, a causa del minor gettito complessivo e dei vincoli al deficit definiti in sede europea.
Piuttosto, sarà fondamentale – come Stiglitz stesso esorta – “invertire la rotta” della crescente disuguaglianza che sta ormai mettendo a repentaglio le possibilità di sviluppo delle maggiori economie occidentali. E non sarà difficile – ci assicura fermamente – individuare la direzione da intraprendere: basterà “riscrivere le regole che disciplinano l’economia del mercato” e in questo riconoscere il ruolo propulsivo degli investimenti pubblici e di sistemi di tassazione e di trasferimenti più progressivi. Esattamente all’opposto di dove la flat tax potrebbe mai andare a parare. (Daniela Palma, “Flat tax? Aumenta le diseguaglianze e penalizza lo sviluppo”, greenreport.it)
Ur-Destra o Ur-Sinistra stessa Minestra – L’Isola di Avalon
UR-SINISTRA O UR-DESTRA: È SEMPRE LA SOLITA MINESTRA In un editoriale pubblicato il 3 gennaio 2017 da un media italiano filogovernativo (in declinazione renzusconista) si eleva il peana della Sinistra Mercatista, che pare tanto un clone della Ur-Destra necocon. Sarebbe nata – finalmente – una “Sinistra dei Doveri”. Doveri posti a esclusivo carico dei cittadini
Source: www.isoladiavalon.eu/urdestra-ursinistra-stessa-minestra/
QUANDO ANCHE IL PCI E NAPOLITANO DIFENDEVANO LA SOVRANITÀ NAZIONALE
Oggi assistiamo a ridicole marcette di timocrati, radical chic e immigrazionisti, come quella “antirazzista” di Milano del 2 marzo 2019, organizzata da Pd, sindacati confederali, centinaia di Comuni, e decine di ONG Sorosiane. Malgrado la presenza di Sala, Landini, Zingaretti, Bisio, Boldrini, sentinellisti, et similia, a partecipare sono stati davvero quattro gatti in Rolex e borsette Louis Vuitton.
Ci si dimentica che la sola CGIL, il 23 marzo 2002, radunò più di tre milioni di persone per tutelare il diritto alla pensione e l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Diritti liquidati 10 anni dopo: il primo dal governo Monti, appoggiato dal Pd Bersani, e il secondo dal Pd Matteo Renzi, con il voto favorevole di tutti i bersaniani.
C’era un tempo in cui la Sinistra era antiliberista e antimondialista. Una sinistra che tutelava la Sovranità Nazionale. E tra costoro – incredibile ma vero – c’era Giorgio Napolitano.
Tratto da Repubblica in relazione alla crisi di Sigonella dell’ottobre 1985:
“Anche in politica, talvolta, capitano i colpi di fortuna”. La battuta, rigorosamente anonima, viene da un autorevole dirigente comunista. E segue di qualche ora appena il commento ufficiale del partito affidato a una conferenza stampa di Giorgio Napolitano: un giudizio equamente ripartito tra la riprovazione per le scelte del Pri e il netto consenso con l’ atteggiamento tenuto da Craxi e Andreotti. […]
Assente il segretario Natta (ha anticipato il rientro dalla Cina: sarà a Roma stasera) tocca al presidente dei deputati comunisti [Napolitano] affidare alle cronache quelle valutazioni che dovevano essere espresse in un’ aula parlamentare. L’ opposione comunista si riconosce nelle scelte di Craxi e Andreotti. Giudizio positivo non solo per l’ esposizione in aula del presidente del Consiglio (applaudito da alcuni parlamentari del Pci, fra cui Pajetta) ma anche sul precedente comportamento. Il fatto è talmente singolare che lo stesso Napolitano sente il dovere di premettere: “Tutti sanno i motivi di dissenso assai aspro che ci hanno diviso dal governo, anche su questioni di politica internazionale. Ma in questa vicenda sono stati tutelati gli interessi di pace, di sovranità nazionale e di autonomia nazionale dell’ Italia“.
Oggi vige solo la Cheirocrazia delle sedicenti sinistre europee, antisociali, mondialiste e turbocapitaliste.
IL PD TUTELA SOLO I RICCHI E FA SUE LE ISTANZE DEI SOROI
Il sociologo Luca Ricolfi è uno dei pochi intellettuali di Sinistra con il coraggio della verità, anche se scomoda: il PD ha mutato totalmente il suo DNA, è diventato il partito di Bosco Verticale, di via Montenapoleone, di Capalbio, di Portofino, dei Parioli, dei Saviano col superattico a New York o dei lottacontinuisti come Gad Lerner, col Rolex al polso.
La sinistra è in crisi. Il suo partito di riferimento, il Pd, lotta per sopravvivere. Eppure, ancora 5 anni fa, alle elezioni europee del 2014, aveva toccato il 40.8% per cento, per poi precipitare al 18.8% nel giro di soli 4 anni, alle ultime elezioni politiche (4 marzo 2018).
Che cosa è successo?
Per capirlo dobbiamo cominciare a smontare un mito, ovvero che la sinistra sia in crisi un po’ dappertutto. Non è così, per lo meno dal punto di vista elettorale. […]
Se guardiamo ai grandi paesi di cultura occidentale, una vera crisi di consenso della sinistra si osserva solo in Francia e in Italia, dove la sinistra tradizionale è stata travolta dall’affermazione dei partiti populisti di destra (il Front National di Marine Le Pen, la Lega di Salvini), di sinistra (la France Insoumise di Mélenchon), e né di destra né di sinistra (il Movimento Cinque Stelle di Grillo).
Ma torniamo all’Italia e alla crisi del Pd. In nessuna elezione politica del dopoguerra, dal 1948 al 2013, il maggiore partito della sinistra, che si chiamasse Partito comunista, Pds, Ds o Pd era mai sceso sotto il 20% (unica eccezione apparente, il 2001, in cui c’erano 2 partiti alla pari: Ds e Margherita, complessivamente oltre il 31%). Che cosa è successo, dunque?
Questa è la domanda che molti si fanno, da qualche mese a questa parte. Io però me ne sono sempre fatta un’altra, negli ultimi 20 anni, e cioè: perché non è ancora successo? Come ha potuto il maggior partito della sinistra evitare così a lungo il tracollo?
Questa domanda mi ha sempre fatto compagnia dalla fine degli anni ’90, perché fin da allora mi erano evidenti tre limiti della sinistra riformista, che mi è anche capitato di descrivere e analizzare in qualche libro (La frattura etica, 2002; Perché siamo antipatici?, 2005).
Il primo limite era l’antipatia della sua classe dirigente, ovvero quel mix di supponenza, oscurità di linguaggio, ipocrisia che si potrebbe sinteticamente descrivere come il “complesso dei migliori”. Il secondo limite era l’atteggiamento completamente acritico verso l’Europa e verso il carattere asfissiante di tante sue regole: non tanto il 3% di deficit, quanto la ipertrofia delle leggi, delle direttive e dei regolamenti, un male che negli stessi anni Giulio Tremonti denunciava lucidamente in un suo libro (Rischi fatali, 2005). Il terzo limite, forse il più grave, era la radicale trasformazione della propria base sociale, e la conseguente mutazione del partito della classe operaia in “partito radicale di massa”, secondo la definizione (e la profezia) di Augusto del Noce. Un partito attento alle esigenze dei ceti medi, per i quali l’immigrazione è innanzitutto una risorsa, e sempre più insensibile a quelle dei ceti popolari, per i quali l’immigrazione è un problema, quando non una minaccia. […]
Poiché questi limiti erano evidenti già vent’anni fa, la domanda vera diventa: perché solo ora? […]
E’ arrivato il 2011, che ha aperto il vaso di Pandora dei mali del nostro mondo. La crisi finanziaria ha fermato l’economia, il numero dei poveri è raddoppiato, la caduta di Gheddafi ha moltiplicato le partenze dalle coste libiche. Ma, soprattutto, i governi di sinistra, tutti a guida Pd (Letta, Renzi, Gentiloni), hanno fatto – di fronte a questi cataclismi – due mosse cruciali, che hanno definitivamente cambiato il DNA della sinistra.
La prima è stata di fare dell’accoglienza una questione morale (“noi siamo umani, i nostri avversari sono disumani”) anziché un problema politico. La seconda è stata di destinare le poche risorse disponibili (in particolare i 10 miliardi degli 80 euro) sulla propria base sociale tradizionale, fatta di lavoratori dipendenti e garantiti, anziché sui veri deboli: che non sono solo gli immigrati, ma i precari, i disoccupati, i lavoratori in nero, più in generale l’esercito dei poveri cresciuto a dismisura negli anni della crisi. […]
Ma non dobbiamo stupirci troppo. Il DNA del Pd è cambiato, e non da ieri. E dalle mutazioni non si torna indietro facilmente, in biologia come in politica. (Luca Ricolfi, “Sinistra, il DNA è cambiato” fondazionehume.com)
RAMPINI CONTRO IL PD
Federico Rampini è uno dei pochi, veri, giornalisti italiani in grado di dare lustro a siffatta professione, che in Italia è troppo di sovente oltraggiata, imbrattata e contaminata da pennivendoli e leccons appecoronati al Pensiero Unico Globalista.
Egli non esita a sciorinare tutte le malefatte del PD, il Partito delle Disuguaglianze e tutte le malefatte della Ur-Sinistra mondiale neoliberista.
“La gente vota destra perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, della globalizzazione e dell’austerity, senza pensare alle persone che si sono impoverite in Europa e non solo. Sull’immigrazione si sono preoccupate solo dell’immigrato, senza far rispettare leggi e regole”. […]
“La notte della sinistra è un libro di sinistra, per la sinistra, da un uomo che si sente di sinistra”, dice Rampini come premessa. E poi snocciola tutti gli errori. “Sinistra e popolo un tempo erano la stessa cosa, oggi no”. E spiega che i primi problemi rispetto alle politiche dell’immigrazione nascono nella Francia di metà anni ’80, quella in cui governava Mitterand.
Si pensava alle grandi trasformazioni del centro di Parigi, per farlo più bello, mentre “l’intera periferia stava scivolando vero il Front National. Questo perché l’operaio della Renault che votava rosso si è trovato sullo stesso pianerottolo un immigrato islamico i cui figli avevano un atteggiamento sessista nei confronti della figlia e magari gli bruciavano pure l’auto sotto casa”.
Da allora non si è cambiato registro e “la sinistra ha fatto molto per far scivolare l’Europa verso la destra becera e reazionaria”. Fa l’esempio di New York dove si può andare a correre a Central Park alle undici di sera senza problemi perchè “c’è un controllo, perché il messaggio verso gli immigrati è che se non rispetti le regole vai in galera, mentre a Bologna i quartieri attorno alla stazione sono in mano agli spacciatori”. Per Rampini Salvini “va battuto, cacciato e mandato all’opposizione”, ma per arrivare a questo obiettivo “stare con Macron è un errore, però è stato sovranistra prima di Salvini, basta vedere quello che è successo sui confini di Bardonecchia e Ventimiglia”. E’ sbagliato abbracciare le élite. […] (repubblica.it)
IL PD PIANGE, GENUFLETTENDOSI ALLO STOLIDO RETORICUME SOROSIANO DELLE «MORTI IN MARE»
Il PD, assieme alla chiesa neognostica bergogliana e ai propagandisti sorositi, si straccia le vesti e querimonia per alcune migliaia di migranti (apparentemente) morti nel Mediterraneo.
Occorre una precisazione: il 96% dei Migranti è formato da irregolari che non godono dello Status di Rifugiati, e stracciano i documenti prima di consegnare migliaia di dollari (anche diecimila!) ai trafficanti di esseri umani e agli scafisti.
Un’altra menzogna da sconfessare è che siffatte genti, che affallono i barconi, siano disperate e affamate. Tutt’altro.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=bGbYhITYK9s
A comprovare che gli Africani che affollano barconi e gommoni non sono poveri anche Dataroom di Milena Gabanelli.
Puntualizziamo un altro fatto. Emma Bonino ha confessato che fu proprio il Governo Letta a volere che tutti i Migranti sbarcassero in Italia. «L’accordo l’abbiamo fatto NOI».
Ma chi ha pagato il costo di ques’insana accoglienza, che solo nel 2017 ci è costata 6 miliardi di euro?
Gli Italiani più vulnerabili.
Il PD ha tagliato innumerevoli miliardi dalla spesa sanitaria, dirottandoli proprio all’accoglienza.
Tutto ciò ha prodotto nel 2015 e nel 2017 il record di decessi in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, 647.571 morti nel 2015 e 649.061 nel 2017.
A dirlo è anche un ex parlamentare PD, Cesare Damiano, nel 2018 candidato – appunto – in un collegio non sicuro, forse perché diceva verità scomode per i Dem: «la crescita della povertà e delle diseguaglianze costringe le persone a curarsi meno».
Se consideriamo che nel 1993 i decessi furono 552.365 (tra l’altro con una popolazione inferiore di tre milioni di unità), diventa chiaro che, a causa della crisi globale provocata dai Soroi, a causa dell’Eurolager e, soprattutto, a causa della riduzione degli stanziamenti per la sanità pubblica, con le relative risorse spostate all’Immigrazionismo dal PD, almeno due-trecentomila Italiani sono morti anzitempo.
Ne consegue che negli anni della crisi, a fronte di un contenimento forzato della spesa pubblica, si è aperto ancora di più il divario fra chi ha potuto optare per pagare da sé, e chi ha rinunciato alle cure. Come dichiarava l’epidemiologo Giuseppe Costa su Scienza in Rete lo scorso giugno, sono poco meno di cinque milioni gli italiani che nel 2015 hanno rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, corrispondenti al 7,8% della popolazione. (ilSole24ore.com)
Chi non è in grado di pagarsi di tasca proprio o con assicurazioni le cure mediche non più a carico del SSN è destinato inevitabilmente a morire anzitempo.
Nessuno ne parla, poiché i fedeli alleati sorosiani del PSE e dei Grünen-Verdi preferiscono ululare istericamente ai “morti in mare”, insieme ai radical chic come Saviano e alla chiesa neognostica bergogliana.
La nostra è stata comunque una stima prudenziale poiché, ai morti antitempo provocati dai tagli pidini alla Sanità Pubblica, dobbiamo aggiungere i morti come danni collaterali dei milioni di licenziati e delle decine migliaia di fallimenti, nonché degli innumerevoli suicidi, innescati dalla «distruzione della domanda interna» di cui menava vanto Mario Monti e la continua riduzione del deficit di bilancio imposto dalla NaziUE, sempre pagati dai poveri e dal ceto medio-basso.
A siffatto desolante panorama aggiungiamo altri enormi costi sociali :
- Come afferma rettamente Luca Ricolfi, gli immigrati delinquono da tre a trenta volte di più rispetto agli Italiani;
- Nel 2030 dovremo pagare migliaia di integrazioni pensionistiche ai pochi contributi previdenziali versati dagli Immigrati, quasi tutti di bassissima scolarizzazione e, quindi, con redditi estremamente bassi (altro che la bufala sesquipedale di Boeri, «I migranti ci pagheranno le pensioni del futuro»);
- Il salasso in termini di welfare – il costo del SSN pro capite è pari ad euro1878,16, pagati quasi esclusivamente da lavoratori dipendenti e pensionati italiani, sul cui gobbone viene caricata l’80% dell’Irpef, con il 12% degli Italiani che paga il 58% delle tasse –, case popolari che vengono assegnate quasi esclusivamente agli Immigrati a’ danni degli Italiani, nessun ticket sanitario versato dagli immigrati, etc.;
- Circa 50.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica nel 2017 erano occupati abusivamente, di cui l’81% con la forza.
- Continua perdita di valore qualitativo della Scuola Pubblica. Nelle classi con maggioranza di extracomunitari, la qualità dell’istruzione impartita è inevitabilmente inferiore per la necessità degli insegnanti di non lasciare indietro discenti che, di sovente, neanche comprendono l’italiano e in casa non dispongono neanche di un libro;
Potremmo continuare all’infinito…
MALGRADO CIO’, IL PD PERSEVERA CON L’IMMIGRAZIONISMO
Il PD diabolicamente continua a perseverare con la richiesta di milioni e milioni di immigrati Africani di religione Islamica.
“Abbiamo bisogno di più migranti”.
Promemoria: questo è il PD, questo è il modello di Europa che con il voto alla Lega del 26 maggio CAMBIEREMO.#primalitalia #26maggiovotoLega pic.twitter.com/nlBIdwxklF— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 14, 2019
Uno spettro si aggira per l’Europa: la nuova ideologia arrogante, intollerante e obbligatoria dell’immigrazionismo. La parola è stata coniata dal politologo francese Pierre-André Taguieff, ma la più appassionata requisitoria che ne denuncia i misfatti ci viene ora dal giornalista statunitense Christopher Caldwell: Reflections on the Revolution in Europe. Immigration, Islam, and the West (Penguin, Londra 2009). […]
Che cos’è l’immigrazionismo? È la convinzione che l’immigrazione – più precisamente, l’afflusso di un numero d’immigrati extra-comunitari, in maggioranza musulmani, così alto da alterare in modo permanente la natura stessa della società e della cultura europea –, per quanto possa generare problemi contingenti, sia nel lungo periodo un fenomeno eticamente e culturalmente buono ed economicamente vantaggioso per l’Europa. L’immigrazionismo non è patrimonio esclusivamente dei partiti di sinistra, che lo hanno abbracciato con entusiasmo sia per ragioni ideologiche sia perché si ripromettono – attraverso l’allargamento della cittadinanza a numeri significativi d’immigrati – di trarne vantaggi elettorali. Al contrario, alcuni dei suoi più convinti sostenitori si collocano a destra […]:
C’è peraltro una differenza fra immigrazionisti di sinistra e di destra. I primi pensano che – per fare ammenda del passato coloniale e del presente neo-colonialista e imperialista – l’Europa debba tollerare dagli immigrati comportamenti che non sopporterebbe mai dai suoi cittadini. La delinquenza e perfino il terrorismo degli immigrati sono visti dall’immigrazionista di sinistra con una certa indulgenza: dopo tutto, dirà, “li abbiamo sfruttati per anni”, e se protestano in modo non precisamente compito “non è poi tutta colpa loro”. (Massimo Introvigne, “Immigrazionismo, una nuova ideologia?”, cesnur.org)
Sconfessato vieppiù il dogma di Tito Boeri, gli immigrati ci pagheranno le pensioni del futuro…
Uno studio delle Nazioni Unite afferma che per mantenere il sistema previdenziale europeo ai livelli del XX secolo l’Unione Europea nel XXI dovrebbe importare settecento milioni d’immigrati, che forse sembreranno troppi anche ai più convinti immigrazionisti. Uno studio dettagliato sulla Spagna mostra che in cinquant’anni aumentando del 50% il numero degli immigrati extra-comunitari le entrate degli enti previdenziali crescono solo dell’8%.
Questo avviene perché gli immigrati, nota Caldwell, “non sono immortali” (p. 40). Anche loro invecchiano e diventano pensionati. Inoltre, fin da subito, hanno problemi di salute di cui la previdenza sociale si deve fare carico. E hanno più figli dei “vecchi” europei. La crisi economica ha dato il colpo di grazia all’argomento sociale in favore dell’immigrazionismo: in Germania e in Francia il settanta per cento degli immigrati extra-comunitari non lavora – o perché è troppo giovane o perché è disoccupato – dunque non paga contributi, mentre costituisce un costo per il sistema del welfare.
Un argomento molto usato anche in Italia si riferisce al diritto d’asilo. Tuttavia questo diritto è di rado definito in modo rigoroso, e talora è ridotto a una semplice farsa. Chiunque non si trovi bene in un Paese non democratico o sia vittima di gravi sperequazioni economiche avrebbe diritto a chiedere asilo politico – in una parola, la stragrande maggioranza degli abitanti del Terzo Mondo avrebbe questo diritto. Chi parla di multiculturalismo come elemento essenziale della democrazia europea dovrebbe, nota Caldwell, riflettere su questo fatto: la maggioranza dei cittadini dell’Unione Europea nei sondaggi e anche nelle elezioni si dichiara contraria a quello che normalmente s’intende per multiculturalismo, e disapprova le dimensioni dell’immigrazione extra-comunitaria (quando non ne disapprova il principio in genere). Nonostante questa opinione maggioritaria dei cittadini europei l’immigrazione extra-comunitaria massiccia continua. Il fatto che il parere della maggioranza degli elettori europei sia ignorato non sarà per caso il vero problema della democrazia?
[Caldwell] non esclude che nel lunghissimo periodo l’assimilazione (termine che l’autore preferisce a “integrazione”, espressione oggi ambigua perché per molti immigrazionisti significa accogliere i musulmani senza chiedere loro nessuna concessione o chiarimento sui punti citati, “purché rispettino le leggi”) di milioni di musulmani in Europa possa avere qualche successo. Ma considera questo esito allo stato improbabile, per due ragioni.
La prima ragione è che nessuna civiltà nella storia è riuscita a fronteggiare senza esserne distrutta l’arrivo in così poco tempo di così tante persone portatrici di una cultura e di una religione sia radicalmente diverse sia forti. Diverso era il caso dei barbari, che portavano in Europa una cultura debole; o degli irlandesi emigrati nel XIX secolo negli Stati Uniti il cui cattolicesimo era diverso dal protestantesimo maggioritario in America ma non così radicalmente diverso come è l’islam rispetto all’ethos europeo contemporaneo. La seconda ragione è che per difendere la propria cultura e assimilare gli immigrati bisogna, almeno, volerlo. L’Europa oggi, nota Caldwell, è talmente immersa nel relativismo da non avere affatto le idee chiare su quale cultura voglia difendere. […] (Massimo Introvigne, cit.)
PERCHÉ TANTI ITALIANI DEL CETO MEDIO-BASSO VOTANO ANCORA PER IL PD?
I giornaloni auto-incatenati al carro del sorosismo si chiedono perché il Pd sia passato dal 40 e rotti percentuali delle elezioni europei all’attuale 19%.
Noi invece facciamo un’altra considerazione. In Italia i ricchi, i privilegiati Grand Commis di Stato, gli elitisti, gli epistocrati, i radical chic à la Saviano-Lerner-Santoro-et similia, rappresentano meno del 5% della popolazione totale. Com’è possibile che tanti Italiani che non arrivano a fine mese votino ancora per il PD, il Partito dei Soroi?
Una prima risposta ce l’ho: analfabetismo funzionale. Purtroppo molti Italiani non sono in grado di comprendere un breve articolo di giornale, figuriamoci se sarebbero capaci di acquisire la comprensione anche di un solo piccolo frammento di una delle mia lunghe (a volte anche troppo, lo riconosco) esegesi. E siffatti Italiani votano, in gran parte, per il Partito delle Diseguaglianze. Contro il loro stesso interesse.
Un secondo motivo per cui tanti elettori votano PD, contro i loro interessi, è che tantissimi – masochisticamente – si illudono che nell’alveo pidino siano ricompresi i principia di statisti come Aldo Moro ed Enrico Berlinguer.
Lasciamo il microfono all’icastico Marco Travaglio, per la chiusa.
Prima o poi bisognerà istituire il premio all’Elettore Ignoto. E non mi riferisco a quell’elettorato flottante, liquido, incostante, disincantato che passa da sinistra ai 5Stelle o addirittura alla Lega. Ma all’elettore fisso, stabile, irremovibile del Pd. Ne conosciamo tanti e sono perlopiù bravissime persone che credono sinceramente nei valori della legalità, della trasparenza, della Costituzione, dell’antifascismo, dell’accoglienza, della solidarietà. Votano Pd perché pensano a Berlinguer (se vengono dal Pci) o a De Gasperi e a Moro (se vengono dal mondo cattolico). […]
In questi 25 anni, dopo la breve parentesi di Prodi subito fiaccata dagli astuti “professionisti della politica”, sono stati sottoposti alle prove più dure, roba che avrebbe fiaccato una mandria di bisonti: gli inciuci machiavellici di D’Alema, i consociativismi di Napolitano, i cattivissimi buonismi di Veltroni. Nel 2013, dopo il dissanguamento appresso a Monti&Fornero, pensavano di aver visto tutto con la rielezione di re Giorgio contro il loro amato Rodotà e per le larghe intese con B. Invece nel 2014 arrivò Renzi, l’Attila della sinistra. […]
L’elezione di Nicola Zingaretti a segretario aveva fatto ben sperare quel popolo, che ancora una volta si era trascinato alle primarie, persino nel gazebo dove c’era Calenda. […]
Poi, purtroppo, l’Era Zingaretti è cominciata. E per l’Elettore Ignoto è ricominciato il calvario. Zanda “nuovo” tesoriere, che propone subito di aumentare lo stipendio ai parlamentari e di ripristinare il finanziamento pubblico diretto ai partiti (poi ritirati, ma solo per finta). L’ex lettiana e poi renziana De Micheli vicesegretaria. L’ex renziana Serracchiani vicepresidente. I renziani Delrio e Marcucci confermati capigruppo. Le marcette Pro Tav a braccetto con FI e Lega. Le candidature in Europa di vecchi dinosauri come Toia, Cozzolino, Bresso, di pasionarie turborenziane come la Bonafè e la Picierno, di personaggi incompatibili come Pisapia e Calenda. […]
E poi l’ideona di candidare come futuro premier (ma di quale maggioranza?) il sindaco milanese Beppe Sala alla vigilia della richiesta di condanna a 13 mesi di carcere per falso documentale.
Insomma, una raffica di martellate sulle palle (degli elettori superstiti), al cui confronto Tafazzi è un dilettante allo sbaraglio. Intanto, come ai tempi del Popolo dei Fax e dei Girotondi, la società civile progressista organizza l’opposizione (soprattutto a Salvini) per conto suo: la rivolta degli striscioni del Popolo dei Balconi è nata a prescindere da quel che accade al Nazareno. Come se il Pd non esistesse. Ma esiste ancora, il Pd? E quali peccati atavici devono ancora espiare i suoi elettori? (“Tafazzetti” di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 17 Maggio 2019)
Tafazzetti, vi rivolgo un appello: collegate il cervello alla mano, il 26 maggio.
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